CAPITOLO 22
(1947-1955)

«PARLA, PARLA ALLE ANIME CHE SI ACCOSTANO A TE»

Mi causa un vero orrore il vedere tanta gente che mi fa visita! Ho persino nausea di me e domando a me stessa: cosa mai viene a vedere questa gente? Poveretti! Se vedessero cosa sono io! (da Gesù) - Da te io lascio trasparire la mia dolcezza, il mio sorriso, tutto ciò che è mio. Per mezzo tuo e presso di te le anime riceveranno il tocco della mia grazia divina. Per mezzo tuo io sarò amato da molte, molto amato. Figlia mia, calamita che attira, tu non percorri il mondo, ma la tua vita percorre il mondo: tu predichi con la tua sofferenza, con il tuo esempio. Sei la missionaria diletta dell'Altissimo: nel tuo letto di dolore che sei missionaria come tanto desideravi. - Nel ricevere tante migliaia di baci dalle persone che si accostano a me, ho deciso di offrirli a Gesù come se fossero dati a Lui, pregandolo di accettarli come atti d'amore ai tabernacoli ad onore e gloria della SS. Trinità e della cara Mamma e di riversare tutto in favore dei visitatori.

Abbiamo già visto che una delle sofferènze grandi di Alexandrina è sempre stata quella di avere qualche persona ad assistere alle sue estasi di Passione. E quanto poi dovette soffrire nel corso degli anni per visite di medici e di teologi! In questo capitolo vogliamo occuparci invece di un altro tipo di visitatori che negli ultimi anni diventano sempre più numerosi: gente che va a chiedere consigli, benedizioni, che fa petizioni tramite lei, che va a rendere omaggio ad un'anima elevata in modo eccezionale, gente che va a ringraziare per grazie che giudica ottenute per sua intercessione, o anche gente che va solo per «vedere il fenomeno»... Ma tutti ne restano «toccati», anche questi ultimi che erano andati solo come curiosi. Naturalmente il sacrificio di Alexandrina è molto grande nel ricevere tanta gente che alla fine è così numerosa da diventare una «massa di gente che scorre», come vedremo. Ma Gesù ha scelto lei come mediatrice: vuole trasmettersi alle anime tramite lei. Nell'estasi del 13 giugno 1947, giorno del Sacro Cuore, Alexandrina, dopo aver rivissuto la Passione, si sente dire da Gesù: - ...Voglio che tutto ciò che è mio traspaia da te; voglio che i tuoi sguardi abbiano la purezza dei miei; voglio che le tue labbra abbiano il sorriso, la dolcezza delle mie; voglio che il tuo cuore abbia la tenerezza, la carità e l'amore del mio; insomma, voglio che in tutto tu mi imiti, ti voglio somigliante a me; voglio che tutto il tuo corpo sia il corpo di Gesù, un altro Cristo. Sei la nuova corredentrice: ti voglio pura, pura con la mia stessa purezza; ti voglio degna di me: ti voglio preparata per volare in Cielo. Il dolore e il mio divino amore ti purificano; il dolore e il mio divino amore sono di salvezza per le anime. - Se Gesù vuole manifestarsi attraverso lei, è necessario che molta gente vada da lei. Infatti nel luglio del 1947 si sente dire espressamente da Gesù il suo desiderio che molte anime vadano a farle visita: Voglio che tu faccia il sacrificio di ricevere quanti verranno: ti tengo qui per questo.

Tormento di Alexandrina per queste visite.

