CAPITOLO 9

ALEXANDRINA E LA PREGHIERA

Molta luce sulla vita spirituale di Alexandrina ci viene dallo studio del suo comportamento nei riguardi della preghiera. Dai numerosissimi brani dei suoi scritti che si riferiscono a questo argomento ne abbiamo stralciati alcuni, che abbiamo tentato di classificare in piccoli insiemi per comodità del lettore; ma la classificazione, come già detto per altri capitoli, va intesa in senso molto elastico perché tali insiemi in molte parti si intersecano, interferiscono. Come premessa riportiamo il seguente brano tratto dal Diario del 19 luglio 1945 in cui Alexandrina descrive con semplicità i vani passaggi della sua vita di preghiera, nel corso degli anni.

Non ho forza per pregare. Quando ero piccola, pregavo tanto e amavo tanto la preghiera. Passarono gli anni, venne la malattia e l'amore alla preghiera continuò. Non rimanevo soddisfatta se qualche giorno dovevo tralasciare alcune preghiere da recitarsi quotidianamente. La malattia si aggravò. Per mancanza di forze dovetti riassumere le preghiere quotidiane. Ma andò aumentando la mia unione con Dio; però non cessavo di soffrire quando dovevo tralasciare di recitarle. Che cosa è ora la mia vita di preghiera? È quasi solo mentale, ma posso dire che è quasi continua. Dico a Gesù che mi abbandono tra le sue braccia: è tra esse che voglio pregare, è tra esse che voglio soffrire e vivere persino anche durante i miei leggeri sonni. Quante volte la mia preghiera continua mentre coloro che mi fanno visita parlano presso di me! Distaccata dalla conversazione, se non è rivolta a me, resto unita a Gesù, anche se non Lo sento e non Lo vedo per l'oscurità delle tenebre (spirttuali). Ma Gesù sa che io sono con Lui e che voglio solo ciò che vuole Lui.

Ringraziamento.

Tutti i giorni, dopo la S.Comunione, recito il «Magnificat» per ringraziare dei dolori e delle gioie di ogni giorno, ancora prima che arrivino. Gioie, non ne ricevo mai.

Ebbi delle gioie che subito morirono e delle spine che sempre rimasero a ferirmi: ricevetti tutto come regali di Gesù. Tutto Gli offersi, ringraziandolo di cuore: - Molte grazie, mio Gesù! Le umiliazioni mi fanno tanto bene all'anima! A me il vostro divino amore e a Voi tutta la gloria, mio Gesù.

Io vedo la mia miseria e Vi ringrazio infinitamente per tanto grande grazia.

Siate benedetto, mio Gesù! Il mio eterno grazie sempre, sempre, notte e giorno. Grazie, grazie, Gesù, nella consolazione e nel dolore, nella vita e nella morte.

Grazie, grazie, mio Gesù, per tutto il dolore e per tutto l'amore che mi date! Grazie, il mio eterno grazie!

Io ringrazio per tutti i benefici che ricevo: quelli di cui sono a conoscenza e quelli che ignoro, per tutti quelli che ho ricevuto e per quelli che riceverò nel tempo e nella eternità, che è il Cielo; e ringrazio per quei benefici concessi alle anime per mezzo mio. Ringrazio per coloro che non ringraziano il Signore, per l'umanità intera. Ma chiedo a Gesù che accetti questo ringraziamento non come mio, bensì come se fosse ognuno a ringraziarlo, affinchè non senta l'ingratitudine di nessun'anima.

Contemplazione, meditazione, lode.

Abbiamo visto che il suo atteggiamento contemplativo è in germe fin dai primi anni dell'infanzia: si rilegga nella Parte I al capitolo 2° il n. 20.

I brani sottonportati sono scelti dalle Lettere, a partire dal 1935 e dai Diarii.

Mentre pregavo, lo facevo con l'intenzione di stare davanti a Gesù sacramentato in tutti i Tabernacoli del mondo, ricordandomi anche di adorare la Santissima Trinità presente nella mia anima. O mio Gesù, che momenti tanto felici! Come mi sentivo bene!

Mi alzai cieca di dolore e andai alla finestra: non trovavo la posizione giusta. La notte era bella. Tutto dormiva; la casa era nel silenzio. Tutto il mio essere era morto. Contemplavo il cielo scintillante di stelle; la luna era splendente. Meditavo sulle bellezze e grandezze del mio Creatore. Tutto quanto contemplavo era motivo per ferire di più il mio povero cuore. Rimasi per lungo tempo in un profondo atto di ringraziamento al Cielo. Dicevo a Gesù: - Io non Vi vedo, non Vi sento, ma so che siete il mio Creatore e quando mi avete creata già sapevate che io oggi dovevo stare qui a contemplare le vostre grandezze, già sapevate che la mancanza di aria che oggi sento (siamo in un afoso agosto) necessitava del vento che mi date. Un eterno "grazie", mio Gesù! Il vento era forte: pareva che abbattesse tutto. Mi obbligava a meditare sugli orrori dell'inferno, sulla vita e sui tormenti dei dannati. Di nuovo contemplavo il cielo e le stelle. Chiedevo a Gesù che moltiplicasse milioni e milioni di volte più del numero delle stelle i miei atti d'amore per i tabernacoli: non Lo volevo solo e volevo che là Egli avesse soltanto amore.

