CAPITOLO 8
(1933-1937)

L'AZIONE DI SATANA

Il demonio continua a consumarmi molto, ora con pensieri di vanità come se io potessi attribuire qualcosa di questo a me, ora con dubbi che non e il Signore a parlarmi. E il mio buon Gesù non vuole che io abbia neppure un momento di dubbio! Il demonio mi dice anche di uccidermi che lui mi trova un mezzo che non mi costa nulla che sto qui a soffrire molto senza alcuna ricompensa; che il Signore non ha nessun amore per me. non soddisfatto di tormentarmi la coscienza e di dirmi cose eccessivamente tutto cominciò a sbattermi giu dal letto, sia di notte che in qualsiasi ora del giorno...

Ovunque la forze del Bene sono all'opera, ivi subito intervengono le forze del Male: è la lotta da sempre e... per sempre? Alexandrina, che si è votata totalmente al servizio di Dio, che si è buttata generosamente, eroicamente a cooperare per la continuazione della Redenzione, che lotta incessantemente per la salvezza delle anime e che è scelta quale strumento per la consacrazione del mondo alla Madonna, come vedremo nel capitolo 12°, è quindi bersagliata insistentemente da Satana, che ce la mette tutta per ostacolare in lei l'azione di Cristo. Alexandrina è quindi vittima di tentazioni e anche di assalti veri e propri: alle volte arriva ad essere per alcuni momenti addirittura posseduta.

Tentazioni.

