PARTE  IV

COME LA MADRE AMA

 

“Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto”.
(Lc  1,38)

 

Così si compie in Maria la Parola!

 

“La Vergine degli angeli mi copra del suo manto...”

Chi ha la grazia di conoscere la melodia che ha dato
vita a queste parole nella famosa opera di Verdi[1]
, la
rievochi per essere più in sintonia con quanto leggerà.

 

1- AUSILIATRICE

2- MEDIATRICE E CORREDENTRICE

3- L’AMORE DELL’ADDOLORATA

 

1

AUSILIATRICE

 

Quanto bisogno di aiuto ha la nostra Alexandrina, nel suo martirio di anima-vittima!

Molte volte interviene la “cara Mammina” e in forme diverse: in  una apparizione  passa silenziosa, oppure fa una carezza, regala un sorriso; altre volte fa sentire il suo aiuto senza fenomeni soprannaturali; altre volte invece è parte attiva durante un’estasi. In questo caso è importante notare che la sua presenza è sovente richiesta da Gesù; inoltre la Madre  è anche la prima discepola ed invita sempre  a fare ciò che Gesù vuole: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5) 

 

Mammina silenziosa.

Nella notte dal 19 al 20 aprile del 1942 la Mammina venne due volte presso di me e in una di queste volte mi accarezzò.

Era bella, bella! Oh, come era bella! Come non devo io volere andare in cielo per vederla eternamente?

Era luce, luce, la luce più splendente; vestiva manti colorati  S (precedente il 27-4-42)

Dal 4 al 5 maggio, durante la notte, venne più volte Mammina, molto bella. Presentandosi così presso il mio letto, rese un po’ soave il mio dolore. S  (5-5-42)

Fu di notte, non so l’ora. Vidi al mio fianco la Mammina di Fatima. Non si fermò, non mi parlò. Sentii che era venuta a mostrarmi che non ero sola, che Ella era al mio fianco.

Liberata da quelle tristi amarezze, entrò in me una soavità tale che potei addormentarmi. S (21-11-44)

Ho trascorso notti di tormentose sofferenze.

La Mammina, la cara Mammina del cielo è venuta presso di me mostrandomi il suo Cuore come Madre del perpetuo soccorso; altre volte ancora portando con sé un Bambino Gesù molto piccolo.

Queste visioni sono rapide ma mi confortano: mi sento un’altra per un po’ di tempo. S (24-1-47)

Questa notte e la precedente ebbi due volte la visione di Mammina. Non parlai con Lei. Vidi solo che era bel-la, incantevole: era vestita di bianco e azzurro.

La vedevo come madre premurosa che sta a vigilare se suo figlio dorme. Mi fissava con sembiante triste ma pieno di dolcezza.

Scomparve ma mi lasciò l’anima più forte. S (27-8-48)

La Mammina non mi lasciò tutta sola nel mio martirio: mi soavizzò il dolore con la sua santissima presenza. Oh, come era bella! Ebbe per me un tenero e dolce sorriso.

Alcuni di questi momenti dànno forza all’anima per (sopportare) molto dolore. S (3-9-48)

Durante la notte di grande tormento passò davanti a me Mammina, più splendente della luna e del sole. Non mi parlò, ma il suo splendore ed il suo sguardo mi confortarono l’anima. S  (17-2-50)

In una certa ora della notte passò vicino a me, come chi passa andando per la sua strada, la Mammina, l’Imma-colata Concezione. Non si fermò, non mi disse nulla. Ma era tanto bella! Bastò la sua bellezza a darmi con-forto Nei momenti più dolorosi, il ricordo di quella bellezza è per me subito balsamo e forza.  S (9-2-51)

In certi momenti Alexandrina trova conforto anche solo meditando sull’esempio della Madre.

“Il tuo cammino, o Madre di Gesù, mi dà conforto per

portare la croce; per portare la croce in questa amarezza, in mezzo alle tenebre, in tanta aridità”. S (15-12-44)

Moltissime volte chiede all’Ausiliatrice aiuto per ricevere bene Gesù nella Comunione; sempre poi per par-tecipare alla S. Messa in modo adeguato.

