CAPITOLO 7

VITTIMA

Iniziando a leggere di questo insieme di pensieri che riguardano l'animaviflima, è bene che il lettore ricordi quanto è stato accennato nella Premessa a questa Parte II.

Olocausto per la salvezza.

Gesù spiega ad Alexandrina il ruolo della vittima:

Io, per salvare i peccatori, scelgo delle anime, metto sulle loro spalle la croce e mi assoggetto ad aiutarle. Felice quell'anima che comprende il valore della sofferenza! La mia croce è soave, se è portata per amore a me...

Il dolore fu, è, e sarà il più grande mezzo di salvezza. Con il dolore, il sangue e la vita fu aperto il Cielo; con il dolore, il sangue e la vita delle mie vittime le anime sono salve.

O soffre la vittima e si salvano i peccatori; o non soffre e si dannano. O soffre a vittima e ripara Gesù, o non soffre e soffre Gesù...

L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori, sarebbe un cadavere senza vita, sarebbe una vita senza luce. Tu sei la vita di questi cadaveri uccisi dal peccato; tu sei il faro e il giardino fiorito, tu sei la luce che splende. Gràzie a te le anime vengono arricchite prima e dopo la (tua) morte. Quale pioggia di grazie!... Io sono padre, ho dato tutto il mio sangue. Ma non basta: ho bisogno delle tue sofferenze perché tu mi aiuti (nel continuare la redenzione)...

Sapessi tu quanto il Cuore del tuo Sposo soffre nel farti soffrire così! Ma è perché tu mi ripari, è per tenere sospeso il braccio della giustizia divina, tanto irritata per i crimini del mondo.

Coraggio, figlia mia! Non vuoi renderti simile a me? Io avevo bisogno di una vittima che si rivestisse dei peccati dell'umanità, vittima da offrire all'Eterno Padre, così come in un'altra ora io mi rivestii e mi offersi.

Affinchè le porte dell'inferno si chiudano è necessario vi siano: forza, dolore, dolore, generosità, amore folle, amore folle.

Alexandrina corrisponde.

O mio Gesù, venite presto, cercate in questa poveretta qualcosa che Vi piaccia, che Vi consoli, che Vi possa pagare il debito dell'umanità. Prendete tutto, tutto: Vi pago con ciò che èvostro. Abbiate pietà dei poveretti: date luce alle loro anime, poiché essi sono ciechi, non vedono nulla. Io sono pronta a dare la vita: voglio dare tutto il mio sangue, ma voglio che essi si salvino...

Senza un momento di pentimento per essermi offerta a Voi come vittima, rinnovo la mia offerta. Scaricate su di me tutto, tutto: non lasciate nulla per i peccatori, che non sia tenerezza, amore e compassione...

Non sospendete, mio Gesù, la mia immolazione, affinchè non venga sospesa per il mondo la vostra grazia, il vostro perdòno...

O mio Dio, o mio Dio, io sono la vostra vittima: voglio essere schiacciata, sì, mio Gesù, ma voglio che al mondo sia risparmiata l'ira del Signore. Io voglio essere schiacciata, sempre immolata, sempre immolata, ma mai, Gesù, voglio il vostro Cuore divino ferito né quello di vostra Madre benedetta.

Contate su di me, mio Gesù: io sono pronta per soffrire e per amarvi. È col mio dolore e col mio amore che Vi renderò amato. Dimenticate i disprezzi, le offese e l'oblio da, parte di tutti. Guardate a me: ricordatevi che neppure per un solo momento io voglio cessare di essere immolata, affinchè venga a noi il vostro Regno e affinchè tutte le anime vengano incontro al vostro Cuore divino, al vostro Cuore di amore, al vostro Cuore di padre.

Gesù, io non voglio avere gioia sulla Terra sino a quando in essa vi sarà il peccato. Desidero vedere solo amore in tutti i cuori.

O Gesù, io voglio che il mio sangue, a somiglianza vostra, sia versato sulla Terra. Io voglio lavare il mondo, voglio salvare le anime. Purificatelo, beneditelo, in modo che sia sangue di redenzione.

Il dolore, il sangue e l'amore furono la nostra salvezza. Io vorrei darmi a Gesù come Lui si diede a me. Io vorrei, nella misura del possibile, essere per il mondo ciò che fu Gesù.

Il Signore mi disse che mi vorrebbe in Cielo, ma che ha bisogno di me sulla Terra.

Sento che gli uomini mi hanno legata alla Terra, obbligandomi a sospendere il mio viaggio. Vivo fermata presso il Cielo, senza potervi entrare.

Alexandrina corredentrice (si sente dire da Gesù):

Senza la Croce e senza il Sangue innocente versato su di essa, non vi sarebbe Redenzione: alle anime non varrebbero nulla l'esistenza e il Cielo. Nuova invenzione: senza la tua crocifissione, senza il tuo doloroso martirio, martirio ineguagliabile in tutta l'umanità, non si salverebbe la maggior parte dei peccatori che così si salvano.

La tua croce è la mia croce; il tuo calvario è il mio Calvario; la tua missione è la mia missione: è missione di corredentrice.

Io non posso soffrire né fare di più per le anime: lo faccio attraverso te. Sei con me un altro Cristo, sei con me corredentrice: è per questo che la mia Redenzione continua.

La tua missione è questa: abbracciare il mondo, abbracciare i peccatori, condurre a me il gregge, le pecore smarrite.

La tua missione è la più alta, è la più sublime, la tua missione è la più dolorosa, la più spinosa: è nobilissima, è grande come Dio. Le anime, le anime hanno la grandezza di Dio...

Il tuo vivere, figlia mia, sia darmi le anime fuorviate e anche riempire del mio amore quelle che mi appartengono.

Io non cesso né cesserò mai di chiederti dolore, perché il mondo perverso non cesserà mai di offendermi.

Alexandrina si offre.

Mi pongo sull'altare del sacrificio: mi lascio molare per vostro amore e per le anime, qualunque sarà l'immolazione...

Io sono il ceppo, o l'incudine come vogliono chiamarlo: sto nel posto in cui mi hanno collocata, accettando tutti i colpi che mi vogliono dare. Siete Voi, Gesù, il fabbro: fate Voi ogni sorta di strumenti e distribuiteli nell'umanità intera; Voi sapete quello che è utile a ciascuno. Lavorate, Gesù, lavorate! Battete, Gesù, battete sulla vostra incudine; la forgia è il vostro Cuore divino; il fuoco, il vostro amore. Tutto è per Voi, tutto è per le anime.

Gesù, io sono la vostra vittima: rivestite con le vostre infinite sofferenze le mie povere sofferenze e tutto quanto possa servire di riparazione. Offrite tutto al vostro Eterno Padre affinchè il mondo non sia castigato, o almeno, le anime si salvino. Null'altro conosco, né ho da offrirvi.

Costa molto soffrire, mio buon Gesù! Ma costa molto di più a Voi vedere le anime andare all'infer no. Datemi la vostra forza benedetta: con essa non temo il sacrificio.

L'inferno era aperto: tutta la rabbia cadeva su di me. Sentivo come se Gesù stesse tra l'inferno e i colpevoli.

O anime, o anime, quanto è necessano soffrire per salvarvi! - O Gesù, Gesù, quanto costa la conquista dell'amore a Voi!

È per te, mondo, che io soffro; è te, mondo, che io voglio salvare: vedo in te il mio Dio, vedo in te il sangue del mio Gesù. O mondo, o mondo, senza voler appartenerti, senza voler amarti, ti amo follemente, ti voglio ad ogni costo: non posso lasciarti, o mondo caro, senza vederti salvo, interamente salvo.

