CAPITOLO 16
(1942 - 1955)

NUOVO MODO DI RIVIVERE LA PASSIONE

Gesù mi ha sospeso la crocifissione: mi pare che mi abbia sospeso la vita... Non ho la sofferenza della croce, ma ho una croce ancora maggiore: maggiori sofferenze. - Sarebbe desiderio del mio Cuore averti sulla croce, sempre sulla croce, in modo che tu senta sempre notte e giorno le mie divine piaghe nelle tue mani nei piedi nel cuore, che tu senta nel tuo capo le ferite delle mie spine e ne senta cadere sul tuo volto le gocce di sangue. - Sento Gesù crocifisso in tutto il mio corpo: sempre le sue piaghe nelle mani nei piedi e nel cuore, sento sempre il corpo ferito e il capo cinto di spine... E' Lui che soffre con la Mamma ed ambedue vengono a soffrire in me. Le piaghe sono porte spalancate per le quali tutti possono passare senza autorizzazione. Tutte queste piaghe danno passaggio verso un solo camino che porta alla piaga del cuore e da questa sua piaga passano ad un altro Cuore, che e unito al mio. Oh con quale ansia questo Cuore riceve tutti coloro che vogliono andare a Lui!

L'anno 1942 segna una svolta nella vita mistica di Alexandrina, per quanto riguarda il suo rivivere la Passione di Cristo. Infatti, dal 3 ottobre 1938 al 27 marzo 1942 compresi Alexandrina rivive la Passione in estasi con una mimica che appare chiara a tutti coloro che vi possono assistere, come abbiamo visto nei capitoli 9° e 10°. Il 3 aprile 1942, venerdì santo, alle ore 11.30, mentre attende di rivivere la Passione come al solito dalle ore 12 in avanti, si sente dire da Gesù: - Non temere, figlia mia: non sei più crocifissa (nella forma consueta). La crocifissione che avrai è la più dolorosa che si possa registrare nella storia. - Al Processo Informativo Diocesano la sorella Deolinda depone, tra l'altro: «Dopo il 1942 terminarono le manifestazioni esteriori della Passione, ma continuò sino alla morte a soffrire interiormente i tormenti della Passione e continuarono le estasi dei venerdì sino alla morte, più brevi e che udii chiamare "estasi dolorose"... Veniva scritto quasi tutto quello che manifestava. Solo negli ultimi tempi non scrivemmo, perché stava così male che non si percepiva quello che diceva, nè poteva dettare.» Alla richiesta se preferiva stare sola o in compagnia, Deolinda risponde: «Le piaceva stare sola e persino soffriva per la presenza di altre persone. Per la stessa sofferenza chiese a Dio che le togliesse tutte la manifestazioni esteriori.» Ecco perché le stigmate le sono rimaste sempre nascoste. A riguardo di questa nuova forma, p. Pinho scrive in «No Calvario de Balasar»: «E poi (dopo il 27 marzo 1942), in tutti i venerdi, sebbene senza muoversi, continua a sentire al vivo la Passione di Cristo, nella quale soffre tanto e alle volte più di quanto nelle precedenti, come si può vedere nei suoi scritti.» Alexandrina stessa conferma questo suo aumento di sofferenza. Per esempio, nel Diario del 24 maggio 1942, si legge: Gesù mi ha sospesa la crocifissione: mi pare che mi abbia sospesa la vita. Solo Lui può valutare la mia tristezza, la mia nostalgia. Non ho la sofferenza della croce, non mi sento in essa, mi si è nascosta completamente, ma ho una croce ancora maggiore: sono maggiori le mie sofferenze. Anche il parroco don Leopoldino, in una lettera del 30 aprile 1942 ad un suo collega di Braga, p. Eugenio Adamo Pinto Casalta, scrive, tra l'altro: «I fenomeni del venerdì continuano, ma in altra forma: fino al venerdì 27 marzo usciva dal letto e riproduceva al vivo la Passione; dal venerdì santo in poi entra in estasi dal mezzogiorno fino alle 15 e mezza, ma non esce dal letto ed ha dolori orribili. Credo molto prossima la sua morte.» Nel corso degli anni Alexandrina ricorderà con nostalgia la crocifissione nella prima forma: ogni cosa che ci fa soffrire ci lascia anche nostalgia. Nei suoi Diarii segnala i vani anniversarii della fine di quel modo di rivivere la Passione. Abbiamo visto (capitolo 14°, n. 29) che la Madonna stessa accenna a questo cambiamento nel modo di rivivere la Passione.