 

Nel prepararmi per ricevere il mio Gesù, chiesi alla cara Mammina che mi riempisse del suo amore e mi rivestisse della sua grazia e purezza; che mi desse un cuore puro come quando ricevetti il battesimo. Volevo rinascere nel primo giorno del nuovo anno solo per amare il mio Gesù e non offenderlo mai. L (2-1-42)

Ieri mattina ebbi la S. Messa celebrata per la seconda volta dal figlio del medico (Azevedo), pieno di bontà. Mi circondavano varie persone tra le più care. Io mi sentivo la più povera e la più indegna di tutte.

Non sapendo, come sempre, assistere al Santo Sacrifi-cio, chiesi come di solito a Mammina di assistervi Lei per me, con la sua sapienza, con i suoi sentimenti, con il suo amore.(...) S (6-1-51)

Questa mattina ebbi il santo Sacrificio della Messa. Non fu solo l’ignoranza a fare sì che non sapessi assistervi: vi concorse pure la sofferenza fisica. Feci come al solito: chiesi a Mammina di assistervi per me, con gli stessi sentimenti con i quali assisterebbe se fosse al mio posto.

Nel momento della S. Comunione Le chiesi che mi facesse comunicare come si comunicherebbe Lei se fosse lì a ricevere Gesù. S (13-7-51)

L’amore della Madre è un aiuto indispensabile per Alexandrina quando rivive la Passione, specialmente nella prima forma, con mimica visibile. Ecco alcuni esempi, tra i moltissimi.

Fui flagellata, coronata di spine. (...)

Alla coronazione di spine mi sentii obbligata a riposare. (necessaria interruzione di tale martirio).

Quando riposai nella Mammina Ella univa alle mie le sue labbra santissime, standosene così per tutto il tempo del mio riposo.

“Queste non sono consolazioni, mio Gesù. Sai bene che tutto ciò scomparve per me. Sono gli aiuti che mi dài senza dei quali sarebbe impossibile la mia crocifissione”.S (27-2-42)

Quando, senza compassione né pietà, battevano sul mio capo e in esso penetravano acutissime spine, andai a riposare nella cara Mammina. Allora, come una bimba che si trastulla sul grembo di sua madre, mi lanciavo a Lei, mi buttavo al suo collo, la baciavo, la abbracciavo e da Lei ero accarezzata.(...) S (13-3-42)

Alla coronazione di spine riposai tra le braccia di Mammina. Sentii che il suo manto mi copriva, la sua mano santissima mi accarezzava, il suo volto, unito al mio, rendeva più soave il mio dolore. Mi sentivo stanca, senza gioia. Nelle sue braccia non venivano a ferirmi, ma ero già insanguinata quando vi ero andata. S (20-3-42)

 

Ancora un aiuto indispensabile le offre la Madre durante le lotte con le forze infernali. Questa forma di riparazione è atroce e dura in tutto l’arco della sua vita di vittima!

Dopo una lotta tremenda, Gesù le dice:

“Vieni, mio angelo, vieni a riposare nel tuo Gesù, nella tua cara Mammina.

Confida, tu non mi offendi. Confida: la tua lotta col demonio non sei tu a volerla; sono Io che da te esigo tale riparazione. Soltanto da una vergine casta e pura la posso esigere”.

Udii alla mia destra una voce molto tenera, molto affettuosa che diceva:

“Figlio mio, dammi la tua e mia figlia tra le mie braccia per farla riposare”.

“Prendila, Madre mia. E’ mia ed è tua. Accarezzala, riempila del tuo amore”.

Gesù mi pose tra le braccia di Mammina. Ella mi abbracciò, mi accarezzò tanto affettuosamente e dolcemente! Il mio viso unito al suo, coperto di tenerezze e di carezze.... Posso dirlo: mai mi sentii così. Godetti già del cielo. Mi pareva di essere avvolta in una nuvola.

“Mammina, Mammina, che felicità, la mia! Cosa sarà mai godere di Te eternamente in cielo?!”

“O figlia mia, amata dal mio Gesù, confida, confida! E’ tra poco, tra molto poco il tuo cielo, il tuo gaudio eterno.

Confermo, figlia mia, le parole del tuo e mio Gesù. Tu non lo offendi. Io ho compassione di te nel vederti in tanto tremenda lotta, sapendo quanto tu ami la purezza. E’ per questo che io ti amo e Gesù ti ama. Egli ha bisogno della tua riparazione. Se tu sapessi quanto Egli è offeso nella virtù della purezza!”

