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LA  COMMISSIONE  ESAMINATRICE 

Il verdetto
L’arcivescovo primate di Braga nomina una Commissione per esaminare

il Caso Alexandrina: il canonico Molho de Faria, presidente, ed altri due membri.

Molho de Faria  aveva già fatto una visita ad Alexandrina e ne era rimasto bene impressionato. Il 2 marzo 43 aveva scritto a P. Pinho una lettera in cui si legge tra l’altro:

(...) Mi piacquero ed ammirai molto le lettere della sua figlia spirituale.

Ammirai soprattutto lo spirito di semplicità e la totale fiducia in Dio. Vi è tanta bellezza ed esattezza in alcuni particolari di reale difficoltà teologica che, sapendo noi da dove vengono, non possiamo non vedere chiaramente il dito di Dio.

Vi sono anche modi di esprimersi ed immagini di una tale finezza e profondità nell’esporre certi desideri ed affetti, che dobbiamo ammettere in lei l’esistenza di sentimenti altissimi (...)

Credo che un giorno si farà piena giustizia.  ( vd. C G , Appendice I, 3 : “La seconda relazione di don Umberto”, pp 788, ss) 

Tale Commissione fa uno studio superficiale. Non interroga neppure il direttore spirituale! Non legge gli scritti della indagata. Si lascia influenzare da malelingue locali: alcune donne invidiose, due delle quali sono penitenti del presidente. Quando questi interroga Alexandrina per sapere le cause della loro ostilità, la falsamente accusata risponde :

“Ho fatto il proposito di non dire nulla ... di non discolparmi”

Il canonico insiste:

“Ma qui non è il mondo che la interroga, sono io. Sappia che tutto sta nelle mie mani!”

“Signor padre, la mia vita è nelle mani di Dio. Ho promesso al Signore di non discolparmi. Perciò la prego di non insistere”.

Fu l’unico contatto dei teologi con l’accusata! ( C G p 154, in  nota)

Come è possibile non riconoscere qui l’atteggiamento di Gesù davanti a Pilato?

Tale risposta certamente irrita l’inquisitore e fa pendere la bilancia dalla parte della condanna.

Il 16 gennaio 1944 la Commissione emette il suo giudizio negativo!

Gesù ha permesso questo per spremere di più nel torchio quel generoso grappolo d’uva che era la sua “più grande vittima”, come molte volte afferma.

Quanto al canonico Molho de Faria, è doveroso qui segnalare che in seguito studiò il Caso e al Processo diocesano, il giorno 22 maggio 68, testimoniò:

“Desidero la sua beatificazione, se saranno provate eroiche le sue virtù. (...)Adesso penso che la fama di cui gode la Serva di Dio sia la migliore possibile e meritata. Ritengo che sia degna degli onori degli altari. Tutto so per conoscenza e studi personali”. ( Summ  , pp 157,  159) 

Conseguenze

Il 25 giugno 1944 l’Arcivescovo Primate di Braga emana una circolare, dalla quale stralciamo alcuni punti.

a) Si faccia silenzio sui pretesi fatti straordinari attribuiti all’ammalata, o di cui ella si afferma protagonista (...)

b) sia fatta raccomandazione ai sacerdoti di non alimentare, ma piuttosto di avversare in modo caritatevole la curiosità (...)

c) la stessa raccomandazione sia fatta a tutti i nostri diocesani (...)

d) al parroco di Balasar si comunichi che lo incarichiamo, oltre a quanto sopra, di vigilare affinchè l’ammalata e la sua casa non siano molestate da visite importune fatte a titolo di osservazione dei pretesi fenomeni straordinari, ai quali si attribuisca carattere religioso o intenzione religiosa. (C G,  p 795)

Tale provvedimento aumenta la diffamazione, alimentata anche dalle male lingue, invidiose per la posizione eccezionale assunta da Alexandrina, e tanto contro la sua volontà!  

Alexandrina nell’uragano

“(...) Gesù, sono in uno stato di grande spavento.(...) Ah, quale orrore! Tutto è tempesta. Odo il sibilare dei venti, gli echi dei tuoni terrificanti, minacce di distruzione. Tutto fuggì terrorizzato. E io tutta sola (è senza p.Pinho dal 42 e non ha  ancora l’aiuto di don Umberto. Pasquale, che comincerà a dirigerla nel settembre del 44), in mezzo al mare senza barca, senza timone, senza luce, sul punto di affondare per sempre nell’abisso del mare.

Orrore, orrore! La tempesta squarcia le nubi, il Cielo si apre e si rivolta contro la Terra. Mio Dio, mio Dio, cosa mi aspetta ancora?

Mi abbandono tra le vostre braccia santissime.(...) S (27-7-44) 

“Ascoltate, Gesù, il mio dolore quasi moribondo! (...) Dolore che solo da Gesù può essere compreso!

Con gli occhi in Voi, Gesù, le calunnie, le umiliazioni, i disprezzi, gli odii, l’oblio hanno la dolcezza del vostro amore.

