PARTE  III

 AMORE  MUTUO
TRA  GESU’  E  ALEXANDRINA

 

“Io sono per il mio diletto
e il mio diletto è per me”
(Cantico dei cantici)

“Tu mi hai rapito il cuore,
sorella mia, sposa...”
(Cantico dei cantici)

 

“Tu sei folle d’amore per Me
e Io sono folle d’amore per te”
S (4-6-49)

 

L’unione sponsale tra Gesù e l’anima
che lo ama appassionatamente
trova in Alexandrina una capacità
di esposizione di alta poesia come quella
del Cantico dei Cantici.

 

1- CIASCUNO  DONA  E  RICEVE

2- MISTICA  IDENTIFICAZIONE TRA  ALEXANDRINA  E  GESU’

 

1

CIASCUNO  DONA  E  RICEVE

 

Sento Gesù che allaccia il mio cuore al suo Cuore.
Il suo è ferito da me e il mio è ferito da Lui.
E’ l’amore che ci lega.  L (10-10-40)

 

Fu l’amore del suo divin Cuore che venne a ferire il mio.
Io sono tutta di Gesù e della cara Mammina. L (23-5-41)

 

(...) In alcuni momenti, ahimè Gesù, mi vedo sopra un abisso. Non avendo nulla che mi sostenga, sto per cadervi.

E subito Tu vieni a liberarmi da tanto grande orrore. Mi sostieni e me ne allontani.

Ed eccomi di nuovo fiduciosa soltanto nell’amore del tuo santissimo Cuore, a vivere di speranza. Non cado: Gesù mi sostiene, Gesù mi difende.

E io, innamorata di Te, mi lancio tra le tue divine braccia e sento che Tu, con tutto l’amore, mi accogli e mi abbracci”.

Con Gesù tutta l’amarezza è dolce, tutto il dolore diventa soave.

Ah, se tutti conoscessero l’amore di Gesù! S (20-9-42)

 

Gesù assicura ad Alexandrina che l’amore è mutuo ed agli slanci infocati di lei  risponde facendo sentire con altrettanta forza il suo amore, la sua unione.

(dopo la Comunione) Sentii che Gesù unì le sue divine labbra alle mie, così come unì pure al mio il suo divin Cuore, aprendolo completamente per ricevermi tutta e mi disse:

“Figlia mia, labbra con labbra, cuore con cuore, amore con amore per ardere in un solo fuoco divino. (...)

Quanto è grande la tua gloria! Il mondo non ti com-prende, gioisci: anche Me non compresero e ancora molti non Mi comprendono”. S  (30-9-42)

“Io, Gesù, il tuo Amore, per amore ti ho arricchita. E tu, sposa fedele, per amore hai corrisposto e sei stata fedele.

L’opera sta per terminare: la tua missione  sulla terra è quasi compiuta”.(mancano ancora 12 anni alla sua  dipartita!)  S  (4-9-43)

Continuo ad essere ferita da quell’amore di cui già parlai: amore venuto dall’Alto. E l’anima continua nella stessa violenza nel volere lasciare il corpo per andare incontro a quell’ amore.

Ma, mio Gesù, come, se non vedo nulla, se la oscurità del mio spirito copre tutto e il peso del dolore tutto distrugge?

Solo la volontà di seguirti, di amarti, di imitarti, di appartenerti, di esserti fedele fino alla morte permane salda, sebbene la tenebra nasconda tutto.(...)

Subito (dopo la Comunione) mi fece sentire la sua unione, la sua presenza reale nella mia anima. Tardò a parlarmi. Solo dopo alcuni minuti mi disse:

“Figlia mia, paradiso di delizie qui sulla terra per il mio divino Cuore, giardino celeste, giardino divino in cui mi delizio. E’ tra questi fiori divini, nel giardino di questo calvario che io dimentico l’ingratitudine del mondo.. (...)

Non può naufragare la barca nella quale Gesù è il timone ed il pilota. Coraggio, coraggio, sempre salda e fiduciosa che passerà tutto, meno le mie parole.(...)”. S (3-11-45)

 

Ma l’amore mutuo non rimane chiuso tra loro due! Alexandrina è una messaggera che Gesù ha scelto per comunicare con l’umanità: riceve per trasmettere.

Nel seguente brano Gesù le offre il suo Cuore perchè vi entri con altre anime.

 

“Gesù, voglio soffrire tutto sulla terra e sulla terra amarti. Voglio amarti in cielo con tutto l’amore dei cherubini e di tutta la patria celeste. Voglio seminare e far piovere sulla terra le tue inesauribili ricchezze e meraviglie”.

Tornai di nuovi ad essere immersa nell’amore di Gesù.

“Grazie, mio Gesù! Dammi questo amore senza cessare”.

“Va’, figliolina, con fiducia. Sei un serafino ardente d’amore. Va’ a dare ai cuori e alle anime gli ardori di questo amore”. S (3-8-45)

“Vieni qui, folle d’amore per Me e per le anime! Voglio appartenere tutto a te, come tu appartieni a Me. Ti ho fatto la consegna del mio divino Cuore . (...)”

In questo momento Gesù aprì il suo petto santissimo. Era come un tabernacolo il petto di Gesù e il Cuore la sacra pisside (o sagrado vaso).

Gesù mi disse: “Entra, figlia mia, con alcune anime nel Cuore che è scrigno, è tesoro infinito e lascia altre fuori, ma al riparo di questo cofano di ricchezze. Entra con loro nel petto fino a quando le avrai preparate per entrare nel Cuore.(...)” S  (9-11-45)

 

Naturalmente, tutto avviene attraverso la croce.