Alexandrina vuole sì fare sempre la volontà di Gesù, ma nei riguardi di tali visite soffre enormemente per due diverse forme di ripulsione, come chiaramente esprime nel Diario: ...Mi causa un vero orrore il vedere tanta gente che mi fa visita! Ho persino nausea di me e domando a me stessa: cosa mai viene a vedere questa gente? Poveretti! Se vedessero cosa sono io! E parlo così perché sento e vedo in me un mondo di vergognosa e nauseante corruzione (in quanto anima-vittima sente su di se i peccati degli altri): corruzione di tutto quanto vi è di immondo. Povera gente, che non vede ciò che io sono! Questa ripugnanza, questo orrore che sento ora durante le visite, non è uguale a quello che sinora sentivo: questo è una sofferenza più dell'anima; quello che sentivo era più per la stanchezza e per il desiderio che ho di stare tutta sola in silenzio in unione con Gesù. Questo di ora è più orrendo, per il vedere che io sono solo corruzione, che sono la vergogna dell'umanità, indegna di comparire ai divini sguardi di Gesù e di essere così tanto oggetto di visite, senza che la povera gente sappia chi visita. Il Signore sia con me con la sua grazia affinchè io possa soffrire ed avere quella purezza di anima e di corpo che il mio Gesù vuole e che io dovrei avere! O mio Dio, o mio Gesù, non sono degna di Voi. Nel dicembre dello stesso anno 1947 si sente dire da Gesù, quasi in risposta al suo senso di orrore per la sua indegnità: - ... Da te io lascio trasparire la mia dolcezza, il mio sorriso, tutto ciò che è mio. Per mezzo tuo e presso dite le anime riceveranno il tocco della mia grazia divina; per mezzo tuo io sarò amato da molte, molto amato. Ho fatto e farò della tua vita una vita meravigliosa, una vita di prodigi. Coraggio, molto coraggio! Sei madre dell'umanità: la madre dà vita e porta i suoi figli alla luce... - L'amore in Alexandrina prevale sempre su ogni altro sentimento. Ecco quanto detta per esempio nel settembre del 1948: ... Non posso dire perché non sono capace, mi è impossibile descrivere il dolorosissimo martirio che mi viene nell'anima all'avvicinarsi delle persone che mi fanno visita. La maggior parte, quasi la totalità, ad eccezione di qualcuna, mi causano una nausea insopportabile. Questa nausea non è una nausea come quella che proviamo quando vediamo una cosa sudicia, immonda; nulla di questo; va molto più in là: è una nausea che ferisce e fa sanguinare il cuore, è una nausea che producé dolore e toglie la vita. Quando, vedendo i visitatori e provando questa nausea mi sento morire, sento in me una vita che, nonostante li veda così tanto nauseanti, li vuole abbracciare e persino inseguire, non abbandonarli sino ad impossessarsene. Solo Gesù vede e comprende il mio martirio. Mi causano fastidio, nausea e orrore, eppure li vorrei tutti presso di me!...

Anche il ricevere gente fa parte della sua missione.

Un mese dopo, Alexandrina sente da Gesù affermare che anche il tormento per tali visite fa parte della sua missione, della sua imitazione della Vittima divina: Sei la mia grande vittima... Voglio che la tua vita, il resto della tua vita sia, a mia imitazione, vissuta con tutto l'amore e la dolcezza. Voglio che tu faccia ciò che farei io se oggi andassi in giro per il mondo: imitami, attira a me la moltitudine delle anime alle quali io permetto di venire a te. Disimpegna la tua missione! Tu non puoi andare alla ricerca delle anime: esse vengono incontro a te... - Nel Diario del 22 settembre 1950 leggiamo ancora: ... Io ero umiliatissima nel vedermi circondata da molta gente. Per le parole di Gesù rimasi più forte e Gli ripetei l’offerta di tutta l'umiliazione. Continua il tormento delle visite sempre più numerose. Gesù vuole proprio anche questa forma di missione da parte di Alexandrina, e insiste. Circa due anni dopo, nel Diario del 18 gennaio 1952, Alexandrina esprime con l'immagine classica del «pescatore di uomini», riferita inizialmente a S. Pietro, questo suo sentirsi un mezzo attraverso cui vengono ricondotte le anime a Gesù. Infatti è nel suo cuore che Gesù opera come pescatore: ... Non so cosa sento nel cuore: mi pare che in sé abbia Qualcuno che, a somiglianza dei pescatori, getta reti e ancora reti per prendere questo mondo immenso di anime. Quante più reti escono dal cuore, tante più ne ha da lanciare. E che ansie infinitamente grandi di ritirarle a Sé tutte, tutte colme! Che compito, che fatica incessante!... Alexandrina è ben convinta di questo suo compito, ma la sua natura umana è tanto stanca! Alle volte si lascia sfuggire un piccolo sfogo, come per esempio il 29 febbraio 1952: ... Ho paura delle persone che mi fanno visita; mi vorrei tutta sola nel raccoglimento, nel silenzio: la presenza delle persone talvolta mi causa una tale ribellione da portarmi quasi ad impazientirmi. Mio Dio, mio Dio, la mia croce, il mio martirio! Nell'estasi del 21 novembre 1952, per esempio, Alexandrina si sente stimolata ad accettare le folle di visitatori: - ... Figlia mia, figlia mia, calamita che attira, tu non percorri il mondo, ma la tua vita percorre il mondo: tu predichi con la tua sofferenza, con il tuo esempio. Sei la missionaria diletta dell’Altissimo: è nel tuo letto di dolore che sei missionaria come tanto desideravi (vedi cap. 3°, n. 17). Coraggio, figlia mia, coraggio! Coraggio, o crocifissa la più imitatrice di Gesù, del Cristo del Golgota: la tua vita, la tua vita è l'esempio di quella di Gesù Cristo! Ti ho resa in tutto simile a me. Parla, parla alle anime che si accostano a te! È la missione nobile, nobilissima per la quale ti ho scelta. Nessuna di quelle anime t'orna via da te come è venuta, anche la più criminale e indurita. attraverso te che io mi dò; è attraverso te che io mi comunico ai cuori.

Tentennamento dell'arcivescovo.