Mi accarezzò di nuovo ed Ella stessa mi consegnò a Gesù.

“Prendi, figlio mio, la tua figlia. Dàlle ora il tuo amore, accarezzala tu”.

Gesù mi incendiò nel suo amore e mi accarezzò pure Lui. S (4-11-44)

Solo quando mi parve che egli  (il demonio) avesse ottenuto ciò che desiderava io, con gli occhi fissi al cielo, invocai molte volte:

“Aiutami., aiutami, o cara Mammina!” (...)

Mammina venne a soccorrermi. Mi prese tra le sue santissime braccia e mi disse:

“Sono qui, figlia mia, a difenderti. Vieni tra le mie braccia, vieni a riposare! E’ la Madre che difende la sua figliolina, è la Madre che difende e consola la spo -sa più amata da Gesù. Non hai peccato, figliolina! Sono momenti di tanta riparazione, di tanto amore per Gesù. Coraggio, soffri contenta!” S (8-2-45)

Subito nella prima lotta mi pareva di disperarmi: andavo sciogliendomi in lacrime, ma in lacrime di disperazione.

Sentii, e la mia anima vide, delle braccia che si protendevano verso di me per difendermi e per abbracciarmi.

Al termine della seconda riparazione irruppero quelle braccia entro la furia dei demoni che fuggirono come leoni terrorizzati.

Era la Mammina: fu Lei che mi prese sul suo grembo e mi abbracciò dicendomi:

“Figlia mia, è questa la riparazione che più costa ad una vittima, ad una sposa e vergine fedele del mio Gesù.

Vieni qui: non meriti di stare in mezzo ai demoni. Sei degna di stare con gli angeli e all’ombra del manto delle vergini.

Vieni, figlio mio! Conforta la tua figliolina sfinita, quasi senza vita”.

Venne subito Gesù a bere dal mio povero cuore. Lo sentivo, lo udivo bere senza sosta. S (26-7-45)

 

Sovente durante le estasi con Gesù, è Lui che chiama la Madre a dare conforto.

“Vieni, Madre mia, vieni a dare la nostra vita, il nostro amore a questa figliolina. Vieni a queste tenebre, vieni a soavizzare questo dolore”.

Venne Mammina, mi prese tra le sue braccia ed Ella stessa portò le mie sulle sue santissime spalle, mi abbracciò, mi accarezzò, mi coprì di baci, mentre sentivo di ricevere da Lei vita e conforto.

“Figlia mia, figlia e sposa del mio Gesù, il tuo dolore è vita, il tuo dolore è amore. Riempiti di me, riempiti di Gesù. Dà ciò che ricevi da noi a coloro che ami e che ti amano. Riceveranno da noi nella misura in cui ti amano e in cui desiderano il nostro amore.

Dà loro le nostre ricchezze nel tuo sorriso, nei tuoi sguardi, nelle tue tenerezze angeliche. Coraggio, coraggio! Soffri con me e con il tuo Gesù”. S  (3-3-45)

“Vieni, Madre mia, prendi il tuo posto di madre affettuosa e piena di premure, dà la vita e soavizza il dolore a questa nostra figliolina”.

Mammina mi prese tra le sue braccia. Mi sentii subito piena di dolcezza e di amore. Da un lato (del mio volto) era il suo santissimo volto e all’altro mi accarezzava la sua benedetta mano. Il mio volto era in mezzo a quella pressa santissima; mi coprì di baci:

“Figlia mia – mi diceva - vengo tra poco a prenderti per il cielo. Prima che tu spiri ti porto con la mia benedetta mano alla presenza di Gesù. Fra me e Lui sarai condotta in paradiso. Al tuo arrivo avrai cori di vergini, cori angelici: tutta la corte celeste in inni, tutto il Cielo in festa”. S (5-5-45)

“Madre mia, Madre mia benedetta, vieni a dare alla nostra figliolina conforto e vita, che quasi non ne ha”.

Venne Mammina, mi prese tra le sue braccia, mi pose sul suo grembo, mi strinse, mi accarezzò. Rimasi tra Lei e Gesù. Mi dava la vita che possedeva. Lo faceva tanto adagio, con tanta cura come chi medica una grande ferita. Mi veniva meno il respiro: non avevo forza per ricevere rapidamente quella vita. A poco a poco andai acquistando più vita, mentre aumentavano le mie forze.