Voglio lasciare il mondo e voglio portarlo con me; non lo voglio e lo amo; non gli appartengo ed è mio; ho in orrore tutto quanto è del mondo e voglio catturare il mondo, abbracciarlo al punto da non lasciarlo mai. O mondo, cosa devo fare per te?

Alexandrina madre dei peccatori (si sente dire da Gesù:)

Tu sei sposa e sei madre, madre che non cessa di essere vergine. Sei madre dei peccatori: sono figli del tuo dolore, figli del tuo sangue che vai perdendo goccia a goccia, figli del tuo amore.

Figlia mia, là dal Cielo molte volte sentirai tanti peccatori chiamarti dalla Terra, acclamarti con il dolce nome di madre. Ti acclameranno coloro che si vedranno liberi dagli artigli del demonio e riconosceranno di essere stati liberati da te, avvicinandosi così al mio Cuore divino.

Figlia mia, abbi coraggio! È immenso il tuo dolore perché tu soffri per tutta l'umanità; ma è infinito l'amore con cui Gesù ti ama... Parla al mondo, parla al mondo. Dà per lui la tua vita: morire per il mondo è morire per Gesù; morire per le anime è morire per Gesù, solo per Gesù. Coraggio, coraggio, madre dei peccatori! Tu sei madre perché dài loro la vita mediante il tuo calvario, tu sei madre perché dài la vita della grazia a milioni, a milioni, a milioni. –

Alexandrina sente dal vivo questa sua maternità:

Da domenica scorsa (4-3-1945) mi sento madre dell'umanità, madre premurosa. Nel medesimo tempo il dolore viene incontro a questo amore di madre, dolore causato dai disordini di questi fratelli che sento essere figli miei. Vorrei presentarmi a tutti i governanti delle nazioni per chiedere loro la pace, che si riconciliino gli uni con gli altri. Ma vorrei una pace fatta di perdòno duraturo, perché non si ripetano più i medesimi disordini. Quante volte sento un'ansia così grande di fare questo, che mi pare di volare presso di loro!

Essere madre, madre che ama con un amore senza pari, e vedere l'umanità sfuggirmi! Muoiono tutti i miei figlioli: muoiono nei vizi, nei piaceri, nelle follie del peccato. Loro folli per il godimento, io folle di amore per loro, per salvarli.

Confronti alla sofferrenza e suo valore salvifico.

Gesù la ringrazia per le anime salvate dalla sua sofferenza durante l'anno 1945, appena finito: avviene il seguente dialogo:

Se ho salvato qualche anima, fu con ciò che è vostro. - È vero, figlia mia, ma senza la tua corrispondenza e la tua fedeltà alle mie grazie, non le avrei potute salvare, per quanto io sia onnipotente. Furono salve grazie al tuo dolore. –

Ecco altre affermazioni sentite fare da Gesù:

Sono io che dò valore a tutto il tuo vivere, ma non potrei fare questo da solo, se tu non cooperassi con la mia grazia.

È vero che ti chiedo la più nobile riparazione, ma è pur vero che ti dò tutte le grazie, tutta la protezione divina. Nulla potresti senza di me, e io nulla posso fare senza il tuo consenso. Soffri, soffri: lo esigono le anime; soffri, soffri, se vuoi salvare.

Tu sei nulla e io sono tutto; ma ho avuto bisogno del tuo nulla per la continuazione del riscatto delle anime.

Voglio che, come la mia Carne e il mio Sangue divino sono il tuo alimento, così siano la tua carne e il tuo sangue l'alimento che mi dài perché io alimenti i peccatori.

La tua sofferenza è il pane delle anime, è il loro alimento.

Guarda le tue spine trasformate in fiori e il tuo dolore trasformato in medicina per le anime. Meraviglie, meraviglie divine!...

Figlia mia, universo di dolore, universo di purezza, universo di amore! Il tuo dolore, la purezza e l'amore sono di redenzione.

Io ti amo, ti amo, figlia mia, ti amo follemente: io non vedo in te un'anima, vedo molte anime; non vedo un cuore che mi ama, vedo molti cuori; non vedo il mio divino sangue versato per una sola anima, ma versato per molte e molte anime. Sai la ragione per cui vedo tutto questo? È il tuo martirio: la tua sofferenza è il marchio che segna i cuori affinchè possano entrare nel mio Cuore divino; il tuo dolore dà vita a molte anime: per mezzo tuo vengono a me e sono salve.

Coraggio, figlia mia! Da un mare di spine e di sangue esce un mare di grazie e di perdòno.

Soffri, soffri, figlia mia, fiore eucaristico! Il tuo dolore è fuoco, il tuo dolore incendia e purifica i cuori.

Massimo della soffrrenza. non sentirne il frutto (sente Gesù affermare):

La tua vita è vita che dà vita, è dolore che dà amore. Non ti preoccupare se non vedrai nulla di quanto hai fatto, di quanto hai sofferto, di quanto hai amato. Non hai sofferto, non hai donato, non hai amato per te: tutto hai dato a me.

La luce è per il mondo; e perché sia vista chiaramente ènecessario che esca dall'oscurità della tua anima. Il fiore non consola se stesso col suo profumo, ma si consolano quelli che se ne deliziano. Tu sei un fiore che non sente nulla, ma il tuo profumo si estende al mondo.

Tu mi ami e non devi sentire che mi ami. Mi dài tutto e sempre devi sentire che non mi dài nulla. Sei la mia vittima. Povero mondo, senza il tuo dolore!

Ti voglio nel dolore, senza che tu senta di soffrire per me; voglio che tu mi ami, ma senza sentire che mi ami; ti voglio nelle tenebre perché in te tutto scompaia, perché tu non veda le meraviglie che in te rinserro; ti voglio nel dolore, nel dolore, solo nel dolore. Coraggio, coraggio, sempre in pace.

Tu non stai in questo calvario misterioso, in questo calvario prodigioso, in questo calvario di meraviglie celesti per avere tu luce, ma per dare luce; non vivi per sentire amore, ma per dare amore; non vivi per sentire vita, ma per dare vita; non viviper avere consolazione e gioia, ma per consolare e dare gioia. È la tua missione, la missione che ti ho scelta. Salva le anime, soccorri i peccatori!

(Alexandrina risponde):

Giacché è così, mio Gesù, consolatevi, abbiate Voi letizia nel mio dolore. Non voglio la mia gioia, ma la vostra; non voglio il mio trionfo, ma il trionfo delle anime. Accettate il mio martirio e fate che la mia morte sia la vita del mondo, e la mia cecità sia la luce dei cuori. Voglio che il povero mondo viva solo per Voi, che veda, ami e benedica solo Voi...

Oh, come è cosa buona soffrire, essere piccolina, scomparire per amore a Voi! Muoia il mio nome perché regni il vostro, mio Gesù! Scompaia io schiacciata dal dolore perché solo Voi siate presente nelle anime, lodato e glorificato con amore. - Terminiamo con questo inno al dolore (dopo la Passione)

Gesù entrò nel mio cuore e subito mi parlò così: - Il dolore è fuoco che riscalda, il dolore è sole che splende, il dolore è vita, è elevazione dell'anima a Gesù; il dolore è vita, il dolore è salvezza. Coraggio, coraggio, figlia mia! Il dolore risuscita le anime a Gesù e le salva. Il dolore ha ogni potere; il dolore, il dolore porta salvezza.

Legge degli opposti.

