CAPITOLO 10

ALEXANDRINA E LA VITA DIVINA

In questo capitolo si accenna a quanto Alexandrina sente vivere in sé della vita divina, alle sue relazioni con la Trinità Santissima, alla sua progressiva trasformazione in Gesù e, alla fine, alla sua lotta contro i dubbi circa la Fede.

Come Alexandrina vive la vita divina.

Presentiamo alcuni brevi stralci dei suoi scritti, in ordine cronologico:

Desidero cominciare una vita nuova, una vita solo di Gesù: vorrei una vita in cui non entrasse nulla di umano; vorrei una vita solo di amore, di purezza e di dolore.

Sì, voglio vivere solo per Gesù: fare già della Terra il Cielo, vivendo solo la Sua vita divina.

Dio in tutto e sopra tutto. Passerei tutto il tempo della mia vita a pensare solo a Dio. Tutto passa, solo Dio resta. Il pensiero di Dio abbraccia Cielo e Terra. Mi immergo in Dio: posso amarlo e pensare a Lui per tutta l'eternità. Questo pensiero mi rialza dal mio scoraggiamento: solo pensando così soavizzo il mio dolore. Solo immersa in Dio posso sorridere al quadro doloroso e triste che si presenta davanti a me.

Gesù che non viene meno e che è la forza dei deboli ma che confidano solo in Lui, mi passò, posso quasi dirlo, da questa vita ad un'altra: andai a godere delle sue carezze e di quelle della Mamma celeste, andai a godere solo d'amore. Egli, nello stesso tempo, mi parlò: - Il mio amore inebria le anime, riempie i cuori, prepara in essi un trono di delizie per me.-

(dopo un attacco del demonio)

Amarvi, amarvi, mio Gesù, nascondermi in Voi, in Voi scomparire per sempre! Io sono la vostra vittima: amarvi sempre, peccare no!

Soffrire milioni di volte innocente, piuttosto che una sola volta colpevole. Non voglio perdere per un solo momento la mia unione con Dio.

Il mio cuore fugge verso la grandezza del Cielo. Ma ahi, fugge tanto pieno di amarezze, tanto oppresso dal dolore! Nel vedere però chiaramente tanta grandezza e tanto amore, dimentica tutto: tenta di non ricordare il dolore per perdersi in quell'oceano infinito delle meraviglie del Signore. Quale impegno ha di volare verso l'Alto senza essere macchiato dalla polvere immonda dell'umanità!

Cosa vedo in me? Miseria, solo miseria. E non esco da questa. Però questa miseria, questo nulla vuole amare tanto tanto, vuole perdersi, consumarsi nell'amore divino. (dopo aver ricevuto l'Eucaristia misticamente e la trasfusione, esclama):

O Gesù, quale profumo angelico! Quale vita, quale vita tanto celeste! Mi pare di non aver neppure corpo! Tutto il mio essere è un soffio immerso nella vita divina. Siate benedetto, mio Gesù! Il mio eterno «grazie!».

Alexandrina e la Trinità Santissima.

I seguenti brani, riportati sempre in ordine cronologico, esprimono la presenza della Santissima Trinità in Alexandrina, sia con affermazioni che sente fare da Gesù, sia con descrizioni che lei stessa fa.

…Così passavo le mie ore e mi raccoglievo in me per parlare con le Persone divine nella mia anima. Sento tante volte la loro regalità divina in me! Mi piace tanto vivere nella solitudine e nel silenzio con queste Persone. Sento che il divino Spirito Santo sul suo trono, sul trono del mio cuore, tra il Padre e il Figlio, ma più in alto di loro, batte le sue ali bianche come per tenermi sveglia e dirmi che Loro sono li. Mi irradia con il suo amore, mi dà effusioni del suo divino fuoco, mi porta a ispirazioni sante, mi stimola a praticare opere buone, opere di carità e tante volte con molto sacrificio. Per quante cose io sento la sua azione divina!... O divino Spirito Santo! Con la sua luce vedo tante cose nelle anime, tante volte ansiose di dirmele, senza averne il coraggio. Lo Spirito Santo mi dà conoscenza di tutto; e quante volte mi dà veri presentimenti, come dell'arrivo di persone presso di me, avvenimenti, eccetera!

Il divino Spirito Santo è fuoco che mi illumina e molte volte mi eleva verso le cose alte: mi perdo in Lui e sono investita dai uoi raggi. Oh, potessi fare in modo che tutte le anime conoscessero e sentissero in sé la presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!

