CAPITOLO 2

ALEXANDRINA, L'UMANO, IL DIVINO

Le frasi di questo capitolo tratteggiano alcuni atteggiamenti di Alexandrina nei riguardi del prossimo, del mondo, delle cose di Dio.

Alexandrina e gli altri.

Il mio povero cuore, sebbene sia tanto cattivo, soffre, soffre, muore per non poter disfarsi in pane, indumenti, conforto, gioia, consolazione e balsamo per quanti soffrono.

Io vorrei essere balsamo per tutte le ferite, consolazione per tutte le tristezze, conforto per tutti gli scoraggiamenti, alimento per ogni fame, indumenti per ogni freddo, rimedio per ogni male.

Vorrei percorrere il mondo per asciugare tutte le lacrime... Vorrei diffondere sull'umanità intera, sui corpi e sulle anime, la carità di Cristo. O santa carità del mio Signore, quanto tu sei bella, come puoi allietare e consolare il mio Gesù Dell'attuazione di questi suoi desiderii di carità non si trova nulla negli scritti di Alexandrina perché, nella sua umiltà non parla mai del bene che fa. Riportiamo, dalla deposizione fatta dal dott. Azevedo al Processo Informativo Diocesano, il seguente brano che dipinge al vivo la carità di Alexandrina.

La Serva di Dio ebbe grande amore per il prossimo. Si assunse incarichi a favore del prossimo. Procurò che vani sposati avessero una casa per vivere, fece sì che vani capi famiglia avessero un posto in fabbrica; ci sono varie persone che a lei devono la loro carriera; contribuiva con donativi, che a lei davano, per la costruzione di case e per pagare l'affitto di altre. So che dava scarpe e indumenti a gente povera, sopratutto in occasione delle feste. Era tanto grande il suo amore per il prossimo che, quando morì, sentii dire da molta gente che era morta "la madre dei poveri". Sentiva lo zelo per le anime. Varie volte chiamava persone che erano traviate e le consigliava a cambiare vita, a riprendere la via retta. Perdonava le ingiurie. Mi diceva che la sua maggior vendetta era pregare per loro...»

Allo stesso Processo, il parroco Francisco Dias de Azevedo, sempre al riguardo dell'amore al prossimo, depone:

Non era indifferente per alcuno dei problemi degli uomini. Approfittava delle feste liturgiche per realizzare, in modo particolare, gli atti di beneficenza, dando così una dimensione soprannaturale e apostolica ai suoi doni. Non riservava, pero, solo questi giorni a fare del bene. Era presente in tutte le necessità, quando sorgevano... Per lei non esistevano eccezioni di persone... Ancora oggi, tante volte si dice: - Se Alexandrina fosse viva, ciò avrebbe soluzione. - »

Meditiamo ora sui sentimenti di Alexandrina nei riguardi di chi la fa soffrire:

Se io sapessi soffrire come Gesù vuole che io soffra, vorrei baciare i piedi, o almeno il suolo che calpestano tutti coloro che mi fanno soffrire, in segno di ringraziamento perché mi servono di strumento per consolare e allietare Gesù, salvargli le anime e santificare la mia.

Che devo fare io per quelli che mi fanno soffrire? Accettate, Gesù, le nausee che ho, che non mi permettono di saziare la sete delle mie labbra già in digiuno) affinchè essi non abbiano nausea di Voi nascosto nelle anime, affinchè Vi amino e conoscano le vostre verità. Date loro tutto, mio Gesù, che io tutto Vi dò per loro.

Continuo a soffrire i rimorsi, quella tarma che va rodendo le anime di alcune persone. Le amo tanto in Gesù e temo tanto la loro presenza! Soffro per la infelicità di alcune persone che mi hanno tanto ferita. È tanto grande il dolore che sento nel sapere che soffrono: mi rattristo per loro.