Nella sua missione di vittima, Alexandrina soffre vani tipi di tormenti, espiando per varie forme di peccato. Si nota una correlazione ben precisa tra una particolare sofferenza da lei patita e il peccato che viene scontato con quella sofferenza. Un qualcosa di analogo alla «legge del contrappasso» che si trova nella Divina Commedia. Riteniamo interessante dare alcuni esempi di questa «legge» in cui la corrispondenza è tra «Opposti»: tenebre - luce, gelo - calore, morte - vita, inutilità - utilità, non fede - fede, sconsolazione - consolazione, ecc.

Sconsolazione di Alexandrina - consolazione di Gesù.

In questo primo sottoinsieme vediamo come Alexandrina soffre per alleviare la sofferenza di Gesù ossia allietarlo nel salvargli anime. (alla Comunione si sente dire da Gesa):

Privarti di tutta la consolazione, figlia mia, è per me la maggiore consolazione (perché salva anime).

Tutto era tristezza e tenebre in me e attorno a me. E io, nell'intimo del cuore, mormoravo a Gesù: - Prendete tutta la consolazione per Voi; sia la mia tristezza la vostra gioia, il mio dolore il vostro sollievo. O mio Gesù, voglio solo amarvi in mezzo al dolore più cruciante.

Io canto nel dolore e nella tristezza, affinchè solo Lui abbia gioia, consolazione e amore.

(Continua la campagna denigratoria conseguente al verdetto negativo della Commissione)

Mio Gesù, tutto per amore a Voi! Che io sia calpestata, estremamente disprezzata affinché siate Voi glorificato, amato e lodato!

Sofferenze di carattere generale (si sente dire da Gesù

Il tuo stare legata salda sulla croce senza poterne avere sollievo è perché tu liberi le anime schiave di Satana, legate al peccato con tutte le sue catene.

Figlia mia, figlia mia, voglio che tu, nel godimento, soffra per riparare per coloro che si soddisfano e si rallegrano nei piaceri. È sempre un mezzo per soccorrere le anime e per nascondere in te le mie meraviglie.

...Non ti faccio sentire il piacere spirituale affinchè tu ripari per quelli che hanno i piaceri carnali e tanto disordinati.

…Agonizza tu di dolore affinchè il mondo non agonizzi nella morte eterna.

Sofferenze particolari.

GELO - CALORE

In alcuni momenti mi sentivo sfinire e sentivo un freddo che mi gelava proprio di dentro e di fuori e il Signore mi disse: - Coraggio, figlia mia, il tuo gelo accende il flioco nelle anime. –

O mio Gesù, per amore a Voi voglio vivere e morire nel gelo, per così accendere l'amore a Voi nei cuori di tutte le creature, affinchè in esso possano vivere e anche morire. Come sarà bello! Non posso pensarci: mi pare di stare già a vedere tutti i cuori in Cielo ad ardere in una sola fiamma.

MANCANZA DI FORZE

Mi costò tanto dettare tutto questo! Sento come se tutto fosse scritto con il sangue del mio cuore. Che il Signore mi accetti la mancanza delle mie forze affinchè le anime abbiano forza per non peccare!

UMIUAZIONI

(si sente dire da Gesù

Io sorrido, sorrido molte volte quando tu ti umilii davanti a me! Permetto le tue piccole cadute per aver l'occasione dei miei sorrisi. Mi consolo, mi consolo molto nel vederti umiliata davanti a me: le tue umiliazioni servono per coloro che non si umiliano per cose grandi, per cose gravissime.

...Avanti, avanti, coraggio, mia eroina! La tua umiliazione è elevazione delle anime verso di me. Tu ti senti umiliata, tu sei esaltata dal Signore.

INUTILITÀ – UTILITA’

Voglio e non posso, Gesù! Ah, se fosse possibile, io non mi risparmierei nulla; ma ahimè, povera me, nella mia mutilità!

Tu soffri così, figlia mia amata, fiore eucaristico, tu soffri così perché sei vittima: la tua inutilità è perché il mio sangue divino, tutta la mia Passione e Morte sia utile alle anime. Tu salvi, salvi anime, innumerevoli anime: sono milioni, milioni, milioni sparse per quel mondo là, lontano da me, alle quali la tua sofferenza apre le porte del Cielo.

...Abbi coraggio, abbi coraggio! La tua morte è una resurrezione continua per le anime; la tua inutilità è tutta utile, tutta utile per le anime. Guarda, osserva i cervi assetati che vengono a te per bere...

Abbi coraggio, confida! Tutta questa tua sofferenza, tutta questa tua inutilità e vita morta è di utilità e dà vita a tante, tante anime.

TURBAMENTO – PACE

Soffri, figlia mia, soffri. Io voglio che il tuo cuore soffra tanto, che viva continuamente turbato per condurre alla pace le anime che sono in rivolta contro di me. Salvale, consolami!

TENEBRE – LUCE

Voglio vivere io nella notte per fare giorno nelle anime. Io voglio vivere nelle tenebre affinché le anime abbiano luce più splendente e più pura.

Andai all'Orto (rivivendo la Passione): le tenebre e l'abbandono mi facevano tremare. Vidi che quelle tenebre si sarebbero trasformate in raggi di luce per molte anime.

(si sente dire da Gesù:)

Immergiti contenta nelle tue tenebre... Quanto più di tenebre e di orrori per te, tanto più di luce e più di amore per le anime.

(Alexandrina risponde):

Fate, Gesù, che le mie tenebre facciano luce e che il mio chiudere gli occhi apra gli occhi a tutte le anime che li tengono chiusi verso di Voi, verso le vostre vie!

(Riprende a parlare Gesù):

Abbi coraggio! Il tuo martirio senza pari... è pure riparazione senza pari. La tua cecità, le tue tenebre di spirito sono la luce più luminosa per la cecità delle anime. Gioisci per le parole del tuo Gesù...

Figlia mia, sposa mia, nel mare tempestoso della vita, nella notte tremenda della perdita eterna, sei tu il faro, sei tu la luce per il mondo intero. Coraggio! In te sto io.

...Vieni qui, figlia mia, luce e faro del mondo! Tu che sei tenebra ineguagliabile, sei luce che brilla, faro che tutto illumina: la tenebra è per te, la luce è per le anime. Vieni qui, luce di cui io sono la luce, faro di cui io sono il faro!

MORTE – VITA

Mio Dio, mi pare di stare tra la morte e la vita. Sì, mio Gesù! Che almeno la mia morte risusciti le anime; che dia loro tutta la vita necessaria per vivere per Voi.

Io non vivo: che viva Lui con la sua vita divina nelle anime! Io non sono risuscitata (a Pasqua): che risuscitino loro per Gesù!

Gesù venne... e mi disse: - Ti senti morire, figlia mia, ma non muori perché in te opero miracolo (è in digiuno da 4 anni). Questa tua sofferenza è per riparare il mio Cuore divino e quello di mia Madre benedetta ed è perché le anime non muoiano nel peccato.

...Non muori, mia sposa cara... La morte che senti non èreale; la tua morte dà la vita, vita di purezza, vita di amore. Sapessi tu il valore di questa riparazione!

Figlia mia, figlia mia, la tua vita muta, la tua vita morta parla e dà vite. La tua vita dice tutto, parla il tuo amore alla croce, il tuo amore alla sofferenza.

La tua morte fa svegliare le anime addormentate nel peccato, prossime ad essere dannate eternamente al rigore dell'inferno.

FANGO – PUREZZA

Alexandrina si sente sudicia, immersa nel fango: sofferenza per riparare per quelli che sono nel fango e perché si purifichino:

Io cado, cado sfinita, ma datemi forza affinché anche a carponi io possa procedere con gioia. Voglio strascinarmi nel fango affinché dal fango si risollevino le anime che sono quasi senza vita.