“Figlia mia, stella del mondo, luce che lo illumina, faro che lo guida al mio divino Cuore, gioia dei miei occhi divini, ascolta: accetta le mie divine braccia, abbraccia con esse la croce che ti do, abbracciala con le forze divine, giacchè non hai forze umane. E’ croce di amore per te. Nella tua vita di sofferenza è ben dimostrato l’amore con cui Io ti amo e l’amore con cui tu mi ami: Io amo te, tu ami Me. Sei mia, sei delle anime. La croce che ti do è per loro la croce del più alto valore. Coraggio! Sempre salda tra le braccia del tuo Gesù.(...) Confida in me: non temere di vacillare!”  S (1-12-45)

 

Alexandrina teme di mancare di fiducia.

Volevo Gesù e avevo paura di Gesù: temevo che Egli fosse triste per causa mia. Lo volevo per conforto: temevo di cadere nella disperazione.

Egli venne incontro alla mia agonia:

“Sta tranquilla, sta tranquilla, figlia mia! (...)

Io ti amo con tutto l’amore, tu mi ami con tutto l’amore che ti è possibile. (...)” S (14-12-45)

“Figlia mia, pegno di gloria e di salvezza. Tu sei come una notte senza stelle, un giardino senza fiori, un para-diso senza amore. Ma no! E’ solo impressione della tua anima.

Per Me in questa notte brillano, scintillano le stelle: sono stelle che dànno luce al mondo, sono stelle che adornano il trono della Maestà divina. Io vedo nel tuo giardino fiori belli, fiori candidi che colgo per Me e con la mia mano spargo per il mondo il loro profumo, profumo salutare per le anime. Nel tuo paradiso senza amore io trovo tutto l’amore. E’ il paradiso della tua anima e del tuo cuore, paradiso ove Io dimoro.

E’ con questo amore con cui mi ami e sei da Me amata che ti do il potere di incendiare i cuori. Diffondilo a chi vuoi, dallo attraverso le tue labbra.

Hai fiducia in Me, figlia mia? Hai fiducia in ciò che ti dico? Hai fiducia nel mio amore?”

“Solo Tu, Gesù, sai a che punto arriva la mia fiducia. Io ho fiducia, ma forse non come dovrei. E inoltre, Gesù, non soffro come dovrei soffrire. Perdonami! Non ho forze per altro.(...)  S (4-1-46)

 

Gesù dimostra il loro amore anche nel fatto di sfogarsi con lei.

“Ho sete, figlia mia, sete che consuma il mio divino Cuore. E sai, sposa amata, che sete è questa? E’ sete di anime. Sono così poche quelle che mi amano! (...)

La maggior prova del mio amore l’hai qui, figlia mia, nel mio sfogo con te. E’ anche la maggior prova che tu mi ami, che mi sei fedele, che sei la  mia sposa più cara e la più grande vittima dell’umanità, l’anima che mi dà più anime. Sei ineguagliabile nel dolore, ineguagliabile nel numero delle anime che salvi.

Se tu non mi amassi, non soffriresti in questo modo. Se io non ti amassi, non ti darei tali sofferenze.

Tu sei, figlia mia, un vivaio di nuova generazione. Le mie grazie si estendono su di te: sei vivaio di purezza, vivaio d’amore, vivaio di salvezza.(...)”  S (2-3-46)

 

Il dolore-amore di Alexandrina.

Poi un accostamento col dolore-amore di Gesù.

 

“Figlia mia, mia cara figlia, sposa che ama, il (tuo) do-lore è amore. L’amore è potente, la gloria è per Me.

Tu sei il tabernacolo nascosto della mia abitazione sulla terra, sei il tabernacolo più ricco dove trovo le maggiori delizie.

Tu mi ami e sei da Me amata. Tu soffri e per il tuo dolore ricevi da Me grande potere: sei potente, potente per le anime.(...)” S (4-10-46)

Continuo sul mio duro letto ( il 3 ottobre il medico Azevedo  ha dovuto fasciarla alle dure assi del letto perché le si sconnettevano le vertebre!) e sento grandi desideri di baciare e abbracciare queste assi (!): quanto più mi costano per il dolore che mi consuma, tanto più mi ricordo di Gesù. Peggio di me: Lui con tutto il suo santo corpo piagato e ferito stette sul duro legno della croce. Il mio corpo è legato e mi costa sopportare i legacci; ma anche quello di Gesù fu legato con dure corde e con esse strascinato (durante la Via Crucis).

Fu per mio amore che soffrì, innocente! Come non dovrei soffrire io, che sono tanto colpevole?

“Voglio soffrire, voglio soffrire, voglio amarti, mio Gesù!”

Questi pensieri dànno lena alla mia povera anima. Pur nella mia nera tenebra, mi avvicino di più a Gesù.(...)

“Voglio soffrire, mio Gesù, e soffrire tutto!(...) Dammi amore al dolore, dammi amore alla croce”. S  (5-10-46)

 

 Gesù afferma che ciascuno dà sollievo all’altro.

Gesù le ha mostrato il suo Cuore ferito.

“Voglio soffrire, mio Gesù, per vedere richiuso il tuo costato e senza ferita il tuo divino Cuore. Sia esso solanto amore e compassione verso tutti coloro che ti feriscono, Gesù!”

“Sono già guarito, mia eroina: la tua generosità, il tuo amore al dolore furono il balsamo che mi guarì. Sei tu, mia innamorata, il balsamo del mio soffrire.