Amo quelli che mi amano, amo i giusti e i peccatori, amo tutti quelli che mi feriscono, perché in tutti vedo Gesù e tutti amo per amore a Gesù. O ondo, addio! Non essere più ingrato: non peccare più! Io vado a Gesù; ma continuo a vigilare su di te.

Sono rassegnata: ricevo tutto come doni del Cielo e vedo in tutti coloro che mi fanno soffrire l'immagine di Gesù e perdòno a tutti.

Mio Gesù, traete da me, se è possibile, la riparazione necessaria. Io accetto, io voglio soffrire per chicchessia, amici o nemici miei, non mi importa: sono figli del vostro divino sangue; io li voglio salvare tutti. Io sono la vostra vittima, vittima sul serio, solo per non vedervi ferito. Io so che soffrite, Gesù: voglio riparare senza sapere per chi.

Voglio rendermi simile a Gesù: voglio, anche se con molto sforzo, pregare sempre sempre per coloro che mi feriscono.

Quando le spine mi penetrano più profondamente, quando le contraddizioni e le umiliazioni mi schiacciano, dico: - Siate benedetto, o Signore! Sia tutto per amore a Voi e per la salvezza delle anime. Mi vendicherò, mio Gesù, pregandovi sulla Terra e in Cielo per tutti quanti mi fanno soffrire.

Oh, come è dolce fare del bene a chi ci fa del male! Oh, come è dolce mitigare il dolore di coloro che ci hanno ferito! Ma, o mio Dio, non sono io a fare il bene: siete Voi, solo Voi.

Il mio cuore non sta più in sé, nè sta dentro al petto: vuole andare a darsi al mondo, vuole possedere il mondo. Non so parlare di questo darsi, di questo possedere: vuole darsi interamente e interamente possederlo; non vuole vivere da solo, non può vivere senza vivere in mezzo all'umanità. Oh, quanto è tenero, dolce e sollecito questo darsi! So sentire, ma nulla so dire. Oh, quanto è affamato il mio cuore!

Umiltà.

Io non desidero essere di più delle altre anime.Voglio per tutte ciò che voglio per me: l'amore più puro, più ardente, più santo.

Gesù, vi è in me qualcosa di buono, di lodevole? Non lo sento, non lo conosco. Ma se vi è, appartiene a Voi, non è mio.

...Mio Gesù, contate sempre su di me come vostra vittima. Non contate sul mio amore ma sul vostro, perché è con esso che io Vi amo; non contate sulla mia generosità e sulla mia forza, ma sulle vostre: è la vostra generosità, è la vostra forza che mi portano ad accettare con gioia ogni sofferenza.

Se mi affligge il dolore per alcune anime che mi feriscono con spine, mi sforzo di non pensare alle loro manchevolezze e dico: - O Gesù, modellatele Voi, rendete i loro cuori simili al vostro; modellate e rendete prima di tutto il mio simile al vostro, perché è quello che ne ha più bisogno. Gesù, Mamma celeste, sono io la figlia più indegna e più piccola che avete nel mondo.

Voi sapete, cara Mamma, quanto mi sento piccola alla vostra santissima presenza. Quante volte Vi ho detto che non sono degna di baciare non solo i vostri santissimi piedi, ma neppure il suolo dove i vostri piedi non si sono posati ma hanno fatto ombra!

Mio Dio, io voglio essere piccola agli occhi del mondo, ma grande ai vostri divini occhi.

Confido in Gesù. Egli può dal nulla fare tutto. E nella figlia più indegna e povera può accumulare le maggiori grazie e riempirla delle maggiori ricchezze. Io sono lo strumento più inutile nelle sue divine mahi; se sarà di suo divino gradimento, potrà farmi utile per tutto e per tutti.

Sono vissuta solo grazie a Voi e per Voi. Solo in Voi ho confidato: mai, mai ho confidato in me per grazia vostra, nulla ho attribuito a me, mai, mai. Il mio nulla, la mia miseria immensa, la mia inutilità è ciò che mi sta sempre, sempre presente...