O Gesù, io voglio che queste macchie, questo fango che cade sopra il mio nome (campagna denigratoria (…)) serva per lavare le anime dei peccatori, affinché vengano cancellati i loro crimini con i quali Vi offesero, e così possano salvarsi. –

(si sente dire da Gesù):

Coraggio, sposa amata! Sei piccola per essere grande; ti senti orrenda per essere bellissima: quella corruzione è del mondo, non è tua...

Poiché sei veramente pura, io vengo alla tua purezza a chiedere riparazione per gli impuri e la riparazione per le famiglie.

PAURA, AMORE DI DIO

Io sentivo paura e mi volevo nascondere. Gesù allora venne e mi disse: - Coraggio, mia innamorata! La tua paura è per togliere la paura ai peccatori affinchè si confessino e vengano a me, al mio Cuore divino. –

(dopo un attacco del demonio)

Offersi a Gesù i miei sudori, la paura di peccare per coloro che nulla temono e nulla soffrono nell'offendere Gesù e nel vederlo offeso.

Mio Dio, dopo tutto questo, come può essere che io non abbia peccato? In questa angoscia venne il mio Gesù: - Figlia mia, offrimi i tuoi dubbi e i tuoi timori. Voglio trarre profitto da tutta la tua sofferenza à favore delle anime che corrono pazze Verso i cammini dell'inferno. Voglio i tuoi dubbi per coloro che non li hanno, dopo di avermi offeso gravemente. Voglio i tuoi timori per quelle anime che calcano sempre il cammino della impurità senza timore di offendermi e di perdersi eternamente...

Vivi, figlia mia, la tua vita di timore; non puoi cessare di soffrire così, non può averé termine sulla Terra la tua sofferenza, la tua riparazione sino al tuo ultimo respiro. Ne hanno bisogno i peccatori... Vivi tu nel timore perché essi non ce l'hanno; riparami perché essi non mi offendano e giungano a temere di offendermi.

VERGOGNA ALLA PRESENZA DI DIO

(dopo un attacco del demonio)

Rimasi con la fiducia di non avere offeso Gesù; ma oh, quale vergogna la mia! Non potevo sopportare il pensiero di essere alla sua divina presenza; mi sentivo infossare nella terra come il più piccolo e vile insetto. Gesù allora mi accarezzò e aggiunse: - Offrimi, mia amata, la tua confùsione, la tua vergogna per quelli che non ne hanno.- (durante una visita medica)

Al pensiero di vedermi denudata, dico: - Mio Gesù, rivestite di santa purezza gli impuri e tutti coloro che sfacciatamente si denudano offendendovi gravemente. Accettate tutto per amore a Voi, per la salvezza delle anime: sono la vostra vittima. -(dopo la trasfusione sente Gesu dirle):

...Sono venuti Gesù e la Mamma celeste a prenderti nell'abisso del mare tempestoso sotto le sue montagne. Figlia mia, figlia mia, soffri, soffri! Tu che sei vittima, ripara! Soffri perché le anime non debbano dire: Montagne, cadete su di me e nascondetemi agli sguardi di Dio! Terribili, spaventosi momenti sono quelli della giustizia di mio Padre!

Soffre per la perdita di Dio (dopo la trasfusione)

...Gesù, ora sento già dolore e una disperazione infernale: datemi la vostra forza! - Coraggio, figlia mia, và alla tua croce. La disperazione che senti è la disperazione delle anime: soffrila ora tu affinchè esse non la soffrano eternamente.

Ma il Cielo, mio Gesù, quel Cielo a cui vi riferite, sento che è molto distante, pare non essere per me. - Questa lontananza, questo timore, figlia mia, non è tuo: e una forma di martirio scelto da me; e sai perché lo esigo così? Perché le anime lo esigono da me: è perché esse non perdano eternamente il Cielo, è perché esse non si allontanino da me per sempre, per sempre, per tutta l'eternità. –

(dopo la Passione)

Gesù entrò nel mio cuore e subito mi parlò così:

Figlia mia, fiore eucaristico, la tua vita, tutta la tua vita è misteriosa. Tu soffri l'eternità delle anime (dannate), passi attraverso tutto ciò che le condanna all'inferno. Tu vivi l'eternità orribile, affinchè esse vivano l'eternità di gaudio.

Ho perduto Dio, ho perduto Dio per sempre! gridava il mio cuore. Gesù venne, mi prese per mano, si sedette, fece sì che il mio capo si reclinasse sulle sue ginocchia. - Non hai perduto Dio, non hai perduto Dio, figlia mia, né mai Lo perderai! Riposa! Io sono qui per tua pace e per tuo conforto. O grande scienza e sapienza di Dio! Qui vi è tutto. Tu ripari per ogni varietà di crimini. Sei vittima scelta da me: soffri la pena della perdita che le anime soffrirebbero se tu non le salvassi...

Venne Gesù, squarciò tutta la tenebra e gridò forte: Cercami, rintracciami per coloro che mi hanno perduto; vienimi incontro per coloro che non vogliono tornare a me. I peccatori non mi ascoltano.

Con quale sforzo io invocavo Gesù e la Mamma celeste e ripetevo loro il mio "credo"! Nelle tenebre dell'agonia e della morte volli ripeterlo e non potei. Venne Gesù; mi chiamò ad alta voce e con dolcezza: - Figlia mia, figlia mia, la tua riparazione è per coloro che sono senza fede, per coloro che sono senza Dio, per gli increduli.

...Coraggio, figlia mia! Ripeti il tuo "credo" senza fede per dare fede! Ripeti il tuo "credo" nelle tenebre, per dare luce. Il Cielo è con te.

...Vieni, vieni, sono il tuo Gesù. Questo tuo voler aggrapparsi senza avere a che cosa aggrapparsi è spaventoso, lo so bene; ma bada, figlia mia: tu non ti aggrappi a nulla e cadi nell'abisso, mentre le anime si aggrappano a te ed escono dall'abisso di perdizione in cui sono immerse. L'universo è depravato: quale pazzia di crimini!...

Invoca me, tu che mi possiedi, affinchè vengano a me tutti coloro che mi hanno perduto. Invoca me, grida con tutta la tua fede per coloro che non hanno fede. Che vita, che vita riparatrice è la tua, figlia mia! Coraggio, perché il tuo Cielo è prossimo e la tua missione tanto incantevole continuerà là.

Frasi con varte coppie di opposti

Soffrivo molto: regnava la morte, una grande afflizione. Mi pareva di essere morta per Gesù e che Gesù fosse morto per me. Mio Dio, mio Dio, se la mia morte dà vita, se la mia tristezza dà gioia, se la mia oscurità dà luce, voglio restare sempre morta, voglio la tristezza, voglio la oscurità affinchè le anime vivano, e gioiscano solo in Voi, mio Gesù, e si infiammino e si illuminino nei raggi del vostro amore.

Ecco le risposte di Gesù:

Figlia mia, permetto il tuo dolore, permetto la tua riparazione. Le tue tenebre mandate dal Cielo, tenebre innocenti, dànno luce alle tenebre criminose venute dall'inferno. Tu sei la vita delle anime, sei la loro salvezza...

È con le tenebre, che dài luce; è con la freddezza, che dài amore; è non sentendo nulla, che dài tutto. Sei potente perché doloroso è il tuo martirio...

Coraggio, figlia mia! Offrimi le tue ansie di amore, di quell'amore che non senti, e io lo renderò sentito dai cuori...

Il tuo sentirti abbandonata è un invito alle anime a venire a me, al mio Cuore divino...