E io sarò sempre il balsamo, la forza, il conforto nel tuo martirio. Coraggio! Il Mendìco che tutti i venerdì (continua a rivivere la Passione, senza manifestazioni esterne)  batte alla porta a chiedere l’elemosina non cessa di chiederti: offrimi dolore, mia innamorata, offrimi do-lore, salvami le anime, consola il mio divin Cuore e va a dire al mondo: -Convertiti, vieni a Gesù; convertiti e amalo!(...)-” S (11-4-47)

 

Mistiche nozze

Quando Alexandrina comincia ad intuire la sua vocazione e si offre vittima, dal suo cuore esplode il magnifico canto d’amore ai tabernacoli (vd. P. II, cap 2)  e nell’intensa preghiera comincia ad avvertire i primi fenomeni mistici, tra cui un ardore che la fa ardere; tra l’altro dice, nell’Autobiografia:

Mi sentivo abbracciata interiormente, il che chi mi stancava assai.  A (p. 24)

Don Pasquale dice di intravvedere in questo un principio di fidanzamento con Gesù.

Più avanti, a cominciare dal 1934 , in L e in S vi sono accenni a nozze celesti, ma sono solo affermazioni di Gesù. Nell’ aprile del 47 ha proprio una visione nella quale interviene anche il Padre che attua l’unione!

Nella notte tra il 14 ed il 15 (aprile, 22° anniversario dell’inizio della degenza, che ricorderà sovente nei suoi diari) venne incontro al mio martirio, soavizzando il mio dolore, una bella visione della Santissima Trinità.

C’era un trono ricchissimo. In alto, il divino Spirito Santo in forma di colomba lasciava cadere sul Padre e sul Figlio, che erano più in basso seduti uno accanto all'altro, una pioggia di raggi dorati.

Poco dopo, davanti all’Eterno Padre, un’anima rimase inginocchiata in atteggiamento di riverenza (è chiaro che parla di sé, in terza persona).Una mano di Gesù si unì ad una mano di lei, che l’Eterno Padre legò.

Tutto era illuminato: pareva il cielo, era luce celeste.

Scomparvero le tre Persone divine.

L’anima rimase per un po’ di tempo nella stessa posizione, immersa nello stesso amore. S (25-4-47)

 

Scambio di abbondanza d’amore.

Aspettai per alcuni minuti (finita la Passione) la nuova vita e l’unione con Gesù.

Egli venne, mi mise a nuotare in un mare di fuoco e mi disse:

“Figlia mia, vieni a riposare, vieni a dormire in Me il sonno dell’amore: è conforto per la tua anima, è vita per il tuo dolore, è vita e amore che tu puoi comunicare alle anime, e io lo voglio. Vivi, falle vivere!

Riposa, dormi. Ricevi da Me tutta l’abbondanza dell’amore, mentre Io pure lo ricevo da te.

Il mio divino amore è per te il balsamo, la forza nel tuo ineguagliabile martirio; così come il tuo (amore) è per Me il balsamo per le mie ferite e mi fa dimenticare tanti crimini con i quali sono offeso.

Tu mi ami, tu mi ami, confida che mi ami! Tu soffri e sai soffrire, confida in Me! (...)” S (26-12-47)

 

Ancora due pezzi con fuoco d’amore, poi uno con luce che tranquillizza Alexandrina nel suo tormento  di non riuscire ad amare Gesù come vorrebbe.

Lo ricevetti (Eucaristico). Mi incendiò di fuoco il cuore ed il petto; mi guarì per un po’ di tempo le ferite dell’anima e, in una unione molto intima, mi disse:

“Vengo ad incendiarti con il mio divino amore. Anch’io voglio bruciarmi nel tuo, figlia mia. Amami, riempiti di Me, estingui la tua fame.

Come Io ti amo! Vedi come mi curo di te?” S (18-7-47)

“Figlia mia, sposa diletta, eccoti il mio divino Cuore pieno di amore: è tuo, è tuo, te lo do perché ti amo, te lo do perché mi ami.

Distribuisci (l’amore) alle anime, dàllo, dàllo! Tu rimani sempre con lo stesso amore per te.

Ti do il Cuore pieno d’amore. Te lo do perché tu lo custodisca nel tuo; non permettere che il mondo lo ferisca: è un vaso d’amore” S  (5-9-47)

Improvvisamente nella mia anima si accese come una luce splendente e la sua pace mi inondò. Lo udii dirmi:

“Figlia mia, figlia mia, cercare Me è volere Me, volere Me è già possedermi. Avere brame di amare Me con sincerità è amarmi follemente, appassionatamente.

Confida che mi ami e che Io ti amo. S (1-11-47)

 

Gesù piange per i peccatori; trova conforto nell’amore di Alexandrina.

Gesù singhiozzava profondamente. Non potei lasciarlo piangere e gli dissi:

“O mio amato Gesù, io accetto tutto, tutto; non piangere più! Reclìnati sul mio petto per riposare nel mio freddo cuore, come io ho riposato nel tuo, tutto fuoco, tutto amore!”

Gesù smise di piangere e si reclinò su di me.

Rimanemmo nuovamente in silenzio.

Gesù lo interruppe: “Figlia mia, innamorata folle dell’Eucaristia, innamorata folle dell’unione con Me, inna-morata folle del mio amore! Ormai ho riposato, non soffro più.

In cambio, incendiati, consumati, nasconditi, scompari nel mio divino amore, come desideri.(...)”  S (7-2-48)

“Lasciami ora, figlia mia, riposare sul tuo cuore: qui il mondo non mi ferisce”.

Gesù rimase in silenzio, reclinato sul mio petto. Trascorse un po’ di tempo.