Mammina mi disse: “Sempre lieta, sempre contenta, sposa cara del mio Gesù! Possiedi tutta me, possiedi tutto Lui. Sarai sempre vittoriosa nel tuo martirio. Dà tutto a Gesù (la riparazione), dàgli i suoi figli; dammeli, che sono pure miei”. S (7-7-45)

 

La Madre la rassicura circa i dubbi di ingannarsi che sempre la tormentano.

“Vieni, Madre benedetta, non lasciare senza conforto la nostra figlia”.

“Eccomi qui, Figlio mio, con desiderio ansioso di confortarla.

Venne Mammina, mi reclinò su di Sé, mi accarezzò e mi abbracciò.

“Coraggio, figlia mia! In nome del mio divin Figlio vengo ad affermarti che sei nella verità, gli sei fedele. Egli è contentissimo di te: gli hai dato tutto. Amalo (ama-o) con tutto l’amore con cui lo puoi amare.

In cambio, figlia mia, della tua vita di dolore e di amore, porta il nostro amore a coloro che ti amano e con tanto impegno ti stanno attorno: è il premio del Cielo perché sostengono una sposa tanto cara a Gesù”. S (1-2-47)

 

Un altro conforto viene dato  con un accostamento alle apparizioni avvenute a Fatima. La Madre le dice:

“Figlia mia , hai già riflettuto che io faccio della tua cameretta una <Cova da Iria>? Hai già riflettuto che, come a Fatima, Io discendo qui tutti i mesi, senza par-lare delle volte nelle quali, come oggi, vengo su invito di mio Figlio? E’ per darti conforto e incoraggiarti.

Ricevi le mie carezze”. S (13-6-47)

 

Qualche volta Gesù invita la Madre ad assistere alla trasfusione di sangue.

(...) Il mio cuore pareva essere incollato a quello di Gesù e dal suo divin Cuore passava il sangue al mio. Sentivo il mio dilatarsi, dilatarsi: era grande, molto grande. (ricordiamo il caso di San Filippo Neri).[2]*

Questa unione durò alquanto. Dopo un po’ di tempo Gesù chiamò:

“Vieni, Madre mia, mia benedetta Madre. Dà la tua vita celeste, dà le tue grazie e ricchezze a questa mia figlia e sposa e anche tua figliolina diletta”.

Gesù staccò da me il suo santissimo volto e le labbra, ma lasciò sempre unito il suo divin Cuore.

Mammina prese il posto di Gesù. Unì il suo volto al mio. Mi stringeva, mi copriva con le sue carezze e alitava  (bafejava) su di me con tanta dolcezza. Sentii che ne ricevetti molta vita. Mi diceva:

“Figlia mia, sposa del mio Gesù, tabernacolo del mio Gesù, santuario del mio Gesù ove Egli abita sempre, sempre”.

E Gesù le diceva:

“Dàlle, Madre mia, le ricchezze del Cielo, dàlle tutto il tuo amore. Almeno tu e io facciamole sentire il nostro amore e la nostra consolazione, giacchè dalle creature che ella ama e che stanno al suo fianco non riceve consolazione, non sente che la amano ed ha persino paura di loro (è una delle grandi sofferenze di anima-vittima, come si capisce dalle seguenti parole di Gesù). Le ho tolto tutto, tutto.

Glielo ho tolto per mia gloria, per la salvezza delle anime, glielo ho tolto per rendere splendente il puntello che sostiene il braccio del mio Eterno Padre affinchè Egli, al vedere tale splendore, tali incanti, si dimentichi del suo potere e usi misericordia, soltanto misericordia per il mondo. Le ho tolto tutto.

La spremetti, la spremetti: da lei ho ottenuto i liquori più squisiti.

Distaccati da noi, figlia mia. Va’ alla tua croce, alla tua vita di amore”. S  (19-1-45)

Venne Gesù: “Figlia mia, figlia mia, hai qui il tuo Gesù, il tuo Amore. Vengo a ringraziarti per la tua riparazione, la tua generosità, il tuo amore alla croce. Guai al mondo, senza questo martirio che non sarà mai uguagliato.(...)