Figlia mia, la tua parte di vittima, la tua missione sublime è difficile, ma abbi coraggio! Con la mia divina grazia vincerai tutto.

Non dubitare, non temere nulla: tu vivi la mia vita, tu comunichi la mia vita. La tua morte (spirttuale) risuscita le anime e dà loro la vita, dopo averle illuminate con la tua oscurità. Le tue dense tenebre sono la luce per il mondo.

(Alexandrina offre a Gesù tutte le spine che la ferisono, ma dubita che non valga l'offerta, per la sua inutilità, Gesù la rassicura):

Avanti, eroina forte, eroina incomparabile! Avanti nelle tue tenebre, perché danno luce! Avanti nella tua morte, perché dà vite! Avanti nella tua inutilità, perché tutto tutto è di profitto, tutto diviene utile per la risurrezione delle anime! Avanti nel tuo amore unico, disinteressato della tua gloria in Cielo, a soffrire il martirio che ha raggiunto il suo massimo, o folle d'amore per me, folle d'amore per le anime!...

Le ferite e le piaghe di Gesù in Alexandrina.

Un po' di tempo prima di iniziare a rivivere la Passione, Alexandrina ha una visione in cui Gesù le si presenta mostrandole le sue piaghe. Alexandrina gliele bacia commossa ed esclama:

O mio Gesù, quanto avete sofferto per amor mio!

Abbiamo visto poi che, rivivendo la Passione, sente in tutto il suo essere i patimenti di Gesù: le ferite della flagellazione, della coronazione di spine, la piaga della spalla su cui pesava il legno lungo la via al Calvario, le piaghe fatte dai chiodi e anche quella al Cuore fatta dalla lancia. Alexandrina sente tutto questo nella sfera fisica, ma anche in quella morale e in quella spirituale, per il significato che hanno tali ferite in Cristo, che non è solo uomo, ma Uomo-Dio, e per il valore che hanno come segno di redenzione. È ovvio quindi che in tutti gli scritti di Alexandrina siano numerosissimi gli accenni a tali sofferenze. Nelle estasi di Passione nella prima forma (dal 1938 al 1942) era ben visibile la sofferenza fisica. Nelle numerose Lettere al direttore p. Pinho in cui parla di questo fenomeno, si legge poi quello che non può apparire alla vista di chi assiste: che dalle piaghe aperte sente scorrere il sangue, che alle volte questo è tanto abbondante da oltrepassare la cintola e scorrere per terra al piede della croce, che verso la fine dell'agonia il sangue sgorga goccia a goccia e lei sente la mancanza di sangue fino a sfinire perdendo la vita... Oltrepassa poi la sfera fisica mettendo in risalto significati morali e spirituali. Dice per esempio che il sangue che esce dalle piaghe va ad unirsi ai dolori della Madonna.

Nella Lettera del 30 maggio 1941 è scritto:

Sul Calvario sentii grande sofferenza perché mi pareva che i chiodi mi lacerassero le piaghe e mi stiracchiassero tutti i nervi. Sentii che fù così che Gesù soffrì. E per maggior dolore ancora, sentii che al lacerarsi delle piaghe di Gesù si lacerava il Cuore della Madre.

La sofferenza è tale che le perdura l'impressione col relativo dolore anche quando l'estasi è gia finita da alcune ore.

Nella Lettera del 5 dicembre 1941 si legge:

...Dal mio corpo sentivo scorrere il mio sangue verso terra. Sentivo, e ora è già notte e ancora sento, le mie braccia, i miei piedi (doloranti) e il mio cuore aperto (dalla lancia)... Poi, dal 1942 in avanti, rivivendo nell'intimo la Passione (nella 20 forma), continua naturalmente a soffrire anche per le ferite e le piaghe, dolori che pure durano per delle ore, finita l'estasi. Per esempio nel Diario del 5 ottobre 1945 detta:

...Sentii, e sento anche adesso che sono passate alcune ore, le piaghe delle mani e dei piedi e del cuore: mi causarono una sofferenza immensa.

Proseguendo nella sua vita di vittima, rivive i patimenti della Passione non più solo al venerdì, come abbiamo gia detto nel Capitolo 16° della Parte I. Nei suoi scritti mette inoltre sempre più in evidenza anche il significato morale e spirituale delle piaghe causate da tutta l'umanità e il loro valore redentivo. Per esempio, nel Diario dell'8 marzo 1946 si legge: Figlia mia, coraggio nella tua croce! Lasciati crocifiggere continuamente in essa con gioia e amore, con gli occhi fissi al Cielo, fissi in me, tuo Gesù, con le tue piaghe coperte di sangue, sangue di redenzione, sangue che salva il mondo.

E in quello del 27 settembre dello stesso anno:

Il mio corpo è stato, in tutti questi giorni, il divertimento del mondo intero: sentii come se tutta l'umanità si deliziasse nel martirizzarmi; il mio capo fu coronato di acute spine: il dolore penetrava nel cervello, negli occhi e nelle orecchie; il corpo fù flagellato sino a rimanere infranto; le mani, i piedi, il cuore furono aperti con grandi piaghe. E questo, posso dire, avveniva continuamente. Rimanevo spossata e piena di timore per tanto soffrire.

Tra le varie ferite, quella del Cuore ha un preminente significato spirituale, essendo il cuore «sede dell'amore». Abbiamo visto - nel capitolo 22° della Parte I e vedremo nel paragrafo «Alexandrina mediatrice» di questa Parte II - che Gesù vuole servirsi di lei per trasmettere il suo divino amore all'umanità. L'ha preparata da sempre anche per questa missione. Ma, arrivati agli inizi del 1947, tempo in cui comincia l'afflusso di gente che va a far visita ad Alexandrina, questa preparazione si fa sentire più chiaramente. Nell'estasi del 13 giugno 1947 (giorno del Sacro Cuore) Alexandrina sente particolari «operazioni divine» sul suo cuore. Nel Diario dello stesso giorno descrive con molti particolari una scena che qui sotto riportiamo. Tale scena può lasciare perplesso il lettore non avvezzo a fenomeni mistici: ma dobbiamo tener presente l'essenziale che sta sotto al simbolismo. Gesù cauterizza il cuore di Alexandrina, ossia lo rende infuocato d'amore, poi lo fa trafiggere, ossia lo rende «aperto» ad accogliere e a donare. il brano del diario che qui riportiamo segue quello riportato come n. 1 nel Capitolo 22° della Parte I.

Nel proseguimento di quell'estasi Alexandrina si sente dire da Gesù:

Ti ferirò il cuore: sarà aperto dall'angelo S. Gabriele affinchè dopo, attraverso questa apertura, attraverso questa piaga, passino i raggi del Sole, i raggi del mio amore e da lì passino al mondo, passino alle anime. Prima di questo voglio iniettarvi amore, voglio preparartelo per ricevere il colpo. In tutto questo tempo godrai godrai del Paradiso.- del Cielo, Gesù, nello stesso istante, non so come, mi irrigò il cuore con una fine pioggia dorata: quella pioggia me lo cauterizzò. Mi pareva di averlo separato dal corpo. Alla mia destra c'era la Mamma celeste; di fronte, Gesù e a sinistra l'angelo con una lancia in mano. Su di noi e in noi scese il Cielo con tutto il suo azzurro guarnito di angeli; molto in alto vi era il grande trono della Santissima Trinità. Tutto era luce, gaudio, dolcezza e amore: la vita del Cielo, la vita delle anime! Veniva vissuta lì, immersa in quell'amore di gaudio che appariva come una nube di fumo bianco che si sostiene da sé e si mantiene in aria: era un nuotare nella dolcezza. Ad un segnale di Gesù l'angelo alzò la lancia, me la confisse nel cuore, trapassandomelo da un lato all'altro: non sentii dolore. Nello stesso istante in cui trasse fuori la lancia, uscirono dal Cuore divino di Gesù verso il mio molti raggi d'amore, più belli dell'oro, più splendenti e affascinanti dei raggi del sole nascente: questi raggi trapassarono tutto il mio cuore e parevano riflettersi sul mondo diffondendosi in esso. Sono indicibili il gaudio e il fuoco che io sentivo.