Gesù si alzò, mi prese tra le sue braccia, mi reclinò sul suo divin Cuore, mi accarezzò e mi disse:

“Riposa ora tu sul mio divino Cuore che ti ama follemente. Subito dopo farò passare dal mio al tuo cuore la goccia del mio divino sangue”. S (20-2-48)

 

Nel silenzio, l’amore parla.

“Confida, confida, fiore delizioso, fiore eucaristico! Prendi conforto, riempiti di Me in questo silenzio.

E’ l’amore che parlerà: il mio a te e il tuo a Me”.

In questo momento, reclinata su Gesù, sentivo la gran-dezza del suo divino amore. Che amore puro, che amo-re folle, che amore senza l’uguale! Oh, come io mi sentivo amata da Gesù! E come sentivo che io Lo amavo! Non si poteva paragonare il mio amore con quello di Gesù: il mio era molto più piccolo, meschino. Io volevo amarlo di più, molto di più, ma vedevo che non era possibile per una creatura umana.

Momenti felici che molto presto fuggono e molto presto si spengono in me, ma mi lasciano, almeno per un po’ di tempo, l’anima più forte.  S (27-2-48)

 

Svaniti i momenti felici, Alexandrina nelle oscure tenebre invoca. Gesù la incoraggia e le promette la luce dello Spirito Santo.

(...) In tanto tremenda oscurità continuai a ripetere: “Gesù, Gesù, Gesù!”

Udii che Egli mi diceva: “Chiama, chiama, figlia mia, abbi sempre sulle tue labbra il dolcissimo nome del tuo Gesù. Invocalo molte volte e fa’ che Egli sia invocato da molte anime. Chiama, chiama, figlia mia, il tuo Gesù affinchè solo Lui sia la tua aspirazione, il tuo unico Amore.

Abbi coraggio. io sono tuo e sono in te. Non dubitare della mia presenza, non dubitare di tutta la tua vita, di tutte le meraviglie che ho operato nella tua anima, se non vuoi farmi dispiacere, se non vuoi che il mio divin Cuore si rattristi”.

“Mio Gesù, mio Gesù, io non voglio offenderti, non voglio rattristarti, ma vedi che non ne posso più, che non ho forze per altro. Io voglio amarti e tutto il mio vivere si riassume nell’amore: dammi forze, abbi compassione di me!” S  (20-8-48)

Non potevo pregare, ma desideravo con ansia la sua venuta (nella Comunione).

Egli venne e, pochi momenti dopo di essere entrato nel mio cuore, mi parlò:

“Figlia mia, figlia mia, ancora una volta  ti affermo che sono con te, nel tuo cuore, che ti amo, che tu mi ami e che tu sei tutta mia.

Sta bene attenta alle parole del tuo Gesù. Non dubitare. Io non permetterò mai che tu dica o faccia qualunque cosa che mi dispiaccia. Non cessare di consultarmi in te su ogni cosa: ti prometto tutta la luce del divino Spirito Santo. (...) Figlia mia, all'inizio di questo anno voglio ancora una volta farti depositaria di tutto il mio amore affinchè mediante la sua forza tu vinca il dolore, termini il calvario che ti aspetta e perché tu lo dia come premio a coloro che ti stanno attorno, che ti sono cari e ti sostengono e inoltre a tutte le anime assetate di Me”. S (1-1-49)

 

Qui risalta ancora una volta la grande umiltà di Alexandrina, mentre riafferma con vigore l’offerta di vittima.

“Figlia mia, mia colomba bianca, colomba pura (...)  Ti ho scelta per mia sposa, hai accettato; ti ho scelta come vittima, hai accettato e quale vittima sei stata! Vittima che non posso uguagliare con nessun’altra. Hai accet-tato tutto senza rifiutarmi nessuna sofferenza.

Figlia mia, ti amo come nessun’altra sposa, ti amo come nessun’altra vittima. Sei bella, tutta bella per Me. Trovo in te tutta la gioia, tutte le delizie che non posso trovare in un altro cuore umano”.

“Mio Gesù, mi pare perfino di tremare, tanto sono confusa. Mi pare che i tuoi divini sguardi non vedano la mia miseria, oppure che Tu abbia dimenticato cosa io sono stata”.

“Parlami così, sposa diletta: maggiore è la gioia, maggiormente mi delizio. Consola, consola il mio divino Cuore tu che mi ami e hai la fortuna di comprendere il mio divino amore. (...)

Offrimi dolore, offrimi croce, figlia mia! Soccorri il mondo che tanto pecca: sta per perdersi. Ah, figlia mia, tanti e tanti crimini!”

Gesù parlava e piangeva.

Non lo lasciai piangere: “Non dimenticarti, mio Gesù, non dimenticarti, mio Amore, che la tua povera figlioli-na soffre con gioia e amore: è la tua vittima. Ti conse -gno il mio corpo e la mia anima. Immòlami, ma non piangere.

Voglio solo che Tu mi sostenga e non mi lasci peccare.

“Non pecchi, no, figlia mia! Confida in me: è grande, molto grande la riparazione che mi dài.(...)”  S (14-1-49)

 

Gesù le assicura che sa amare.

(...) Volevo purificarmi, volevo riempirmi, volevo amaredi più, infinitamente di più e infinitamente di possedere Gesù.

Trascorsi alcuni minuti in queste ansie dolorose.

