PARTE I

COME  GESU’  AMA

“Un corpo mi hai preparato...
Io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”
Eb  10, 5-7

“Come Io vi ho amato,
così amatevi anche voi gli uni gli altri”
Gv 13, 34

Un amore che non ha né condizioni né limiti.
S (27-12-46)

“Come Io vi ho amato,
così amatevi gli uni gli altri”
Gv 13, 34

Un amore che non ha né condizioni nè limiti
S (27-12-46)

1- VENTI  SECOLI  FA

2- OGGI  IL  RISORTO  CONTINUA AD  AMARE  E  A  SOFFRIRE

1

VENTI SECOLI FA

Per la vita terrena di Gesù, abbiamo senza dubbio come fonti principali i Vangeli, dai quali traspare anche il suo amore, oggetto del nostro studio.

Per interpretare bene gli scritti della beata Alexandri-na occorre  tener presente che non solo  è una grande mistica ma, dal 1938 al 1955, rivisse nel corpo e nello spirito la Passione di Gesù, ed ebbe anche rivelazioni sulla vita del Redentore precedente la Passione.

1– Fin dall’infanzia!

Il dolore, prezzo che doveva pagare il nostro Redento-re, cominciò già nella sua infanzia.[1]

Non fu l’Orto con il Calvario sofferenza di alcune ore. Tutta la vita fu Orto e Calvario! S (12-11-48)

Egli cresceva in età e sapienza, e in lui e con lui cresceva la croce. Non se ne separò un solo momento.

In essa cresceva, in essa soffriva, ma sempre con sorriso e bontà, con i suoi sguardi pieni di fascino che attraggono. S (11-6-48)

Puntiamo ora la nostra riflessione su alcuni punti sa-lienti della Passione.

2 – E’ giovedì!

L’approssimarsi di quella “ora” si fa sentire.

Alexandrina rivive

Mi sentivo in un avvallamento molto gremito: gruppi di persone da una parte e dall’altra stavano a fare grandi commenti, rinfacciandomi tutti i difetti. Sentivo come se  Gesù, con i suoi sguardi divini stesse in mezzo a quei gruppi a udire tutto, a ricevere tutti quegli insulti.

Il suo Cuore divino sanguinava di dolore nel mio petto, così come i suoi occhi divini piangevano. Sentivo che Gesù, nel piangere, si nascondeva per diffondere sorrisi, tenerezza e amore nella convivenza coi suoi. S (6-12-46)

 

Alexandrina rivive

Al cadere della sera vidi il terreno dell’Orto, il luogo che avrebbe dovuto essere bagnato con il mio sangue.

In un impulso d’amore volevo baciare ed abbracciare quel terreno. s (4-7-47)

 

Alexandrina descrive

Gesù vedeva approssimarsi la morte e, quasi senza forze per quella separazione, diceva:

“E’ giunta la mia ora: vado a morire. Parto, ma resto con voi”.

Il Cuore divino di Gesù ardeva d’amore.

Trascorrevano le ore.

L’orrore delle sofferenze aumentava e aumentava pure l’amore. (...)

Gesù fissava la mamma; tornava a fissare gli apostoli e in un dolore molto profondo mormorava:

“Devo lasciarvi, ma non posso separarmi da voi. Io vado, ma resto: mi lega a voi il mio amore” (pensa già all’Eucaristia). S  (8-8-47)

 

Alexandrina rivive

Mi pareva che la morte stesse a due passi da me. Io ero come il martire nell’attesa che sul suo capo fosse fatta cadere la mannaia.

Con quale ansietà, quale dolcezza e amore la morte era attesa!

Ma non ero io che possedevo quella dolcezza, ansietà e amore!  S (26-3-48)

 

Alexandrina descrive

Egli fissava il mondo, gemeva, sospirava, spargeva le sue lacrime su di lui.

Sul mio cuore passavano i profondi sospiri di Gesù. Facevano sospirare me pure: dovevo soffrire con Lui.

(...) Egli voleva essere una massa sola con il mondo, immergersi nello stesso fango, e aveva paura: era come lanciarsi nel fuoco per essere bruciato.

Il suo divino amore era tanto che lo obbligò ad unirsi a noi e a rivestirsi delle nostre  malvagità.

Ah, non posso dire, non so dire dell’unione di Gesù, della unione della Purezza somma con il fango immondo! Pareva quasi che il Cielo non assecondasse.  S  (30-4-48)

 

Alexandrina rivive

Senza saper come, nel mio cuore sentivo tutto il Calva-rio. Nonostante che traesse con sé tutta la sofferenza, io non potevo cessare di abbracciarlo e di amarlo folle-mente. Amare come, mio Dio, se io non sento amore?  S (28-5-48)

Ieri pomeriggio (giovedì) venne su di me il mondo e sul mondo stesso venne il Calvario a schiacciarmi. In questo schiacciamento io ero tutta cuore, e tutto il cuore era amore.

Siccome tutto il mio corpo era cuore, tutto il corpo era aperto e ferito.

L’amore vibrava, l’amore cresceva, vinceva, copriva il dolore. Che cuore grande io avevo!