La Circolare dell'arcivescovo, del 25 giugno 1944 (vedi cap. 180, n. 4), provocata dal Parere della Commissione, aveva impedito che Alexandrina fosse oggetto di visite da parte del pubblico. Col passare del tempo, tornano ad essere concessi permessi a particolari persone e poi si fa avanti un afflusso di gente, fin dagli inizi del 1948, come abbiamo ora visto. Arrivati al 1952, l'afflusso sempre più numeroso alla casa di Alexandrina impensierisce l'arcivescovo, che tenta di frenare il D. Umberto annota a questo punto del Diario ("Sentimentos da alma"): Si noti il dominio che aveva su se stessa: quando si pensa al dramma che viveva, ai dolori fisici che non avevano pause, ci si domanda come facesse a nascondere tutto sotto il sorriso, di fronte ai visitatori numerosi e spesso importuni». movimento e dà un ordine molto severo contro il concedere tali visite. Non è certo la famiglia Costa che le ha provocate! Anzi abbiamo visto quanta sofferenza danno: il dolore profondo per Alexandrina e disagi grandi per i suoi famigliari. Tale proibizione però ferisce, come è naturale; inoltre risveglia nell'anima di Alexandrina il timore per il dubbio di essere una illusa. Nel Diario del 12 settembre 1952 si legge: ... Si è avverato il presentimento della mia anima, che da tempo mi corrodeva: attendevo qualcosa, senza sapere quale; avevo e ho paura di tutto e di tutti, e con ragione. Spuntano delle cose, vengono delle sofferenze molte volte da parte di coloro dai quali meno si aspettano; tuttavia questa volta le presentivo da quella parte: mi venne fatta una nuova proibizione. Mio Dio, quale odio contro di me!... Ma quello che Gesù vuole, presto o tardi avviene. Ecco che la Curia verso la fine di novembre dello stesso anno, in séguito a richieste insistenti da parte di vani sacerdoti di diversi luoghi, torna a concedere alla famiglia Costa di ricevere visite, autorizzate però da un suo permesso, come vedremo nel capitolo 23°. Naturalmente questo dà un grande sollievo! .... L'ultima proibizione che vi fu circa il mio Caso non c'è già più: finì presto... Fu domenica che io seppi che l'ultima proibizione era di nuovo rientrata, che tutto poteva continuare come prima; che io non ci pensassi più. Uscì da me un peso che mi opprimeva tanto! Ah, se tutti comprendessero così i propri simili e ne zelassero il buon nome! Io non seppi nè so come ringraziare il Signore. Chiesi alla Mamma celeste che supplisse alla mia mancanza, ringraziandolo per me. Questa buona notizia fu come una iniezione che fortificò la mia anima. Siccome nulla sapevo dire, ripetevo il mio eterno grazie», a Gesù e sempre la mia offerta di vittima.

«Le anime vengono a gruppi presso di me».