La mia anima continua ad esigere la solitudine. È al brillare delle stelle ed alla luce del chiaro di luna che io tutta sola mi metto a meditare. Chiedo a tutti gli astri che amino Gesù per me. Nel contemplare il cielo Gli dico molte volte: - Gesù, non Vi vedo, ma so che Voi vedete me. Non sento di amarvi, ma confido che Voi mi amate. Allietatevi Voi nel mio dolore, consolatevi Voi nella mia sconsolazione. Guarite la ferita del vostro Cuore divino con il dolore che le vostre grandezze causano nel mio.

Fissavo il Cielo piena di nostalgie e dicevo: - Oh, come è bello Colui che ti creò! - Il cielo mi dava da meditare continuamente: sarebbe stato sufficiente come mia preghiera, anche se non avessi saputo altra preghiera.

Fuggo verso l'oscurità e la solitudine della notte. Faccio meditazione contemplando il firmamento. La notte era oscura; non scintillavano le stelle. Dissi un «grazie» a Gesù per quella oscurità e tenebra, che assomigliava alla oscurità e tenebra della mia anima. Si udivano dei canti notturni: i grilli, i grillitalpa, ecc. Tutto lodava il suo Creatore: bisognava che Lo lodassi io pure. Mi unii a loro per benedire il Signore di tutte le grandezze. Furono due ore di contemplazione al Cielo. La mia anima non sentì nessun sollievo. Tornai a coricarmi nella mia amarezza,contenta della volontà di Gesù.

A notte andai a fare la mia meditazione nell'atrio. Stavo con gli occhi fissi al Cielo mentre il mio povero cuore sanguinava sulla Terra. Era in un'estrema agonia di anima che io facevo salire al Cielo le mie povere preghiere. Quanto più ammiro le bellezze del Creatore, tanto più piccola mi sento davanti ai suoi occhi divini.

Nel contemplare il cielo feci il mio esame di coscienza e la meditazione. Ringraziai Gesù per tutto quanto Egli creò per me e per tutto quanto mi faceva soffrire. Lo adoravo nel tabernacolo, Lo adoravo nel Cielo con la cara Mamma e tutta la Trinità Santissima, Lo adoravo nel mio cuore e, pensando alla ricchezza che avevo in me, mi giudicavo un Paradiso in Terra. E, senza cessare di fissare il cielo, balbettavo: il Cielo, il Cielo, il premio per il mio soffrire! - O Gesù, se in Cielo io corressi il pericolo di offendervi, rinuncerei a tutti i gaudi e incanti, solo per non offendervi. Io voglio amarvi, solo amarvi.

Nel mio più grande dolore, nelle ore più silenziose della notte vado a contemplare il cielo. Tutto è nulla, tutto è morte per me. Solo le grandezze del mio Creatore, il suo potere infinito risollevano il mio spirito, ma lasciandomi sempre nella mia piccolezza, nella mia profonda miseria. - Gesù, la tua Patria mi eleva a Te. Esco dal mio nulla nelle tue cose: sono grande in ciò che Tu hai creato. Grazie, mio Gesù, che tutto hai fatto per mio amore!... Gesù, quando mi porti alla tua Patria? Hai creato il Cielo per mio amore e per aprirmi le porte hai versato tutto il tuo sangue. Grazie, mio Gesù! Accetta le mie sofferenze: sono tutte per amore a Te, tutto soffro per darti le anime. - E non mi stancavo di far salire al Cielo tutti i miei dolori per consolare e riparare il mio Gesù, e perché Egli ne facesse ciò che Gli piaceva.

Tutto era in silenzio; si udiva appena il latrare lontano di un cagnolino. Io dissi: tu stai lodando il tuo Creatore e io, che Lo dovrei lodare e amare, non faccio nulla. - O Gesù, perdonatemi: sono una ingrata, sono peggiore delle belve verso di Voi; perdonatemi! - Il mare cantava e persino esso lodava Gesù e Gli Qbbediva stando là nei suoi confini. - Mio Dio, tutto Vi obbedisce; solo io mi rivolto contro di Voi, Vi offendo e Vi faccio dispiacere.

Nel meditare sulle grandezze del Signore, sul suo potere infinito, sull'amore che Egli ha per noi, non potei trattenere le lacrime. Nel vedere la mia ingratitudine e l'ingratitudine del mondo dicevo: - O Gesù, non so come non abbiate già abbandonato i tabernacoli e non siate volato in Cielo lasciandoci soli sulla Terra. Il sole Vi obbedì e si nascose; la notte Vi obbedì e apparve con il chiaro di luna e le stelle. Come tutto questo è bello! E tutto per amore a me. Tutto Vi loda; permettete che mi unisca a tutti gli esseri che ora Vi lodano: voglio lodarvi io pure. Che tristezza: solo gli uomini Vi offendono! Almeno potessi io riparare per tutto!