Venga tutto, Gesù, venga tutto quanto a Voi parrà.

Muoia il mio nome, come sento che morirono il mio corpo e la mia anima, affinchè viva il vostro divino amore nei cuori e la vostra grazia nelle anime! Ecco, mio Amato, perché mi lascio immolare. (...)

Oh, potessi almeno vivere nascosta! Ahi, potessi almeno amarvi come tanto desidero, essere vostra, mio Gesù, in modo da non potere esserlo di più.

Ma perdonatemi, Gesù, perdonatemi: vorrei, ma senza questa vita così. Ah,quanti che nulla conoscono di questa vita (mistica), e sono santi! E io, mio Gesù, tanto piena di miserie! Oh, quante nostalgie degli anni ormai passati! Tanti colloqui ebbi con Voi, e senza che nulla si sapesse! Darei vite, mio Gesù, darei mondi per vivere nascosta!

Perdono, Gesù, non ho volere, non ho volontà. (...)

Mio Dio, che lotta tremenda! Povera me senza di Voi! Gesù, Mammina, aiutatemi! Sono la vostra vittima. O santa Teresina, santa Gemma, san Giuseppe, e tutti santi miei diletti, aiutatemi! O Cielo, o Cielo, conto su di te!

Non lasciatemi mai riposare, mio Gesù! Non permettete mai che le mie labbra cessino di ripetere sempre:Vi amo, Gesù, sono la vostra vittima!

Mi diano gli uomini la sentenza che vorranno, non mi importa. Datemi Voi,

o Gesù, la sentenza che vincerete in me e che io Vi amerò e Vi darò anime!” (...) S (1-8-44) 

Qui affiora un tenue accenno alle esigenze della natura, subito rintuzzate:

All’udire là fuori delle risate come di chi gode in grande allegria, sentivo, senza volerlo, quasi nostalgia di godere io pure di quella allegria.

Mio Dio, che vita tanto male compresa! (...)

Questi pensieri passavano rapidi come lampi. E mi sentivo come obbligata a scambiare tutte le allegrie con l’amore di Gesù. Gesù! Gesù è degno di tutto. Le anime, le anime!

Questo pensiero vibrò in me. Accese dei desideri più saldi di camminare tra spine, bagnata nel sangue, solo nel sangue.

Mi diede una chiara conoscenza di ciò che è Gesù e di ciò che è il mondo.

(...) Passarono alcune ore. Era notte alta, molto alta.

Tutto in casa riposava: solo il mio dolore, la mia tremenda lotta continuava.

Gesù non la lascia senza il suo aiuto, quando è necessario.

Venne Gesù improvvisamente; mi abbracciò in fiamme d’amore.(...)

Gesù, al mio fianco, mi diceva:

“Il tuo dolore, figlia mia, strappa dagli artigli di Satana le anime che egli mi rubò con tanto furore. (...) Coraggio, la tempesta passa. Ricevi grazia, ricevi amore e ricevi la luce del divino Spirito Santo.” (...)

Poco dopo, in una dolce pace, mi addormentai.  S (10-8-44)  

Anche una certa stampa interviene nella campagna denigratoria!

Don Umberto Pasquale. al Processo Diocesano depone:

Soffrì pure assai per articoli che si scrissero su di lei nei giornali. (Summ, p 291)

Le spine le vengono da varie parti:

Oh, quante spine feriscono questo cuore che ormai non esiste se non per soffrire!

E’ dal profondo dell’anima che Vi chiedo perdono per quelli che tanto crudelmente mi feriscono. Sono ferita da quelli dai quali meno dovrei esserlo; ma anch’io mi comporto così verso di Voi: mio buon Gesù, perdonatemi! S (22-1-45) 

Alla fine di aprile del 45, invocando il Sacro Cuore dice:

“Siate sempre la mia forza e lasciatemi entrare nel vostro Cuore divino con tutti quelli che mi sono cari, affinchè Voi li ricompensiate per me, dando loro tutte le vostre grazie e tutto il vostro amore.

Lasciatemi entrare con tutti i sacerdoti, affinchè imparino dal vostro Cuore divino e diventino somiglianti a Voi.

Lasciatemi entrare con tutti i peccatori, affinchè si convertano e non Vi offendano più.

Lasciatemi entrare con tutti quelli che mi hanno offesa, affinchè perdoniate loro e diate loro anche il mio perdono.

Lasciatemi entrare col mondo intero, affinchè esso sia salvo, poiché nel vostro divino Cuore non corre più pericolo.(...)” S (27-4-45)  

Nell’ottobre dello stesso anno, in un colloquio con Gesù Alexandrina invoca:

“(...) Rendete il mio cuore simile al vostro. Per amore a Voi voglio perdonare a tutti. Per amore a Voi e per amore alle anime accetto queste spine che tanto profondamente feriscono il mio capo in tutte le ore del giorno”. S (24-10-45