Grande come Dio. Oh, come è grande, grande, infinita-mente grande l’amore di Dio! S (2-7-48) 

Avevo in me l’Orto ed il Calvario. Sentii come se un manto di amore coprisse tutta la sofferenza in essi contenuta.

La malvagità del mondo andò salendo, salendo, giunse al Cielo, sfidò la giustizia divina, respinse l’amore e disprezzò le sofferenze del Calvario. S  (6-8-48)

Ieri (il dettato è del venerdì) al calar del sole si innalzò in me, come se fosse nel mondo intero (como se fosse no mundo inteiro), la montagna di tutte le iniquità, di tutti i crimini. Sentii nel mio cuore che essa crebbe tanto che andò a ferire il Cuore di Gesù.

Egli mi fece sentire il suo dolore nello stesso tempo in cui mi fece sentire la sua indignazione e la rivolta del suo Eterno Padre contro quella montagna di cor-ruzione.

Gesù era la vittima, e io con Lui.

Sentii un amore tanto forte che penetrò la montagna, la rimescolò, senza badare alla sua sozzura né a quanto soffrivo.

Questo amore era grande e potente, come grande e potente è Gesù. S  (14-7-50)

Ieri (giovedì) la mia agonia aumentava col passare delle ore: mi pareva di correre verso la morte.

Il mondo era tutto tenebre e guerra: era un mare immenso di rivolta contro di me. Io mi sentivo presa di mira e ferita da tutti.

Ma il cuore amava; e amava tanto che, per togliere dalle tenebre tutti quanti mi ferivano, andavo a dare la vita. S   (18-5-51)

Ieri, giovedì, è impossibile dire ciò che sentii, quanto soffrii.

Un fuoco divoratore bruciò tutto il mio interiore (queimou todo o meu interior) arrivandomi alle labbra che erano aride e secche, tale era quel fuoco.

Era fuoco d’ amore, era di consegna totale, era di vita.  S (4-4-52)

 

3 –Nella sala della Cena pasquale

Alexandrina descrive

Vidi Gesù sedersi a mensa con gli apostoli. Mentre sedeva, esclamò tra sé:

“Cibo divino: la cena del mio amore!”

Tutta la sala si illuminò e gli apostoli furono imbevuti di quell’amore che irradiava dai suoi occhi divini, dalle labbra, da tutto il suo essere, perché Gesù era tutto amore.

Soltanto Giuda, disperato, con il demonio in sé ed il fuoco infernale, non accolse l’amore di Gesù. S (25-7-47)

Gesù tutto amore, per affrontare malvagità e ingratitu-dine S (8-8-47)

Giuda, imponendoselo, fissava Gesù per dissimulare, ma lo fissava con malizia.

Gesù lo guardava con dolcezza e bontà, per attirarlo a sé. S (31-10-47)

Gli offriva il Cuore con la volontà di abbracciarlo. S (27-2-48)

Dolci inviti ad un cuore di pietra, ad una roccia che non si lascia smuovere! S .(15-3-45)

Il traditore resiste, a nulla si arrende. S (25-1-45)

 

L’EUCARISTIA

 

Alexandrina descrive e commenta

Che notte, che santa notte! La più grande di tutte le notti!

La notte del più grande miracolo, del più grande amore di Gesù.

Il suo divino Cuore era legato a coloro che gli erano tanto cari.

Per poter partire, doveva rimanere con loro. Per salire al cielo, doveva rimanere sulla terra.

Lo obbligava a questo il suo divino amore. S (8-3-45)

Vidi il dolce Gesù benedire il pane che sarebbe stato la nostra Eucaristia. S (11-4-47)

Gesù pregò a lungo il suo Eterno Padre. S (7-4-50)

Il volto era tanto infiammato che pareva avere in sé, più che una somiglianza nostra, soltanto la vita del Cielo. Non pareva più uomo, ma soltanto Dio: amore, solo amore. S (30-4-48)

Fu tale la luce, tale l’amore che pervase tutti: Gesù, gli apostoli e me.(...)

Vorrei che tutti conoscessero il mistero del pane e del vino trasformati nel corpo e nel sangue del Signore. Miracolo prodigioso! Abisso insondabile di amore! (...)

Lo seppi appena sentire e solo in cielo lo comprenderò. S (15-11-46)

In quel momento di amore e di meraviglia senza l’uguale, sentii che il mondo era diverso:

Gesù si dava in alimento all’umanità!

Partiva per il cielo, ma rimaneva in lei.

Quell’amore si estese a tutta l’umanità!  S (2-8-46)

 

DOPO LA CENA

 

Finita  la Cena, Gesù inizia la sua catechesi

con la lavanda dei piedi.

Giovanni la propone come spunto di meditazione sull’atteggiamento di servizio che ciascun cristiano deve avere verso i fratelli. Alexandrina mette in risalto l’amore col quale deve esser fatto questo servizio.