Gesù, siate benedetto! Io sono piccola, io sono un nulla: manovrate questo nulla a favore dell'umanità. Accogliete le richieste della più indegna delle vostre figlie!.-

Ecco le risposte di Gesù:

Trovo piacere nelle anime semplici, piccole e per questa ragione elevo le più misere alla maggiore grandezza. L'umiltà, l'umiltà, figlia amata, quanto mi consola! È per questo che ti amo...

Trionfa, trionfa nella tua piccolezza! Ogni anima umile e ansiosa di vivere nascosta è grande col suo Signore, trionfa col suo Signore, si eleva nel suo Signore. L'umiliato per amore a Gesù è esaltato nell'amore di Gesù.

Finiamo questo insieme col seguente dialogo:

O mio caro Gesù, io vorrei darvi amore, darvi riparazione ed estirpare dal mondo tutta l'iniquità. Sono vostri i miei desiderii: nulla ho di mio; ma con ciò che è vostro posso fare molte cose. Datemi luce, datemi la vostra grazia! - Abbi fiducia, figlia mia: dal nulla io feci tutto. Nelle cose piccole compio le più grandi meraviglie: l'anima umile è tutto per il mio Cuore divino. al tuo nulla ti elevo alla maggior grandezza; nella tua cecità possiedi tutta la luce...

Conformità, obbedienza.

Abbiamo visto nella Parte I come tutta la vita di Alexandrina sia guidata dalla sua conformità alla volontà divina, come la Serva di Dio abbia annullato la propria volontà per amore a Dio. Tuttavia può interessare raccogliere qui alcune sue frasi che mettono molto in evidenza questo suo atteggiamento spirituale, elemento essenziale della sua santità.

Alla mezzanotte del 31 dicembre 1944, dopo i ringraziamenti a Dio fatti insieme ai suoi, si rivolge a Gesu dicendo:

Perdonate le mie ingratitudini verso di Voi. Che cosa mi aspetta ora nel nuovo anno? Mandatemi ciò che vorrete, Gesù: tutto accetto, ma non venitemi meno con la grazia necessaria e datemi tutto il vostro amore. –

E subito all'inizio del 1945, nel primo Diario, leggiamo:

Gesù, quali sono i «piccoli doni» (sofferenze) che riceverò da Voi in questo nuovo anno? Sono piena di paura, o più ancora, piena di sgomento. Venga ciò che deve venire; per quanto io sia ferita, umiliata e avvilita (nel 1944 la Commissione esaminatrice aveva dato il suo Parere negativo), con la vostra grazia divina, a tutto dirò: «Sia benvenuto; si faccia la volontà di Gesù; io sono vittima del suo amore, vittima delle anime.» Confesso, mio Gesù, che il mio più grande timore sta nella mia fragilità: temo di offendervi. Confido in Voi; sia saldo il mio amore e salirò lieta il mio calvario...

Ho fissato per sempre i miei sguardi in Gesù. Gli ho teso le braccia per ricevere tutto e in ogni istante quanto a Lui parrà inviarmi. Solo così, volendo ciò che vuole Lui, accogliendo ciò che manda Lui o permette, la vita che sarebbe un inferno è un paradiso.

L'obbedienza poi di dettare il suo Diario le costa un sacrificio sempre piu gravoso. Il Diario del 23 febbraio 1951 inizia così:

Eccomi qui nella rinuncia di me stessa, soggetta alla obbedienza, contrariando la mia volontà, obbedendo ciecamente, non avendo volontà, volendo solo ciò che Gesù vuole. Non vorrei dire più nulla, soffocando completamente tutto quanto avviene in me. Se così facessi, entrerebbe la mia volontà, non rinuncerei a me stessa, non obbedirei: Gesù rimarrebbe triste; non posso consentire questo! Obbedisco ciecamente, obbedisco per amore.