Una luce splendente illuminò le mie tenebre e riempì il vuoto immenso che avevo in me. Rimasi in una grande pace, in grande dolcezza e soavità. Udii Gesù dirmi con tenerezza:

“Figlia mia, figlia mia, la tua anima è per il mio divin Cuore un giglio puro, un iris candido e profumato. Tu sei folle d’amore per Me e io sono folle dì amore per te. Quanto più mi desideri, tanto più mi possiedi. Confida nel tuo Gesù! (...)” S (4-6-49)

 

Continua il mutuo conforto.

Gesù venne di nuovo con la vita (risurrezione dopo la Passione che Alexandrina continua a rivivere nell’intimo), e mi chiamò:

“Figlia mia, figlia mia, vengo a bere alla fonte del tuo cuore per saziarmi e dimenticare in queste delizie i crimini con i quali sono offeso. Vieni tu alla fonte del mio Cuore a prendere conforto, balsamo per la tua vita, per il tuo dolore. Io vengo alla fonte del tuo cuore a rifugiarmi in essa per sfuggire ai maltrattamenti dei peccatori. Vieni tu alla fonte del mio divin Cuore a bere amore per amarmi con esso, per infonderlo in tutti i cuori assetati di Me.(...)”. S  (23-9-49)

“Vieni, figlia mia, tra le braccia del tuo Sposo Gesù! Egli non è morto (ha appena finito di rivivere la Passione) ma vive eternamente affinchè tu viva e dia vite.

Vieni solo per riposare. Unisci il tuo dolore all’amore di questo divin Cuore che tanto ti ama. E’ folle d’amore per te e tu lo sei per Lui. Riposa, riposa mentre Gesù si delizia in questo giardino sempre irrorato dalla rugiada celeste.

Quale grazia grande: il dolore della vittima unito all’amore del Martire del Golgota! (...)” S  (4-11-49)

Alcuni momenti dopo,  (finita la Passione)  Gesù venne, girò attorno al mio cuore come colomba che vuole entrare nel suo nido.

“Figlia mia, figlia mia, ti amo tanto! E il tuo cuore mi ama tanto da obbligarmi a fare in esso il mio cielo sulla terra, una dimora celeste. Tu mi ami. Confida che mi ami. Il tuo amore mi consola e mi delizia; il tuo dolore, moneta del più alto prezzo, mi porta a dimenticare per molto tempo i crimini con i quali sono offeso. Oh, quanto è grande la riparazione che mi dài!”

“O mio dilettissimo Gesù, Amore mio, io non ti amo né ti do cosa alcuna perché in me tutto è morte (è una delle sofferenze del suo stato di vittima) e non ho affatto amore per amarti. Io vorrei, Gesù mio, se fosse possibile, portarti a dimenticare non per un po’ di tempo ma per sempre i crimini che vengono commessi contro di Te. Siccome io non ho nulla, accetta il tuo amore come mio e per riparazione i tuoi stessi meriti e quelli della cara Mammina”.

“O figlia mia, la tua morte è la vita di vittima. La tua vita è la mia vita: ciò che tu non vedi, tutto appare in Me. Il mondo è pazzo e non vuole essere perdonato!”

(...) Gesù piangeva e sospirava.

“Non piangere, mio Gesù, e non confidarti di più. Dammi tutto il dolore che vorrai. Ciò che io voglio è consolarti e fare riparazione. Non mi importa sapere perché e per chi soffro: distribuisci, distribuisci ( i meriti della sua riparazione) anche per coloro che fossero miei nemici”.

Gesù rimase sorridente. Le sue lacrime disparvero. S  (3-2-50)

“Vedi come soffro, Gesù? E’ per tuo amore. Vedi che non ho nulla da darti, perché non è mio il dolore (sente di vivere in sé il dolore di Gesù, con il quale è misticamente identificata). Vedi i miei desideri ansiosi di amore; eppu-re non lo posseggo!”

In questo momento stavo come abbracciata al Cuore del mio amato Signore e sentivo un fuoco tanto ardente da bruciarmi dalla testa ai piedi. Lo spirito si illuminò. Il cuore ardeva.

Il dolore venne soavizzato ma non disparve.

Cominciai ad immergermi nell’amore di Gesù e vi rimasi a nuotare. E allora Gli dissi:

“Ora so che mi ami, mio Gesù, e che io Ti amo! So che soffro e che ho dolore da offrirti. Non mi sarebbe penosa la vita, non penoso il dolore, se fosse sempre così!” (...) S (1-3-50)

“Dammi amore, dammi riparazione. Chiedi alle anime lo stesso amore, la stessa riparazione per Me. Ricevi in cambio amore, amore, tutta l’abbondanza del mio amore che esce dal mio divin Cuore”. (...)

“Gesù, Gesù, Amore, Amore, fa’ che io Ti ami e Ti faccia amato, e che io corrisponda alle tue grazie!” S  (3-6-50)

 

La vittima non deve sentire consolazione

“(...) Io ti amo e tu mi ami, consoli il mio divin Cuore. Io conforto il tuo, ma senza consolarti poiché per mio amore hai accettato in aggiunta questo duro colpo di non avere letizia né consolazione nei momenti della intimità con Me, dei miei colloqui con te”. S (20-10-50)

“Sei disposta a continuare nello stesso martirio e nella stessa agonia? Martirio di corpo e agonia di anima?”

“Ti tendo le mani e accetto tutto, Gesù. Tutto abbraccio e stringo al cuore: la croce, il dolore, il martirio e abbraccio Te nel cuore per bruciarti in questo fuoco che mi infiamma e bruciarmi io pure nel tuo.

Ti ho abbracciato, Gesù, ti ho trovato! Eri tanto distante!...(...) Ma ora, Amore mio, sei nel mio cuore: sento in esso il tuo amore, il calore che ti fa ardere”. S  (3-11-50)

 

Alexandrina diffonde l’amore di Gesù ed è felice nel dolore.