Alexandrina descrive e commenta:

Gesù, non solo lavava loro i piedi, ma tanto abbassava il suo divin Cuore da volerli persino baciare. E, con lo spirito, li baciava! S (26-3-48)

Partito Giuda, il traditore, tutti i presenti rimasero in pace e in amore.

Alexandrina descrive e commenta

Gli apostoli in quell’ora più che mai si saziarono di Gesù.

Si infiammarono d’amore e giunsero a comprendere tutto quanto diceva loro. S (22-11-46)

Alexandrina partecipa e commenta

Sentii l’amore con il quale Giovanni reclinò il capo sul santissimo petto, e l’amore che in quel momento Gesù gli fece sentire. S (11-7-47)

Vorrei far sentire a tutti i cuori ciò che è l’amore di Gesù verso l’anima che lo ama veramente!  S (5-12-47)

Come Gesù amò! Come ama!

Non desidera altro se non che viviamo di Lui e per Lui. S (20-5-49)

Sentii che il dolce Amore diffondeva gioia, anche se intanto soffriva amaramente. S (17-12-48)

Ecco perché Alexandrina, sua grande imitatrice, ha saputo nascondere le sue tribolazioni anche più atroci con un sorriso di cielo che infonde fiducia in chi lo sa contemplare!

 

4 – L’agonia nell’Orto degli ulivi

 

Alexandrina rivive

Sento che mi ritiro dal convivio delle persone. Fuggo verso la solitudine per poter piangere in silenzio. Oh, quante lacrime di sconfitta! S  (8-2-45)

La mia anima vedeva le sofferenze spaventose dell’Or-to. Dissimulando lo sgomento, il cuore pareva spiccare il volo come una colomba per volare verso quelle sofferenze.Voleva, con lo stesso volo, raggiungere in una sola volta l’Orto e il Calvario: erano Orto e Calva-rio (per dare ) vite (de vidas).

Il dolore, lo sgomento schiacciavano il cuore, lo distruggevano. L’amore lo ricomponeva di nuovo; e così, ripetute volte. S (7-6-46)

Andai all’Orto in grande silenzio e con molta fretta. Quel silenzio e quella fretta dicevano tanto! Il cuore, molto schiacciato e oppresso dal dolore, tremava e faceva tremare tutte le vene che pareva si aprissero e si slegassero dal corpo, che rimaneva bagnato dal loro sangue. (...)

La sete di dolore, di vita e di salvezza delle anime era insopportabile.  S (26-4-46)

Nonostante il grande terrore che sentivo, avevo una tale sete di sofferenza, la sete della morte per dare la vita, che ero obbligata ad andare in silenzio con passo affrettato. S (8-3-46)

Vedo la morte correre verso di me e la temo. Ma questo timore non impedisce che io la voglia, la desideri.

Voglio morire perché solo morendo posso dare la vita. S (15-3-46)

 

Alexandrina commenta

Come posso imparare da Gesù a soffrire serena, a soffrire in silenzio, a soffrire amando! S (15-3-46)  

 

Alexandrina rivive

Gli aneliti e la sete di amore si estendevano a tutto il mondo. E la ricompensa a questo amore furono spine tanto vive, tanto penetranti che con un grande intreccio mi compressero il cuore da ogni parte.

Le fiamme d’amore che da esso uscivano superavano le spine, salivano in alto.S (14-6-46)

Nel vedere l’infinità di tali sofferenze, le volevo: solo esse, a poco a poco calmavano la collera del Cielo e facevano luce sulla Terra. Ma per questo dovevo morire.  S (23-8-46)

Nell’Orto sentivo il cuore in fervore, ardere d’amore in mezzo a tutte le sofferenze.

E sentivo le labbra e la lingua di Giuda ardere come in un fuoco infernale. S  (11-10-46)

 

Alexandrina rivive, poi descrive e commenta

Simili a tutti i fiumi che portano acqua al mare vennero verso di me le sofferenze; si trasformarono in un globo mondiale. Questo globo mi mostrò il Calvario e io caddi senza fiato presso quel globo. Esso era in me e Gesù, pieno di sofferenza, si mise sopra il globo e lo bagnò col suo divino sangue. Unendo le sue divine labbra a quel globo di roccia, gli alitava sopra con amore, lo toccava e gli parlava con tenerezza. Con la sua arte divina voleva farne qualcosa. Il sangue lo rammollì, ma una parte di esso rimaneva in duri pezzi e non accettava il sangue né l’amore né la tenerezza né i ritocchi di Gesù: (gli uomini) non consentivano di essere lavorati da Lui.

Gesù pianse molto sopra quel globo. E la mia anima piangeva con Lui, con Lui soffriva, con Lui amava, e come Lui non riceveva amore. 

Quale tristezza, quale indicibile amarezza, quelle del dolce Gesù! S (29-11-46)

 

Alexandrina rivive

Un globo mondiale si collocò dentro al mio cuore. Era duro, duro, senza che si potesse disfare. Si intrecciò su di me una siepe di spine. Erano acutissime: ne rimasi impigliata senza potermi muovere. Il sangue scorreva.