Ancora sul sacrificio del dettare:

Poco dirò perché non posso: è grande la mia sofferenza. Voglio obbedire, voglio provare il mio amore a Gesù, anche senza sentire che Lo amo e senza sentire la soddisfazione di questo atto di obbedienza. È per questo che io moltiplico il mio sforzo per dire alcune parole con tutto il sacrificio: questo è di tal grado da sembrarmi che ad ogni movimento mi vengano strappati il cuore e le viscere e mi venga distrutto tutto il mio essere. Amo il mio Gesù, amo la mia croce, amo le anime.

Infine, il 21 gennaio dell'ultimo suo anno, detta:

Non posso parlare: invio al Cielo il mio sacrificio di cieca obbedienza.

Alexandrina e il premio.

Io non soffro con lo scopo del premio: soffro perché il mio cuore ha sete di Gesù e solo in Lui può essere saziato.

Io non cerco il mio onore, la mia gloria, ma la vostra, Gesù. Io non soffro con gli occhi al premio per me, ma con il fine di salvarvi anime...

Mio Gesù, o mio Gesù, io non voglio la mia anima pura con il fine di non andare a soffrire in Purgatorio: la voglio pura per consolarvi, la voglio pura perché non voglio ferirvi, la voglio pura per salvarvi le anime con la purezza stessa. per questo che io soffro, é per questo che tutto accetto, mio Gesù...

Io vorrei amare sino alla follia, io voglio amare il mio Gesù senza il fine della ricompensa del Cielo. Non mi interessa il premio che Gesù mi dà: voglio amare Lui, solo Lui al di sopra di tutto, perché è degno di amore. Il fine del mio vivere, il fine del mio dolore è Gesù con le anime; ma è sempre Gesù, perché le anime appartengono a Lui.

Fiducia, affidamento.

O amore per il mio Gesù, o amore per le anime, confido, confido che sei tu che vincerai sempre.

...Mio Gesù, o Amore della mia anima, il vostro amore regna e tutto vince. Io mi affido alle vostre divine braccia. So che, per quanto più la tempesta tenti di strapparmi da Voi, non riuscirà.

Confido: il vostro Cuore divino è la mia catena... Il dolore, con Voi, non lo temo. È per amore a Voi che io soffro: confido che Voi, per amore a me, mi date forza per tutto vincere. Confido solo in Voi, mio Gesù: nel vedermi così tanto debole e piccola, mi aiuterete di più. Gesù, voglio essere sempre piccola per andare sempre al vostro collo per restare sempre tra le vostre braccia divine: così non temo nessuna caduta. Con Voi posso portare la croce...

Che posso io temere, se Vi posseggo? Chiedetemi ciò che volete: con Voi non temo nulla, anche se viene l'inferno contro di me. Sono la vostra vittima...

Voi mi avete dato la grazia che io conoscessi l'abisso della mia miseria, ma allo stesso tempo vedo che maggiore, infinitamente maggiore è l'abisso del vostro amore, la vostra misericordia e compassione. Confido ciecamente in Voi e in Voi spero...

Mio Gesù, Voi siete luce e io tenebra; Voi siete amore e io freddezza; Voi siete tutto e io sono nulla, ma confido: il vostro divino Cuore è mio, è la mia dimora...

...Io ho fiducia, mio Gesù, ho fiducia anche contro tutto, contro tutta la morte delle mie speranze. Spero in Voi, Signore, e non resterò confusa!...

Sto salda in Gesù, mi abbraccio al Crocifisso e cerco di vivere la vita di ogni momento senza pensare a ciò che avverrà, perché non vi sia in me alcuna preoccupazione: soffrire, voler confidare e amare, fare in tutto la volontà del Signore.

Confido, devo confidare sempre; spero nel mio Signore: Egli non può lasciare che si stacchi da Lui l'anima che in Lui ha sempre confidato. Venga il mondo intero, venga l'inferno stesso. Io sono e sarò sempre di Gesù: a Lui ho dato il mio cuore e tutto il mio essere.