Nel 1953 diventa eccezionale in modo palese la forza che sostiene Alexandrina nel suo martirio, forza che non può umanamente spiegarsi. Una volta rotti gli argini, cresce sempre più il numero dei visitatori, fino a raggiungere folle di centinaia e poi di migliaia di visitatori in certi giorni, che vengono fatti passare in continuità dalla sua cameretta, come un fiume che scorre incessantemente. Alexandrina sente una forza soprannaturale che le fa sopportare tutto questo, non solo, ma in modo tale da non sentirne neppure la stanchezza! Ma è sempre per lei un martirio grande. Ecco quanto detta nel marzo del 1953: ... Oltre l'indicibile umiliazione, è per me uno sgomento il vedere la moltitudine delle anime che vengono a farmi visita e che mi attorniano. Che desiderii ardenti di nascondermi e di vivere nella solitudine! Ma non ho volere, non ho volontà: voglio ciò che Gesù vuole, anche in mezzo al più grande martirio. Il giorno 25 marzo, giorno della Annunciazione, dopo di aver ricevuto molte centinaia di persone senza sentire la stanchezza, mi misi a pensare come il Signore ha creato la Mamma pura e bella per farne la Madre di Gesù. La ringraziai di avere accettato perché, altrimenti, non avremmo Gesù, non avremmo l'Eucaristia. Lo slancio d'amore e di riconoscenza in Alexandrina è tale da farla esplodere in canti prolungati! Infatti il Diario prosegue così: Uscii fuori da me verso un altro mondo. Irruppi in cantici fino a notte inoltrata: cantai con tanto amore e in una gioia meravigliosa. L'inutilità mi ha rubato tutto: che il frutto sia per le anime e tutto sia per amore a Gesù! In un'estasi dell'aprile di questo anno 1953, dopo il dramma della Passione, si svolge il seguente dialogo tra Gesù e lei: Coraggio, coraggio! Coraggio, figlia mia, fiore eucaristico, coraggio, avanti sempre! Questo calvario è un calvario di grande salvezza: questo calvario è la continuazione della mia opera redentrice. Tu sei, figlia mia, sì, confida in Gesù, sei la missionaria dei missionari... - O Gesù, non sono io: siete Voi, siete Voi, mio Amore, sempre Voi che completate la vostra opera; siete Voi, Gesù, la Vittima di sempre, siete Voi che parlate, siete Voi che soffrite, siete Voi, sempre Voi che portate la mia croce, siete Voi, Gesù, ancora Voi ad amarla e ad abbracciarla. Io voglio e non posso, mio Amore, ma confido sempre sempre nella vostra grazia, nel vostro potere. - Figlia mia, mia cara figlia, tesoro, scrigno delle mie ricchezze! Tu sei tesoro, tu sei scrigno di tutto ciò che è mio: distribuisci il mio amore, distribuisci le mie grazie. Fa’, fa' che esse si spargano sulla umanità intera. Lascia, lascia che le anime si accostino a te per riceverle; fa', fa' che le mie grazie volino per tutto il mondo. Non preoccuparti circa il silenzio. Parla, parla alle anime; oh, se tu sapessi il bene che per mezzo tuo è dato loro! Ti ho creata, ti ho creata per questo, solo per questo. Il tuo anelito al silenzio è già silenzio. Confida, confida: io non permetto che tu perda l'unione con me. Parlando, facendo la mia divina volontà, vivi più unita a me che se tu stessi tutta sola nel più profondo raccoglimento... - Oh, se sempre stessi immersa in questo abisso di amore! Non temerei il dolore, non temerei la croce. Che abisso diverso da quello in cui io vivo! - Coraggio, coraggio, mia colomba bella! È la ricompensa per la tua sofferenza, è forza perché tu possa soffrire di più, di più, m&to di più. - Nonostante le parole di incoraggiamento di Gesù, parole anche di elogio, Mexandrina si sente sempre piccola, indegna e continua a soffrire per la gente che va a farle visita. ... Le anime vengono a gruppi presso di me. Io alle volte non ne posso più per tanto grande umiliazione. Quando guardo a me, alla mia miseria, mi