Dopo una trasfusione.

“Dà questo amore che ricevi da Me con tutta abbondanza: distribuiscilo; fa’ che Io sia amato!”

Da Gesù vennero a me molti raggi di fuoco più splendenti del sole.

Il cuore mi ardeva. Il dolore che in esso sentivo affiorava in mezzo all’amore: sentivo il fuoco di amore, sentivo il fuoco di dolore. Fissai gli occhi in Gesù e gli dissi:

“Mi lascio consumare da Te: nulla ti posso negare. Mi hai crocifisso con tanto amore e tenerezza! Sono felice nella croce, sono felice nel dolore”.  S  (2-2-51)

 

Alexandrina vuole continuare in cielo la sua missione fino alla fine del mondo.

“Tu sei innamorata folle, folle di Gesù, innamorata folle delle anime, figlia mia. E la tua follìa d’amore va vincendo il Cuore di Gesù”.

“Vado vincendo, mio Amore? Voglio vincere sempre, sia che stia sulla terra, sia che stia in cielo. Non voglio vincere solo per un tempo limitato, ma fino a quando il mondo durerà”. S (29-6-51)

Gesù le aveva affermato già nel 44:

“Sei la nuova corredentrice che accendi nell’umanità l’amore di Gesù; nuova corredentrice della quale si parlerà fino a quando il mondo durerà”  S (11-12-44)

 

Mutua inondazione d’amore: Alexandrina confortata perché Gesù sente di essere da lei amato.

Subito dopo la Comunione. Appena Egli scese a me, sentii la unione più intima con Lui: i nostri cuori divennero un solo cuore. Gesù mi parlò:

“Ancora un conforto, ancora un’estasi d’amore, ancora una inondazione dal mio divin Cuore al tuo e dal tuo al mio. Sì, figlia mia, Io ti amo e tu mi ami. Qui al calore del tuo amore sto bene, qui dimentico il mio dolore, il mio dolore infinito.

Avanti, figlia mia, coraggio nella tua croce. Abbi fiducia in Me: Gesù è tutto tuo, Gesù è tutto verità: non temere di ingannarti.

O figlia, o figlia cara, hai molto bisogno di conforto. Sono pronto a dartelo: riempiti di Me, incendiati nel mio amore”.

“O Gesù, Gesù, meno male che Tu nel mio cuore dimentichi il tuo dolore! Meno male che Tu, Gesù, nel mio cuore sai e senti che io ti amo ancora!”(...)  S  (3-11-51)

 

Gesù commemora con slanci d’amore il 14° anniversa-rio della prima crocifissione. (3-10-38).

“(...) Sono 14 anni di gloria, 14 anni di salvezza, 14 anni di eroismo, di amore alle anime. Te benedetta, sposa mia, per la tua generosità! Ti stringo al mio divin Cuore per la tua donazione totale: sei mia, tutta mia, mi appartieni, mi ami. E Io ti amo, sono tuo, tutto tuo. (...)”. S  (3-10-52)

“(...) Che libro ricchissimo è quello della tua vita! E’ scritto in cielo, è scritto a lettere d’oro e pietre prezio-se”.

“Perdona, Gesù, Tu sai bene che non è questo che mi porta a soffrire sempre di più. Mi conforta il tener presente che Tu sai leggere nel mio cuore. Io non soffro, no, mio Gesù, con lo sguardo al premio: a me non importa, no, la ricompensa che mi dài.

Io soffro e accetto tutto: dammi quanto ti piacerà, ma è solo per tuo amore, affinchè non soffra più il tuo divin Cuore né quello della Mammina, affinchè le anime si salvino e non vadano all’inferno”.

“Hai fatto sì, mia colomba bella, che tutto il dolore uscisse dal mio divin Cuore. Ti amo, ti amo, ti amo! Io sono sono con te! Il tuo amore è puro! Il tuo amore è puro, puro, è ineguagliabile!"  S (7-3-53)

 

Gesù la conforta per le calunnie

<La più grande strega dell’umanità> E’ stata l’ultima spina che mi ha ferito il cuore. Fu così che mi hanno classificata!

La mia perfezione non è arrivata al punto di accettare tutto senza sofferenza. Perdòno tutto, ma soffro, soffro molto.

Fu così ferita che oggi  mi sono preparata alla venuta di Gesù nel mio cuore. (...)

Dopo di avermi soavizzato il dolore, mi disse:

“L’amore inebria, è cieco, è folle: io sono folle, folle, folle di amore per te, figlia mia. Tu sei folle, folle, folle d’amore per Me.

Reclìnati, inébriati, consùmati, sparisci come la cera e l’olio che vanno estinguendosi nella lampada. (siamo ormai nel 1953).

Coraggio, coraggio, figlia mia! Quanto più sei calun-niata, tanto più sei simile a Gesù. Abbi sempre presente tutto quello di cui mi hanno accusato. Io ero innocente, Io ero Dio!

Le anime, le anime sono affamate, sono assetate delle tue sofferenze; non lasciarle morire di fame e di sete. (...)” S (4-7-53)

 

Gesù le offre il Cuore con le ricchezze da distribuire all’umanità della quale è madre.

“Soccorri il mondo, (...) parla alle anime, ti ho creata per loro. sei la loro madre: alimentale con il mio amore e con le grazie che ricevi da Me.

Accetta, accetta il mio divin Cuore, lascia che resti dentro al tuo. E’ ricco, infinitamente ricco: tu diventi ricca, infinitamente ricca. Dà tutto, distribuisci tutto, arricchisci le anime impoverite!”