Vengo pure ad alimentare la tua anima come medico divino e a dare al tuo corpo quello che il medico della terra non ti può dare: il mio sangue divino, il mio divino amore perché tu viva e dia vita alle anime.

A questa trasfusione di sangue e di amore viene ad assistere mia Madre benedetta, con legioni dei suoi angeli.

Prima di ricevere (la trasfusione) sarai da Lei incoronata con una corona di fiori tra i più belli e profumati: iris, gigli, e con pietre delle più preziose. Questa corona è composta con le corone dei peccatori che, grazie a te, furono e saranno salvati: sono migliaia, sono milioni Chi porta la corona dal cielo a te è il tuo angelo custode con il principe degli angeli. Sono loro a deporla nelle mani della tua e mia Madre benedetta”.

Mi sentii in ginocchio, a mani alzate, con il capo chino e gli occhi abbassati. Non vidi gli angeli: udivo e senti-vo il battere, lo stormire di molte ali.

Mammina, al mio fianco, si chinò verso di me, mi baciò e mi accarezzò dolcemente. Sentii che era Lei a posarmi sul capo una grande corona che mi avvolgeva tutta. Una luce luminosa, fortissima illuminò tutta la mia anima.

Gesù disse: “Guarda le tue spine trasformate in fiori e il dolore trasformato in medicina per le anime. Meraviglie, meraviglie divine!

Ricevi ora una sola goccia del mio sangue e il mio divino amore”.

Gesù fece del suo divin Cuore una tazza che, molto adagio inclinò versando nel mio. Questi subito si dilatò. Io, non potendo resistere, mi sentii cadere sfinita e rimanere come morta.

Poco dopo mi sentii tra le braccia di Mammina: mi sentii come  se Ella mi alzasse e stringesse al suo Cuore.

Le sue carezze, la sua tenerezza e il suo amore mi diedero nuova vita, mi diedero forza per resistere alla forza del sangue di Gesù e al suo amore.

Udii per la seconda volta lo stormire e il battere delle ali.(...) S (18-10-46)

Gesù si avvicinò e disse: “Mia Madre benedetta assiste rà al travaso del sangue dal mio divin Cuore al tuo”.

Prese nelle sue divine mani il Cuore tutto in fiamme e lo collocò sul mio. Cadde la piccola goccia di sangue e io rimasi subito con il cuore e tutto il petto che ardevano in vivo fuoco.

“Gesù, Gesù, muoio bruciata!”

Mi soccorse Mammina passandomi sul petto le sue santissime mani, alitando su di me per un po’ di tempo con le sue labbra e mi disse:

“Coraggio, figliolina! E’ il sangue di Gesù, è il sangue che scorre nelle mie vene che andò nel tuo cuore: è la tua vita, è ciò di cui vivi”.

Gesù aggiunse: “Ora sei consumata dal fuoco d’amore. Dopo che questo sarà spento, rimarrai consumata dal dolore. (...)” S (28-3-47)

“Ti do la goccia del mio divin sangue.

Vieni, Madre mia benedetta, vieni, Vergine immacolata ad assistere a questa grande meraviglia”.

(...) Appena vidi Mammina, esclamai:

“O tutta pura, o Immacolata! O Mammina, Mammina, fammi pura con la tua purezza e portami in cielo!”

Mi baciò, mi accarezzò e mi disse:

“Aspetta ancora un po’: soccorri il mondo, soccorri le anime, ripara(...)” S  (8-12-50)

 

Sovente ricorrre la simbologia del manto della Madre che col suo amore avvolge, protegge.

Immersa sempre nelle tenebre, alzo le mie braccia per assicurarmi a qualcuno, e questo qualcuno è la cara Mammina. Voglio avanzare tanto in queste tenebre, voglio affondarmi tanto da perdermi in esse quanto Gesù vuole.

Ma voglio convincermi che vado aggrappata a tanto tenera Madre e avvolta nel suo santissimo manto per non temere, non vacillare, non disperarmi. Da sola. muoio di sgomento ed offendo il mio Gesù. S (24-5-45)

I dubbi suggeriti da Satana sono, in alcune ore, spine penetranti: una pioggia ardente (queimaçosa) che penetra in tutto il mio essere. (...) All’ombra del manto della cara Mammina lascio passare la tempesta: non posso essere in pericolo con tale protezione. S (22-8-47)

Talvolta fuggo da questi abissi quando mi sento piena di paura, ma è per aggrapparmi fortemente al manto della cara Mammina.