Abbiamo già notato che queste ferite, per quanto invisibili danno molto dolore proprio fisico, oltre che nell'anima. Sviluppando qui maggiormente l'argomento accennato nella Parte I (capitolo 16°), riportiamo alcuni stralci dai Diarii del 1947, successivi a quello del 13 giugno ora riportato.

Passai tre giorni senza ricevere il mio Gesù (Eucarstico)... Soffrivo come se avessi le piaghe aperte e il capo cerchiato di Spine; sentivo come se dalle sue ferite scorresse sangue; talvolta lo sentivo pure scorrere dagli occhi, dalle orecchie e dalla bocca. Il mio corpo era come se fosse una sola ferita. Mi mancava di ricevere Gesù, che è la forza per tanto soffrire!

Sente la sofferenza delle piaghe aumentata anche dall' essere, in quanto vittima, oggetto della giustizia divina:

Non so cosa sento. Un cielo oscuro, un cielo di tremenda giustizia si è posato su di me ed è rimasto a lampeggiare: che rimbombo in esso! Scoppia come bombe, si apre in flioco e incendia la Terra. Io, tra la Terra e questo Cielo di giustizia, schiacciata da questa! Le piaghe si aprono di più e sanguinano più abbondantemente; le spine del capo e del cuore penetrano più profondamente; le spade e la lancia non cessano di ferirlo.

Nel gennaio del 1948 si sente chiedere da Gesù una maggiore sofferenza, una specie di cancrena:

Accetti, sposa cara, oltre alla sofferenza della croce, delle piaghe e delle spine, di rimanere col cuore e il petto corrosi e come se fossero disfatti dalla lebbra? È perché non soffra io e perché i peccatori non siano per sempre corrosi dalla lebbra del peccato. Ah, figlia mia, tanti peccati! In quale stato orrendo si trova il mondo! –

E risponde subito con la sua somma generosità

Perdonate, Gesù, perdonate sempre! Passate a me tutto, che io tutto accetto sempre e fiduciosa solo in Voi.

Ahi, mio Gesù, quale afflizione entro il mio petto! Tutto quello che soffro è per vostro amore: in alcune ore soffro per la lancia acuta che mi trapassa il cuore; non sta mai ferma, ravvivandomi continuamente la piaga; in altre ore soffro per la corona di spine: mi pare che il sangue scorra con tanta abbondanza da accecarmi gli occhi incollandomeli e lasciandomi il volto tutto insanguinato; e in molte altre ore ancora sento le piaghe aperte, il petto e il cuore completamente corrosi e quasi mangiati. Ahi, mio amantissimo Gesù, quali rovine io sento! Oh, come mi cadono le carni disfatte! Quale vita tanto piena di spine! Sono tante e mi feriscono tanto crudelmente!

Anche nel seguente brano si nota la legge del contrappasso:

Quando le spine del capo mi feriscono al punto di arrivarmi agli occhi e agli orecchi, dico: - Gesù, soffro per vostro amore, affinchè le anime non si lascino vincere da cattivi pensieri, non vedano né odano ciò che non devono vedere né udire. - Quando i chiodi mi stracciano di più le piaghe e la lancia più vivamente mi trapassa il cuore, aggiungo: - Gesù, è per vostro amore, è affinchè le anime non possano camminare lungo i cammini che le conducono all'inferno e i loro cuori non si attacchino al peccato, e affinchè il loro amore sia puro, puro e solo per Voi. - Quando mi sento disfare dalla corruzione vado dicendo: - È sempre per vostro amore, mio Gesù, e affinchè la lebbra del peccato non decomponga per sempre i vostri figli. Eccomi qui: sono sempre la vostra vittima.

Sul Calvario sente in sè anche i dolori della Madonna, inoltre aggiunge che i dolori di Gesù e di Maria continueranno sino alta fine dei secoli!

Le spade del suo santissimo Cuore colpivano il mio, me lo ferivano tutto. Io sentivo come se i chiodi delle piaghe e le spine del capo penetrassero, ferissero continuamente: avevo l'impressione che si muovessero in dentro e in fliori; fu ben doloroso questo martirio! Compresi che non era sofferenza di alcune ore, ma sarebbe durata sino a che il mondo fosse esistito: fri quanto mi fece capire Gesù.

Di mano in mano che passano gli anni, aumentano le sofferenze, anche quelle sentite per le piaghe:

Sono ben in croce, sono bene unita ad essa; in essa sento tutti gli strumenti di taglio che vengono a ferirmi: tutto il mio corpo è piagato. Quali piaghe vive e profonde sento nei piedi, nelle mani e nel cuore! E mi pare che in quella della spalla non ho carne né pelle. Non ebbi, o meglio questa volta non sentii, presso di me la presenza dell'angelo custode a soavizzarmi il dolore a versarmi balsamo nelle ferite: mi ha lasciata ben legata alla croce e si ènascosto, come Gesù. Ah, mio Amore, anche nascosto foste Voi a vincere; anche senza che io lo sentissi, vi tu il mio angelo custode a soavizzarmi il dolore. Povera me, se non fosse così! Non avrei resistito a tanto grande martirio.

Alle volte questo aumento di sofferenza è sentito come un ravvivarsi delle piaghe, e come un fissarsi maggiormente dei chiodi. Ecco due esempi:

Il corpo sentiva il tormento della malattia e molte volte la stretta dei chiodi, il ravvivarsi delle piaghe e delle ferite.

Io mi trovo in croce; frequenti volte mi vengono fissati i chiodi, non so da chi: mi pare che sia una ruota che li fa penetrare; mi sento di più in croce, mi si ravvivano di più le piaghe e le ferite delle spine e la ferita del cuore è tormentata dalla lancia. Alzo gli occhi al Cielo perché i miei sguardi dicano tutto al Signore. Non posso vivere qui. Se Gesù non viene a prendermi, io, ormai senza vita, muoio.

Però, nella sua eroicità di vittima, Alexandrina ha sempre corrisposto ai desiderii di Gesù e sempre corrispondere (sente Gesù dirle):

Coraggio, coraggio! Lascia sanguinare misticamente i tuoi piedi, le tue mani, il tuo cuore, il tuo capo, tutto il tuo essere. Ti ho crocifissa perché mi hai dato il consenso; ti ho preparata per questo atto eroico, per questa accettazione. Hai corrisposto, sei stata e sarai sempre fedele al tuo Signore.

Gesù la crocifigge, ma le procura anche un po' di sollievo, quando lo ritiene necessario. Alexandrina sente, a volte degli angeli, a volte Gesù stesso e a volte la Madonna che mettono sulle piaghe balsamo, che soavizza i dolori. Ecco alcuni esempi:

L'angelo custode baciò tutte le mie piaghe; poi, baciandomi il volto, mi disse: - Io sono sempre al tuo fianco; con il balsamo celeste soavizzo le tue piaghe, tutte le tue ferite.

