CAPITOLO 18
(1944 - 1946)

LA CECITA' DI UNA COMMISSIONE ESAMINATRICE

«Questa Commisionefa voti perche l'Ecc. Prelato prenda tutte quelle misure necessarie per la gloria di Dio e la tranquillita di tante anime.» «Che si faccia silenzio sui pretesi fatti straordinarii attribuiti all'ammalata, o di cui ella si afferma protagonista.» Ah, quale orrore! Tutto e tempesta: odo il sibilare dei vent4 gli echi dei tuoni ternficant4 minacce di distruzione... Con gli occhi in Vo4 Gesu, calunnie, umiliazion4 disprezz4 odi4 obhì> hanno la dolcezza del vostro amore. Venga tutto, o Gesu, venga tutto quanto a Voi parra. Muoia il mio nome, come sento che morirono il mio co~o e la mia anima, affinche viva il vostro divino amore nei cuori e la vostra grazia nelle anime!

Poiché, nè il chiaro Referto del dott. Gomes dè Araùjo circa la constatazione della effettiva astinenza di Mexandrina da cibi solidi e liquidi e della persistente anuria, nè la Relazione firmata congiuntamente dal prof. Carlo Lima e dal dott. Azevedo (vedi capitolo 140) sono state sufficienti a fare zittire gli avversari del Caso di Balasar, il dott. Azevedo ritiene essere molto conveniente che 1'Autorità ecclesiastica competente studii il Caso.

Il Parere della Commissione.