“O Gesù, abbraccio il tuo divin Cuore amorosissimo con tutta la forza e l’amore possibili al mio povero cuore. Abbraccio la tua ricchezza e il tuo amore: e in questo abbraccio profondo e tanto intimo io metto l’umanità intera affinchè tutta cominci fin da ora ad essere arricchita da Te.

Io non sono degna del tuo amore, io non sono degna di possederti. Ma, giacchè tanto mi hai beneficata, o Gesù, fa’ che io sempre ti sia fedele e sappia compren-dere il tuo amore.

Sono molto ingrata, Gesù, non ti amo! Ti dico che accetto tutto ma, ahi, quanto pesa! Pesa, sfinisco, sfinisco e cado. Morta così, quanto sono fragile, piccolina! Perdonami, perdonami!”

“Tu sei forte, forte, molto forte. Io te lo affermo. Hai la mia grazia, e forza; hai tutto, tutto ciò che è mio. Confida, confida! (...)”. S (25-9-53)

 

Mentre lotta in un mare di dolore....

 Egli non si affrettò. Lasciò che la lotta e le tenebre continuassero fino a che poi venne e mi disse:

“Colloquio di fede, colloquio di fede, figlia mia, colloquio d’amore.

Tu soffri molto perché ami molto, ma sei amata.

Io devo fare miracoli perché tu possa resistere al dolore causato a te dalle offese fatte al mio divin Cuore”.

Rimasi sul suo grembo, tra le sue braccia, molto stretta al suo divin Cuore. Gesù mi accarezzava e mi guardava con dolcezza e amore.

Sono passate già alcune ore e io ancora sento nel cuore quegli sguardi tanto teneri e penetranti.  S (19-2-54)

 

Si asciugano le lacrime a vicenda.

“I miei figli, i miei figli si perdono! Il mio sangue divi-no, essere sparso inutilmente!”

Io ero reclinata sul costato di Gesù. Egli piangeva e io piangevo.

Con il suo manto gli asciugai le lacrime ed Egli, con lo stesso manto, asciugò le mie. S (12-3-54)

Mentre si sente sfinita, morta e nelle tenebre viene invasa dall’Amore che le afferma il valore della sua missione, simile alla Sua propria.

Oggi in una indicibile amarezza durante il viaggio al Calvario, amarezza tanto triste e dolorosa da obbligare le mie lacrime a bagnarmi le gote, abbandonata dal cielo e dalla terra, non cessai di invocare Gesù. Ma ero in tale sfinimento da non poter ripetergli la parola <credo!> (Nell’ultima fase della sua vita soffre anche di crisi di tentazioni contro la fede. Gesù le ha chiesto di ripetere la parola <credo!>)

Ad un certo momento, all’improvviso, sentii in me un amore tanto forte, un amore che non era mio, tale da immergermi in esso: non mi immersi da me, ma una forza estranea mi immerse in esso.

Dopo di aver provato questo amore per alcuni momen-ti, udii la voce di Gesù che mi diceva:

“Amore, amore, amore, figlia mia: sono Io, l’Amore che ti attrae; sono Io, l’Amore per il quale vivi, l’Amo-re che solo tu ami, l’Amore del quale sei follemente innamorata.

Abbi coraggio! La tua vita è la vita che più imita quella di Gesù. Io mi sono innamorato follemente di te e ti ho resa simile a Me.

Non dubitare, non temere nulla: tu vivi la mia vita, tu comunichi la mia vita. La tua morte risuscita le anime e dà loro la vita, dopo di averle illuminate con la tua oscurità. Le tue dense tenebre sono la luce per il mondo”. S (30-4-54)

 

Pescatrice di anime

Tutta la terra in tenebre trema con me, e io con essa.(...)

Il mio cuore è come un gomitolo nero avvolto in modo strettissimo. Non si srotola affatto. Non ho, non vi è nulla a cui mi possa aggrappare. Volevo ripetere il mio <credo!> ma il cuore, fatto gomitolo, non dava un giro. Dicevo <credo!> ma non potevo dire <credo, Gesù!>.

Mio Dio, come il mio calvario si è trasformato! E’ tutto dolori e spine, ma tanto diverse! <Credo, credo!>

Gesù venne incontro a questo mio <credo!> tanto doloroso. La sua voce divina penetrò nell’abisso e mi fece rialzare.

“Vieni, figlia mia, al mio Cuore di sposo, al mio Cuore di padre. Rialzati, coraggio, coraggio!

Vieni a questo Cuore che ti ama follemente e che tu ami follemente. Vieni a questo Cuore che ti chiede: fa’, fa’ che Io sia amato!

Parla del mio amore, distribuisci il mio amore.

Vieni, mia innamorata folle, vieni, pescatrice delle anime. Osserva nel mare, nell’universo, i pescatori che lanciano le loro reti per guadagnare il loro pane per l’alimento corporale dell’umanità.

Le tue reti sono diverse. O pescatrice di Gesù, guarda a Me: tu hai lanciato le reti del dolore e dell’amore in questo mare infinito di tanto martirio. Io tiro a Me le reti: le anime salgono a Me!

Vidi i due mari: il mare dei pesci e il mare delle anime. In questo vi era solo Gesù. Come tirava le reti!...Quale differenza con gli altri pescatori! La sua (rete) si molti-plicava all’infinito.

“Il mondo pecca, il mondo è pazzo. E’ necessario, è urgente tenere sospeso il braccio di mio Padre. Ripara, pescatrice! Soffri nel tuo mare inaudito perché le anime si salvino a milioni”.