(subito dopo l'estasi di Passione)

Mentre soffrivo così, cominciai a sentire nella mia anima un battere di ali: discese dall'alto, si abbassò a me. Vidi con gli occhi dell'anima: era una colomba piena di candore; fece del mio cuore il suo nido... In questi momenti mi immersi tutta in quello splendore, in quella luce; e la mia anima cessò di soffrire. E Gesù, il mio Gesù, cominciò a dirmi: - Sei piena di grazia, figlia mia, perché Gesù è con te. Sei piena di luce, purezza e amore, perché dal Cielo discese ora a te lo Spirito Santo. Abitava già in te, ma ora è sceso in te più che mai: lasciò il suo trono di gloria e venne al mio trono, al mio paradiso, al mio Cielo sulla Terra: venne al nido del tuo cuore. Discese a te come un'altra volta discese sugli apostoli. Da oggi in avanti (marzo 1945) avrai luce, tutta la luce per comprendere e conoscere la grandezza del mio amore, il mio potere, la mia misericordia e la gravità dell'offesa fatta al mio Cuore divino. Sei un libro di scienze, sei lo scrigno dove sono depositate tutte le scienze divine, tutto ciò che appartiene al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. O meraviglia, o prodigio senza l'uguale!...

Sei il vaso pieno di aromi; il tuo cuore è il trono di amore, di purezza, di delizie per tutta la Trinità divina: abita in te per arricchirti sempre con tutta la grazia e le ricchezze divine. Và, con la forza del tuo Gesù, a dettare tutto perché nulla rimanga occulto. Sono le maggiori grazie e meraviglie che in tutti i tempi ho operato nelle vittime. Và in pace, luce del mondo, medicina delle anime, medicina dei peccatori!

Voglio vivere dentro a questo corpo che non esiste; voglio vivere tanto addentro in esso la vita interiore, la vita intima con Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, da non volerne uscire fuori per interessarmi delle cose esteriori, senza continuare a vivere sempre in quella vita intima. O mio Gesù, non permettete che il mondo mi separi da Voi!

(sente dire da Gesù):

È quasi completato il mio divino lavoro nella tua anima (siamo nell'agosto 1948). Ho lavorato con mio Padre e con il divino Spirito Santo: quali grandi meraviglie e numerosi prodigi abbiamo operato in te!... –

(appena finito di rivivere la Passione)

Passati alcuni minuti, ricevetti vita e una grande luce con una pace tanto soave, che poteva venire solo dal Cielo... Passai ad avere la visione del Cielo: mi sentii quasi morire di gaudio. Il Cielo era illuminato da una luce più splendente del sole; gli angeli formavano degli archi tutti intorno al di sopra delle anime; in mezzo ad esse splendeva il volto incantevole della Mamma; più in alto, dal trono della Santissima Trinità, dallo Spirito Santo venivano raggi dorati molto splendenti che, come frecce, mi ferivano il cuore...

(Durante l’estasi dopo la Passione e prima della trasfusione)

Gesù venne improvvisamente conducendo con Sé il Padre e lo Spirito Santo. - Figlia mia, lo Spirito Santo dilaterà il tuo cuore, farà più ampia la nostra dimora, mostrerà quanto ha lavorato in te. – Venne quella bellissima colomba, preparò il suo nido, lo dilatò: diventò grande, diventò infinito… Avevo luce, avevo pace. – Infiammati, inebriati in questo Spirito divino o sposa diletta! Tu vivi in noi e noi in te. Tu sei il Tabernacolo della Santissima trinità. -

(prima della trasfusione sente Gesù dirle:)

La Santissima Trinità è nel tuo cuore; il Divino Spirito Santo ti avvolge, ti irradia, parla in te. Coraggio nel massimo del tuo martirio (siamo gia nel luglio del 1955)! Le anime, le anime, vi sono le anime da salvare! - Alexandrina si sente in grandi abissi di tenebre, tormentata dai dubbi circa la Fede:

Durante questa lotta, questo combattimento grave e accanito, venne il mio Gesù, mi rialzò con cura e amore: uscii dalla profondità dell'abisso verso la soavità e la luce del suo Cuore divino. - Figlia mia, figlia mia, riàlzati, sono io a darti la mano; vieni, figlia, vieni! Ascoltami: hai nel tuo cuore il Cielo, la Trinità divina che non è venuta perchè abita sempre in te. Si delizia tutta quando parli di Lei: quale gloria, quale gloria Le viene data per mezzo tuo! Quante anime vivono la vita interiore, la vita della Santissima Trinità, per mezzo tuo! Fin dal tuo battesimo tu possiedi in te questo Cielo divino, sebbene tu non lo senta...

Coraggio, coraggio! Non sei mai sola: hai l'assistenza del Cielo. Osserva l'opera dello Spirito Santo: come Lui lavora, come ritocca e dilata il tuo cuore affinchè lì regni completamente la Santissima Trinità: vi regna, vi regna sempre.