Vado alla finestra a contemplare la notte, il tabernacolo a invocare Gesù per alleviare il mio dolore. Invoco Gesù e Gli dico: - O Gesù del tabernacolo, o Gesù del Paradiso, aiutami, soccorri la tua figliolina! Io voglio amarti e non ho amore: dammi l'amore che Ti ha legato al tabernacolo, dammi l'amore che Ti ha portato a creare tutto per me, dammi l'amore della Mamma celeste, dammi l'amore di tutto il Cielo! E con questo amore che Ti voglio amare; è con questo dolore immenso che voglio consolare e riparare il tuo Cuore amante. - In quei dolorosi momenti udii da lontano canti e suoni mondani: furono lance che si confissero profondamente nel mio cuore; furono spine che sempre più lo dilacerarono. Io non potevo resistere al dolore e alla tristezza che Gesù sentiva: volevo cadere in ginocchio e passare la notte in preghiera e penitenza. L'ora era avanzata; mi ricordai che dovevo obbedire coricandomi e chiedendo a Gesù che mi lasciasse riposare (ordine del medico Azevedo). Alzai gli occhi al Cielo, desiderosa di fare a Gesù una prece fervorosa, piena di amore: - Gesù, Gesù, con tutte queste luci che scintillano in cielo e con la vostra luce divina penetrate in tutti i cuori che ora stanno offendendovi. Chiamateli a Voi, date a tutti il perdòno.

Contemplavo il cielo, le stelle. Feci questa preghiera: - Gesù, io contemplo il Cielo, la tua Patria; contempla Tu il mio cuore. Io Ti adoro nel tuo trono, nel Paradiso e nei tabernacoli, le tue prigioni d'amore. E Tu chinati su di me, abbi compassione del mio povero cuore e infiammalo di momento in momento sempre di più coi raggi del tuo amore.Voglio che nascano di momento in momento, per andare dal mio cuore al vostro, raggi d'amore in tanta abbondanza come acqua che continuamente sgorga dalle fonti.

Improvvisamente si posarono davanti alla finestra due uccellini molto belli. Mi misi a contemplarli: vidi che uno stormo di essi volava nell'aria. Mi avvicinai alla finestra e li chiamai: - Venite, venite, miei fratelli in Cristo, lodate il nostro Autore e Creatore, lodatelo anche per me. Come non deve essere bello Lui, che ha creato voi così belli? Venite, venite perché io impari da voi a meditare sul potere e sulla grandezza del mio Signore! - Tutti gli uccellini che volavano nell'aria si posavano davanti a me aprendo le ali con riflessi d'argento; si alzavano qui, si posavano là e non cessavano di stare davanti a me. Che bella festa! Tante ali a battere nell'aria! Meditavo sulla grandezza della mia anima: quanto dovevo a Gesù per avermi creata! Con gli uccellini dimenticai il dolore che prima mi faceva soffrire. Dopo di questo, volevo dare loro da mangiare, ma essi non venivano più. Che pena io avevo! Ma il pensiero che Gesù non li avrebbe lasciati morire né di fame né di freddo fu un conforto per la mia anima. Rimasi più forte per questa mia piccola meditazione.

Gli uccellini servono come spunto di meditazione. Li vedo al freddo e alla pioggia: alcune volte mi insegnano a soffrire tutto in silenzio, altre volte imparo da loro a sorridere e a cantare per tutto ciò che Gesù dà, per tutto ciò che è dolore. Io li chiamo miei fratelli e dico loro che voglio avere cura di loro per amore a Gesù, così come Gesù ha cura di loro e di me con tutto l'amore. Ah, quanto io devo imparare! Oh, come io vorrei amare il Signore!

Come sono abbandonata! Ma sempre più assetata di Gesù e più desiderosa di dargli anime. Vorrei vivere solo in me ad adorare la Trinità divina. Mio Gesù, io vorrei che il mio cuore fosse una lampada sempre ardente in ciascuno dei vostri tabernacoli; e nel mio stesso petto vorrei la medesima lampada di amore per proiettare luce sulle Persone divine, alle quali soltanto voglio appartenere. Fate sì che non vi sia nulla che possa spegnere le lampade del mio amore che, giorno e notte senza interruzione di un solo istante, voglio ardano presso di Voi. A causa della mia miseria, non ritirate da me, o Signore, i vostri sguardi divini e non cacciatemi via dalla vostra presenza!

Nel vedere i fiori ammiro, lodo e adoro la potenza di Dio, ma persino essi vengono a ferirmi l'anima: a tutti gli esseri creati che lodano il Signore io chiedo che Lo lodino per me.

Per vincermi ed allietare Gesù, in mezzo alla più grande angustia, facevo ciò che da molto tempo non avevo più fatto, non avendo forze: cantavo sottovoce, intonando lodi a Gesù e alla Mamma celeste. Così andavo nascondendo il mio penoso martirio.

Impetrazione e offerta.

Scorrendo le seguenti invocazioni di Alexandrina al Cielo, il lettore può notare come ogni richiesta abbia carattere spirituale e lo scopo di dare gloria a Dio, di elevare la propria anima e di salvare anime. Di esempi poi di preghiera di impetrazione e di offerta insieme, ne abbiamo trovati nella Parte I al capitolo 20°. Alexandrina ci insegna che quando si chiede si deve anche offrire.

In questo paragrafo si è seguito l'ordine cronologico.

Prego per i buoni, io che sono tanto peccatrice, affinchè essi preghino per me.

Erano le 4 del pomeriggio e io ero in mezzo a tutta la sofferenza, ma andavo pregando continuamente recitando delle «Ave Maria» alla cara Mamma per varie intenzioni, tra le quali pregavo per la pace (siamo nel luglio 1940) e per la conversione dei peccatori.