sento piena di vergogna. Povere anime, povere anime, ma molto più povera me! Se vedessero la mia piccolezza, il mio nulla e la grandezza delle mie iniquità, fuggirebbero spaventate. Quale vergogna, quale vergogna, quale tormento per me! La natura è stanca, non ne può più; ma io, nonostante tanta ripugnanza, ho bisogno di parlare loro di Gesù, di dire loro molte cose: mi sento spinta a mettere i visitatori nel Cuore divino del Signore. Non sono capace di dire ciò che avviene in me, cosa è questo martirio dell'anima. Amo follemente le anime,in tutte vedo Gesù, cioè il suo sangue divino versato. Voglio fare di tutto per salvarle; voglio soffrire sino alla fine del mondo, se così piacerà al Signore, affinchè nessuna si perda; eppure non faccio nulla! Temo tutto, tutto mi sgomenta. Voglio darmi e voglio fuggire via da loro; voglio parlare loro di Gesù, dell'amore che Egli ha per noi, che cosa èun' offesa fatta a Lui, e mi voglio tutta sola, voglio tacere, voglio nascondermi. Sento che la mia vita è inutile, perché l'inutilità si è impadronita di me e mi ha rubato tutto. Non ne posso più! In quale tormento si trovano il mio corpo e la mia anima!... Un altro martirio vissuto da Alexandrina, per causa di queste visite, sta nel fatto che trova le sue parole inadeguate ad esprimere quanto lei sente nell'anima circa le cose di Dio. Infatti, nel Diario del 15 maggio 1953, si legge: ... Non riuscirò mai a dire ciò che soffro, non sarò mai capace di dirlo, essendo la mia ignoranza ineguagliabile. Non potrò mai dire il nuovo martirio, il martirio crudele, il martirio indicibile causatomi dalle numerose persone che vengono a farmi visita. Non mi causano martirio l'udire, il sentire e il comprendere le loro miserie; no, non è questo, perché in impulsi d'amore, pare persino in eccessi di follia d'amore, voglio abbracciarle tutte e introdurle nel Cuore divino del mio Gesù. Ciò che avviene in me quando parlo loro, ciò che sento quando voglio far comprendere loro la grandezza del peccato, una offesa fatta al nostro Padre del Cielo, quanto Egli ci ama, non mi pare di essere fuori di me, mi pare di passare ad un altro mondo, mi pare che il mio spirito sia immerso in Dio, nella luce di Dio. Questi sentimenti, questa comprensione avrebbe bisogno di modi infiniti di espressione: e come posso esprimerli io, essendo tanto cattiva, non essendo neppure un vermiciattolo della terra?! Sorge in lei poi anche una lotta tra il suo amore e tutto il male che la circonda. Infatti nello stesso Diario prosegue così: Quel martirio nuovo di cui ho parlato sopra, lo sento quando sono sola: dopo di aver detto tanto, nella mia ignoranza, dopo di aver desiderato tanto ansiosamente di mettere gruppi e gruppi di anime nel Cuore del mio Gesù, sento la necessità di fuggire via da loro, di allontanarle tutte cacciandole via da me. Rimango a tremare di sgomento: è il mondo contro di me, è l'odio, è l'iniquità, è tutto ciò che è male. Non ho nessuno in mio favore a difendermi. Temo e tremo immersa in questo abisso di sofferenze. Si aggiunge anche una molestia fisica non indifferente: tra tanta gente, molti le danno anche dei baci, cosa non certo piacevole alla sua natura! Ma ecco che il suo amore reagisce: Nel ricevere tante migliaia di baci dalle persone che si accostano a me, ho deciso di offrirli a Gesù, come se fossero dati a Lui, pregandolo di accettarli come atti d'amore ai tabernacoli, ad onore e gloria della Santissima Trinità e della cara Mamma e di riversare tutto in favore dei visitatori. Le centinaia di visitatori diventano, in certi giorni del maggio e del giugno di questo 1953, migliaia, come si legge in due NOTE apposte rispettivamente prima del Diario del 15 maggio e prima di quello del 12 giugno. Sono riportate in Appendice.