Non più soltanto al venerdì.

Proseguendo la sua vita di vittima in grado sempre più elevato, quindi sempre più doloroso, Alexandrina rivive i tormenti della Passione anche in giorni diversi dal venerdì. Al suo 20 direttore spirituale, don Umberto Pasquale, diceva il 19 giugno 1946: - In altri tempi questi sentimenti e sofferenze (relativi alla Passione) li provavo specialmente durante le tre ore del venerdì, tra le 12 e le 15; i dolori della Passione si susseguivano con ordine. Oggi no: lo sgomento per questi dolori perdura quasi sempre, al martedì, al mercoledì, al giovedì e anche al venerdì; in ore non fisse provo ora questo, ora quell'altro tormento della Passione. -Circa un anno dopo, nell'estasi del 5 luglio 1947, si sente dire da Gesù: Sarebbe desiderio del mio Cuore averti sulla croce, sempre sulla croce in modo che tu senta sempre notte e giorno le mie divine piaghe nelle tue mani, nei piedi, nel cuore, che tu senta nel tuo capo le ferite delle mie spine e senta cadere sul tuo volto le gocce di sangue che da esse sgorgano: voglio che tu senta tutto il tuo corpo ferito e dilacerato, voglio che tu sia continuamente crocifissa così. Accetti? – Al che subito risponde: - Sapete già che sì, mio Gesù, che voglio solo ciò che volete Voi, cioè la vostra divina volontà. Ma con le mie forze non posso: datemi le vostre e la vostra grazia e, dopo, fate di questo cencio di mio corpo ciò che vi parrà. Ciò che io voglio è amarvi; e le anime, le anime, mio Gesù, voglio salvarle! - Una settimana dopo, Alexandrina detta: Ho sempre continuato a sentire come se avessi le piaghe aperte nel mio cuore, nelle mani e nei piedi, tutto il corpo dilacerato, il capo cinto e profondamente coronato di acutissime spine: le sento e talvolta l'anima ebbe la visione del sangue che cadeva in pioggia dal capo, bagnando il mio corpo e anche la terra. Se in tutti i giorni sentii tutto questo molto al vivo, ieri, giovedì, ancora di più... Poco più di un mese dopo: ... Le piaghe delle mani, dei piedi e del cuore si sono aperte tanto, tanto che sento come se fosse scomparsa la mia carne e anche le ossa e come se le piaghe fossero stampate nel sangue coagulato: tutto il mio essere è una massa di sangue. Mio Dio, mio Dio, quanto costa questo martirio, quanto mi costa il mio dolore! Più ampiamente è trattato l'argomento delle piaghe nella Parte Il.

Sempre più verso l'identificazione con la vittima divina.