“Salve, Regina, Madre di misericordia! O Mammina, mostrami che sei mia madre!”

Il vento spaventa, la tempesta tenta di strapparmi dal rifugio di Mammina, ma io non lascio andare il suo manto.

Allora sento che Ella mi stringe al suo petto, mi tranquillizza: la sua dolce tenerezza soavizza il mio dolore. S (30-4-48)

 

Alcune volte è la Mammina che le appare e la avvolge nel manto.

Venne Mammina , coronata, col manto da regina bordato d’oro. Rimasi coperta dal manto, appoggiata al suo grembo.

Ella mi disse: “Coraggio, figlia mia, soffri con gioia: dà sollievo al Cuore di Gesù e al mio.(...)”  S (6-9-47)

 

Teniamo presente che tutte le grazie ricevute da Alexandrina non sono finalizzate a lei, ma vanno trasmesse all’umanità.

Gesù invita:

“Madre mia benedetta, vieni a dare alla nostra figliolina la tua vita e un’altra prova d’amore”.

Venne Mammina, mi coprì col suo santissimo manto, lo avvolse attorno a me, mi prese tra le sue braccia, mi strinse al suo Cuore reclinando il suo volto su di me  e mi accarezzò.

“Porta, figlia mia, il mio manto: è tuo. In esso vi è tutto il mio amore con l’amore di Gesù.

Portalo, stendilo sull’umanità, coprila tutta. E, come la madre tiene vicino a sé i figliolini più piccoli, così tu colloca attorno a te coloro che ti sono più cari perché ricevano da noi maggiori benedizioni, grazie e amore.

Coraggio ! Soccorri i peccatori, i figli dei miei dolori”. S (7-12-46)

“Vieni, Madre mia benedetta, con le tue tenerezze a fortificare, a dare vita alla nostra figliolina”.

Venne Mammina, mi prese tra le sue braccia, mi ab-bracciò dolcemente, mi coprì di carezze e mi disse:

“Figlia mia, figlia mia, sono tua madre e sono madre del tuo Gesù. Sei da me e da Lui amata con tutto l’amore. Soffri con gioia, continua a salvare anime.

Prendi il mio manto, avvolgi in esso l’umanità: salvala! E’ figlia di Gesù e figlia mia.

Porta il mio amore, porta l’amore di Gesù, dàllo a coloro che si prendono cura di te, dàllo a coloro che ti sono più cari: è l’amore di Gesù e di Maria in un solo amore”. S (3-5-47)

“Vieni, Madre mia benedetta, vieni a disimpegnare la tua missione di madre: dà alla nostra figliolina il tuo conforto, le tue carezze”.

Venne Mammina con il manto e la corona di regina, mi prese sul suo grembo, mi coprì con il suo manto e cominciò a baciarmi e ad accarezzarmi.

“Figlia mia, sei sotto la protezione, sotto la difesa della Madre. Porta al rifugio del mio manto coloro che ti stanno attorno e ti sostengono: sono tutti cari al mio cuore, tutti li amo follemente, insieme al mio Gesù”.

“Mammina, voglio nel tuo rifugio tutti coloro che amo, tutti coloro che mi appartengono, tutti coloro che mi feriscono, tutta l’umanità. Custodiscili, difendili: sono tutti tuoi figli”. S (7-2-48)

 

Qualche volta è Gesù che le porta il manto della Madre.

Alexandrina ha appena finito di rivivere la Passione.

Egli venne con nuova luce e nuova vita. Nelle sue divine mani portava un manto color del cielo, ornato di oro e pietre preziose.

“Figlia mia, figlia mia, ecco qui il manto della regina delle vergini, della madre dei peccatori, della consolatrice degli afflitti, dei tribolati. E’ il manto della Immacolata, della Madre ausiliatrice, conforto in tutti i mali. Vengo in suo nome. Ella è regina del cielo e della terra e desidera tutta l’umanità al riparo del suo manto. Ella vuole che a sua somiglianza tu copra tutti i suoi figli e che, con la stessa tenerezza, dolcezza e amore di madre tu li conduca al mio divin Cuore. Prenditi cura di loro: dà loro il tuo amore, (offri) il tuo dolore, la tua immolazione, il sacrificio. Fa’ ciò che farebbe la Vergine se vivesse ora sulla terra”.