Dopo varie insistenze, l'arcivescovo primate di Braga nomina una Commissione composta dal canonico Antonio Gonçalves Molho de Faria, presidente, e dai sacerdoti don Mvaro Dias e don Giuseppe Magalhaes Alves Costa. Notiamo che il canonico Molho de Faria era stato messo al corrente del Caso di Balasar nel 1942 da p. Pinho; aveva fatto una visita ad Alexandrina e ne era rimasto molto bene impressionato. Poi, in data 2 marzo 1943, aveva scritto a p. Pinho una lettera in cui, tra l'altro, si legge: «...Mi piacquero ed ammirai molto le lettere della sua figlia spirituale: ammirai sopratutto lo spirito di semplicità e la totale fiducia in Dio. Vi è tanta bellezza ed esattezza in alcuni particolari di reale difficoltà teologica che, sapendo noi da dove vengono, non possiamo non vedere chiaramente il dito di Dio. Vi sono anche modi di esprimersi ed immagini di una tale finezza e profondità nell'esporre certi desiderii ed affetti, che dobbiamo ammettere in lei l'esistenza di sentimenti altissimi... Credo che un giorno si farà piena giustizia.» La Commissione fa uno studio non sufficientemente approfondito: nessuno dei tre membri prende contatto con p. Pinho e quindi nessuno viene a conoscenza della vasta documentazione in possesso del direttore spirituale. Inoltre non viene esaminata a fondo l'ammalata stessa. Molto peso ha poi l'influenza esercitata dal parroco e da alcune donne a lui vicine. Il 16 giugno 1944 tale Commissione emana il suo Parere, che è sfavorevole! È scritto a mano dal canonico Molho de Faria. Si compone di due parti. Nella prima, prende in considerazione la malattia di Alexandrina, specie la paraplegia in relazione anche al fenomeno delle estasi di Passione e il suo digiuno: per la paraplegia sostiene la tesi della nevrosi e dell'autosuggestione; per il digiuno parla di anoressia, ma non trova fuori del naturale la sopravvivenza per circa due anni (1942 - 1944) e cita alcune sante che vissero per anni nutrendosi della sola Ostia consacrata. Se questa sopravvivenza si è avuta solo da parte di alcune sante, non è normale secondo la natura umana! La seconda parte sostiene che non sono autentiche le comunicazioni che Alexandrina dice di avere dal Cielo. Il sopraddetto Parere conclude dicendo: Questa Commissione sente la necessità di dire di non aver trovato nulla che attesti qualcosa di straordinario o miracoloso. Osa anche aggiungere che vi sono medici per affermare il contrario. Per conseguenza questa Commissione fa voti perché l'Eccellentissimo Prelato prenda tutte quelle misure necessarie per la gloria di Dio e la tranquillità di tante anime.» Fa stupire questo giudizio perché il presidente è proprio quel Molho de Faria che il 2 marzo 1943 aveva scritto a p. Pinho la lettera sopra riportata. Evidentemente nel frattempo è intervenuta qualche pressione che non conosciamo. E forse il canonico Molho de Faria, che un anno prima aveva espresso il suo parere con spontaneità, libero da vincoli, ora si sente frenato, si sente preso dal timore nell'emanare un pronunciamento ufficiale, impegnativo. Ricordiamo che c'è sempre una parte di sacerdoti cattolici che non conoscono la mistica, quindi sono diffidenti nei riguardi di certi fenomeni soprannaturali; e ci sono anche, purtroppo, persone che si atteggiano ad anime mistiche, mentre non sono che mistificatrici... Forse per capire qualcosa del mutamento di parere del canonico Molho de Faria è anche utile sapere che nel febbraio 1944 aveva abbandonato la casa di Alexandrina, senza preavviso, la giovane Felismina, da noi già citata (capitolo 80, nota 58) che da piccola era stata accolta per carità dalla madre di Alexandrina. Questa Felismina, penitente di Molho de Faria, era stata istigata contro i Costa da un'altra penitente dello stesso, Maria Machado (per chiarimenti sulla Machado vedi avanti, cap. 230). Nelle indagini fatte, d. Umberto Pasquale venne a sapere da Deolinda che in quello stesso febbraio il canonico Molho de Faria si era presentato ad Alexandrina per farsi narrare le cause del comportamento di Felismina. Alexandrina aveva risposto: - Ho fatto il proposito di non dire nulla... di non discolparmi. - E il canonico: - Ma qui non è il mondo che la interroga, sono io! Sappia che sta tutto nelle mie mani! - Signor padre, la mia vita è nelle mani di Dio. Ho promesso al Signore di non dire neppure una parola per discolparmi; perciò la prego di non insistere. – Il canonico se ne andò, certamente risentito. Come è possibile non riconoscere qui l'atteggiamento di Gesù davanti a Pilato? Nel 1944 Alexandrina è già molto avanti sulla via della imitazione di Cristo. Nell'ottobre dello stesso anno, in un colloquio con Gesù, invoca: - ... Rendete il mio cuore simile al vostro: per amore a Voi voglio perdonare a tutti, per amore a Voi e per amore alle anime accetto queste spine che tanto profondamente feriscono il mio capo in tutte le ore del giorno. Non dubitiamo dell'onestà dei membri della Commissione. Ma, ora che a distanza di anni sappiamo come si è sviluppato il Caso di Alexandrina, dobbiamo ammettere che quella Commissione non ci vide chiaro. Quanto profonda è la verità affermata da Pascal nel suo Pensiero 430, in cui dice che nella ricerca della verità nelle cose di Dio «c'è abbastanza luce per coloro che desiderano vedere e c'è abbastanza oscurità per coloro che hanno una disposizione contraria»!

La Circolare dell'arcivescovo.