E un amore, che non era mio, amava tutto ciò. Era un amore che non aveva né condizioni né limiti: era un amore che in sé assorbiva tutto. S (27-12-46)

Sento nel mio corpo il sudore di sangue; il viso e i capelli stessi ne sono inzuppati.

Ma vi è in me una forza che mi assoggetta e mi obbliga a volere: è l’amore, è l’amore che riceve ingratitudine, è l’amore che non è corrisposto.

Io alzo gli occhi al cielo e do all’Eterno Padre il mio segno di accettazione. S (28-6-45)

 

AMA  GLI APOSTOLI CHE SI ADDORMENTANO

Alexandrina descrive

Mentre gli apostoli dormivano Gesù rimase per un po’ di tempo seduto presso di loro. Vorrei saper dire quanto amava e come, in tanto profondo silenzio, la sua anima parlava! Con gli occhi al cielo, parlava al suo Eterno Padre.

Le stelle facevano filtrare luce attraverso gli ulivi e illuminavano l’Orto ma per Gesù non brillavano, non davano luce: a Lui non  rispondeva l’Eterno Padre!

Tuttavia la sua anima divina aveva un linguaggio infinito e infinito era l‘amore del suo Cuore divino.

Quanto grande era Gesù! Come raggiungeva tutti. Amava infinitamente, infinitamente!  S (2-1-48)

Quando Egli aveva più bisogno degli apostoli, suoi amici e compagni per tanto tempo, meno li aveva, maggiore era la loro mancanza di preoccupazione: dormivano tranquilli di buon sonno.

Gesù soffriva per questo loro distacco, ma era contento che dormissero.(così soffrivano un po’ meno)  S (30-5-47)

Gli apostoli dormivano. Gesù dava loro la sua pace. S  ( 31-3-50)

Vidi tanto chiaramente la bontà con cui Gesù chiamò i suoi apostoli quando stava per essere catturato. Mi pareva proprio di vederli dormire e di vedere la tenerezza che Gesù ebbe verso di loro. S (26-3-48)

 

L’AMORE ABBRACCIA TUTTA L’UMANITA’

Alexandrina rivive

(...) Era un Orto mondiale, lastricato di dura pietra, di roccia irriducibile. Si lanciò su di me il peso brutale di tutta l’umanità. Quel peso mi schiacciò, mi aprì il petto, mi tolse la vita. Ma un’altra vita superiore, sublime, molto sublime, fece ingresso nel cuore e incendiò nell’amore tutta l’umanità. Trionfò sulla morte e abbracciò tutta l’ingratitudine.

Fu tale la irradiazione, tale la follìa d’amore che fece dimenticare tutta la crudeltà umana. S  (31-1-47)

 

Alexandrina commenta

Il mondo era ingrato ma Gesù lo abbracciava insieme a tutta l’ingratitudine.

Quale differenza tra Gesù e gli uomini! Egli soffriva e amava. E in quell’amore correva verso la conclusione delle sue sofferenze per darci il cielo. S (9-1-48)

 

L’AMORE LA VINCE SU OGNI SOFFERENZA
Alexandrina rivive

Il cuore era ardente d’amore come fuoco che non si spegne mai. Questo amore si estendeva su tutte le sofferenze che l’Orto mi presentava. Sudai sangue. Sentivo che le mie labbra si appoggiavano sulla nuda terra e rimanevo senza poter respirare. Il cuore, anche se schiacciato, si ergeva e si univa all’Eterno Padre. S  (19-3-48)

Quanto più il vestito doloroso delle sofferenze si stringeva attorno al mio corpo e alla mia anima, tanto più la follìa d’amore si slanciava verso le sofferenze. Era la follìa d’amore di Gesù. Oh, quale amore, quale amore infinito! Sentii bene la grandezza di quell’amore. Non vi sono labbra, per quanto sapienti siano, che sappiano esprimerla. S (30-12-49)

Il dolore mi aprì il cuore: lo avevo aperto spalancato. Dicevo: <L’anima mia è triste fino a morirne>, ma desideravo ardentemente, in mezzo a tutto il timore, l’ora di dare la vita.

Il cuore amava di più di quanto era ferito.

L’amore vinse, l’amore resistette al sudore di sangue, alla visione della cattura, dei tribunali, della colonna e dei flagelli. S (7-7-50)

Il mio cuore si aprì sopra il suolo dell’Orto, come belva affamata per ingoiare la preda. Si aprì e assorbì in sé l’insieme di tutte le sofferenze: il sudore di sangue, il calice dell’amarezza,l’abbandono, la cattura.

Tutto questo fu accolto da un amore folle, da un amore infinito.

Dovevo trasformare il mondo in un altro  me stesso!  S  (24-11-50)

 

GESU’ RIPENSA ALL’EUCARISTIA DA POCO ISTITUITA

Alexandrina rivive

Nuovo fuoco si accese nel cuore. Per poter resistere dovetti ricorrere di nuovo ai panni bagnati sul petto.

Ebbi brame infinite di darmi: di essere ostia per alimento e sangue per bevanda.