Estasi pubbliche.

All'estasi del venerdì però assiste solo un numero limitato di persone. L'estasi di Passione si prolunga in un'estasi che viene detta pubblica» perché non ha un carattere riservato ad Alexandrina, ma nel colloquio Gesù si rivolge, tramite lei, a tutti i presenti e all'umanità intera. Questo appare chiaro per esempio nel Diario del 10 maggio 1953: Gesù si affrettò a risuscitare e a farmi risuscitare (essendo morti alla fine della Passione). Poco dopo mi parlò: - Gesù è qui: è sceso dal Cielo con tutto il suo amore e tutto il suo potere. Convincetevi, convincetevi della sua presenza!... Fa', figlia mia, sposa mia, che io sia il Re, che io sia l'amore di tutti coloro che si accostano a te... Chiedi alle anime, chiedi al mondo amore, amore per Gesù; chiedi alle anime, chiedi al mondo purezza di vita, elevazione, elevazione, grande unione con me. - O Gesù, mi sento tanto grande, tanto grande! Mi pare di essere in Cielo: mi pare di avere lasciato il mondo, che ho tanto ansioso desiderio di lasciare. Anelo a venire a Voi, Gesù, e anelo a soffrire per Voi... Solo Voi mi comprendete, Gesù: voglio andare e voglio restare; voglio il Cielo perché fuori di Voi non sono nulla; voglio la Terra perché non posso vivere senza dolore nè so vivere senza dolore, mio Gesù. Voglio il dolore sino alla fine del mondo, se a Voi così piacerà. Amo le anime perché amo Voi; voglio il dolore perché voglio salvarle. - Non accetto, figliolina, non accetto il tuo sacrificio: il tuo Cielo si avvicina. Ma ti prometto e non vengo meno: come ricompensa della tua generosità, dal Cielo salverai tante anime come se tu soffrissi sino alla fine del mondo. - Grazie, Gesù, il mio eterno grazie! In questo momento non so cosa sia il dolore: che gioia nella mia anima!... - Coraggio, coraggio, sposa mia!... Ripeto ancora una volta: tu dal Cielo salverai tante anime come se il tuo martirio si prolungasse sino alla fine dei secoli: porterai soccorso in molti mali, in tutti i mali, ma le anime! Sopratutto alle anime. - Ora comprendo, Gesù: su di loro cadrà sempre sempre la pioggia della vostra misericordia. - Notiamo qui, come altre volte, che Alexandrina attribuisce a Gesù tutto quanto vi è di buono e di grande in lei, non considerandosi meritevole di nulla. In questo sta uno degli elementi fondamentali della sua santità. Ecco ancora due estasi pubbliche: E’ entrato il Sole, è entrata la Vita, è entrato l'Amore nel cuore della sua vittima. Sono entrato, sono entrato, figlia mia; sono il Sole, sono la Vita, l'Amore del tuo cuore. È con questo Sole, Vita e Amore che tu entrerai nei cuori di coloro che si accostano a te: tu entri e io entro con te: è Sole, è Vita, è Amore divino. Io mi dò, mi comunico alle anime per mezzo tuo. Questo calvario, il tuo cuore, hanno fascini che le attirano: tu sei la calamita che le attira, io sono la calamita che attira te a me. portamele, portamele con te! O specchio, o specchio cristallino per l'umanità! O faro luminoso che dà luce al mondo, o puntello saldissimo che sostiene il braccio di mio Padre! Stai vivendo la vita pubblica di Gesù. Coraggio, coraggio, sposa cara! Ho fame, ho fame: saziami! Ho sete, ho sete, ho sete: dammi da bere! Sazia la fame e la sete del tuo Gesù. Ho fame e sete di dolore, ho fame e sete di amore Il dolore ripara il mio Cuore divino e quello di mia Madre benedetta; l'amore è balsamo per le nostre ferite. Voglio anime, anime, sempre anime! La tua sofferenza è la mia sofferenza, le mie ansie sono le tue ansie, il mio amore è il tuo amore: la tua vita è la mia vita, figlia mia, si, la tua vita è la mia vita, è la vita di Gesù. - Mentre sta rivivendo la Passione, soffre anche per la presenza di persone che assistono, ma Gesù le dà conforto: Le umiliazioni mi toglievano la vita: il sentirmi attorniata da gente mi dava quasi la morte. Allora in quel momento sentii come se qualcuno venisse e mi rapisse il cuore: rimasi più alta della Terra e più bassa del Cielo. Ero distaccata da quànto avveniva attorno a me. Fu senza dubbio Gesù che venne a sostenermi e a darmi il suo conforto. Egli spirò e io rimasi in questo rapimento, senza appartenere a Dio, senza appartenere alla Terra. Egli, risuscitato, venne più fortemente con la sua vita a farmi vivere e mi parlò così: - C'è qui Gesù, il Gesù delle anime, il Gesù dei peccatori. C'è qui Gesù: viene a questo calvario, viene per poi fingere di lasciarti tra poco. Tanti, tanti colloqui sono stati per i peccatori; tanti insegnamenti, tante prove dell'amore di Gesù! Venite a me, figli miei! È il mio Cuore divino che vi chiama, è il mio Cuore pieno d'amore che vi vuole. Ho scelto questa vittima vittoriosa, questa vittima trionfatrice per la vostra salvezza: calvario, calvario, calvario fortunato delle meraviglie del Signore! Calvario di luce, calvario di insegnamenti, calvario di chiamata, calvario, calvario, doloroso avviso! Venite a me, figli miei, venite presto! Gesù vi chiama, Gesù vi vuole: cambiate cammino! Venite presto a riparare la giustizia di mio Padre. Allerta, presto, è urgente! Gesù vi chiama! Cambiate strada, convertitevi, ascoltate la voce del vostro Dio! Il mio Cuore divino è folle, folle, folle di dolore: soffre perché ama, ama perché soffre. Il dolore, il dolore, figli miei, il dolore è pungente per il mio Cuore divino; l'amore è folle, l'amore è folle. Cambiate strada, cambiate strada! Accogliete la voce tenera e dolce di Gesù: ascoltate la voce addolorata, la voce costernata, costernata dell'amantissimo Gesù! Morii per voi, morii per tutti voi, figli miei. Voglio salvarvi, voglio salvarvi e per questo ho scelto vittime, alcune vittime; ma ve ne sono così poche che vogliono soffrire, ve ne sono cosi poche che perseverano sino alla fine! o scelto la vittima di questo Calvario, la vittima del Portogallo, la vittima del mondo intero.