Gesù mi fece sedere sul suo grembo, mi fece reclinare il capo sul suo divino costato e trasse fuori dalle sue sacre piaghe non so che cosa e, versandolo nelle mie mani e facendolo scorrere sui miei piedi, mi disse: - Figlia mia, trasmetto balsamo dalle mie piaghe alle tue, occulte ma dolorose, ben profonde, affinchè le tue mani seminino attraverso le piaghe dolorose la mia semente divina e i tuoi piedi, che non camminano, mediante le piaghe aperte strappino dai cammini errati le anime che corrono verso la perdizione. - Passò sul mio capo lo stesso balsamo e in seguito trasse dal suo divin Cuore aperto altro balsamo e, versandolo nel mio, aggiunse: - Trasmetto balsamo dalle ferite del mio sacrosanto capo al tuo per soavizzare il dolore causato dalle tue spine affinchè tu, resa più forte, possa con questa sofferenza strappare dagli spiriti le cattive tendenze e i pensieri iniqui che tanto mi offendono. Dal mio Cuore divino trasmetto balsamo d'amore al tuo, balsamo di flioco affinchè tu mi ami e mi faccia amare, affinchè tu accenda questo fuoco, questo amore, affinchè tu possegga sempre la tenerezza, la dolcezza del mio. Passa la tua vita a fare il bene a mia imitazione. - Trasse dalle sue labbra nuovo balsamo che passò alle mie, aggiungendo: - Questo balsamo è perché le tue labbra si fortifichino e possano muoversi per parlare del mio amore alle anime e per consigliarle, con la luce dello Spirito Santo, a riconciliarsi con me, a seguire la mia legge. Riposa, dormi qui il tuo sonno d'amore e chiedi che io sia amato.

...Vennero gli angeli a baciarmi tutte le mie piaghe. Gesù si avvicinò, si chinò su di me, collocò sul mio cuore il suo Cuore divino e mi disse: - Gli angeli ti baciano con devozione e venerazione. Baciando le tue piaghe, baciano le mie: sei crocifissa con me.

...La Mamma celeste mi accarezzò e mi alitò su tutte le piaghe del mio corpo. Mi fece sentire che nello stesso tempo passava a me il suo amore santissimo.

(Alexandrina aveva chiesto alla Madonna di passare a lei i Suoi dolori)

...Le lacrime (della Madonna) avevano cessato di rotolare; solo alcune piccole gocce di sangue erano rimaste pendenti sul suo santissimo Cuore. Le prese nelle sue mani benedette e, curvandosi su di me, mi baciò con tutta tenerezza e amore e cominciò a frizionarmi il cuore, le mani e i piedi. - È, figlia mia, lo stesso sangue che scorre nelle tue vene, che Gesù ti ha dato (con la trasfusione di sangue) e che da me fu dato a Lui, quello che io spalmo sulle tue piaghe: è balsamo confortante, è balsamo celeste. Abbi coraggio nella tua croce; riparaci. Il Cielo ti è tanto vicino! Consola il Cuore divino di Gesù e il mio: siamo tanto tristi! I peccati sono tanti e tanto gravi! Gli uomini non vogliono salvarsi. - Gesù si avvicinò; Lui e la Mamma mi fecero sentire molto di più l'amore dei loro divini Cuori.

(dopo la trasfusione si sente dire da Gesù):

Rimani nella tua croce; nascondi il tuo dolore, nascondilo sempre: ti fisso i chiodi e ti alito sulle piaghe con le mie divine labbra. Coraggio, coraggio, và in pace!

Questo sentire in sé le ferite e le piaghe di Gesù esprime il suo rendersi simile a Lui, somiglianza che, col passare degli anni, si fa sempre più profonda e completa. Riportiamo tre stralci dai Diarii che esprimono molto bene, con forte vivezza, questo stato di Alexandrina-vittima.

Andai con Gesù al Calvario. Durante il viaggio sentii che andavo di frequente a bere sangue alle piaghe di Gesù per prendere conforto per arrivare alla cima del Calvario. Mi pareva che tutto il mio essere si sciogliesse in amore; ardente in questo amore, rimasi sulla cima del Calvario, crocifissa con Gesù. Il suo divin sangue si univa al mio; Egli aveva piaghe e io pure, ma le une si univano alle altre sino a rimanere una sola piaga. I miei occhi, con quelli di Gesù, fissavano il mondo con amore e compassione.

Il giovedì di ieri mi portò un Orto doloroso al massimo. Venne Gesù incontro a me, non per darmi consolazione ma per imprimere in me tutte le sue piaghe: tutto il mio essere divenne Cristo, la vita sofferente di Cristo. I chiodi che trafissero le sue mani e i suoi piedi trafissero i miei; la lancia e il dolore del suo Cuore divino furono i miei. I chiodi e la lancia non erano di ferro: erano di fuoco, fuoco che bruciava e trapassava tutto. E così, tutta Cristo, caddi sul suolo dell'Orto, mi avvolsi tutta in esso...

In alto, sulla croce, non fui io sola ad esservi crocifissa: era con me Gesù. Il suo divin Cuore palpitava nel mio, la sua divina vita era avvinta alla mia, il sangue di Gesù era il mio sangue, le sue piaghe erano le mie piaghe, il suo dolore era il mio dolore, il suo amore era il mio amore. Io gridavo e agonizzavo con Gesù. Gli ultimi tre brani che riportiamo presentano l'amore simboleggiato da raggi luminosi che lo trasmettono. Eccoli in ordine cronologico. Ciascuno riguarda l'estasi che segue immediatamente quella di Passione.

Venne Gesù improvvisamente. Senza darmi nessuna luce, mi chiamò con dolcezza: - Figlia mia, figlia mia, tu non puoi cessare di sentire nel tuo cuore il dolore molto doloroso e profondo: è il dolore della piaga del mio Cuore divino, rinnovata ad ogni istante del giorno e della notte dai crimini luridi di tutti i peccatori dell'umanità intera. Abbi coraggio: il tuo dolore è di salvezza; le tue spine sulla Terra saranno trasformate in splendide rose nel Cielo. Io farò che nella tua Patria celeste dal tuo cuore ferito, da tutte le tue piaghe occulte escano raggi luminosi, come dalle mie, affinchè tutte le anime sappiano riconoscere di essere state salvate da esse: che grande numero di anime! Fatti animo, guardami! - Vidi che dal Cuore divino del mio Gesù uscivano molti, ma molti raggi dorati che formavano tanti soli quante erano le piaghe di Gesù. Rimasi illuminata da quei raggi, sentendo nell'anima la stessa luce di Gesù. Ma il dolore del cuore permaneva nella profondità di quella luce: soffrivo molto.

Venne Gesù vittorioso, trionfante sulla morte: portava nel suo santissimo corpo le piaghe aperte, ma era bellissimo: da Lui uscivano tanti soli quante piaghe aveva. Erano raggi molto splendenti che venivano verso di me: quei raggi vennero a finire sui miei piedi, sulle mie mani e sul cuore, penetrandomi dentro ben profondamente. Cominciai a sentire e a vedere che quegli stessi raggi di sole si diffondevano da me sul mondo. Gesù mi disse: - Figlia mia, le tue mani sono le mie mani; i tuoi piedi, i miei piedi; il tuo cuore, il mio divin Cuore; tutto il tuo corpo, il mio sacrosanto corpo. È Cristo stampato in te, rivestito di te. Tu, tutta crocifissa, sei un altro Cristo: stai continuando la mia opera di redenzione, l'opera di salvezza...