Come Alexandrina «sente» l'Eterno Padre.

Ci sembra che sarebbe una lacuna grave il tralasciare di aggiungere almeno qualche accenno su come Alexandrina «sente» l'Eterno Padre. Arrivati a questo punto, infatti, il lettore può essersi reso conto solo parzialmente del concetto che Alexandrina ha della prima Persona della Trinità Santissima. Chi è mai per lei il Padre? La nota insistente, quasi unica, è stata quella del Giudice severo, che deve castigare, che richiede riparazione, che si presenta tra «nubi nere» con fuoco e minacce di distruzione: il Dio del Sinai, insomma. Ma questo è solo l'aspetto che Alexandrina subisce in quanto vittima di espiazione; vive anche altri sentimenti riguardo all'Eterno Padre. Egli è sì giustizia ma è anche, e sopratutto, amore. Quindi quando fa sentire il suo rigore è per scuotere e far sì che l'umanità decaduta si raweda. E' note come anche S. Giovanni della Croce nel libro della «Salita al monte Carmelo», vede Dio come è rivelato nell'Antico Testamento, il Dio davanti al quale ogni creatura è il nulla. Ma poi, nei Trattati successivi, penetra profondamente nel Mistero della Trinità e dell'Amore Divino. Alexandrina, tutta permeata dell'amore cristiano, «vede» il Padre anche sotto questo aspetto paterno; questo è messo in evidenza, per esempio, nel Diario del 26 ottobre 1945, dove si legge che ha sentito Gesù dirle: ...

Lo vedesti mentre mostrava la sua giustizia, ma, allo stesso tempo, invitava e chiamava: era invito, era chiamata di chi vuoI salvare. - Per Alexandrina, il Padre che ama, soffre anche... Di solito si pensa che, delle Persone della Santissima Trinità, sia solo Gesù ferito dalla malvagità degli uomini, solo Gesù a soffrire: Gesù nella sua natura umana durante la sua vita terrena e poi Gesù nel suo Corpo misUco nel decorrere dei secoli; Gesù glorioso non soffre: «lo, come il Padre, nella Patria celeste non posso soffrire: soffro attraverso te» sente affermare da Gesù Alexandrina il giorno il agosto 1950 (vedi il paragrafo 4° di questo capitolo, n. 13). Cosa sappiamo dell'Eterno Padre, circa il suo soffrire? Persona che ama... si può escludere che soffra? «lo, come il Padre, ...non posso soffrire» escluderebbe una sofferenza del Padre... Eppure in certi momenti Alexandrina sente «come se» anche il Padre soffrisse per l'iniquità umana... Ben lungi da noi l'idea di affrontare l'insolubile problema teologico di un Dio che soffre, ci pare doveroso, nel tratteggiare la fisionomia spirituale di Alexandrina, riportare anche alcuni stralci in cui è accennata la sofferenza del Padre. Nel Diario del 18 novembre 1949 si legge:

Le «staffilate» (inferte a Gesù) non si fermarono solo a Lui; il cammino era aperto: vidi che quella sofferenza andava a ferire anche il suo Eterno Padre; il mio Gesù me lo fece comprendere con luce ben chiara.

Poco più avanti nello stesso Diario, detta che ha sentito dire da Gesù:

…Il dolore più profondo è il mio dolore, è il dolore del mio Eterno Padre, per crimini tanto ripugnanti, per tante iniquità. –

E nel marzo del 1950 sente Gesù dirle:

Chiedi alle anime che mi amino nella mia Eucaristia; chiedi al mondo che non mi offenda, digli che io sono triste, e triste è il mio Eterno Padre. - Ricordiamo che la Bibbia stessa attribuisce, pen analogia, a Dio sentimenti umani ("antropomorfismo"). Tale Padre, tutto amore, interviene alle volte anche con un aiuto diretto, mentre solitamente l'aiuto celeste le viene da Gesù e da Maria. Infatti, nel Diario del 20 luglio 1945 si legge:

Insperatamente si fece sentire ai miei orecchi ed echeggiò nel mio cuore una voce soavissima: «Vieni, vieni, sposa di mio Figlio, cammina, abbi coraggio!» E la mia anima vide stendersi verso di sé delle. braccia per accoglierla e per rialzare il mio corpo da tanto grande sfinimento, aiutandolo a camminare. Questa voce e queste braccia venivano dall'alto, da molto alto. Fu un invito e un aiuto del Cielo: mi attirò là ancor di più. Oh, il Cielo! Oh, il Cielo! Potessi stare là per sempre! Questa voce e queste braccia erano dell'Eterno Padre. Posso affermarlo: la mia anima Lo vide. Il demonio non vuole che io lo dica; lo faccio per obbedienza (al direttore d. Umberto). Egli sta al mio fianco pieno di rabbia; mi accusa di essere falsa e bugiarda. Questo dono del Cielo non mi portò nessuna gioia, nessuna; ma mi fortificò per salire al Calvario...