(Alexandnna è venuta a sapere dl maldicenze su di lei)

Non sono capace di tirare avanti senza piangere nel pensare a questo. Sono lacrime di amore a Gesù e di conformità con la sua divina volontà... Recitavo il «Padre nostro» e, nel dire «sia fatta la vostra volontà in Terra come in Cielo», nell'intimo del mio cuore chiedevo perdòno a Gesù per coloro che mi offendono: - Perdonate loro, Signore, perché non sanno ciò che dicono.-

(Alexandnna canta):

O Madre di Gesù, dammi il tuo amore per amare con esso il tuo e mio Signore!

Lascio le mie tristezze, i dolori e le amarezze, va do pregando per tutti quelli che amo, vado pregando per il mondo intero, senza dimenticare coloro che mi hanno causata tanta sofferenza: devo pregare per loro, voglio che Gesù dia loro amore, voglio che Egli dia loro il Cielo.

(durante un combattimento coi demoni):

Mi invitavano al male e dopo mi coprivano di insulti. Invocai Gesù e la cara Mamma; Li invocavo dicendo loro: - Non voglio peccare, ma essere invece vittima, salvarvi le anime e riparare i vostri divini Cuori.

Voltata verso il quadro del Sacro Cuore di Gesù Gli dissi: - Dateci forze, mio Gesù, dateci coraggio, dateci luce e date luce ai ciechi! Solo la venta, solo la verità, mio Gesù! –

(attende esami di medici e di teologi)

E rimasi muta a contemplarlo in croce e a contemplare il suo Cuore divino. Quanto avrei da imparare lì!

Santa Teresina, mia cara Santa Teresina, confido in te, conto sulla tua protezione. Ama per me Gesù e la Mamma celeste e tutta la Trinità Santissima! Presénta loro tutte le mie richieste, ottieni le benedizioni e le grazie del Cielo per tutti coloro che mi sono can e per tutta la mia famiglia; ricordati di tutti coloro che si raccomandano a me, ricordati del mondo intero.

Venne la notte di Natale. Senza esserne capace, tutto ho offerto a Gesù e tutto Gli ho chiesto per me e per coloro che mi sono più cari e infine per il mondo intero, per il quale io ho una fame insopportabile di salvezza. Per me, ciò che più ho chiesto, è stato amore, umiltà, purezza e distacco da tutto. La mia preghiera al Cielo mi ha immersa di più nel mio nulla, mi ha lasciata più vuota.

Alla fine dell'anno (1947), già nelle ultime ore, feci con i miei la consacrazione a Gesù e a Maria, feci che si recitasse il «Te Deum» in azione di grazie per tutto quello che avevo ricevuto da Gesù nel corso dell'anno: sofferenze o gioie, tutto quanto Gli piacque mandarmi. Gli chiesi perdòno e nuove grazie per me, per tutti coloro che sono tanto cari al mio cuore, per quanti si raccomandano alle mie preghiere e infine per tutta l'umanità. Feci e chiesi tutto quanto seppi, e nulla feci né seppi dire!

Sento necessità che tutte le anime preghino per me. Voglio portare la mia croce con perfezione, voglio con la stessa perfezione praticare la carità, fare il bene, consolare tutti per amore a Gesù, ma non posso, se non con l'aiuto del Cielo e con le preghiere delle anime sante. So di essere,. sento di essere la più indegna figlia di Gesù, il più insignificante nulla; ma, anche in questo nulla, Lo voglio amare.

Ah, se potessi fare che il mondo intero amasse questi Cuori (di Gesù e di Maria)! E se io potessi evitare ogni guerra e ogni castigo alla povera umanità! Invochiamo tutti, invochiamo con fiducia per vedere se ancora una volta otteniamo la misericordia e la compassione del Cielo!

Mio Dio, mio Dio, che lotta, che sofferenza, che combattimento tra quella che sono e quella che dovrei essere: la mia natura in rivolta e il desiderio ardente di voler solo la volontà del mio Signore. Io invoco, invoco Gesù e la Mamma celeste chiedendo Loro la dolcezza, la mansuetudine, la pazienza dei loro divini Cuoù; chiedo al divino Spirito Santo che mi illumini e mi assista. - E, nonostante questo, o mio Dio, quante impazienze, quante imperfezioni, quanti difetti ho in me!

Nella notte di Natale, quando nacque il Bambino Gesù e nel passaggio dall'anno vecchio all'anno nuovo, chiesi a Gesù di fare che io pure nascessi alla grazia, alla purezza, all'amore; Gli chiesi di darmi la sua carità, la sua umiltà e dolcezza con tutte le virtù del suo divin Cuore.

O Gesù, datemi tutto, datemi tutto da soffrire, purchè mi diate la vostra grazia, il vostro amore; ma accogliete le mie suppliche, accoglietele, accoglietele! Gesù, non badate se questa che Vi supplica è povera, la più povera e miserabile, ma ricordate le vostre divine promesse e la vostra insistenza nel comandarmi di farvi richieste. Io chiedo, Gesù, chiedo e confido.

Durante l'agonia (mentre rivive la Passione), mentre il cuore e l'anima gridavano, lo spirito andava ricordando ciò che avveniva in Cielo: il grande giorno dell'Assunzione della Mamma celeste! Le chiesi che, in memoria della sua coronazione in Cielo, mi coronasse con il suo amore, con tutte le sue grazie e facesse sue le mie preghiere e le consegnasse tutte presso il trono divino.