È chiaro che l'arcivescovo primate di Braga non può non intervenire. E l'intervento non si fa attendere. Infatti in data 25 giugno 1944 emana la seguente Circolare: «Tenendo conto del motivato Parere della Commissione nominata per studiare ciò che è avvenuto circa Alexandrina Maria da Costa, della parrocchia di Balasar, nel comune di Pòvoa de Varzim, che è nominata nella Relazione qui unita, giudichiamo bene determinare: a) Che si faccia silenzio sui pretesi fatti straordinarii attribuiti all'ammalata, o di cui ella si afferma protagonista, i quali non devono essere narrati nè valutati in pubblico, ma tutt'al più confinati in un ambito strettamente privato; b) che sia fatta raccomandazione ai sacerdoti di non alimentare ma piuttosto di avversare in modo caritatevole la curiosità che per considerazioni di ordine religioso possa venire ancora a manifestarsi attorno all'ammalata; visto che tale curiosità non può essere sana e ben fondata, non è neppure lodevole; c) che la stessa raccomandazione si faccia a tutti i nostri diocesani, ogni volta che ve ne sia necessità e si possa fare in modo discreto;d) che al reverendo parroco di Balasar si comunichi che lo incarichiamo, oltre a quanto sopra, di vigilare affinchè l'ammalata e la sua casa non siano molestate da visite importune, fatte a titolo di osservazione dei pretesi fenomeni strardinarii, a cui si attribuisca carattere religioso o intenzione religiosa.

Braga 25 giugno 1944 Antonio, Arcivescovo Primate

Questa disposizione viene letta da tutti i pulpiti della diocesi!

Alexandrina nella tempesta.