Ed ecco un quadro di squisita poesia che ci viene presentato nel Diario del 4 frbbraio dell'ultimo anno di sua vita. Alexandrina, in un momento di scoraggiamento, dice: povera me! Poi sente Gesù che le risponde:

Non è «povera te», figlia mia, ma «povero mondo»! Non è «povera te», vittima diletta, ma «povere» le anime che vivono nell'errore e nel crimine! Coraggio, coraggio! Ripeti sempre il tuo «credo» e dimmi che è per amore a me e per le anime. Quando tu dici così, con quella tua offerta tanto piena di eroismo, io guardo mio Padre e Lui guarda me e con un sorriso divino dice: «Questa è la nostra figlia benamata, sulla quale stettero e stanno sempre i nostri sguardi; questa è la nostra figlia benamata, sempre assistita dallo Spirito Santo; questa è la nostra vittima primogenita: prima nella riparazione, nell'eroismo, nella generosità; la folle d'amore per amore a noi e alle anime.» Coraggio, figlia mia!...

Un intervento dell'Eterno Padre si ha anche a proposito delle nozze celesti di Alexandrina con Gesù. Due stralci relativi a queste nozze sono riportati avanti nel paragrafo di questo stesso capitolo, n. 2 e n. 3 (sono del 1944). Qui presentiamo la visione avuta nel 1947, in cui il Padre sancisce tale matrimonio mistico. Alexandrina, mentre è in angoscia perché presagisce nuova tempesta (ha avuto qualche presentimento che le toglieranno anche il secondo direttore spirituale), ha questa visione che viene a darle conforto:

Nella notte dal 14 al 15 (aprile) una bella visione della Santissima Trinità venne incontro al mio martirio, soavizzando il mio dolore: era un trono ricchissimo; in alto, il divino Spirito Santo in forma di colomba lasciava cadere sopra il Padre e il Figlio, che erano più in basso seduti l'uno accanto all'altro, una pioggia di raggi dorati. Poco dopo, davanti all'Eterno Padre, un'anima rimase inginocchiata in segno di riverenza. Si unirono una mano di Gesù e una mano di lei, che l'Eterno Padre legò.

Tutto era illuminato: pareva il Cielo, era luce celeste.comparvero le tre divine Persone e l'anima rimase per un po' di tempo nella stessa posizione, immersa nello stesso amore.

Gesù in Alexandrina.

Gesù, è dal nulla che Voi fate tutto e riempite ciò che è vuoto. Mi avete riempita delle vostre grandezze, della vostra purezza e del vostro amore. –

(dopo la Comunione si sente dire da Gesù):

Figlia, tu non ti stanchi di dirmi di abitare in te e io non mi stanco di vivere in te...

Il tuo cuore, vittima eucaristica, è un abisso di amore nel quale io abito, nel quale mi delizio e con il quale si incendiano i cuori e le anime.

Figlia mia, è nella tua piccolezza, nella tua miseria che io nascondo la mia grandezza, la mia gloria. Io sono il centro d'attrazione delle anime. –

(dialogo tra Alexandrina e Gesù)

Io voglio soffrire e soffrire tutto; ma, lo sapete già, Gesù, solo con la vostra grazia, la vostra forza e il vostro amore posso resistere a tanto. O Gesù, abbiate compassione di me! Sento che non posso e sento che devo potere perché Voi lo volete. Come posso, mio Gesù, rimediare a questo guaio? Non posso e devo potere. - Sta tranquilla, sta tranquilla, figlia cara: non puoi da te, ma puoi con me. Tu non puoi e vuoi per amore a me; io posso e voglio per amore alle anime. Faccio di tutto, di tutto perché tu possa continuare la mia opera di salvezza.

Io sono pronta, Gesù, per tutto soffrire e amare: pronta a lasciarvi lavorare in me a volontà. Manovrate il mio corpo come Vi piace, purchè sempre siate Voi in me, affinchè con la vostra forza io soffra, con il vostro Cuore io ami..

Io so, mio Signore, che da me non potrei soffrire nulla di più, anzi, nulla avrei sofferto. Io so, mio sommo Bene, che sarei capace di negarvi tutto, se il vostro «sì» non stesse sempre nel mio cuore e sulle mie labbra. –

È Gesu a soffrire in Alexandrina

Mi pareva di non soffrire nulla. Ma avevo ragione perché non sono io che soffro: è Gesù che soffre in me.