Gesù mi fece comprendere che questo fuoco era l’amore dell’Eucaristia. S  (9-3-51)

 

UNA VISIONE TRAGICA DEL FUTURO

Alexandrina rivive

Io stessa ero l’Ostia, e Ostia che in tutto il mondo sarebbe servita di alimento.

Io vedevo le labbra impure, le lingue maldicenti, i cuori indegni che mi avrebbero ricevuto. Erano per me peggiori delle belve più furiose. Guardavo molti di coloro che mi avrebbero ricevuto e preferivo essere data alle belve, ai cani piuttosto che a loro.

Allora il dolore, l’agonia fu tale da aprirmi il cuore, rompermi le vene e farmi sudare sangue. S  (18-11-49)

Vidi tanti Giuda mangiare e bere indegnamente. Tante lingue sozze!

Peggio ancora: mani tanto indegne avrebbero distribui-to questo Vino. Mani indegne, cuori pieni di demoni.

Che orrore mortale!

Provai tanto dolore che di dolore e di orrore mi pareva si lacerasse l’anima e il cuore fosse fatto a pezzi. S (12-4-45)

 

LA CONSEGNA
Alexandrina descrive

Il Cuore si fissò nell’Eterno Padre. Era per il Padre, per onore e gloria sua che esso tutto accettava, nonostante che sentisse il suo abbandono e il peso della sua giustizia.

Non si distaccò da Lui, non cessò di avere la stessa volontà di Lui. Era ferito e si lasciava ferire di più, solo per amore a Lui.

Fu l’amore indicibile del Cuore che lo portò ad accettare tutto. S  (13-7-51)

 

Alexandrina rivive

L’amore mi obbliga al dolore.

A labbra mute, ad occhi chiusi, mi consegno a tutto. Vado verso la morte.

Una pioggia di spine cade su di me; il mio corpo diventa come lebbroso.

Ma io sto a braccia aperte con un tenero sorriso ed una mansuetudine senza pari, nascondendo, dissimulando tutto. S  (8-2-45)

Ho la visione di tutto il martirio. Il mio cuore si lancia folle d’amore per abbracciare tutto: voglio morire per spalancare il cielo. S (11-5-51)

Ho abbracciato l’Orto, o Qualcuno l’ha abbracciato nel mio cuore. Questo abbraccio fu eterno. Gesù con la sua luce mi fece vedere e comprendere che era il suo abbraccio eterno alle anime, che era la sua vita eterna di amore con loro. S  (9-11-51)

 

Alexandrina descrive e commenta

Il Cuore era aperto da cima a fondo e sgocciolava sangue tra grandi fiamme di fuoco.

Ah, se io potessi, ma non è possibile, far conoscere e comprendere questo amore! Era di Gesù l’amore di cui parlo. Egli aveva brame infinite di darci l’ultima prova: desiderava ansiosamente il Calvario per dare la vita. Solo così il suo abbraccio a noi sarebbe stato eterno. S (6-2-53)

Vidi con gli occhi dell’anima il volto di Gesù: bello, molto sereno, con gli occhi fissi al cielo.

Quella bellezza, quella serenità erano solamente di Gesù. Non appariva il tanto che aveva sofferto.

Fu nel momento della accettazione, quando chiedeva al Padre di allontanargli le sofferenze, ma nello stesso istante voleva solo la volontà di Lui. La visione fu ben chiara e nitida: era un incanto solamente di un Dio!

Ogni tanto sento ancora quello sguardo così dolce verso il suo Eterno Padre. Oh, se allo stesso modo volessi io solo ciò che Gesù vuole! E con la stessa rassegnazione, con lo stesso amore accettassi io la sofferenza! S (5-7-46)

 

LA CATTURA

L’incontro col traditore mette molto in risalto - come è noto a tutti- quale è l’amore di Gesù.

Alexandrina descrive

Vidi due volti avvicinati: quello di Gesù e quello di Giuda che dava il bacio traditore a Gesù. Erano vicini al mio.

Fu tanto grande l’amarezza che io sentii in quella visione! Un volto tanto bello, tanto puro; l’altro tanto crudele, simile a quello di Satana! S (30-5-47)

 

Alexandrina rivive

Sentii nel cuore il veleno che il traditore portava nel suo cuore e la falsa dolcezza del bacio ingannatore. S (16-1-48)

Sentii che quel bacio, quell’ingratitudine, quel tradimen-to si sarebbero ripetuti attraverso tutti i tempi.

Oh, come traboccò il calice dell’amarezza riempito di sangue innocente! S (13-6-47)

 

Alexandrina rivive e commenta

Ricevetti nel mio viso il bacio di Giuda. Che bacio crudele!

Ma meritò ancora dalle labbra di Gesù tutte piene di bontà la tenera parola di “amico".

Quale dolcezza quella del suo divin Cuore! Se tutti la comprendessero!  S (7-2-47)

 

Quel bacio fa scoccare la “sua ora”, e Gesù la vuole.

Io, in me, sentivo di dover morire, e volevo morire: senza la morte non avrei potuto terminare la missione per la quale ero venuta sulla terra.(...)