Possiamo immaginare il contraccolpo che sconvolge tutti gli animi; quello di Alexandrina poi!... Ma Gesù non la lascia senza il suo aiuto: proprio il giorno 25 giugno stesso le dà da bere del suo sangue per fortificarla, come abbiamo visto nel capitolo 15°. Poi, nell'estasi del 30 giugno, Alexandrina si sente dire da Gesù quanto segue: - Basta, basta con l'offendermi; basta col crocifiggermi la mia vittima amata! Feriscono il mio Cuore divino; immolano la mia cara amata. Il mondo non ti conosce, figliolina. Il mondo non cerca il mio divino amore; non cerca di conoscermi. Che tristezza per me, mio incanto, mia colomba bella! Fuggi dal mondo e vieni a me! Vivi nel mondo appena apparentemente. Vieni, vieni, prendi il tuo posto nel mio Cuore divino. I peccatori mi scacciano, mi offendono gravemente: lascia a tua volta che io mi nasconda nel tuo cuoricino, che tanto amo. In cambio ti dò il mio divino ringraziamento. Tu vivi in me e io vivo in te. Tu sei tutta mia e io sono tutto tuo. Animo, animo, coraggio, coraggio, o colomba amata, o figlia cara! ... - Quello che interessa più di tutto in questa biografia è il vedere lo spirito con cui Alexandrina accoglie, non solo la notizia della Circolare dell'arcivescovo, ma tutta la conseguente marea di diffamazione alimentata da male lingue di persone che già la invidiavano per la sua posizione eccezionale. Riportiamo alcuni stralci dai suoi scritti di quel periodo. Gesù, sono in uno stato di grande spavento: non so ciò che ancora il mio dolore presagisce. Ah, quale orrore! Tutto è tempesta; odo il sibilare dei venti, gli echi dei tuoni terrificanti, minacce di distruzione; tutto fuggì terrorizzato. E io, tutta sola in mezzo al mare, senza barca, senza timone e senza luce, sul punto di affondare per sempre nell'abisso del mare. Orrore! Orrore! La tempesta squarcia le nubi, il Cielo si apre e si rivolta contro la Terra. Mio Dio, mio Gesù, cosa mi aspetta ancora? Mi abbandono nelle vostre braccia santissime. Nella lettera a d. Umberto Pasquale del 30 luglio 1944 si legge, tra l'altro: ... Sapesse quanto soffro!...Ma non importa il soffrire: ciò che è necessario è consolare Gesù, purchè Egli non mi venga meno con la sua grazia divina e la sua forza onnipotente affinchè io possa resistere a tutto. Riportiamo integralmente il Diario del 1° agosto 1944. Ascoltate, Gesù, il mio dolore quasi moribondo! Duro colpo gli fu dato. O dolore, dolore che uccidi il dolore, o dolore che solo da Gesù puoi essere conosciuto! Con gli occhi in Voi, Gesù, le calunnie, le umiliazioni, i disprezzi, gli odii, l'oblio hanno la dolcezza del vostro amore. Venga tutto, o Gesù, venga tutto quanto a Voi parrà. Muoia il mio nome, come sento che morirono il mio corpo e la mia anima, affinchè viva il vostro divino amore nei cuori e la vostra grazia nelle anime! Ecco, mio Amato, perché mi lascio immolare. Ma come resistere a tanto? O Gesù, guardate questo cuore che scoppia, che si disfa nel dolore: non ne può più per tanta oppressione, se non venite in mio aiuto. Venite, venite, o Gesù! Aiuto, aiuto, o Gesù! Vogliòno privarmi di tutto: mi minacciano persino di lasciarmi senza di Voi (eucartstico) proibendo al signor parroco di venire presso di me, se non in pericolo di morte: questo nel caso in cui io non obbedisca. Obbedisco, obbedisco, mio Gesù, con la vostra divina grazia! O santa obbedienza, quanto io ti amo per Gesù e per le anime! Mi hanno lanciata in pubblico senza il mio consenso: non ne seppi nulla. E ora, mio Gesù, a costo del mio dolore, vogliono raccogliere le penne che il vento tanto furioso sparpagliò?! Come, Gesù, come? Ani, mai più, mio Gesù, mai più! Oh, almeno potessi vivere nascosta! Ahi, potessi almeno amarvi come tanto desidero, essere vostra, mio Gesù, in modo da non poterlo essere di più; ma perdonatemi, o mio Gesù, perdonatemi: vorrei, ma senza avere questa vita così (straordinaria). Ah, quanti che nulla conoscono di questa vita (mistica) e sono santi! E io, mio Gesù, tanto piena di miserie! Oh, quante nostalgie degli anni ormai passati! Tanti colloqui ebbi con Voi, e senza che nulla si sapesse! Darei vite, mio Gesù, darei mondi per vivere nascosta. Perdòno, Gesù, non ho volere, non ho volontà. Mio Dio, almeno sapessi che con la mia sofferenza fosse completa la vostra consolazione! Potessi io vivere chiusa in questa cameretta, essendo Voi, mio Gesù