Tutto scomparve. Rimasi sola sola.

“Credo, Gesù, ma credo mentendo. Dove sei? Dove sei fuggito? Ah, tanta tenebra, tanta morte!” S (3-6-55)

 

“Per mondi di dolore sono necessari mondi di amore infinito”.

Non riesco a dire nulla di quanto mi avviene nell’anima mia.

Per sopportare il dolore bisogna spremersi in amore. (...)

Gesù mi chiamò e mi strappò dai miei abissi profondi.

“Figlia mia, figlia mia, per mondi di dolore sono necessari mondi e mondi di amore infinito. Coraggio! Per mondi, mondi di crimini senza fine – dico mondi di crimini perché si pecca, figlia mia, come se vi fossero mondi e mondi di crimini - (...)è necessario dare all’Eterno Padre una riparazione che superi tanta malvagità senza fine”.

Gesù parlava e io camminavo: ero obbligata ad andare dietro alla sua voce divina.

Lo smarrii : tutto si era oscurato!

Fino all’ultimo, un martirio di riparazione per gli increduili.

“Gesù, credo, credo! Non voglio altro se non ripetere il mio <credo!>”

Mi sono persa in un bosco buio, tormentoso. “Non so dove sei, ma credo fermamente!”

Si vide una nuova piccola luce e si udì nuovamente la voce di Gesù:

“Figlia mia, sposa che dice tutto, vittima che vince tutto, tu vieni alla mia ricerca, tu che non mi hai perduto, affinchè vengano incontro a me le anime che, nere e corrotte, mi hanno perduto.

Dà loro la vita, dà loro la risurrezione mediante il tuo martirio. (...)” S (26-8-55)

 

Dio penetra negli abissi tetri e profondi ed opera meraviglie.

O sofferenza, o sofferenza che mai mi sarà possibile esprimere!

In un’angustia lancinante ripetevo i miei atti di fede: “Credo, Gesù, credo che furono per me la tua nascita, il tuo Orto, il tuo Calvario. Credo, Gesù, credo!”

I miei abissi erano tanto tetri e profondi che solamente un Dio poteva penetrarvi. Fu quanto Gesù fece: scese fino alla mia profondità, portò alla superficie il mio povero essere e lo illuminò con alcuni raggi della sua luce.

“Vieni qui, figlia mia, luce e faro del mondo! Tu, che sei tenebra ineguagliabile, sei luce che splende, faro che tutto illumina: la tenebra è per te, la luce è per le anime.

Vieni qui, luce di cui Io sono la luce, faro di cui Io sono il faro! Non posso Io farti splendere con il mio splendore? Non posso io fare che tu sia faro come sono faro Io?

Chi, come Dio? Chi può fare le cose grandi?

Ti ho fatta grande con le mie grandezze, ti ho preparata con ciò che è divino, con ciò che è del Cielo. Sei bella agli sguardi del Cielo. Sei tutto, posso dirti: tutto.

Che vittima. che vittima ha questo Calvario (la frazione di Balasar dove vive Alexandrina), ha il Portogallo, ha l’umanità intera! Non darmi mai un diniego! Soffri, soffri, immòlati. Piangi con Me lacrime di sangue. Soffri tutto il dolore del mio divin Cuore!”(...)

“O Gesù, custodisci la mia anima: solamente Tu sai custodirla. Esaudisci le mie richieste!

Il mondo, il mondo, Gesù! Perdonalo, che è tuo!”  S (2-9-55)

 

Così finisce l’ultima pagina del diario “Sentimentos da alma”.

Nel riportarla nel libro “Cristo Gesù in Alexandrina” don Pasquale appone il seguente commento:

“Con questo grido supremo in favore del mondo si chiude il suo diario.

In questa supplica vi è tutta la sua anima immolatasi per la salvezza dei fratelli, specie dei peccatori”.

 

Meditiamo ora su questo capitolo e contempliamo co-me Alexandrina sia tutta una fiamma d’amore obla-tivo che si alimenta nell’amore di Gesù, il suo “Tutto”, e che trasmette all’umanità tale amore divino, quale missionaria che non conosce confini.

Lo slancio d’amore di Alexandrina ha una tensione tanto forte da superare ogni limite.

Don Umberto Pasquale, il  secondo direttore, che seppe comprendere bene tale anima tanto eccelsa, ci parla  nel suo libro “Cristo Gesù in Alexandrina” delle manifestazionii di tale amore che superano le comuni esperienze.

“Arrivò ad un punto tale che non poteva neppure pronunciare la parola <amore> che le causava subito un impeto violento che la faceva soffrire assai; la stessa cosa avveniva quando pronunciava o sentiva pronunciare la parola <cielo>”.(Appendice C.2)

E più avanti scrive:  “Noi che l’abbiamo veduta rapita in trasporti ed ansie d’amore abbiamo sempre detto che mai avremmo capito né immaginato le ebbrezze spiri-tuali di Maddalena de’Pazzi se non avessimo assistito a quelle di Alexandrina.

Queste ansie d’amore erano talora così veementi che abbiamo veduto quel corpo paralizzato balzare in ginocchio od anche in piedi sul letto in rapimenti tali che la  trasformavano al punto da farla parere un serafino di fiamma”  (Appendice. C 4)

 

Ma  la fiamma d’amore di Alexandrina  raggiunge una vetta ben più alta di questi fenomeni, che pur sono già  straordinari: arriva addirittura ad una “unione trasformante, ossia ad una  mistica identificazione con il suo Amato!

Tutto questo ci porta in un’atmosfera sommamente elevata che contempleremo nel prossimo capitolo.

   

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