(si sente accarezzata da Gesù e da Maria:)

Non voglio tralasciare, in questi momenti di tanta felicità, di ricordare ai vostri santissimi Cuori tutti i cuori che io amo, tutti i cuori che mi appartengono, tutti i cuori del mondo intero, tutti i cuori amici e nemici,conosciuti e non conosciuti, fedeli e infedeli, il mondo intero.

O Mamma, Mamma, come siete bella! Fate, o Mamma, fate, Mamma, che anch'io sia bella e che questa bellezza e questa purezza io la possa dare alle anime, ma sopratutto sì, sopratutto a quelle che più si raccomandano a me. O Mamma, Mamma, per la vostra Immacolata Concezione, Vi imploro: accogliete le mie preci, tutte, tutte le mie preci, presentatele a Gesù e fate che siano accolte favorevolmente!

O Gesù, rimango nel mio dolore, nella mia croce; rimango in tenebre spaventose: che tutto questo cicatrizzi il vostro Cuore divino, che tutta questa sofferenza attiri sulle anime le grazie di cui hanno bisogno, attiri tutto quanto Vi ho chiesto e quanto non so chiedere; che tutta questa sofferenza strappi al vostro Eterno Padre il perdòno, la misericordia, la salvezza per il mondo intero. Perdonate, Gesù, predonate, Gesù! E abbiate presenti tutte le mie intenzioni. Io Vi amo, mio Gesù, e tutto accetto affinchè tutta l'umanità Vi ami. Grazie, mio Gesù! Rimanete con me, siate la mia forza!

O Gesù, Vi stringo al mio povero cuore; così, in questo abbraccio, in questa unione divina voglio dirvi sempre senza cessare: accettate, Signore, accettate, Gesù, come se ad ogni momento milioni e milioni di volte Vi potessi ripetere: Vi amo, Gesù, Vi amo, Gesù, Vi amo per me, Vi amo per tutti coloro che mi sono cari, Vi amo per coloro che non Vi amano. Io sono la vostra vittima. Immergo in questo amore le mie intenzioni, le mie prime intenzioni, tutte le intenzioni, l'umanità intera.

(in un'estasi pubblica Geùu la esorta a parlare alle anime dicendo che parla Lui per mezzo delle labbra di lei: Alexandrina risponde):

Parlate, Gesù, parlate Voi, sempre Voi! Parlate per amore, parlate per la vostra santa Passione e Morte; parlate per i dolori della Mamma, parlate per l'amore con cui amate il Padre e lo Spirito Santo. Parlate e muovete i cuori, parlate e convertite i peccatori! Io sono una nullità, Gesù, sono una nullità; io sono miseria, Voi siete tutto, Voi potete tutto. –

(è il primo sabato di giugno: all'estasi è presente la Madonna)

Mamma, Mamma, molte grazie per le carezze, per l'amore, per la luce che mi avete dato. Non abbandonatemi, non permettete che io rattristi Gesù. Fate che io possa portare la mia croce, fate che tutti noi possiamo portare la nostra croce con il più grande amore, con la più grande perfezione.

Gesù, non dimenticatevi di tutte le mie richieste, di tutte, tutte: in esse entra l'umanità intera: non posso dimenticarla; ah, non posso cessare di pregare e di soffrire neppure per una sola anima. Voglio soffrire, voglio soffrire per riuscire a salvarle.

O Gesù, Voi dite che siete giustizia, ma ora io vedo in Voi solo amore; Voi dite che siete giustizia; ora io sento che siete solo misericordia. Vi chiedo perdòno, mio Gesù, per tutti quanti Vi offendono; Vi chiedo perdòno, mio Gesù, per tutti quanti offendono me. Perdòno, perdòno, mio Signore, perdòno e salvezza!

Gesù, per amore datemi amore! Per amore sostenetemi, per amore fortfficatemi, per amore esaudite le mie preghiere, per amore salvate e perdonate il mondo! Credo, credo in Voi! Sono la vostra vittima. - Le mie preci furono fatte in assenza di Gesù; ma credo che Egli le abbia udite e che le esaudisca.

O Gesù, fate Voi che io dia tutto come volete; io sono un nulla: fate Voi di questo nulla qualcosa! Non dimenticate le mie richieste, la mia prima richiesta: presto, presto! La mia anima si sente venir meno.

O Gesù, io sono ai vostri ordini. Lavorate Voi per me: io non posso, io non posso. Perdonate al mondo colpevole! Esaudite le richieste di questa poveretta che vive nel massimo martirio, ma che vuole avere fiducia in Voi e fare la vostra santa volontà! Credo, Gesù, credo! Siate benedetto! –

(alla fine dell'estasi)

Rimanete con me, Gesù! Esaudite le mie richieste! Sapete bene che in tutte queste richieste stanno la vostra gloria e la salvezza delle anime: non ho altro fine. Sono la vostra vittima.

O Gesù, guardate la mia anima che si sente venir meno: datele ciò che esige! Vi ricordo le mie malate, Vi ricordo tutti quanti mi sono cari, tutti quanti mi chiedono orazioni e il mondo, il mondo intero, Gesù, che Vi appartiene: è il vostro sangue. Salvatelo! Solo Voi lo potete.