Ho consegnato a Gesù e alla Mamma celeste la mia vita incomprensibile: me la accettino Loro che nella loro sapienza divina comprendono tutto. A me spetta solo soffrire e seguirli, anche alla cieca. Sia fatta in tutto la volontà del Signore!

Mi sono consegnata, affidata: è il mio unico modo di essere presente. Gesù e la Mamma celeste si prendono cura di me, anche se io non lo sento. Credo, credo, mio Dio! Io credo. In questo martino anelo solo a vivere e morire d'amore.

Invoca aiuto, poi riafferma la sua fiducia:

Aiutatemi, Signore, aiutatemi! Fate che la mia fiducia arrivi sino a Voi. Veda io tutto contro di me, sia totale il mio abbandono, veda io sfasciarsi la Terra e persino il firmamento stesso, ma non cessi di avere fiducia in Voi!

Sarò io capace di sopportare questo vivere così?... Posso tutto in Colui che mi conforta, tutto posso con Gesù e con la Mamma celeste.

E Gesù risponde:

Confida in me, confida nel mio amore. Chi mi dà tutto, da me tutto riceve. Coraggio, coraggio, sposa mia!

Distacco, spogliamento.

Il Calvario che mi resta è tanto corto, ma devo salirlo in diretta e giaécio caduta, sfinita del tutto, senza poter rialzarmi. Alzo le braccia al Cielo, chiedo aiuto, ma mi pare di non essere ascoltata. Il mio cuore mi fùgge là, lasciandomi sola: mi pare che sia là la sua vita e non sulla Terra. Benedetto sia il Signore che mi ha distaccata da tutto ciò che è di qui!

Io voglio il Cielo. Che nostalgie, che ansie! Quando arriverà il giorno di partire? Sento proprio che nulla mi attacca alla Terra, nemmeno coloro che amo di più: cedo tutto per andare ad amare Gesù e la cara Mamma celeste. Il mio cuore arde in fiamme e non riposa: in queste fiamme ardenti vola, vola là. Il Cielo, il Cielo! Muoio, muoio per possedeilo.

Gesù, non voglio più vivere di illusioni; voglio vivere solo di amore e di fiducia. Estirpate da me tutto quanto è terreno: voglio sperare solo in Voi. Voglio essere forte, ma non posso: mi sento sfinire giorno dopo giorno...

Perdere tutto, tutto quanto è della Terra, ma possedere Voi, Gesù!

Tante volte dico a Gesù: - Spogliatemi di tutto, svuotatemi di tutto per riempirmi solo di Voi: Voi, solo Voi, sempre Voi, eternamente Voi!

Io non vado incontro, mio buon padre (p. Pinho), a nessun attaccamento, a nessun affetto umano, neppure a lei, padre mio, né ad alcuna creatura. Oh, benedetto sia Dio! È Lui e solo Lui che io voglio, per cui io soffro, per cui solo vivo. È Gesù, solo Gesù il mio Unico, il mio Amore.

E Gesù conferma e ne spiega lo scopo:

L'anima che si è elevata alle sfere più alte ha avuto, fatto da me, un taglio totale: io solo le basto, solo per me sospira, solo in me, nelle mie cose, trova gioia.

...Ti ho distaccata da tutto quanto è della Terra per unirti solo a me e perché tu conquistassi a me le anime. Solo in Cielo si vedrà ciò che tu hai fatto per loro: quante sono state salvate, grazie a te!... –

E per finire, ecco questo distacco persino dalla propria volontà:

Il mio non avere volontà è amore, amore nevvero? Che io ami allora realmente il mio Gesù! Muoia il mio volere, muoia il mio io, muoia tutto il mio essere: viva Gesù, regni il suo amore!

Pace nell'anima.

Seguono dei pensieri di Alexandrina alternati con quanto sente dire da Gesù. L'ordine è quello cronologico.

Il corpo si sentiva sfinito del tutto: non aveva forza per altro. L'anima, molto in pace, aveva coraggio per tutto.

Figlia mia, la pace sia con te, perché nel tuo cuore abita Colui che dà la pace e la vita eterna, che è il tuo Gesù.