e queste povere pareti gli unici testimoni, senza che i miei e tutti quanti mi sono cari potessero ricordare che io vivevo qui e che in nessun giorno della vita io sono vissuta in loro compagnia! Allora non soffrirei più. Ma vedo che chi soffre di più è il vostro Cuore divino e che quelli che mi sono cari soffrono con me: non possono dimenticarmi e perciò questo mi fa soffrire il massimo possibile. Quante volte non posso trattenere le lacrime, cieca, cieca di dolore! Mi viene in mente: è più perfetto non piangere, Gesù rimane più contento. Fisso i miei occhi in Gesù crocifisso, li alzo al Cielo, rimango per un po' di tempo a contemplare Gesù e subito le lacrime, che parevano non avere mai più fine, ristagnano: sento vita nuova. Mio Dio, che lotta tremenda! Povera me, senza di Voi! Gesù, Mamma, aiutatemi! Sono la vostra vittima. O santa Teresina, santa Gemma, san Giuseppe e santi miei diletti, aiutatemi! O Cielo, o Cielo, conto su di te. Non lasciatemi mai riposare, mio Gesù, non lasciate mai che le mie labbra cessino di ripetere sempre: - Vi amo, Gesù, sono la vostra vittima. - Mi diano gli uomini la sentenza che vorranno, non importa. Datemi Voi, o Gesù, la sentenza che vincerete in me e che io Vi amerò e Vi darò anime. Gesù, non vedo il mio passato nè il mio presente, vedo solo il futuro: vedo il mio sangue scorrere tra spine; in una notte tremenda e oscura va il mio dolore, che ha vita, a camminare in quel sangue, a bagnarsi, a inzupparvisi. O mio Dio, che tormento! Non so dirvi ciò che sento: soffro e il dolore va scomparendo a misura che vado soffrendo. Nulla mi appartiene e muoio di dolore, Gesù, e ho sete di maggior dolore. Gesù, solo Voi mi comprendete: ho fame, ho sete, muoio, muoio, o Gesù! E quello del 10 agosto, quasi integralmente. O Gesù, guardo da una parte e dall'altra: non vedo nessuno; temo e tremo; ahi, che sgomento! Non cessa la lotta. Si ricordi che Alexandrina aveva fatto il voto del più perfetto» (vedi Vedo nell'oscurità scorrere il mio sangue; e il dolore, quasi moribondo, segue lo stesso cammino. Sangue e dolore, morte ed eternità. Ascoltate, Gesù, udite, Mamma: è un dolore agonizzante; non vi è chi abbia compassione del mio dolore. Guardate, Gesù, guardate e vedetelo inzuppato nel sangue! Gesù, Gesù, non lasciatemi senza ricevervi (nella Gomunione): perdere tutto tutto, ma ricevere la Comunione! Perdere tutto, ma possedere Voi. Ml'udire là fuori delle risate come di chi gode in grande allegna, sentivo, senza volerlo, quasi nostalgia di godere io pule di quella allegria. Mio Dio, che vita tanto male compresa! Se non fosse per l'amore a Gesù, se non fosse per le anime, non starei soggetta ai giudizii degli uomini, non dovrei obbedire loro. Questi pensieri passavano rapidi come lampi. E mi sentivo come obbligata a scambiare tutte le allegrie con l'amore di Gesù. Gesù, Gesù è degno di tutto. Le anime, le anime! Questo pensiero vibrò in me, accese dei desiderii più saldi di camminare tra spine, bagnata nel sangue, solo nel sangue. Mi diede una chiara conoscenza di ciò che è Gesù e di ciò che è il mondo. Mio Dio, mi rialzo di qui per cadere di là. La lotta continua. Sento nostalgie (è giovedì) della mia crocifissione dei venerdì (quella con movimenti), ma ho orrore delle estasi. Temo i venerdì, temo i primi sabati (in questi ha estasi con la presenza della Madonna), temo qualsiasi giorno ed ora, mio Gesù, nei quali vi degnerete di parlarmi. Questo sarà non perfetto? Abbiate pietà, o Gesù, abbiate compassione! Temo la mia fragilità, temo di vacillare: mi terrorizza la sofferenza, ma confido in Voi. Il mio volere è il vostro, solo il vostro, mio Gesù. Che sto io qui a fare? Non permettete che io sia la disgrazia delle anime! Mi preoccupa tanto che si dica che certe cose sono necessarie per tranquillizzare le anime. O Gesù, spero in Voi, confido in Voi. Tranquillizzate la mia povera anima! Passarono alcune ore. Era notte alta, molto alta. Tutto in casa riposava: solo il mio dolore, la mia tremenda lotta continuava. Venne Gesù improvvisamente, mi abbracciò in fiamme d'amore. - Dammi la tua mano, figlia mia: non ti promisi io di venire a rialzarti dal tuo scoraggiamento? Va tra le braccia della tua Mamma celeste, và a prendere conforto! - Mi sentii subito tra le braccia della Mamma e come una bimba buttai le mie braccia al suo collo. Ella mi strinse dolcemente