CAPITOLO 6
(1933~1939)

SI AMPLIA LA SFERA DELLE SOFFERENZE

Il mio stato di salute si è aggravato molto... Ma sia fatta la volonta del Signore! E va bene, poiche così ho di più da offrirgli per i peccatori e per le persone che mi sono più care, e per me che ne ho tanto bisogno! Cominciammo allora (1933) a soffrire molto per la perdita dei nostri beni... Io non volevo che si tenesse per noi neppure un soldo sino a quando non avessimo estinto il debito. Quante piu sofferenze, tanta più gioia spirituale sento in me: ho più da offrire al mio amato Gesù. Lo posso consolare e riparare di più. La forte aspirazione alla sofferenza della «discepola» e la esemplarità della «maestra» sono messe a ben dura prova! Vediamone degli esempi nel presente capitolo.

Sofferenze fisiche di ogni genere.

Della gravità delle sofferenze di Alexandrina sono al corrente solo Deolinda e un po' p. Pinho, al quale si confida. Ecco alcuni stralci di Lettere: …Avrei da dirle tante cose, ma il mio stato di salute si è aggravato molto: è da 15 giorni che ho grandi dolori alla spina dorsale, ma specialmente in questi ultimi tre giorni, in cui non trovo la posizione giusta. Non so se tornerò a migliorare: se vado avanti così mi è assolutamente impossibile continuare a scriverle. È questo che mi causa maggior tristezza. Ma sia fatta la volontà del Signore! E va bene, poiché così ho di più da offrirgli per i peccatori e per le persone che mi sono più care, e per me che ne ho tanto bisogno. Io continuo qui con tutte le mie sofferenze e dal sabato alla domenica mi prese alla testa un non so che cosa. Stavo dormendo e mi fece svegliare: mi pare di cessare di vivere. Dura poco tempo, ma mi si ripete varie volte. Penso che sia causato dalla spina dorsale. Io non vorrei proprio arrivare a perdere il giudizio! Spero che il Signore mi esaudisca; ma sia fatta la sua santissima volontà. La mia sofferenza si è aggravata molto. Rimango ancora ad ingerire solo liquidi perché non riesco a masticare per un gonfiore che ho nella bocca. Può darsi che così come è venuto se ne vada pure in fretta. Se non sarà così, nello stato di debolezza in cui mi trovo, mi è impossibile poter vivere, perché il poco che mangiavo mi manca molto e poiché, passando i giorni solo con liquidi, comincio a vomitare. Ma non sono le sofferenze che mi affliggono, perché tutti i giorni le chiedo al Signore e Gli chiedo anche che non mi abbandoni neppure per un momento, poiché so bene che senza di Lui non potrei soffrire niente: ciò che mi affligge di più è il molto e molto che L'ho offeso. Voglio ringraziarla scrivendole di mio pugno: con grande sacrificio lo faccio, scrivendo queste poche righe, che certamente saranno le ultime. Chiedo perdono; non ne posso più. Deolinda le dirà il resto. Sono tanti, già tanti i dolori nelle dita che il tenere la penna mi causa grande tormento. Non mi fecero mai il raschiamento delle ossa, ma i dolori sono tanti che mi danno questa sensazione. …Signor padre, domenica, giorno 8 (luglio 1934), ho peggiorato molto e ho continuato così in questo stato di tale sofferenza che non so descrivere. Mi pare che le costole del petto si uniscano a quelle della schiena: mi causano delle sofferenze tanto grandi che non so in quale posizione stare. Quando i dolori diventano più forti, passo alcuni minuti con metà del corpo sul letto e l'altra metà sul grembo di Deolinda, cosa che ha obbligato mia sorella a passare le notti in mia compagnia. Mi costa molta fatica anche il parlare. Insomma, se non fosse per la fiducia che ho nel Signore, avrei già perso le speranze di vivere sino al triduo. Leggiamo ora il seguente impressionante dialogo tra Gesù ed Alexandrina: Vengo a chiederti