Estasi cantate.

Durante queste estasi pubbliche, sovente Alexandrina prega cantando lodi, petizioni, richieste di perdono, esortazioni da parte di Gesù e di Maria; infatti canta quello che le esce dal cuore e canta anche quello che si sente dire da Gesù e da Maria. Alcune delle estasi pubbliche del novembre e del dicembre (del 1953) sono registrate: tre di quelle registrate nel dicembre sono cantate. Quella del 25 dicembre è cantata, registrata ed è l'ultima estasi pubblica. Si noti che è Natale, ma è anche venerdì. La parte di estasi pubblica inizia quando Alexandrina ha finito di rivivere la Passione, come avviene sempre. Eccola: Gesù non ebbe fretta di venire al mio cuore per farmi risuscitare. Quando venne mi illuminò con la sua luce e mi parlò così: Si ricordi che calvario si chiama la frazione di Balasar dove abita Alexandrina. - Sono disceso dal Cielo e sono qui per l'ultima volta nel cuore della mia sposa per parlare attraverso le sue labbra. Sono disceso dal Cielo e sono venuto a questo cuore per lasciarlo nel dolore, nel dolore, in più dolore per i peccatori. Grande sapienza, la maggior scienza ha quell'anima che sa soffrire per Gesù: grande scienza, la maggior scienza èamare molto e molto soffrire. È la scienza che io cerco, è la scienza che io desidero ardentemente. È rara, tanto rara: non la trovo quasi mai. Colloquio per le anime, colloquio per i peccatori: l'ultimo colloquio per le anime, l'ultimo colloquio per i peccatori! Coraggio, figlia mia, coraggio!... Soffri, soffri, sposa cara! Attira a me i peccatori, attira a me i peccatori, tu che sei calamita attraente: attirali a me, attirali a me! - A questo punto Alexandrina canta le parole che sente da Gesù e canta anche le sue risposte. - Vieni, figlio mio, vieni, figlio mio, vieni, figlio mio, vieni al mio Cuore di padre; vieni, figlio mio, vieni, figlio mio, al mio Cuore di padre, al mio Cuore di padre! Ascolta bene, ascolta l'invito, o figlio mio, ascolta l’invito del tuo Gesù, del tuo Gesù e padre, e padre! Vieni, figlio mio, vieni, figlio mio, non tardare più! Vieni, figlio mio, vieni, figlio mio, non tardare più, non tardare più! Ascolta la mia voce, voce addolorata, voce addolorata, voce che esprime profondo dolore, profondo dolore. Figlio mio, non peccare più! Dolore profondo, figlio mio, non peccare più, non peccare più! - - Sono qui, o Gesù, sono qui, mio Amore, pentita; sono qui, mio Amore, pentita! Dammi il tuo amore, Gesù, dammi il tuo amore, o Gesù, e la croce, e la croce! Non voglio mai lasciare il tuo Cuore! Voglio amarti, o Gesù! Voglio amarti e chiederti perdono, perdono, perdono, Gesù, perdono, Padre mio, perdòno, o Gesù, perdono, Signore, perdono, Gesù, perdono, Amore! Dammi la tua croce, o Gesù, dammi la tua croce, o Amore; dammi il tuo perdono, dammi il tuo perdono, dammi il tuo perdono! - Figlia mia, figlia mia, sposa cara, figlia mia, grande vittima di questo Calvario, di questo glorioso Calvario! Figlia mia, figli miei, figli miei, scende qui la Trinità Santissima. Alla destra del Figlio viene la Madre Santissima. La prima benedizione della Trinità Santissima è data per il Papa, per il rappresentante del Figlio beneamato; la seconda è diretta al mio caro cardinale (Cerejeira); la terza va al tuo vescovo, va a lui, figlia mia: tutti Si riempiano della Trinità Divina, tutti si riempiano sempre più della luce dello Spirito Santo. - O Padre, o Padre, o Figlio, Spirito Santo, o Mamma cara, o Padre, o Figlio, o Spirito Santo, o Mamma cara, o Mamma cara, non posso sopportare tanta forza! - Va attraverso te, figlia mia, un'altra benedizione della Trinità Divina a colui che condussi presso di te come. Duce e guida della tua anima affinchè, nella stessa vita mistica di sofferenza, sanguinassero i vostri cuori e le vostre anime. Benedico insieme al Padre e allo Spirito Santo coloro che hanno sostenuto la tua anima, coloro che si sono presi cura del tuo corpo, coloro che hanno difeso la mia divina Causa come nessuno, come nessun' altro. La benedizione della Trinità Augusta per tutti coloro che ti sono cari. - O Gesù, o Gesù, aspetta un poco! Tra coloro che mi sono cari sapete già chi è compreso. Cominciate un'altra volta, cominciate con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo: la benedizione e inoltre il sorriso tenero e affettuoso della cara Mamma per tutti coloro che amo, per tutti coloro che mi sono cari, per tutti quanti mi stanno attorno; o mia Trinità Augusta, o mia Trinità Augusta, per tutti quanti mi chiedono orazioni, per tutti quanti ne hanno bisogno: il mondo intero ha bisogno della vostra benedizione. Ahi, come potrò io rimanere nella mia croce senza Gesù?! Ahi, come potrò rimanere senza di Voi, Mamma?! - Coraggio, figlia mia, coraggio! Non rimani senza il tuo Gesù, non rimani senza il tuo Gesù, non rimani senza la tua cara Mamma, la tua cara Mamma: non possiamo abbandonarti, non possiamo abbandonarti. Ripeto, dico la stessa cosa che dissi ai miei apostoli: «Vado al Padre, ma rimango con voi». Fingo di abbandonarti per maggiore tua sofferenza, ma non ti abbandono, no, figlia mia, no! Come abbandonarti dal momento che mi ami, dal momento che mi dai anime a milioni, a milioni, dal momento che ti sei affidata interamente a me? Confida, confida che no! - Addio, o Padre, addio, o Figlio, addio, o Spirito Santo, addio, o Spirito Santo, addio o Mamma cara, arrivederci in Cielo, arrivederci in Cielo, o Mamma cara!... Un tenero addio di nostalgia ti dò oggi o Gesù, ti dò oggi o Mamma, come vostra figlia. Un tenero, un tenero addio di nostalgia Ti dà oggi, o Gesù, la tua vittima; un tenero addio, un tenero addio, o Gesù! Addio, addio, addio, arrivederci in Cielo, arrivederci in Cielo, o Amore mio, o Amori miei, o Amori miei! - - Coraggio, coraggio! Confida, confida! Non è un «arrivederci in Cielo «...Coraggio, figlia mia! Parla alle anime per le quali sei stata creata, parla alle anime per le quali sei stata scelta. Tu sei la portavoce di Gesù, tu sei il faro di luce, tu sei il faro del mondo che dà al mondo luce divina, vita divina. Tu sei mia, tutta mia, o sposa bella! Io sono tuo, tuo, tutto tuo, sempre tuo... »

Colloqui di fede sempre più dolorosi.