Questo nuovo modo di rivivere la Passione rappresenta un grado più avanzato di identificazione della vittima Alexandrina con la Vittima Gesù. Ecco, per esempio, quanto detta nell'ottobre 1947: Sento Gesù crocifisso in tutto il mio corpo; sento sempre le sue piaghe nelle mie mani, nei piedi e nel cuore, sento il corpo ferito e il capo cinto di spine. Non sono io: è Gesù che è così, è Lui che così soffre; è il suo Cuore divino che ha spine, lancia, spade, pugnali e frecce; è Lui che soffre con la Mamma ed ambedue vengono a soffrire in me.. Questo sentimento sarà vissuto anche più avanti: ne accenna nel 1951, nel 1952, nel 1953. (Vedi Parte Il) Ma quelle piaghe, pur dando tanto dolore fisico, hanno anche un significato spirituale. Infatti alla fine di ottobre dello stesso anno Alexandrina detta: Sento in me le piaghe aperte in tal modo che, nonostante siano in me, mi pare di attraversarle da una parte all'altra. Ma non sono solo io: è il mondo intero che le attraversa. Passa attraverso ad esse, ora attraverso una, ora attraverso un'altra: le piaghe sono porte spalancate attraverso le quali tutti possono passare senza chiedere autorizzazione. Tutte queste piaghe dànno passaggio verso un solo cammino che porta alla piaga del cuore e da questa sua piaga passano ad un altro Cuore, che è unito al mio. Oh, con quale ansia questo Cuore riceve tutti coloro che vogliono andare a Lui! Pare che abbia braccia per abbracciare, occhi per fissare ed attrarre, labbra per sorridere e baciare. Quale Cuore, quale Cuore che è amore e solo amore! Il mio è tanto piccolo e meschino, è nulla, proprio tanto nulla in confronto a quello. Non so persino come, essendo tanto piccolo, possa avere in sé una piaga tanto grande da sembrare una piaga mondiale. Mi costa tanto sopportarla: è tanto grande, è proprio immenso il dolore che mi causa. Soffro tanto e non sono capace di rimediare a tanto male con le mie sofferenze! Anche per il significato spirituale delle mistiche piaghe di Alexandrina, vedere la Parte Il. Abbiamo qui accennato alle sofferenze fisiche della Passione, ma teniamo ben presente che il martirio maggiore è quello dei patimenti morali e spirituali. Proseguendo nella sua vita di martirio, Alexandrina, in quanto anima-vittima che concorre al compimento della Redenzione, sperimenterà tutti i patimenti della Passione nel senso più vasto e profondo, rendendosi sempre più simile al divino Redentore. Già una prima idea ce la siamo fatta leggendo (nel capitolo 100) la descrizione di alcune estasi di Passione nel periodo fino al 27 marzo 1942. Più ampiamente verrà trattato l'argomento della partecipazio ne di Alexandrina al patire del Cristo nella Parte Il, che si occupa della spiritualità di Alexandrina. Un quadro alquanto ricco del dolore-amore di Gesù, come è rivissuto da Alexandrina, si trova nel libro di don Umberto Pasquale: «La Passione di Gesù in Alexandrina», già citato nel capitolo 10°. È una specie di mosaico che riproduce l'intera Passione a cominciare dal giovedì, fatto con 763 «tasselli» presi da quanto Alexandrina ha dettato nei suoi Diarii relativamente alla Passione dal 1942 al 1955.

Perché un nuovo modo di rivivere la Passione?

Come possiamo motivare la trasformazione del modo di rivivere la Passione in Alexandrina? Forse con questi tre motivi: Le estasi di Passione nella prima forma erano presentate da Gesù come un segno per indurre il Papa alla consacrazione del mondo alla Madonna, come abbiamo visto nel capitolo 12°. Nel 1942 ormai il Papa, Pio XII, è deciso a farla. Viene quindi meno la necessità di queste «rappresentazioni». D'altra parte Gesù ha, nel suo piano di salvezza, decretato che Alexandrina continui a vivere senza alimentazione, come segno del soprannaturale che Egli opera in lei e per avvalorare la sua missione di vittima: forse, nelle nuove condizioni fisiche che deperiscono sempre di più, Alexandrina non potrebbe avere la forza per rivivere la Passione nella prima forma, con tutta quella mimica anche faticosa oltre che dolorosa. O forse questo ragionamento è troppo strettamente umano. Ma il motivo che riteniamo più valido è quello accennato al paragrafo precedente: un progressivo avanzamento nel cammino di vittima con un patire sempre più complesso e profondo per renderla sempre più simile alla Vittima divina.

 

   

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