di invocarmi per i peccatori. Io sono offeso tanto orribilmente! Non ne posso più: sto per castigarli. Scegliere: o condannare molti, o crocifiggere il tuo corpo molto, molto. Io accetto il tuo corpo per la riparazione. Dammi una risposta: con una mi lasci molto triste, con l'altra mi fai molto lieto. - Io risposi al Signore: - Distruggete il mio corpo: fatelo ridiventare nulla, come già fu; ma non condannateli! - Allora il Signore mi disse: - Grazie, figlia mia, grazie. Io ti darò il premio. Nel maggio del 1935 sente forti dolori agli occhi e alle orecchie; ha febbre a 39 e non può dormire per tutta la notte dal martedì 21 al mercoledì 22: ...Mi pareva di non avere nel mio corpo dove si potesse mettere la punta di uno spillo senza che mi dolesse. Pensai alla morte... Non con le labbra ma col cuore dicevo: - O mio Gesù, almeno potessi passare così tutte le notti per meglio farvi compagnia in tutti i luoghi ove abitate sacramentato! Io, con Voi, potrei tutto. Le sue condizioni fisiche continuano a peggiorare; non vi è solo il tormento di essere paralizzata: ...Mi pare che mi brucino tanto interiormente quanto esteriormente. Mi costa inghiottire: non so che cosa ho tra la gola e lo stomaco. Dolori enormi mi vanno consumando il corpo. Ma quante più sofferenze, tanta più gioia spirituale sento in me: ho più da offrire al mio amato Gesù. Lo posso consolare e riparare di più. Penso molto alla morte e quale consolazione per me al pensiero che essa si è avvicinata a me per falciarmi! Avrei desiderato molto avere presso il mio capezzale il mio padre spirituale per aiutarmi ad essere quella a cui tengo tanto, a cui aspiro, cioè essere santa, una grande santa e per aiutarmi nella mia ultima ora. Ma sia fatto ciò che il mio buon Gesù vorrà, poiché io non voglio nulla in questo mondo che non sia la sua santissima volontà. In tutti questi stralci di Lettere abbiamo potuto notare la sua grande generosità nell'offrire sofferenze per amore ai peccatori e la sua costante conformità alla volontà del Signore. Non possiamo tralasciare di copiare qui anche la seguente pagina, tanto sublime: mostra a quale grado di elevatezza Alexandrina fosse giunta già nel novembre del 1935. …Sono molto molto malata. Che grande giorno fu oggi per me! Che giorno di tanta sofferenza! Spero che sia stato anche di molta consolazione per il mio caro Gesù, che Lo abbia riparato molto per tanti e tanti crimini con cui è offeso e Lo abbia aiutato con tante sofferenze a salvargli le anime dei peccatori. Potessi io chiudere le porte dell'inferno con le mie sofferenze! Ripeto così al Signore: - O mio Gesù, ad ogni nuovo dolore e nuova afflizione, nuovi atti d'amore per i vostri tabernacoli e nuovi catenacci e serrature per le porte dell'inferno affinché nessuna forza di peccato le possa mai più aprire. Mi preoccupa il non saper ringraziare il Signore per tanto amore alla sofferenza e per tanti e tanti benefici che mi concede. Per carità, le chiedo (a p. Pinho) di lodare e benedire Gesù per me. Il Signore mi ha dato la perla più preziosa, la ricchezza maggiore che mi poteva dare in questo mondo. Quanto è felice chi soffre con Gesù! Se io non Lo avessi offeso tanto, sarebbe completa la mia felicità. Ma, sebbene io Lo abbia offeso molto, ancora mi pare che non vi sia nessuno più felice di me: soffrire per amore! Sì, per amore, poiché riconosco che amo il Signore in mezzo alle sofferenze. Soffro molto, ma molto di più voglio soffrire. Ma non amo il Signore con un amore che mi soddisfi: è per questo che mi lamento di non saperlo amare. Continuo nello stesso stato di anima e nello stesso abbandono nel quale il Signore si è degnato di tenermi.

Difficoltà economiche.