Io ero coperta con il manto che Gesù mi aveva colloca-to sulle spalle. Ero umiliata e confusa.

Un cielo di angeli parve discendere su di me. Due si avvicinarono a Gesù e gli consegnarono una corona che portavano nelle loro mani. Gesù la collocò sul mio capo.

“E’, figlia mia, la corona della Madre santissima. Rinnovo l’atto che è già stato fatto da tempo (nel dicembre del 44). Sei la regina del dolore, la regina delle vittime, la regina dei peccatori: soccorrili, soccorrili!

Che momenti, che ore, che tempi tanto gravi! Cosa mai attende il mondo! Guai a lui se non si converte presto! Guai a lui se non si affretta a venire a Me!” S  (26.11.48)

 

Questa “regina” si sente in condizioni ben pietose! Oltre alle sofferenze fisiche di ogni genere (i tormenti del digiuno con coliche, lo sconnettersi delle vertebre con la conseguente necessità di stare legata con fasciature a dure assi, già da 4 anni, i dolori  causati dalle mistiche piaghe) il tormento delle tentazioni contro la fede, la mancanza di un aiuto spirituale da parte di sacerdoti perché anche il secondo direttore le è stato allontanato (rimandato in Italia) e il confessore  non la sa comprendere.

Ricorre all’Ausiliatrice.

Mi sento abbandonata e mi sono affidata. Mi sento morta, senza luce e senza guida. Mi sono affidata: mi sono messa tra le braccia di Mammina.

E così vado percorrendo i cammini spinosi e difficili che la Provvidenza mi ha tracciato.

Così, affidata in questo abbandono, diventa più leggero questo penoso vivere.

Quando soffro per la morte che sento in me, dico: Mammina è la mia vita. Quando non ho luce né forza per soffrire, ripeto: Mammina è luce, Mammina è forza. Quando sento che tutta la mia vita è un inganno e che mento a me stessa  (uno dei maggiori tormenti di anima vittima è quello di temere che i fenomeni mistici che avvengono in lei siano frutto di sua fantasia e non realtà), mormoro: non importa, Mammina non si inganna, Ella è la verità.

E in tutto vado ripetendo la stessa cosa: voglio ciò che Mammina vuole, vado dove va Lei.(...) S (15-9-50)

 

Arrivati alla fine di questo capitolo, soffermiamoci a meditare sulle forme di aiuto  che la Madre dà alla sua figliolina tanto tribolata.

Non le toglie la sofferenza; non gliela fa neppure inter-rompere con alcuni momenti umanamente piacevoli. Le indica la strada per soffrire bene ogni tribolazione: l’amore!

L’amore trasfigura il dolore: il dolore vissuto dal vero cristiano viene illuminato dalla luce dell’esempio del Cristo vittima per la redenzione.

Così si spiega l’affermazione di S. Paolo  che abbonda di gioia in mezzo alla tribolazione “Sono pieno di consolazioni, sovrabbondo di gioia in mezzo a tutte le tribolazioni” (II Cor 7,4) ; si comprende la letizia di S Francesco: “ogni pena mi è diletto”; e non stupisce l’esclamazione della beata Alexandrina: “Viva la mia croce!” S (26-11-48)

Alexandrina detta nel penultimo diario :

Per sopportare il dolore bisogna spremersi in amore. S (26-8-55)

 

Il dolore poi, trasfigurato dalì’amore, porta alla vittoria.
Ecco perchè l’Ausiliatrice le promette:

“Con la mia grazia
ti aiuto a soffrire,
ti aiuto ad amare,
ti aiuto a vincere.
Confida, confida ed abbi coraggio!”
S (3-1-53)


[1] La forza del destino”.

[2] Nei suoi slanci d’amore il suo cuore si era dilatato molto, al punto che coloro che lo osservavano pensavano tenesse sopra al cuore qualche reliquia. Quando aprirono la salma scoprirono che il cuore , tanto dilatato, aveva rotto tre costole!

   

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