Sento che è il Signore a soffrire tutto al mio posto: a me lascia solo una piccola briciola da soffrire. Se così non fosse, morirei di dolore. Ma anche così, con questo nulla che soffro, se Gesù non mi sostenesse, morirei.

(Gesù ad Alexandrina):

Il mondo mi offende molto: il mio dolore è immenso. Io soffro milioni e milioni di volte più di quanto ti faccio sentire. Tu soffri molto, angelo mio, soffri tanto da non poter soffrire di più: ma sono io che soffro in te. Soffri tu, ma io mi sono rivestito del tuo corpo perché tu potessi camminare con la tua croce e salire il tuo calvario. Tu vinci con la forza divina. –

(durante la Passione)

Sentii lo sfinimento del corpo e dissi: - Gesù, siate con me: non ho forza per terminare! - Abbi coraggio, figlia mia: la tua forza è divina perché sono io che sto in te.

Io, che non sono neppure un piccolo verme della terra, io, che non sono neppure ombra, che non sono nulla, come potrei resistere a tanto, se non fosse Gesù a soffrire, a lottare e a vincere in me? Ah, sì! È Lui, solo Lui con la cara Mamma ad 'essere la forza nel mio calvario. È da questi Cuori divini che mi vengono gli aneliti di darmi, di darmi, di consumarmi sino a scomparire, consumata in questi Amori. E da Loro che mi nascono i desiderii di soffrire tutto e di fare tutto per amore.

(Gesù ad Alexandrina):

Io non ho piacere di farti soffrire! Ma ho piacere di salvare le anime, figlie del mio divino sangue. Io, come il Padre, nella Patria celsteste non posso soffrire: soffro attraverso te, mia cara vittima.

O dolore che tanto costi! O dolore che non sei compreso! O vita di Gesù nelle anime, che non sei conosciuta! Io ti voglio, io ti voglio, io ti amo!

Unione trasformante.

L'unione mistica considerata al paragrafo precedente porta l'anima ad una più profonda, più intima unione con Dio: l'anima non solo sperimenta di essere «abitata» da Dio, ma sperimenta la propria «trasformazione» ed immedesimazione con la natura umana di Gesù. Questo grado supremo di unione con Dio, il più alto realizzabile sulla Terra, è indicato dai mistici con varie espressioni: matrimonio spirituale, unione trasformante,... Sono aspetti di una stessa realtà interiore, la vetta cioè del cammino spirituale. In questo paragrafo riportiamo al riguardo alcune affermazioni che Alexandrina sente fare da Gesù ed alcune frasi o frammenti di dialoghi che esprimono ciò che lei stessa sperimenta.

Gesù ad Alexandrina:

Non dubitare, io sono con te: sono il tuo Gesù, il tuo Amore, il tuo Tutto. Noi siamo degli sposi molto cari l'uno all'altro: non ci possiamo separare.

Oh, se il mondo conoscesse questa vita di amore, questa unione coniugale di Gesù con l'anima vergine, con 1' anima che ha scelto per sposa! Ma non la conosce e, poiché non la conosce, la calunnia, la disprezza, la perseguita.

In mezzo a queste ansie (di amare Gesù e di dargli tutta l'umanità) venne Gesù: - Figlia mia, angelo della Terra, fiore delicato, fiore candido di paradiso! Vieni, figlia mia, a ricevere una prova in più del mio sposalizio, della mia unione coniugale con te. - In questo momento Gesù prese la mia mano, mi baciò, mi accarezzò e mi strinse dolcemente a Sé. Rimasi come a nuotare in un mare di gaudio, in un mare d'amore.

Figlia mia, amore, amore, amore! Il tuo cuore e il mio sono uno solo: sei tutta trasformata in me. Io sono la tua vita: non hai vita umana, hai vita divina. Non hai la vita della Terra, vivi la vita del Cielo. La tua vita avrà sempre spine, una spina trapasserà un'altra spina e, così crocifissa a mia somiglianza, passerai al Cielo, inchiodata sulla croce per amore a me...

La tua ita è vita di Cristo: vive Cristo trasformato in te. Tu sali il calvario perché ora non posso salirlo io. Tu porti pure la croce perché ora non posso portarla io. Sei l'agnello sacrificato e immolato, dài la vita nella maggiore delle agonie, perché ora non posso soffrire io così. –

Alexandrina afftrma:

Il mio cuore è annichilito, ma non cessa di aggrapparsi a Gesù: non vi è forza che lo distacchi. È in Gesù che vuole riposare. Se il mondo sperimentasse la dolce unione con Gesù! Se comprendesse l'amore con cui Egli ci ama, oh, certamente non vi sarebbe più il male sulla Terra!

dopo la trasfusione si svolge il seguente dialogo:

...Ricevi pure dalle mie labbra la mia dolcezza, la mia tenerezza, tutto quanto è mio. Tu sei tutta mia e per le anime; io sono tutto tuo, mi dò a te per le anime. - Mi riempii ancora di più con ciò che ricevetti dalle labbra di Gesù. Sentii tanto il suo amore, la sua unione: mi perdetti in Lui. E in Lui mi parve di addormentarmi per un poco. - Mio Gesù, quanto piccolina io sono, quanta vergogna lo ho nel vedermi così favorita da Voi! - Ti vergogni di ricevere le mie grandezze, figlia mia cara? Non posso io scendere alla tua piccolezza e farti grande con la mia grandezza? Sei tutta mia; ho il diritto di fare dite ciò che voglio: trasformato in te, da te sono dato alle anime. –

ecco un 'altra estasi di amore:

...Rimasi col mio capo posato sul grembo di Gesù: mi pareva di stare nel centro di un rogo d'amore immenso, infinito. Quelle fiamme, quel fuoco penetrarono in tutto il mio essere. Il mio cuore e la mia anima presero una nuova vita. Io non ero più io: non ero altro che Gesù. Mi sentii come se mi addormentassi lì...

(segue la trasfusione)

Quale dilatazione io sentii (nel cuore)! Il mio cuore piccolo divenne grande come il Cielo. Non avevo forza per sopportare tanta grandezza. - Gesù, Gesù, non posso! Non resisto alla grandiosità del vostro amore. - Sono qui io, figlia mia: con me nulla puoi temere. Io vinco, io soffro, io amo in te: tu sei trasformata in Cristo, vivi la vita di Cristo, dài alle anime la vita di Cristo. –

Altre affrrmazioni di Gesù:

Sei un mare di dolore, sei un mare di amore. Sei trasformata nell'Infinito: hai potere infinito sulle anime.

Voglio che tutto ciò che è mio traspaia da te: voglio che i tuoi sguardi abbiano la purezza dei miei; voglio che le tue labbra abbiano il sorriso, la dolcezza delle mie; voglio che il tuo cuore abbia la tenerezza, la carità e l'amore del mio; insomma, voglio che in tutto tu mi imiti, ti voglio somigliante a me; voglio che tutto il tuo corpo sia il corpo di Gesù, un altro Cristo.

Vi sono molti che in te vedono solo me. Ed è ben vero, poiché non è Alexandrina che vive: è Gesù che vive in lei..

Figlia mia, sai chi ti chiama, chi è sceso nel tuo cuore a cercare gioia, a deliziarsi in esso? È il Gesù dei tuoi sguardi, il Gesù dei tuoi sorrisi, il Gesù del tuo soffrire, della tua croce, il Gesù del tuo vivere, sopratutto il Gesù di tutto il tuo amore.

Io sono la luce dei tuoi occhi, il movimento delle tue labbra, l'amo e e il Signore del tuo cuore.

Ti ho atta portatrice di tutta la mia santa Passione: ho fatto del tuo corpo e della tua anima un corpo e un'anima di un altro Cristo, rivestito dite, per continuare in te e con te la mia opera di salvezza.

Tu vivi, figlia mia, vivi in Cristo, vivi con Cristo, vivi la vita di Cristo, vivi la vita di vittima, la via di salvezza. Confida: sei trasformata in me, vivi per me e per le anime.

Figlia mia, figlia mia, quale unione quella dei nostri cuori! Nulla vi è che ci separi. Soffriamo nello stesso dolore, amiamo nello stesso amore: io sono uno con te; vivo in te la stessa vita che vivo con il Padre e sono con te uno come con il Padre. Venni sulla Terra per il Padre e in nome del Padre a riscattare il mondo. Tu in mio nome, in me e per me continui la mia opera di salvezza.

Non ti mera~liare se non comprendi la tua vita, perché è impossibile ad una creatura umana comprendere tale e quale è la vita divina: in Cielo la comprenderai; in Cielo vedrai senza alcun dubbio che solo di me sei vissuta. –

Terminiamo con 4 stralci che mettono in evidenza l'unione nel dolore e nell'amore del Guore di Gesù con quello di Alexandrina.

(Gesù ad Alexandrina):

Si sono uniti i nostri cuori per l'amore, per il dolore, per la vita...

Il mio divino Cuore soffre attraverso il tuo cuore; il mio divin Cuore ama attraverso il tuo amore: amo io e ami tu; tu ami col mio amore, tu ti dài per mio amore; tu ti logori, tu ti consumi per amore a me e per amore alle anime... Tu soffri e io soffro in te. Perché soffro? Perché amo. Perché ho dato la vita solo per dare vita, solo per dare vite. Soffro in te senza soffrire. Io sono in te la tua forza. Tu soffri perché non soffra io; tu ami perché io sia sempre più amato. –

(rivivendo l'agonia nell'Orto)

Gesù, in me, prendeva il calice dell'amarezza e frequenti volte lo offriva all'Eterno Padre. Io ero Gesù e Gesù era me: noi due eravamo la medesima offerta al Cielo.