Alle sofferenze fisiche se ne aggiungono altre, in particolare quelle dovute alla perdita dei terreni e alla ipoteca sulla casa. Leggiamo quanto detta nell'Autobiografia. Il Signore cominciò ad aumentare i suoi doni, per aumentare pure il peso della mia croce. Sia benedetto e benedetta sia la sua grazia, che non mi mancò mai! Cominciammo allora (1933) a soffrire molto per la perdita dei nostri beni... Io dicevo che non volevo che si tenesse per noi neppure un soldo sino a quando non avessimo estinto il debito. Mi mancò molte volte l'alimento più adatto: mi alimentavo solo con ciò che avevamo, ma che pregiudicava il mio stato di salute. Soffrivo in silenzio. Quanto mi davano da mangiare lo cedevo a mia sorella perché in quel tempo era assai malaticcia. Pensavo così: poiché io non posso guarire, che almeno lei possa migliorare! Per dare un'idea dello stato di povertà patito in quel periodo dalla famiglia Costa, riportiamo quanto Deolinda narrò nel 1965 a d. Umberto Pasquale. …Mia sorella non aveva neppure le coperte per difendersi dal freddo. Ne possedeva una confezionata con strisce di stoffa di ricupero: pesava assai ma non scaldava abbastanza. Quante volte di notte, nelle stagioni rigide, sentendo Alexandrina tremare e battere i denti, mi alzavo, accendevo il fuoco nel caminetto per riscaldare una pietra che, avvolta in un cencio, mettevo sotto le coltri di mia sorella! Ricordo ancora la gioia di p. Frutuoso, gesuita, quando entrò qui con un grande involto: portava ad Alexandrina una coperta avuta dalla signora Maria Joachina, sorella del vescovo di Curza. Fu la prima coperta di lana che entrò in casa nostra». Nell'Autobiografia continua a raccontare. ...Piansi molte lacrime, ma cercavo sempre di non farmi vedere: di notte mi sfogavo con Gesù e con la Mamma del Cielo. Benedette lacrime che mi unirono di più a Gesù e a Maria e resero più salda la mia fiducia in Loro! Questa situazione durò circa 6 anni. Io cercavo di essere il conforto della mia famiglia. Quante volte mia madre piangeva lamentandosi a voce alta! Io dicevo ai miei di avere fiducia nel Signore. Anche Gesù è stato povero e mi rallegravo che ci avesse rese simili a Lui nella povertà. E quanto Alexandrina diventerà simile a Gesù in tutto, non solo nella povertà! Chiedevo quasi continuamente a Gesù di aiutarci e alla fine della S. Comunione Gli dicevo: - Voi avete detto «chiedete e riceverete, bussate e vi sarà aperto»; io chiedo e sarò ascoltata, busso e sarò accontentata. O Gesù, io non Vi chiedo onori, grandezza nè ricchezze, ma vi chiedo che ci lasciate la nostra casetta affinché mia madre e mia sorella abbiano dove vivere sino alla fine della vita; e mia sorella abbia dove cogliere i fiori per adornare il vostro altare nella chiesa, al sabato. O Gesù, tutti i fiori sono per Voi! Gesù, soccorreteci, che stiamo per perire! Portate questa notizia lontano a chi ci possa soccorrere! Non Vi chiedo con quale mezzo, perché io non lo so: confido in Voi! - Passarono 6 anni di afflizione e di lacrime. Gesù ascoltò la nostra preghiera: fu proprio da lontano, da molto lontano che una buona signora venne a portare rimedio al nostro guaio, non completamente per mia timidezza: non dissi la somma totale di tutto il nostro debito, perché il Signore permise così affinché la mia sofferenza si prolungasse per più tempo. Però ci donò il sufficiente perché la nostra casetta non fosse venduta all'asta. Piansi più di confusione che di gioia nel ricevere così grande grazia dal Signore. Non sapevo come ringraziarlo: mi pareva di essere fuori di me e dicevo a Gesù: - Molte grazie, molte grazie! -È indicibile la gioia che provarono mia madre e mia sorella quando ricevettero la somma che le sollevava dalle grandi preoccupazioni in cui vivevano; è impossibile descriverla. Che Gesù accetti almeno tutte queste afflizioni e sia benedetto per tutto. Solo con Lui si poteva vincere.

 

   

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