Questa estasi del 25 dicembre 1953 è l'ultima a carattere pubblico, ossia rivolta ai peccatori. Ma quando Alexandrina, nella nostalgia deI congedo, dice «arrivederci in Cielo» Gesù le risponde: «non arrivederci in Cielo» perché intende continuare con lei dei colloqui. Ecco alcuni esempi: 22 - Sono il Signore del mondo, il Signore della pace, il Signore della fede e della fiducia. Credi, credi, vivi di fede! È colloquio di fede, questo. - Credo, credo, Gesù! - Figlia mia, un universo di grazia, un universo di luce, un universo di pace e di amore si trovano nel tuo cuore. Colloquio di fede: vivi di fede! Lega le anime, lega le anime con queste catene di dolore e di amore - O Gesù, io non Vi vedo, non Vi sento, ma voglio confidare che siete Voi. - Colloquio di fede, colloquio di dolore e di amore, figlia mia; è stato ciò che Gesù ti aveva detto. Sì, senza l'amore, senza la tua follia d'amore non potresti essere vittima di riparazione, non potresti soffrire così e vivere della fede, senza sentirla. Confida, confida! -Nel 1954 e nel 1955 vengono a mancare anche le estasi dei primi sabati con le parole di conforto della Madonna. Nel Diario dell'8 gennaio del 1954 si legge: Il primo sabato non ebbi la visita della Mamma: sentii per Lei nostalgie da morire... Il Diario del 5 marzo 1954 termina così: Gesù, con le mani piene di grazie, mi riempì di esse il cuore, mi riempì pure le mani. Poi mi accarezzò e mi disse: - Sono grazie e carezze mie e di mia Madre benedetta: è Lei che te le invia. Spargile sullalerra... - La nostalgia per le mancate estasi dei primi sabati è ribadita anche nel gennaio del 1955. Nel Diario del 14, parlando del giorno 8, primo sabato, dice: Non so descrivere quanto mi costò il non avere nel primo sabato di quest'anno la visita della Mamma celeste con il colloquio. Temo e tremo per l'ultimo tempo del mio esilio. Povera me, se cesso di confidare! Povera me, se in questa lotta dell'anima, in queste sofferenze indicibili il combattente non sarà Gesù! Quali tenebre, quale abbandono! Io non sono della Terra nè del Cielo: non sono di Dio,nè di nessuno!... E i colloqui con Gesù diventano, nel 1955, ancora più dolorosi: - Coraggio, figlia mia! Coraggio nei tuoi dubbi, nelle tue tenebre. Ti ho preavvisata di tutto questo. Abbi coraggio! I tuoi colloqui saranno ancora più dolorosi. Io verrò appena a confortarti, a darti il mio sangue (vedi cap. 15°), a darti coraggio affinchè tu sopporti tutto e a ripeterti: sono qui, sono Gesù, sono con te. Tu, sposa mia, vittima amata, non sentirai realmente la mia presenza in te. Devi credere senza amore,senza luce e senza fede. Coraggio, coraggio! Credi, credi! Il mondo esige tutto. Ripeti il tuo «credo». Sono estasi di fede, di dolore e di amore. Sono estasi morte, per dare vita... - Gesù, credo, credo senza fede! Perdonatemi, mio Gesù, perdonatemi! - Coraggiò, coraggio! Le tue ultime estasi saranno proprio per credere senza vedere, senza sentire. Io passo come se non passassi. - Infine, nel penultimo Diario, leggiamo: - Figlia mia, sposa che dice tutto, vittima che vince tutto, vieni alla mia ricerca tu che non mi hai perduto, affinché vengano incontro a me le anime che, nere e corrotte, mi hanno perduto. Dà loro la vita, dà loro la risurrezione mediante il tuo martirio... Coraggio, coraggio, figlia! Sempre nel dolore, sempre nell'amore. I miei colloqui, d'ora in avanti, saranno come un incontro di due amici per ricordare la loro amicizia: per te sarà quasi uno scomparire. - Udii e ascoltai tutto quello che Gesù diceva, mentre mi sentivo tanto piccola, tanto piccola, mi sentivo liquefare come cera. Feci le mie richieste e rimasi nella mia agonia...

 

   

PARA QUALQUER SUGESTÃO OU INFORMAÇÃO