Il Suo dolore è mio; il mio è Suo: siamo noi due nella stessa sofferenza, nella stessa unione, in uno solo. Come può Dio unirsi a me? Come può la massima Purezza, la Vita senza fine unirsi alla più grande immondezza, alla morte eterna?

Alexandrina e la fede.

Abbiamo visto nel capitolo «Vittima» al paragrafo 2° come Alexandrina vive il dramma dei dubbi sulla Fede. Riteniamo opportuno aggiungere in questo capitolo un paragrafo in cui sono riportati in ordine cronologico vani stralci che riflettono questo dramma.

La mia fede mi obbliga a credere che non vi è fortuna maggiore di quella di essere vittima di Gesù, di soffrire tutto per suo amore e dargli la consolazione di portare a Lui le pecore smarrite.

Mio Dio, mio Dio, ah, cosa mi aspetta!

(in attesa di rivivere la Passione).

Non sento dolcezza, ma come è dolce portare la Tua croce! È la fede e non altro che mi obbliga a credere. O volontà del mio Dio, tu sei il mio paradiso, la mia ricchezza.

Nella mia freddezza e nel mio oblio mi ostinavo a dire a Gesù: - Vi amo, mio Gesù, e so che Voi mi amate. Affermo che io sono vostra e Voi siete mio.

Mi parve che scendesse su di me una nube nera, nera, spaventosa: mi avvolse tutta in sé. Tutto è notte, dalla Terra al Cielo. Sotto di me, è croci e spine; attorno mi circondano croci e spine; sopra di me, croci e spine. Tutto è notte, tutto è croci, tutto è spine, dolore e sangue: morte nel mondo e morte nell'eternità.

Mi sento come se solo io e il dolore vivessimo nel mondo. Sento sftlggirmi tutti; sentii sftiggirmi Gesù. Ho per compagno il dolore, per abitazione le tenebre. Tutto ciò che nacque venne a morire in esse. Orribile cecità, tenebre spaventose! ...

Io credo, io credo che siete il mio Gesù, credo anche nelle tenebre e nel dolore: non permettete che io dubiti! Non voglio farvi dispiacere.

Quanti dolori, quanti sospiri nascosti e soffocati! Sto sotto il mondo ed è questo stesso mondo che soffoca i miei sospiri e nasconde le mie lacrime. Nessuno dei miei gridi arriva al Cielo: là non si ascolta nessun gemito, non si vede nessuna lacrima. Quale abbandono, mio Gesù, quale abbandono!

Mi trovo in un mare tempestoso; non cesso di lottare contro le onde: mi sento stanca, mi sento sfinita per tanto lottare. Voglio afferrare la sabbia, o qualcosa che mi sia di vero sostegno, e non lo trovo: tutto mi viene meno. Mi lascio abbandonare in balia delle onde.

Ecco un dialogo molto espressivo nella sua drammaticità:

Credo, nel dolore e nella gioia, nell'abbandono e nel conforto; credo, nella vita e nella morte. Sono vostra, Gesù, sono la vostra vittima.

Ripeti il tuo «credo»: devi vivere di fede, senza sentire lafede, di amore senza sentire affatto l'amore. Da te voglio solo il tuo «credo», la tua saldezza in croce, la tua generosità eroica, sempre eroica.

«Credo, credo fermamente!» ripetei tante volte sulla cima della montagna (Calvario: è venerdi), infilzata su di una lancia, ma tanto a piombo da non pendere da una parte più che dall'altra: o Dio o il demonio; o l'eternità o il nulla. Così ferita, tutta sanguinante, caddi dalla parte in cui andai ripetendo il mio «credo, credo fermamente!» Credo, sebbene io senta che il mio «credo» è tutto menzogna. Venne Gesù e mi disse: - Credi, figlia mia, credi, mia sposa amata, credi, fiore grazioso del Paradiso! Credi che io esisto, credi che sei nella verità, credi che tutta la tua vita è la mia vita. Coraggio, coraggio!...

Gesù, perdonatemi! Io non ho fede, non credo in Voi. Povera me, chi potrà aiutarmi? - Ti aiuto io, figlia mia! Tu hai una fede inflessibile, più salda di una roccia. Ripara per coloro che non l'hanno, per coloro che vivono senza Dio. Confida, confida! Le anime si salvano a milioni, a milioni. Sì, figlia mia!