Tanta ingratitudine verso tanto amore! S (14-11-47)

 

Nell’episodio della cattura rifulge il suo amore e il suo esempio  sulla non-violenza.

Alexandrina descrive e commenta

Lo vidi catturato, con le mani legate.

Con quale dolcezza e mansuetudine il buon Gesù si lasciò catturare!

Oh, se io imparassi a soffrire e a tacere, a questa scuola di Gesù! S (29-4-49)

San Pietro sguainò la spada, tragliò l’ orecchio. Gesù operò il miracolo: lo rimise a posto attaccandolo senza lasciarvi alcuna ferita. E con quale dolcezza e bontà lo fece! S (2-4-48)

Vidi l’incrociarsi delle spade, le armi dei soldati. Che grande combattimento se Gesù, coi suoi divini sguardi e con l’alzare della sua mano non avesse sedato e calmato tutto! S (10-1-47)

 

5- Il ritorno alla città!...

Alexandrina descrive

Vidi poi, all’uscita dell’Orto, che lo accompagnava una grande moltitudine di soldati e di uomini con bastoni.

Mio Dio, come essi maltrattavano Gesù! E come Egli camminava già sfigurato, sfinito! S (4-4-47)

 

Alexandrina rivive

Sentivo la sofferenza dovuta al tradimento e tutte quel-le causate dal tradimento.

In mezzo ai maltrattamenti, al frastuono, agli schiamaz-zi a me diretti, il Cuore sentiva un amore folle, un affet-to indicibile per lo stesso traditore. Oh, se egli volesse ritornare a questo Cuore! Se volesse riconciliarsi!S (23-3-45)

 

6-Di tribunale in tribunale

 

NELLA SALA DI HANNA[2] *
Alexandrina rivive

Ricevetti poi il violento schiaffo.

Il dolore della guancia non si può affatto paragonare al dolore del Cuore. S  (31-5-45)

Alexandrina descrive e commenta

Furono molte le sghignazzate e i battimani, come aves-se fatto la più bella delle azioni! S (23-5-47)

Gesù ricevette l’affronto con estrema calma e mansue-tudine (2-11-45)

O mio Dio, potessi io mostrare il dolore che ti causaro-no, la dolcezza del tuo amore, la bontà con la quale ti lasciasti ferire, la tua compassione per chi ti ferì!

O amore, amore senza l’uguale! S (31-5-45)

 

IN  CARCERE[3]

Alexandrna descrve e partecipa

Sentii la mia anima andare al carcere incontro a Gesù.  S (23-5-47)

Tremava di freddo. Aveva perso tanto sangue!

Come era sfinito! S (26-9-47)

Aveva le mani legate, per quanto in carcere! S (19-12-47)

Molto triste mi disse:

“Vedi, figlia mia, non si accontentarono di catturarmi: mi lasciarono persino ammanettato! Quanto è grande l’ingratitudine degli uomini!” S (17-12-48)

E sotto il peso del dolore aggiunse:

“Figli, figli miei, sono vostro padre! Mi trattate così?

Sono qui soltanto per amore a voi”. S (8-8-52)

Gesù, con molta soavità, mi invitò a restare con Lui:

“Rimani con me, figlia mia, catturata per mio amore. Io, per tuo amore, mi lasciai catturare.

E dall’amore rimango ancora catturato”.(nei tabernacoli). S (14-10-49)

Il mio cuore volò dal carcere ai tabernacoli.

Unione indissolubile. S (1-5-53)

Lo abbracciai con tenerezza e gli dissi:

“Mio Gesù, vieni nel mio cuore: sia questo il tuo carce-re, ma carcere solo d’amore.

Non permettere che ti offenda, né consenta che altri ti offendano!”  S (11-3-49)

 

DA  CAIFA  A PILATO, A ERODE

Alexandrina rivive

Fui interrogata da quei signori che avevano autorità, pieni di superbia, convinti di poter fare tutto.

Di fronte a tanta grandezza, come ero piccolina!  S (2-3-45)

Il cuore mormorava:

“Ho sete delle vostre anime, voglio possederle! S ( 21-9-45)

Mi sentii a occhi bassi, labbra mute, ricoperta da un vecchio manto...S (10-5-46)

Quanto dolore nell’esere trattata come pazza!

Ma quella pazzia era amore, era follìa d’amore per le anime. S (23-2-45)

 

ANCORA DA PILATO
Alexandrina rivive

Mi sentii inginocchiata e legata alla colonna Una piog-gia di flagelli cadde sul mio corpo e una pioggia di brandelli della mia carne e di gocce del mio sangue cadde attorno a me, macchiando il suolo e coloro che mi stavano attorno. S (15-6-45)

Caddi sfinita ai piedi della colonna. S (13-6-47)

 
Alexandrina partecipa

Sentii i suoi sguardi divini alzarsi verso il  suo Eterno Padre, in un amore indicibile. S (7-10-49)

Alexandrina rivive

La corona non mi cingeva soltanto la fronte: non vi era parte del capo che non fosse ferita.