Questa azione di contrasto al Bene inizia prestissimo. Il maligno tenta di impedire ogni azione di Alexandrina che possa fare del bene alla sua anima. Per esempio nella Lettera del 27 ottobre 1933 si legge: Il maligno era quasi per combinare che io non entrassi tra le «Figlie di Maria». Ma il Signore vinse. Vi era entrata il giorno 18 ottobre 1933, come si può dedurre da questa Lettera. Poi, appena nell'agosto 1934 Alexandrina apre la sua coscienza a p. Pinho che avrebbe avuto il ruolo principale nell'aiutarla nella sua ascesa verso l'unione con Dio, il demonio interviene tentando di impedire questa intesa tra lei e la sua guida spirituale, come abbiamo visto nel capitolo 5°, n. 2. Numerosi poi sono i tentativi del demonio per impedirle di scrivere a p. Pinho. Per esempio nella Lettera del 14 settembre 1934 leggiamo che il demonio le fa venire in mente che ciò che lei scrive a p. Pinho sarà causa della sua condanna. Un altro compito in cui il demonio si impegna molto insistentemente è quello di convincere Alexandrina che tutto quanto avviene in lei di soprannaturale è frutto della sua fantasia, che tutto quanto la sua anima sente è un inganno: per esempio nelle Lettere del 4 ottobre 1934 e del 6 agosto 1935 si legge rispettivamente: Il demonio continua a consumarmi molto, ora con pensieri di vanità, come se io potessi attribuire qualcosa di questo a me, ora con dubbi che non è il Signore a parlarmi; e il mio buon Gesù non vuole che io abbia neppure un momento di dubbio. Il demonio oggi mi affligge molto con dubbi dicendomi che io invento le cose con la mia testa e per vanità. Mi ha già fatto piangere: maledetto egli sia! Frequentissime e dolorosissime poi sono le tentazioni contro la carne: per esempio nella Lettera del 18 aprile 1935 leggiamo: Le dirò una cosa con grande sacrificio: ho sofferto in questa settimana forti tentazioni della carne; almeno per due volte furono tanto forti da obbligarmi a battermi io stessa fino a fare contusioni sul corpo. Mi venivano in testa cose sciocche, non so lo scopo di nessuna di esse. Io ripetevo molte volte: - Mio Dio, venite in mio aiuto! - Il demonio tenta poi di distoglierla dalla sua missione. Per esempio nelle Lettere del 30 maggio 1935 e del 18 aprile 1936 si legge rispettivamente: Il demonio non giudica bene che io raccomandi tante volte a vostra reverenza la questione dell'impurità: dice che diventa importuna questa insistenza e che vostra reverenza diventa sempre più seccato di me. Il demonio mi ha tormentata molto e viene a me con questi spropositi: - Tu sei la maggior dannata all'inferno. Devi comparire davanti a quell'impostore (p. Pinho) e dirgli che sei condannata per le cose che gli hai detto. E quali conti dovrà dare quel malvagio per averti dato credito! Non offrirti come vittima per i peccatori, perché ti condanni sempre di più. Non pregare, che non ti serve a nulla: le tue orazioni non hanno merito alcuno. Sei perduta, sei nelle mie mani, sei negli artigli di satana. - Mi pareva che si facesse attorno a me una scorribanda e mi pareva di udire sghignazzate e mi pareva persino che queste sghignazzate fossero fatte da me! Per un po' di tempo rimasi a dare molta importanza (a quanto detto dal demonio), senza ricorrere al Signore; ma alla fine cominciai a baciare le sante piaghe del Signore e sentii subito un po' di sollievo e dicevo: - O mio Gesù, io Vi amo! Sono tutta vostra, sono vostra vittima. O Madre mia santissima, non permettete che io offenda Gesù con la più lieve ombra di peccato! - Ma quasi subito cominciai a sentire un' altra volta: - Non ti serve a nulla: sei perduta! Sei mia, posso stare seduto tranquillo: non mi sfuggi più - e altre frasi somiglianti a queste. Ma nell'intimo del mio cuore dico al Signore: - Sia fatta la vostra santissima volontà. Mi dò tutta a Voi: disponete di me come Vi parrà, perché io non voglio offendervi. –I n alcuni momenti il demonio arriva persino a tentare di indurla al suicidio! E questo si ripete varie volte. Per es. nelle Lettere del 10 e 27 gennaio 1935 a del 14 maggio 1936 si legge rispettivamente: ... Il demonio mi dice anche di uccidermi, che lui mi trova un mezzo che non mi costa niente; che sto qui a soffrire molto senza alcuna ricompensa; che il Signore non ha nessun amore per me. Il demonio mi diceva pure: - Fà venire pastiglie di sublimato per la forfora e mangiale; inghiotti spilli con la punta verso il basso. (dopo un attacco del demonio piu forte del solito) Cominciò a dirmi che era giunto il tempo in cui sarebbero state scoperte le mie menzogne, che si sarebbe venuta a sapere la verità, perché io non sarei morta nel tempo indicato. - Ucciditi! Ascoltami! Ti scelgo una morte che non ti costa nulla. Se no, che vergogna! ... - In tutta questa lotta però Alexandrina non è abbandonata da Gesù, che la aiuta parlandole, tranquillizzandola dopo ogni attacco del demonio. Per es. nella lettera del 16 maggio 1935 riferisce: Mi disse il Signore che mi avrebbe ispirato tutto come avrei dovuto dire, e che non dessi retta al demonio: che egli Gli chiedeva il permesso di tentarmi in tutti i modi. - Io glielo permetto, ma non gli permetto di vincerti. - Mi sentivo molto accarezzata dal Signore e in una unione tanto grande. Naturalmente, sono anche numerose le tentazioni contro la fede. Il tormento dovuto ai dubbi circa la fede si accentuerà in modo dolorosissimo specie negli ultimi anni, come vedremo. Per ora ecco una incisiva affermazione, tagliente come una spada: Non offrire nulla: non serve a nulla; Dio non esiste. -

Assalti.