e mi accarezzò, coprendo di baci il mio volto. lo non so se piangevo, oppure no, ma sentivo che piangevo. Ella mi asciugava le lacrime col suo santissimo manto e mi diceva: - Non piangere. Consola con me il tuo e mio amato Gesù. Egli è tanto offeso! Su, prendi coraggio! - E Gesù al mio fianco mi diceva: - Il tuo dolore, figlia mia, il tuo martirio strappa dagli artigli di Satana le anime che egli mi rubò con tanto furore... Coraggio! La tempesta passa. Ricevi grazia, ricevi amore e ricevi la luce del divino Spirito Santo. - Poco dopo, in una dolce pace, mi addormentai. La grande tempesta fa soffrire orribilmente Alexandrina, ma allo stesso tempo ne fa scaturire sentimenti meravigliosi ed espressi anche in modo stupendo, come già due anni prima, quando ricevette il colpo dell'allontanamento di p.Pinho: si vede qui il cristianesimo veramente vissuto! In un momento di scoraggiamento, arrivai a domandare al mio medico (Azevedo) se potevo fuggire fuori di qui, ove nulla più si sapesse di me. - Mio Gesù, volevo andarmene ma non per fuggire al dolore, lo sapete bene: volevo fuggire per rimanere dimenticata, per non essere d'inciampo alle anime, per non causare loro turbamenti, come qualcuno afferma. Io non chiedo vendetta per coloro che mi fanno soffrire; desidero per tutti ciò che desidero per me: la massima grazia e il massimo amore. Non sono parole uscite solo dalle mie labbra: mi escono dal cuore e dall'anima. La vendetta che desidero per coloro che mi feriscono, la voglio per me stessa. Soffro da parte degli uomini, soffro da parte del demonio, che violento combattimento!... Anche certa stampa interviene nella campagna denigratoria, ferendo moltissimo Alexandrina e tutti i suoi. Ecco quanto depone d. Umberto Pasquale al Processo Diocesano: «Soffrì pure assai per gli articoli che si scrissero contro di lei in giornali - credo nel "Jornal de Noticias" di Oporto, non ne sono certo - scritti da p. Agostino Veloso, al quale del resto rispose il dott. Dias de Azevedo, contro la volontà di Alexandrina e mia, che non volevamo dare pubblicità al Caso.» Le spine, quindi, le vengono da varie parti: Oh, quante spine feriscono questo cuore che ormai non esiste se non per soffrire! È dal profondo dell'anima che Vi chiedo perdòno per quelli che tanto crudelmente mi feriscono. Sono ferita da quelli dai quali meno dovrei esserlo; ma anch'io mi comporto così verso di Voi: mio buon Gesù, perdonatemi! Alla fine di aprile del 1945, invocando il Sacro Cuore di Gesù, dice: Siate sempre la mia forza e lasciatemi entrare nel vostro Cuore divino con tutti quelli che mi sono cari, affinchè Voi li ricompensiate per me, dando loro tutte le vostre grazie e tutto il vostro amore. Lasciatemi entrare con tutti i sacerdoti, affinché imparino dal vostro Cuore divino e divengano somiglianti a Voi. Lasciatemi entrare con tutti i peccatori, affinchè si convertano e non Vi offendano più. Lasciatemi entrare con tutti quelli che mi hanno offesa affinchè li perdoniate e diate loro anche il mio perdòno. Lasciatemi entrare col mondo intero, affinchè esso sia salvo, poiché nel vostro divino Cuore non corre più pericolo.

Comincia ad apparire una schiarita.

Passano i mesi, passano più di due anni... Poi l'atmosfera a poco a poco va rasserenandosi. Nel novembre del 1946 l'arcivescovo di Braga concede il permesso di visitare Alexandrina ad un medico che è fratello del cardinale Patriarca di Lisbona, Cerejeira, accompagnato da varie persone, come si apprende dalla seguente Lettera di Alexandrina a p. Pinho, già esiliato in Brasile (vedi cap.130). Venne qui anche un medico che è fratello del signor cardinale Patriarca. Rimase molto mio amico. Venne in un venerdì e con varie persone. Erano andati a chiedere il permesso al signor arcivescovo; egli li autorizzò, così come già varie volte aveva autorizzato altri, ma sempre a richiesta della famiglia del signor cardinale Patriarca. A me sarebbe molto piaciuto stare sola con Gesù. Mi sento tanto umiliata nel vedermi circondata da persone!... Si deduce che il rigore delle proibizioni delle visite va attenuandosi. Ottengono l'autorizzazione a visitare Mexandrina anche alcuni sacerdoti. Per esempio, nel 1947 un padre carmelitano, p. Isidoro Magunha, professore di mistica e di ascetica, come vedremo avanti nel capitolo 23°.

 

   

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