Prega anche senza forze, con impedimenti e perfino nei dubbi sulla fede.

Stanca per tanto soffrire, non fui capace di dire alcune delle mie preghiere quotidiane. Ma ciò che non ho perduto fu la mia unione con Dio.

Ciò che il mio povero corpo ha sofferto in questi giorni, solo Gesù lo sa. Le agonie e le torture della mia anima, solo Lui le può comprendere. Questo martirio di anima e di corpo mi impedì di poter pregare, di poter meditare sulla Passione di Gesù.

(era venerdì Santo)

Lo fissavo sulla croce brevemente e dicevo solo: cosa mai soffrì Gesù per mio amore! Soffrì tanto che morì per me; e avrò io il coraggio di negargli qualche sofferenza dell'anima o del corpo? Oh, no, mio Gesù! Con la vostra grazia, io non Vi negherò nulla: sono la vostra vittima notte e giorno. O Mamma celeste, per i vostri dolori, per quanto avete sofferto presso la croce del vostro e mio Gesù, permettete che mi associ a Voi e datemi coraggio e amore per la mia sofferenza!

La sofferenza del mio corpo è tanto acuta e dolorosa che mi orta a non poter pregare, a non poter unirmi molto intimamente al mio Gesù nell'Eucaristia, alla mia Trinità adorabile, come tanto desidero e sospiro. Non posso fare il più piccolo sforzo per questa unione. Avviene anche in me come in un filo elettrico chiuso, ma senza forza elettrica: secondo quanto sento, non vi è nulla, nulla di unione con Dio.

Quanto il demonio lavora per togliermi la pace dell'anima e per dimostrarmi che la mia vita è falsa e ingannevole! Quante volte, non potendo pregare nemmeno con il pensiero, mi metto alla presenza del Signore e Gli dico: - Eccomi qui, o mio Dio, o mio Gesù, per soffrire tutto e fare in tutto la vostra divina volontà.

La mia orazione vocale è stata quasi nulla; ma il mio spirito, in mezzo alle fiamme della sofferenza, non si è disgiunto da Gesù, non cessando di offrirgli il nulla del suo (spirito di Alexandrina) nulla. - O Gesù, o Mamma, sto qui per soffrire e compiere la vostra volontà: sono la vostra vittima. - E, sempre in spirito, andavo ricordando a Gesù tutto e tutti. Benedetto sia Dio per aver tanto da darmi e per avermi scelta per la sofferenza!

Le mie preghiere sono fatte per la maggior parte come se io fossi muta, perché non posso in altro modo. Ho fatto un accordo con Gesù secondo il quale i miei sguardi Gli dicano tutto, Gli chiedano tutto e Gli consacrino tutto; e, quando più in spirito che con le braccia Lo stringerò al mio petto, sia per dargli tutto quanto Egli aspetta da me e sia per chiedergli tutto quanto hanno bisogno le anime, il mondo.

Ho tanti dubbi, tanti dubbi... Non so pregare né elevare il pensiero a Dio. Se mi sforzo di unirmi a Lui, subito mi nasce la ripugnanza alla orazione, a Dio, e a tutto ciò che è suo.

una delle sue sofferenze di vittima)

Ho passato una notte insonne: soffrivo molto, non potevo pregare; solo di tanto in tanto potevo dire qualche giaculatoria; ma ero sempre unita a Gesù, ero sempre la sua vittima.

Non ho pregato quasi niente, per le mie sofferenze, per il tanto doloroso martirio. Sono rimasta quasi completamente dimentica delle cose del Cielo. Ho detto a Gesù e alla Mamma che questo non vuol dire diminuzione del mio amore, ma è dovuto al mio molto soffrire. Faccio ripetuti atti di fede: Credo, Gesù, io credo!

Quale tormento per la mia anima il non poter pregare per mancanza di forze e sentire che non vivo unita al mio Signore, che tutto ho perduto per sempre!

Nelle mie notti di veglia prego, prego, mi unisco ai miei Amori, offro loro le mie lacrime, ma a nulla vale: è vano ogni mio sforzo. Ripeto il mio "credo"; credo nella Chiesa cattolica, ma mi pare di mentire continuamente. Sento solo la morte con la scomparsa di tutto. Signore, Signore, quanti dubbi!

Continuo a passare le notti vegliando; trascorro alcune notti in cui dormo pochi minuti, se quello si può chiamare dormire. Prego, prego, parlo molto col Cielo, senza riceverne conforto: tutto il mio pregare non arriva ad affiorare. Tutta la mia vita si èspenta, come se in me non ci fosse nulla. Il Cielo è tenebre, la Terra è tenebre e tenebre sono in me. Il vivere senza anima, il vivere senza fede è un combattimento, è una lotta. O mio Dio, mio Dio, non ho guida né luce che mi illumini! Il mio abbandono mi fa ricordare il vostro. La lotta è accanita: il mio sentire tenta di negare tutte le cose, come: Dio, l'esistenza dell'anima e l'eternità. Mi sforzo di pregare come se tutto esistesse; e la mia ansietà di darmi a Gesù, di darmi alle anime è infinita. Mai seppi né saprò dire quanto soffro né che cosa è la mia vita di martirio.