Ma l'azione di Satana non si limita a tormentarle la fantasia, a turbarle la coscienza: arriva a farsi sentire anche nel campo materiale, con veri e propri assalti, che la obbligano a duri combattimenti. Vi è un accenno già nel 1935: Nella notte dal 7 all'8 gennaio, mentre dormivo, per più di una volta mi svegliai di soprassalto perché mi pareva che vicino al mio capo, sulla federa del guanciale il demonio si graffiasse. Poi, all'alba vidi delle ombre nere, alte attraversare la mia camera dalla porta alla finestra. Ma l'azione si sfrena più furiosa specialmente dal 1937. Padre Pinho scriverà in «No Calvario de Balazar»: "Si direbbe che l'inferno si infuriava contro la Consacrazione del mondo all'Immacolato Cuore di Maria». Infatti il 31 maggio del 1937 Alexandrina aveva ricevuto la visita di p. Antonio Durào, come inviato dalla Santa Sede per esaminare la questione della sopradetta Consacrazione. (Vedi avanti nel Capitolo 12°) Vuol dire che le richieste di tale Consacrazione fatte da Alexandrina tramite p. Pinho cominciano ad essere considerate seriamente: di qui il «pericolo» per Satana che tale Consacrazione venga fatta. Notiamo inoltre che il demonio approfitta anche delle condizioni di salute di Alexandrina estremamente gravi, dopo la morte mistica. Leggiamo quanto dice Alexandrina nella sua Autobiografia, nel paragrafo intitolato «Periodo in cui il demonio mi tormentò maggiormente». ...Si moltiplicarono gli assalti del demonio, che da mesi andava minacciando. Nel luglio del 1937 lo «zoppetto» (il demonio) non soddisfatto di tormentarmi la coscienza e di dirmi cose eccessivamente turpi, cominciò a sbattermi giù dal letto, sia di notte che in qualsiasi ora del giorno. Da principio riuscii a nascondere la cosa persino alle persone di casa, eccetto che a mia sorella, attribuendole a crisi di cuore. A poco a poco il male andò aumentando e si dovette informare mia madre e una ragazza che viveva con noi. Coloro che vedevano le cadute dal letto ne rimanevano molto afflitti, senza supporre di che cosa si trattasse. I giorni passavano e il mio male aumentava sempre! Una notte il demonio mi buttò sul pavimento, facendomi sorvolare il letto di mia sorella che era presso il mio. Ella si alzò, mi prese in braccio ordinandomi: Va' nel tuo lettuccio - A stento mi coricò. Ma io mi rialzai bruscamente e mandando fischi. Mi resi subito conto del male che avevo fatto; cominciai a piangere e dissi a mia sorella: - Povera me, che cosa ho fatto! - Ella mi tranquillizzò dicendomi: Non affliggerti: non sei stata tu! -Nella notte seguente tornò ad accadere la stessa cosa. Allontanandola da me le dissi ad alta voce: - Non mi corico! - Quando mi rendevo conto del male fatto, piangevo. Una notte il demonio mi fece passare attraverso le cose peggiori che si possano immaginare e che io ignoravo affatto. Piansi amaramente e pensavo di non ricevere il mio Gesù senza confessarmi. In quel giorno il sign. parroco non era in parrocchia per venire a portarmi il Signore; d'altra parte pensavo quanto mi sarebbe costato dovergli dire che non mi comunicavo senza prima riconciliarmi col Signore, per il timore che il sign. parroco me ne domandasse il motivo e dovergli dire tutto, mentre non volevo confidarmi con lui. Mia sorella, nel vedere le mie lacrime, cercava di consolarmi in tutti i modi. Siccome non vi riusciva, mi disse che nel pomeriggio sarebbe andata a parlare col mio direttore spirituale, che si trovava a predicare in una parrocchia vicina. Le risposi che era inutile perché non le avrei detto quanto era avvenuto. Le chiesi una cartolina con l'immagine della Madonna e con grande sacrificio descrissi per sommi capi quanto avvenuto; la nascosi sotto il guanciale in attesa che venisse l'ora di fargliela avere (a p. Pinho). Improvvisamente entrò nella camera il mio direttore insieme ad un seminarista, portando Gesù - Ostia per me. Siccome sapeva che il nostro parroco era ai bagni, ebbe la buona idea di venire a portarmi Gesù. Quando sua rev. (p. Pinho) mi disse che portava il Signore per me, gli risposi: - Non posso fare la Comunione senza confessarmi. - Le