In questo mare di sofferenza (per l'allontanamento di p. Pinho), in questo lottare in nere tenebre, in notte di grande oscurità, la mia anima gode la più grande pace: non temo di comparire alla vostra divina presenza.

Vieni, figlia mia... a riposare dai tuoi dolori, dalle tue tristezze e angosce: vieni tra queste braccia a dormire il sonno della pace, della purezza e dell'amore, il sonno da cui trai la vita che vivi e che dài alle anime.

...Và in pace: voglio sempre sulle tue labbra il sorriso; in tutta la tua sofferenza voglio la tranquillità e la gioia. Coraggio! Gesù non ti viene meno.

Volontà del mio Gesù! Io ti voglio, ti amo: con nulla ti scambierei. Quali che siano le sofferenze, per quanto più grandi siano i dolori del mio corpo e della mia anima, sento nel mio intimo una grande pace: la pace che ci viene da Dio.

...Và in pace, dà a tutti la mia pace; và alla tua croce, sorridi nel dolore, canta nel dolore, ama nel dolore.

È grande, infinitanente grande la misericordia di Gesù verso di me! Io sento pace, quella pace che è sua. Non ho nulla e ho tutto. Egli soffre e ama in me.

La mia anima ha pace, ma è triste sino a morirne: è infinita la mia tristezza, così come è infinito il mio dolore.

Figlia mia, figlia mia, io sono pace, io sono dolcezza, io sono amore: ti voglio immersa in questa pace, ti voglio in essa in una inondazione completa. Non voglio, figlia mia, che nessuna delle tue sofferenze ti tolga la pace, che solo da Dio viene...

Quando soffrivo così, non sentivo consolazione, ma nell' intimo della mia anima regnava la pace: essa nasceva come nasce il sole, cresceva, mi riempiva.

Senza sentire gioia, senza sentire consolazione, sento che nel mio intimo, mentre sanguino e agonizzo, ho pace, una pace che alimenta, che dà la vita: per alcuni momenti tutto il mio essere si immerge in essa.

Pare importante notare qui che la "pace nell'intimo" provata da Alexandrina fa parte della sua imitazione del Cristo: infatti la Vittima divina, anche nei momenti più tragici della sua Passione, conserva nel profondo dell'anima una "pace" che ne indica la sublime elevatezza. In varii punti degli scritti di Alexandrina si parla anche di questa pace di Gesù. Ecco alcuni esempi tratti dalle estasi di Passione, presentati in ordine logico, non pia cronologico. (Alexandrina rivive come fosse Gesù).

Vedevo il mondo pieno di rovine, contro di me. Lo fissavo con tristezza, ma con calma e pace di spirito.

(Alexandrina descrive Gesù nell'agonia dell'Orto dopo di aver parlato del sudore di sangue, aggiunge):

Poco dopo, con gli occhi dell'anima, vidi il volto di Gesù bello, molto sereno, con gli occhi fissi al Cielo. Quella bellezza, quella serenità erano solo di Gesù: non appariva il tanto che aveva già sofferto. Fu nel momento dell'accettazione, quando chiedeva al Padre di allontanargli le sofferenze, ma nello stesso istante voleva solo la volontà di Lui. La visione fu ben chiara e nitida: era un incanto solo di un Dio! Ogni tanto sento quello sguardo così dolce verso il suo Eterno Padre. Oh, se io, allo stesso modo, volessi solo ciò che Gesù vuole! E se con la stessa rassegnazione, con lo stesso amore io accettassi la sofferenza! (sempre nell'Orto)

Venne l'agonia, il sudore di sangue. Gli apostoli dormivano; Gesù dava loro la sua pace. (alla fine dell'agonia in croce):

Vidi che Gesù alzò al Cielo i suoi divini occhi e nella maggiore dolcezza e pace consegnò al Padre il suo Spirito.

 

   

PARA QUALQUER SUGESTÃO OU INFORMAÇÃO