Voglio pregare, unirmi al Signore e non posso: mantengo questa unione il meglio che mi è possibile. Gli offro tutte le spine che, venendo da una parte e dall’altra, mi raggiungono e mi fanno sanguinare; ma come, Signore, come offrire tanto nella inutilità, nelle tenebre, nella morte e, sopratutto, senza fede? Mio Dio, quale orrore!

Quasi non posso pregare: la mia unione coi miei tanto diletti Amori pare essere tagliata; non mi posso unire a ciò che non c e, ne mi posso unire a ciò che non ho.

Alexandrina e l'Eucaristia.

L'atteggiamento eminentemente eucaristico della spiritualità di Alexandrina è emerso, si può dire, da ogni pagina della sua vita.Tuttavia pare opportuno presentare qui alla fine del capitolo sulla preghiera alcuni suoi pensieri sull'Eucaristia, con alcune esortazioni di Gesù.

L’Eucaristia nel tabernacolo

O mio Gesù, se io mi distraessi o dormissi e venissero su di Voi i crimini del mondo, richiamatemi mediante una grande afflizione o forti dolori perché io venga in vostra difesa per non lasciare avvicinare alle vostre prigioni d'amore i peccati del mondo.

Io mi sentivo tanto vivamente nei tabernacoli! Il mio cuore volava presso Gesù; svolazzava sopra il tabernacolo e con le ali batteva alla porticina...

Sono passati 4 giorni senza che io Vi ricevessi. Guardate alla mia anima che è affamata, muore di fame, Gesù! Venite Voi con il vostro alimento: perdo la mia vita perché mi mancate Voi, che siete la vita del mio dolore. Guardate questa piccola luce quasi spenta: accendetela, Gesù, fatela' rivivere! Guardate la mia anima, Gesù: va innamorata in cerca di Voi nei vostri tabernacoli. Voglio ricevervi, voglio possedervi. Voi state nei tabernacoli, Gesù; lasciatemi venire incontro a Voi, lasciatemi vivere lì. Concedete che il mio dolore, già più che moribondo, lasci presso di Voi il suo ultimo soffio di vita!

Passai sveglia molte ore della notte, in una unione continua con Gesù. Le sue prigioni d'amore sono le mie prigioni: sempre consumata dalle ansie di amarlo. Tutto in silenzio, e io con Lui.

(dopo una lotta col demonio)

La mia testa, il mio corpo, la mia veste erano inzuppati di sudore. Il mio cuore, senza vita e senza poter resistere al dolore per il peccato, disse a Gesù: - Accettate tutte le gocce di questo sudore come atti d' amore per i vostri tabernacoli; e siano esse, una per una, lacci che leghino le anime al vostro Cuore divino, strappandole dagli artigli di Satana. –

(Gesu invita al tabernacolo)

Dì al tuo padre spirituale (p. Pinho) che predichi fino a consumarsi affinchè io sia visitato e amato nella santissima Eucaristia: sono io a chiederlo. Mi chiedano tutto quanto vogliono stando alla mia presenza (davanti al tabernacolo): è da lì che viene il rimedio per tutti i mali.

(dopo la S. Comunione)

Figlia mia, figlia mia, perla, pietra preziosa che adorna i vasi sacri della mia Eucaristia, io voglio cuori ardenti, anime eucaristiche che mi riparino e mi consolino nelle mie prigioni d'amore. Ne ho così poche che si avvicinano a me con la purezza e con i sentimenti di cui sono degno! Oh, quanto soffro, mia cara sposa, mio fiore eucaristico! Tu mi ami, tu mi consoli, tu sei tutta veramente mia.

Lontano dal Cielo, lontano da Gesù sono tutti coloro che sono lontani dal tabernacolo. Io voglio anime, molte anime veramente eucaristiche. Il tabernacolo, il tabernacolo, oh, se fosse ben compreso il tabernacolo! Il tabernacolo è la vita, il tabernacolo è l'amore, il tabernacolo è la gioia e la pace. Il tabernacolo è luogo di dolore, è luogo di offese, è luogo di sofferenza: il tabernacolo è disprezzato; il Gesù del tabernacolo non è compreso. Del tabernacolo vivono alcune delle mie vittime, delle mie spose elette... - (durante una lotta per la fede, sente Gesù che la conforta):

O figlia mia, sposa cara, io sono qui nel tabernacolo del tuo cuore. Ripeti il tuo "credo": io sono qui... - Gesù, mentre parlava, mi fece sentire e vedere che il mio cuore era realmente un tabernacolo per la sua dimora, che il suo tabernacolo era anche la mia dimora, che io ero offerta al Padre nella stessa pisside con Lui, nella stessa Ostia. La mia immolazione con Lui era continua. Ebbi luce e visione chiara, comprensione completa di tutto questo.

Alexandrina riceve l'Eucaristia

Gli stati d'animo di Alexandrina, dopo di avere ricevuto Gesù Eucaristico, sono diversi a seconda dei momenti: alle volte Gesù le fa sentire più fortemente il Suo stesso dolore per i peccati, la rende più fortemente partecipe; alle volte invece la aiuta facendole senUre pace e gioia per la sua presenza in lei; altre volte ancora le lascia l'impressione di essere fredda, lontana.

Vediamone alcuni esempi, esposti in ordine cronologico dal 1939 al 1953.