I dolori erano insopportabili. S (31-8-45)

 

LA SENTENZA

Alexandrina descrive

Dalla balconata di Pilato vidi e udii tutta la moltitudine che rabbiosamente chiedeva che Gesù fosse crocifisso.

E Gesù, innocentissimo, non ebbe una parola contro il popolo! Soffriva in silenzio. Tutto accettava.

E il suo divin Cuore, ancora più follemente li amava! S (20-2-48)

 

Alexandrina rivive

La mia anima vide la grande montagna del Calvario e, sulla cima, eretta la croce su cui dovevo essere crocifis-sa.

Quella croce giungeva fino al cielo. Lo obbligava ad aprirsi e lo faceva risplendere. S (3-11-50)

 

7 – Lungo la salita

Alexandrina rivive

Curva sotto il peso della croce, (...) venivo strascinata tanto crudelmente. Il cuore ripeteva molte volte (alle anime):

“Vi amo; soffro per vostro amore!” S  (2-3-45)

 

Alexandrina descrive e commenta

Io sentivo che Gesù voleva abbracciare nell’intimo della sua anima quella croce tanto pesante. E molte volte, interiormente, Egli la baciava insieme a tutte le sofferenze che la accompagnavano.

Che baci tanto pieni d’amore! Che lezioni mi diede Gesù! Sapessi io imitarlo abbracciando e baciando la croce che Egli mi dà, portandola con amore simile al suo! S (6-9-46)

 

LA  MADRE!

Alexandrina rivive

Mi viene incontro la Mamma!

Mi guarda intensamente.

Io guardo intensamente Lei.

Si uniscono i nostri cuori nel medesimo dolore.

Lo scambio dei nostri sguardi è breve!

Devo proseguire maltrattata, trascinata. S (16-2-45)

 

Io cammino sempre.

Ella pure cammina, guidata dal mio sguardo che le ha ferito e attratto cuore e anima. S (13-7-45)

 

Alexandrina descrive

La mamma, con le mani incrociate, seguiva Gesù, trafitta dal dolore. S (13-2-48)

 

Lo seguiva in doloroso pianto.

Alcune donne la accompagnavano. S (23-4-48)

 

LA  VERONICA

Alexandrina rivive

Sento che il mio volto e l’amore del mio cuore -che non è il mio amore- (ma quello di Gesù che rivive in lei) restano impressi sulla tela. S (22-8-47)

 

Alexandrina commenta

Gesù, non solo le lascia il suo volto impresso sulla tela, ma le dona insieme, come premio, il suo Cuore infiam-

mato d’amore.

Quale gratitudine, quella di Gesù!  S (1-11-46)

 

IL CIRENEO

Alexandrina rivive

Vi fu chi portò la croce ma per imposizione, non per amore. Anche così, quanto amore sentii che il mio cuo-re gli dispensava! Che grande ricompensa! S (30-3-45)

Un amore irresistibile che usciva dal cuore mi legava sempre più alla croce.

L’amore superava tutti i dolori. S (13-4-45)

Avevo sete di dare la vita per possedere vite.

Il corpo era in uno stato peggiore di quello di un lebbro-so. Avanzava assetato: doveva vincere per le anime, do-veva morire per loro. S  (1-6-45)

Andavo cieca nei riguardi del dolore: soffrivo tutto come se nulla vedessi; ma avevo la vista chiara verso l’amore: era esso che mi obbligava a camminare e a vincere. S (15-6-45)

Le mie labbra moribonde avevano una sete ardente, ma il cuore era ancora più assetato: voleva bere l’amarezza fino all’ultima goccia. Tutto voleva soffrire, perché  tutti ama. S  (22-6-45)

Maggiore, molto maggiore della furia degli aguzzini era la forza dell’amore che mi strascinava, non badando alla carne che a brandelli restava tra le pietre. S  (28-12-45)

I dolori alle ginocchia e quelli causati dalle spine nel ca-po erano insopportabili; i dolori delle orecchie mi tra-passavano da un lato all’altro; le mie labbra parevano incollate: non potevano aprirsi per pronunciare parola.

Il cuore andava assetato: voleva fare un volo fino alla cima del Calvario.

Desiderava dare al mondo una nuova vita e per questo correva, si buttava folle d’amore e cieco in mezzo alle sofferenze. S (6-7-45)

Gli occhi della mia anima, ancora prima di giungere alla cima, stendevano gli sguardi sull’ umanità. Quali sguardi! Quante cose le confidavano e a quante la invi-tavano!

A nulla valsero. Che grande ingratitudine! S (3-8-45)

Oggi salii sfinita, ardente di sete.

Il mio corpo maltrattato moriva, ma la sete del cuore, la sete di morire, la sete di aprire il cielo per fare apparire e splendere il sole nelle anime, aumentava, si ravvivava di più quanto più si approssimava la cima del Calvario: il momento di dare la vita. Sete in-sopportabile, indici-bile, sete che non era mia (di Gesù che vive in lei).