Io sono la vostra vittima. Credo in tutte le cose, credonella vita eterna! Vi giuro che credo, anche se mi pare di non credere. E così vado camminando senza mare né terra, appena su di un soffio infido, che sempre mi lascia precipitare negli abissi. Aiutatemi, Gesù! Aiutatemi, Mamma celeste! Confortatemi in questo mondo di incertezze e di dubbi! O dolore, o dolore, o agonia e morte! - In questa lotta dolorosa e, per così dire continua, venne Gesù sino a me e mi parlò:

...Coraggio, coraggio! Tu hai fede, hai amore e mi dài tutto. Và, vivi di fede, ripeti il tuo «credo»! Soffri e ama, soffri e ama!

Oggi (venerdì) verso le 3 pomeridiane camminavo così, soffrivo così: senza Cielo, senza Terra, senza mare, senza poter credere in nulla del fùturo! Dall'intimo del cuore invocavo Gesù e la Mamma celeste; ripetevo senza sosta il mio «credo». Tornavo a dire: - Aiutatemi, Gesù! Dove siete? - Gesù tardò, non fu pronto a soccorrermi. Finalmente venne; mi parlò da lontano, da molto lontano: - Lotta, lotta, cammina, cammina, figlia mia! Esiste Gesù, il Cielo, l'eternità. Lotta, lotta, cammina! Vieni a me. Tu sei stata sempre mia. Confida, confida! Ripara!...

La mia anima è sanguinante, tutta sanguinante; è nelle tenebre. Ah, mio Dio, parlare dell'anima, parlare di ciò che tante volte mi pare di non avere! Quante volte una voce, è quella dell'anima e anche del po, mi grida: «Aggràppati, aggràppati!»; ma né l'una né l'altro trovano a che cosa aggrapparsi. Aggràppati, aggràppati alle tenebre, all'ignoranza, alla inutilità, alla morte! È ciò che io ho, è ciò che trovo in me. Gridare, gridare ben forte al Cielo, al Cièlo che non c'è, all'eternità che non esiste. O mio Dio, è inutile tutto il mio gridare! Mi trovo in una grande agonia. Ma io voglio, se lo vuole Gesù, stare qui per sua gloria e per la salvezza delle anime.

Non ho a che cosa aggrapparmi e sempre di abisso in abisso, di mondi in mondi vado cadendo senza fermarmi: cado, cado nel profondo, sempre più nel profondo. Stanco persino il mio fisico nel voler aggrapparmi a qualcosa che non trovo. Queste cadute non mi portano a scomparire per sempre; e io continuo, continuo a ripetere il mio «credo», affondando sempre più.

Mio mio Dio, mio Dio, non voglio dubitare: voglio credere in tutto quanto è vostro e nella vita eterna... È infinito il mio dolore, è infinita l'agonia della mia anima! Se alzo gli occhi al Cielo, esso non esiste; se li abbasso sulla Terra, non trovo in essa nessun conforto: e tutto va a finire nella Terra stessa. È quanto io sento, ma non è quanto io credo. Costi ciò che costi, sanguini io ciò che sanguini, anche mentendo a me stessa ripeterò sempre: credo in Dio, credo in tutte le verità eterne, credo che ho un'anima figlia del sangue di Dio! Sempre lottando, tentai oggi, in spirito, di abbracciare il Cielo e la Terra: il Cielo, dimora di Dio; la Terra, apportatrice della mia croce. Quale sforzo io feci per questo abbraccio! Il cuore, tra l'uno e l'altra, esplodeva come bomba che scoppia... Ripetevo il mio «credo», ma sentivo come se vi impiegassi un'eternità a ripeterlo.

Sempre lottando, sempre aggrappandomi, aggrappandomi senza avere a che cosa, vado io, di caduta in caduta, di abisso in abisso verso abissi senza fine di tenebre, di morte, di inutilità. E senza fede, mio Dio, senza fede! Vado sempre ripetendo nel mio intimo: - Tutto per amore a Voi, Gesù, e per le anime! - Faccio conto di essere piena di vita, di ardere d'amore, faccio conto che tutto il mio vivere sia rose, quando solo spine mi fe scono; faccio conto che il sole splenda con tutti i suoi raggi dove tutto è abissi, abissi di oscurità.

In un'angustia lancinante ho ripetuto i miei atti di fede. - Credo, Gesù, credo che fù per me la vostra nascita, il vostro Orto, il vostro Calvario. Credo, Gesù, credo! - I miei abissi erano tanto tetri e profondi che solo un Dio poteva penetrarvi: fu quanto Gesù fece. Scese sino alla mia profondità, portò alla superficie il mio povero essere e lo illuminò con alcuni raggi della sua luce. (ultimo Diario, 2-9-1955)

 

   

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