Oggi, giorno 17 (maggio 1939) dopo di avere ricevuto il Signore nella Comunione, rimasi per molto tempo in uno stato di afflizione. Era la morte completa che regnava in me. Io dicevo al Signore: - Che io soffra la morte, ma che viva il mondo!

Il demonio trova sempre modo di tormentarmi, ma Gesù vince: appena disceso nel mio cuore rasserenò tutto; solo la pace regnava in me.

Appena ricevuto il mio Gesù, cominciai a vedermi tanto sudicia, tanto sudicia da causarmi orrore tanta porcheria e putridume. E sentivo che con molta rabbia mi calpestavano e mi sbriciolavano. Il Signore cominciò a parlare con una voce molto addolorata: - Il quadro del peccatore col suo Dio! Dopo di avermi ricevuto nel più grande e più immondo letamaio, mi calpestano coi piedi e mi sbriciolano. Ripara per tutto questo: abbi pietà di me, abbi pietà di me, abbi pietà di me; partecipa al mio dolore!

Arrivò il mio Gesù, il Desiderato della mia anima e mitrasformò completamente: scomparve tutto il peso, si illuminò la mia anima, rimasi in pace e si accese la fornace (d'amore) nel mio cuore.

Ricevetti Gesù (Eucaristico) con gelo, ma un gelo che gela tutto. Il mio cuore e la mia anima si torcono e ritorcono per l'afflizione. Io ho paura di questo abisso di miseria, ho paura del mio nulla.

Oggi si, oggi ricevetti Gesù (Eucaristico)! Appena fu entrato in questo cuore tanto piccolo e tanto vuoto, tutto quanto era sofferenza scomparve. Io ero folle d'amore per Gesù; volevo abbracciarlo in un abbraccio eterno; volevo bruciare ed essere bruciata: dare la vita in fiamme d'amore.

Darei la. vita per una Comunione (sacramentale). E non sarebbe nulla dare la vita per possedere Gesù!

Ricevetti il mio Gesù (Eucartstico): rimasi in Lui e Lui in me, come se fossimo uno solo. Oh! Quanto è dolce la vita d'amore! Cosa sarà mai la vita del Cielo! Poco dopo, il Signore mi disse: - La follia d'amore di Gesù riempie i cuori, irradia le anime.

Entrò l'Ospite divino (Eucaristia) e, senza badare a tanta miseria e indifferenza, non rifiutò di entrare nel mio cuore. Dopo alcuni momenti io ero un'altra: il Cielo si chinò su di me, rimase unito alla Terra, mi assorbì in sé. La mia anima si illuminò: io ero grande, grande come Dio. Gesù, dentro al mio cuore, mi parlò: - Figlia mia, figlia mia, sei immersa nell'amore di Gesù, ne sei imbevuta. Sei del Cielo, hai la vita divina, la vita di Cristo. Sei la sua vittima; vivi in Lui e per Lui. –

(in un'estasipubblica Alexandrina si sente dire da Gesù):

....Ti ho tolto l'alimento, ti ho fatto e ti faccio vivere solo di me.

(siamo nel 1953; Alexandrina è in digiuno assoluto dal 1942 e si nutre solo con l'Ostia consacrata).

Sai perché, figlia mia? Per dare sempre più luce: per provare meglio agli uomini il mio potere, la mia esistenza. Guai a coloro che non vogliono vedere! Beati coloro che vedono e credono! - Ricordiamo poi che in alcuni momenti eccezionali Alexandrina riceve l'Eucaristia misticamente, per intervento divino diretto. Per questo fenomeno mistico rimandiamo a quanto scritto nella Parte I, capitolo 15°.

Comunione spirituale

Quante volte con lo spirito volavo presso l'Eucaristia e Gli dicevo: - Gesù, mio Amore, venite a me! Sto morendo di fame: sono sfiniti l'anima e il corpo. Venite, venite, riempitemi e operate in me tante grazie come se Vi ricevessi nel Sacramento! -In quei momenti rimanevo a nuotare in un mare di pace, ma sempre con le stesse ansie e la stessa fame divoratrice.

(Gesù fa un invito a tutti):

Udii la sua voce divina dirmi così: - Figlia mia, figlia mia, sempre nella croce con me, sempre con me nella mia Eucaristia: la croce è segno di redenzione, l'Eucaristia è amore. Quanto io soffro, quanto soffro prigioniero lì! Io voglio, figlia cara, che tu parli della croce, dell'amore alla sofferenza perché la salvezza viene da esso e dall'Eucaristia, che è prova di amore infinito, che è l’alimento delle anime. Dì alle anime che mi amano, che nei loro lavori vivano unite a me; quando sùno sole nelle loro stanze, molte volte2 sia di giorno che di notte, si inginocchino col capo chino dicendo: «Gesù, io Vi adoro in ogni luogo dove abitate sacramentato. Vi faccio compagnia per coloro che Vi disprezzano; Vi amo per coloro che non Vi amano; Vi dò sollievo per coloro che Vi offendono: venite al mio cuore!» Questi momenti saranno per me di grande gioia e consolazione.Quali crimini si commettono contro di me nella Eucaristia!

Parla alle anime, figlia mia, parla loro del Rosario e dell'Eucaristia! Il Rosario, il Rosario, il Rosario! L'Eucaristia, il mio Corpo e il mio Sangue! L'Eucaristia, l'Eucaristia, con le mie vittime: ecco la salvezza del mondo!

 

   

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