lacrime e la vergogna non mi lasciavano parlare. Con molto sforzo gli dissi che avevo scritto una cartolina e che l'avevo sotto il guanciale. Il mio direttore la prese, la lesse e comprese tutto. Mi tranquillizzò dicendomi che aveva previsto tutto, dato quanto era avvenuto in precedenza, ma che non aveva voluto preavvisarmi di nulla. Fu tremenda questa tribolazione, che si ripeté varie volte! Soffrivo assalti molto furiosi due volte al giorno: verso le ore 9 e le 10 di notte e dopo mezzogiorno per circa un' ora e più. Durante gli attacchi sentivo in me tutta la rabbia, tutto il furore dell'inferno. Non potevo sopportare che mi parlassero del Signore nè della Mamma celeste, nè potevo guardare le loro immagini: sputavo su di esse... Non tolleravo presso di me neppure il mio direttore: lo insultavo, volevo picchiarlo e sentivo contro di lui una rabbia da morire, come anche contro alcune persone della casa. Rimanevo col mio corpo paonazzo per i colpi e sanguinante per le morsicature. Dicevo anche parole molto oscene a chi stava presso di me. Oggi mi piacerebbe che molta gente fosse stata presente, solo perché temano l'inferno e non offendano più Gesù. Quando terminava l'influenza del demonio e ricordavo quello che avevo fatto e detto, sentivo orribili scrupoli: mi pareva di essere la più grande peccatrice. Furono mesi di doloroso martirio. Avrei molto da dire su questo argomento, ma non posso: la mia anima non resiste nel rievocare tali sofferenze. Riportiamo alcuni stralci, relativi a questo argomento, dalle Lettere di Alexandrina a p. Pinho del 12 e 30 agosto e del 2 ottobre 1937 rispettivamente; in tutti vi è anche un accenno all'aiuto da parte di Gesù, che non manca mai in ogni attacco. …Domenica mattina ebbi un grande combattimento con il demonio. Passata la tempesta, mi lasciò in una tremenda notte oscura. Ma molto maggiore ancora fu il combattimento di notte: durò alcune ore! Non avevo mai pensato a tali cose nella mia vita. Se non fosse per il tanto che lei, mio caro padre, si è adoperato per me e per il ricordo delle sue sante parole, certamente lunedì non avrei fatto la Comunione. Il maledetto mi diceva di non fare la Comunione, altrimenti più in fretta sarebbe venuto a prendermi per l'inferno. Mi diceva: - Non ti avevo detto io che ti avrei fatto cadere in orrendi crimini? Sei tu che vuoi, sei tu che acconsenti. Ti dico le cose più turpi: sono sicuro che non le dirai a quell'imbroglione, a quell'impostore -, e altro titolo ancora peggiore. Durante queste ore di combattimento udii per due volte la voce del Signore, con un piccolo intervallo tra l'una e l'altra. Una cosa molto rapida. E nelle due volte ripeté le stesse parole: - Figlia mia, ascolta il tuo Gesù, il tuo Sposo. Coraggio, la vittoria è tua. Io sono con te per darti forza, mia bella, mio iris, mio giglio; o pura, pura, pura! - In quel momento mi pareva di udire il demonio ringhiare come un cane. Mi minacciava che non mi avrebbe mollata neppure un istante nè sulla Terra nè nell'inferno e che non aveva là altro dannato come me: che io ero la peggiore. Io non ne potevo già più. Se non veniva il Signore per la terza volta per separare i demoni da me, mi pareva che essi persino mi uccidessero. Udii il mio buon Gesù che mi diceva: - Figlia mia, ormai non ti fanno più male. - E mi disse perché permetteva tali cose, ma che non mi avevano fatto il male che a me pareva. Si sono ripetuti quei combattimenti tanto tremendi che solo lei, padre mio, conosce... O mio Gesù, che cosa tanto orribile! E il maledetto mi diceva anche: - Tu pratichi tanto orrendi crimini e vuoi passare per buona, per innocente! Il maledetto si lanciò con me giù dal letto. Ma il mio caro Gesù non mi abbandonò: venne in mio aiuto. Ancora prima di udirlo parlare, sentivo una grande pace. Il Signore allora mi disse: - Figlia mia, sposa cara, angelo del mio Cuore, chi potrà darti la pace che io ti faccio sentire? Coraggio! È tua la vittoria. Tu non puoi offendermi. Io non posso dispensarti da tanto tremendi attacchi di tanta riparazione per me. Quali tesori di grazie che io posso spargere sui poveri