Venne Gesù. In un impulso del suo amore mi fortificò di più e mi parlò così: - Vieni, figlia mia, io sono con te; e con te è il Cielo con tutta la fortezza. - In quel momento dalla piaga del suo divin Cuore uscì un chiarore tanto intenso con raggi tanto luminosi da irradiare tutto. Poco dopo, da tutte le sue piaghe divine uscirono raggi che vennero a trapassarmi i piedi e le mani; dal suo sacrosanto capo passava pure al mio un sole che mi trapassava il cervello. Parlando del primo chiarore e dei raggi che uscivano dal suo divin Cuore, Gesù disse con tutta chiarezza: - Figlia mia, a somiglianza di S. Margherita Maria (Alacoque), io voglio che tu faccia divampare nel mondo questo amore tanto spento nei cuori degli uomini: fallo divampare, fallo divampare! Io voglio dare, io voglio dare il mio amore agli uomini, io voglio essere amato da loro: essi non me lo accettano e non mi amano! Per mezzo tuo voglio che questò amore sia fatto divampare in tutta l'umanità... - Come, Gesù, come? Lavorare io in questo senso, se non lo accettano da Voi?! Come hanno da riceverlo da me gli uomini? - Con il tuo dolore, con il tuo dolore, figlia mia. Solo con esso le anime rimangono aggrappate alle fibre della tua anima per lasciarsi poi incendiare i cuori, incendiare i cuori nel mio amore, nel mio amore. Lascia che questi raggi vadano dalle mie piaghe divine a penetrare nelle tue piaghe nascoste, nelle tue piaghe mistiche; lascia che tutto il mio balsamo le soavizzi, così come le ferite delle spine nel tuo capo. Tu non vivi la vita del mondo, nonostante che tu sia in esso. Tu vivi la mia vita divina. Ma come sentirla, se è mia? Abbi coraggio e fiducia! Ripeti il tuo «credo»...

Aiuti.

In questo ultimo paragrafo del capitolo sulla vittima abbiamo raccolto alcune invocazioni di aiuto fatte da Alexandrina, seguite da frasi di incoraggiamento da lei ricevute da Gesù e da Maria, e infine tre stralci che esprimono come nell'opera di redenzione che continua nei secoli ci sia aiuto reciproco tra Gesù e l'anima-vittima.

Alexandrina chiede aiuto al Cielo:

Mio Gesù, mio Gesù, siate con me! Senza di Voi nulla posso, con Voi nulla temo.

Mio Dio, così tanto sola in tanto dolore non posso rimanere. Strappate il velo che mi separa da Voi! Apparitemi con un raggio del vostro amore. Incendiate questo cuore che ha solo ansie di palpitare per Voi. Incendiatemi perché io possa incendiare le anime.

Abbiate pietà di chi soffre e non sa soffrire, così come faccio io! Datemi luce per soffrire come volete Voi. Datemi forza per soffrire tutto, con il solo fine di salvarvi le anime e di amarvi con un amore puro e ardente come i serafini.

Non Vi chiedo di operare in me meraviglie che si vedano: Vi chiedo la meraviglia e la ricchezza del vostro amore.

Non Vi invoco per godere né per ricevere consolazione, non Vi invoco perché mi diate gioia o alleviate le mie sofferenze, ma Vi invoco, mio Gesù, perché stiate con me, perché mi aiutiate a soffrire, perché io agisca con perfezione, soffra con amore. Voglio amarvi, voglio amarvi, volare a Voi, bruciarmi nel vostro divino amore e in esso scomparire.

Ah, mio Gesù, quanto costa volere accettare la croce e tutto il martirio per vostro divino amore e non avere forze per abbracciare tutto! Voglio, voglio e amo il dolore, ma sento che il soffrire non èpiù per me: non ho forze, sono sfinita, il dolore è andato molto più al di là delle mie possibilità. Io sono, mio Gesù, la più grande miseria, il più piccolo nulla e nulla posso soffrire senza di Voi e senza di Voi non posso muovermi per fare alcun bene. Vincete, mio Amore, soffrite in me con la vostra perfezione, muovete il mio cuore alla vostra carità, fatemi umile, rendete il mio cuore simile al vostro...

Datemi la vostra grazia: con essa tutto posso soffrire; datemi il vostro divino amore: con esso posso vincere tutto.

Con gli occhi fissi nel Cielo, il cuore gridava chiedendo soccorso a Gesù e alla Mamma celeste: era tanto piccolo per tanto soffrire!

Alexandrina riceve aiuto (si sente dire da Maria):

Con la mia grazia ti aiuto a soffrire, ti aiuto ad amare, ti aiuto a vincere. Confida, confida ed abbi coraggio! (sente dire da Gesù):

Figlia mia, vieni a riposare nel mio Cuore divino, vieni ad assaporare l'amore del tuo Sposo: è amore che oltrepassa tutto il dolore, è amore che ti dà coraggio e ti fa dimenticare il tuo duro soffrire... Riposa sul mio Cuore. Qui trovi tutto: luce per poter camminare, forza per tutto sopportare, amore per tutto soffrire.

Riempiti di amore: hai pure da traboccare di dolore. Anche oggi devi soffrire molto: il dolore raggiungerà il suo massimo. Coraggio! Il Tabor dà forza per il dolore...

Io sono la forza, la vita, l'amore dei cuori. Riempitevi di me per poter resistere al dolore.

Coraggio, coraggio, figliolina! Chi ha Gesù, nulla teme; chi Lo possiede, possiede ogni forza...

Il mio divino amore è la forza per la tua croce, è la vita di cui vivi, è la vita della tua vita.

(Alexandrina risponde):

Voi siete la forza nel mio dolore e li fuoco del mio amore.

(in nuovi momenti di sfiducia, Gesù conforta):

Ero inquieta e disanimata. Venne il Signore e mi disse: - Pace, pace, pace, figlia mia, nella tua anima! Tu mi ami con un amore puro e ardente, tanto ardente che in esso potrebbe bruciarsi il mondo intero.

Non ti ho detto ripetute volte che io sono con te e che hai tutta la luce del divino Spirito Santo? Coraggio! Non ti voglio così depressa: il tuo scoramento, le tue preoccupazioni, i tuoi timori possono fare in modo che, pensando ad essi, tu tralasci per un po' di tempo di pensare a me. Confida nel tuo Gesù che non ti abbandona. Coraggio, coraggio!...

Nel tuo martirio ricorda sempre l'amore di questo Cuore che ti ama, che è tuo; ricorda sempre che nel tuo dolore sarà solo Lui il tuo conforto...

Anche se non mi senti, io sono sempre con te: nella tua fragilità sono la tua forza, nelle tue tenebre e morte sono la tua luce e la tua vita.

(Alexandrina afferma):

Gesù unisce la sua grandezza, il suo potere, il suo amore all'amarezza, al dolore, alla notte della mia anima.. È la grandezza sopra il nulla, è il fuoco nel gelo, è la vita nella morte.

È Lui la forza nel mio dolore, nel mio martirio, è la luce nelle mie tenebre, il conforto in tutto il mio soffrire, la pace della mia anima.

Aiuto reciproco

(dopo la trasfusione):

...Sei mia; porta ciò che è mio, và a portarlo alle anime, và a soccorrere il mondo! Io conto su dite; tu conta su di me, il tuo Gesù.

(lungo la via crucis)

In mezzo all'odio e ai maltrattamenti, mi pareva che Gesù aiutasse me nel mio sfinimento e che io, povera creatura sua, aiutassi Lui. Non comprendo: Gesù sosteneva me e io sostenevo Gesù. Egli era per me conforto e io per Lui non so cosa fossi: una compagna di dolore, di martirio. Io soffrivo in Lui e Lui in me: servivamo di sostegno l'uno all'altro.

 

   

PARA QUALQUER SUGESTÃO OU INFORMAÇÃO