peccatori! Riposa in pace nel mio Cuore. Gli angeli buoni ti difenderanno dai cattivi. Ricevi, angelo mio, le carezze del tuo Gesù. – il demonio ti odia, ma devi esserne contenta perché ha di che odiarti. Ha contro di te molta rabbia, una rabbia di morte. Se io glielo permettessi, ti ucciderebbe; ma non glielo permetto: sono io il Signore della vita e della morte. La tua morte sarà appena un volo dalla Terra al Cielo... Abbi fiducia in me. Invano i demoni tenteranno di macchiare la tua purezza, invano tenteranno di fare in modo che tu mi offenda. Non potrei consentirlo mai ad alcuna delle mie spose e a te che ami tanto la purezza e che l'hai sempre tenuta in tanto alto prezzo!... Mia cara figlia, o tutta mia, coraggio! Io sono la forza divina. Io regno nel tuo cuore. Sono il Signore di tutto il tuo corpo. La battaglia fu grande, fu tremenda, ma la gloria è per me, per il mio santissimo Cuore. Fu grande, molto grande. E quale profitto per le anime dei peccatori! Figlia mia, abbandònati alla pace che ti dò, che solo dal Cielo può venire, dal tuo Gesù.... - Nella sua biografia «No Calvario de Balasar» p. Pinho dice che ad alcuni dei sopraddetti assalti era presente lui stesso. Dopo alcune considerazioni di carattere generale, descrive quanto avvenne nell'attacco del 7 ottobre 1937: In questi due attacchi quotidiani maggiori si aveva non solo una vera ossessione diabolica, ma persino istanti di possessione, a nostro parere. Ad alcuni assistemmo noi, per es. il 7 ottobre 1937. In tali lotte Alexandrina, paralizzata e torturata dai dolori, esausta di forze, pesando circa 33 chili, tentava di farsi a pezzi contro le sbarre di ferro del letto, di mordersi, ecc. tanto violentemente che neppure 4 persone riuscivano a bloccarla del tutto. A questo assistemmo in quel giorno e il demonio la portava a dire bestemmie e parole sconvenienti, delle quali lei stessa non sapeva il significato, come ci dichiarò. Per arrivare alla assoluta certezza che non stavamo contemplando un attacco di isterismo, ma un attacco diabolico, ordinammo in latino: In nomine Jesu, dic mihi: tu quis es? - Rispose immediatamente, senza esitazione alcuna: - Sono Satana e ti odio! - Per maggiore certezza ripetemmo un'altra volta la frase, sempre in latino, e la risposta fu pure immediatamente questa: - Sono io, sono io, non dubitare! - Due settimane dopo, Alexandrina scrive a p. Pinho: ... Mi è venuto un orrore tanto grande per gli attacchi del demonio! Ne ho sempre avuto paura, ma ora è tale da non potersi spiegare. Sono esaurita di forze. Ma il mio buon Gesù mi promette di liberarmi da tanto tremende lotte. Io voglio soffrire molto molto per amore al mio caro Gesù, ma ora mi pare di non poterne più... E più avanti nella stessa Lettera riferisce quanto si sente dire da Gesù: - Figlia mia, sono molti i demoni che ti affliggono, ma sono anche milioni e milioni i peccatori che mi offendono in questo punto. Coraggio, figlia mia! Costa molto l'essere tu trattata in questa maniera, lo so bene. Ma è ciò che costa che più consola il tuo Gesù. Mi si stringe il Cuore nel vederti soffrire così. Devo dirti, figlia mia, che non saranno molte le lotte: proibirò ai demonii di trattarti così. Nella Lettera del 29 ottobre 1937 riferisce queste altre parole del Signore: Coraggio, figlia mia! Gli attacchi finiscono, ma i demonii non perderanno un istante nel tormentarti per farti cadere. Abbi fiducia in me: la tua anima ha il candore e il profumo dell'iris e del giglio. … Riposa, figlia mia: è finita la guerra sotto questa forma. Hai vinto tu e con grande vittoria. I demonii non torneranno a trattarti in questo modo. Ti attaccheranno orribilmente, dolorosamente, ma in modo tale che potrai soffrire davanti a tutta la gente senza che se ne accorgano - In «No Calvario di Balasar» p. Pinho conferma: le lotte diaboliche con aggressioni al corpo cessarono effettivamente per sempre: mai più fino alla morte il demonio la toccò. Ma il nemico non disarma e da allora sino alla fine combatterà contro l'eroica vittima con tutti gli altri mezzi a sua portata.»

 

   

PARA QUALQUER SUGESTÃO OU INFORMAÇÃO