E questa sete fu sul Calvario, sino all’ultimo istante, la vita di tutto il mio soffrire. S (14-3-47)

Non so come riuscii a mettere nel cuore il mondo inte-ro. Lo portavo come il più grande tesoro: lo amavo tanto! Egli era ingrato verso di me. Io vedevo che era lui a coronarmi di spine, ad aprirmi le piaghe, a croci-figgermi; vedevo che era lui a farmi versare tutto il sangue fino all’ultima goccia, fino a dare la vita.

Tuttavia, io non cessavo di amarlo e di abbracciarlo in un abbraccio eterno per consegnarlo all’Eterno Padre. Il dolore era immenso, l’amore sollecito per lui era infinito. S (28-4-50)

 

Alexandrina commenta

Egli, così piccolo ed umiliato, era grande nella sua grandezza (in quanto era Dio) e amava infinitamente, come infinitamente soffriva. S (27-7-51)

Con la sua Luce mi fece comprendere che solo per mezzo dell’Orto e del Calvario noi potevamo avere il cielo, potevamo vivere immersi eternamente nell’ amo-re divino. S (9-11-51)

 

In vetta

Alexandrina rivive

Giunsi senza forze, senza vita.

Portavo nel cuore un peso immenso. S (7-4-50)

In ginocchio, alzai gli occhi all’Eterno Padre. Gli diedi il mio segno di accettazione a tutto.

Abbassai gli occhi, mi raccolsi in me e, nell’ abbraccio più intimo, strinsi tutto al cuore. Mi consegnai alla morte. S  (19-1-45)

(In croce) Mi pare di mostrare al mondo le mie piaghe aperte, il cuore tutto sanguinante, il capo cinto di spine e dirgli:

“Vedi come ti amo? Vedi cosa soffro per te? Vieni! Il mio cuore vuol riceverti.”

Ma il mondo è cieco, non vede le mie ferite; è sordo, non ode la mia voce. E schiaccia, e pesta il mio povero cuore senza compassione né pietà. Esso, piagato e sanguinante è un cencio per l’umanità intera; è la polvere, è il fango che essa calpesta. E’ il mondo che mi ferisce, è lui che causa il mio dolore.

Ma vi è in me un amore che ama e dimentica, un cuore che va alla ricerca con desiderio ansioso, un cuore che è folle d’amore, che vuol dare la vita a tutta l’umanità morta. S   (22-8-47)

Sentii un impulso tale che mi parve di staccare le braccia dalla croce per benedire tutta l’umanità. Il cuore si aprì in un abisso di amore e di perdono. S (29-8-52)

Rimasi in croce e fui la croce.

Dal cuore uscivano dei lacci che avvinsero la croce: erano lacci d’amore. Questo amore alla croce gettò radici verso la terra. Da esse nascevano alberi di vita, alberi fiorenti.(...) S (4-2-49)

Sulla croce sentivo un grande sfinimento quasi mortale.

Mentre la mia povera natura così sfiniva, uscivano da me verso tutto il Calvario, non so che cosa fossero, come onde di fuoco che parevano bruciarlo e mi facevano innamorare sempre più di esso. Era tale l’incendio, era tale l’amore da sembrare che tutta la montagna ardesse e che il fuoco arrivasse fino al cielo. S  (30-12-49)

 

Alexandrina descrive e commenta

Sentii che Egli, in mezzo alla più dolorosa agonia, negli ultimi momenti della sua vita, dall’alto della croce diffondeva amore, soltanto amore.

L’amore si estendeva a tutto il mondo, come profumo che si diffonde. S  (3-1-47)

Sentivo le lacrime di Mammina e di alcune persone al piede della croce.

E Gesù era come chi non vuol vedere la malvagità con cui viene offeso, per meglio poterci discolpare davanti al suo Eterno Padre!

I suoi sguardi divini vedevano tutto ma, anche così, le sue ultime parole furono all’incirca queste:

“Padre, perdona loro perchè non sanno ciò che fanno!”

Diceva questo mentre agonizzava. E io con Lui. S (4-10-46)

Gli si esaurivano le forze, gli sfuggiva la vita, ma non si esauriva né da Lui sfuggiva il suo divino amore.

Non si esaurì neppure allo spirare di Gesù: si estese al Calvario e dal Calvario al mondo come brezza, come profumo delizioso. S  (28-3-47)

Il grido di Gesù si fece udire per tutto il Calvario non solo tre volte: fu un grido continuo durante tutta la sua agonia.

Era un grido del Cuore che Egli faceva giungere al Padre e che pareva essere da Lui respinto!

Verso il Padre mandava il grido, e verso il mondo diffondeva amore: tutto usciva dal suo divino Cuore.  S (11-4-47)

L’amore, unito alla grazia e alla vita divina, trionfò sul dolore e sulla morte. S  (27-2-53)

Il capitolo si chiude con le seguenti affermazioni di Gesù.

“Il mezzo più efficace per attirare la misericordia del Signore: amare e soffrire, soffrire e amare. E’ il segreto della perfezione, è il maggior mezzo di salvezza.

Il dolore non deve essere separato dall’amore. Poveret-to chi soffre senza amare!

Io ho sofferto molto, figlia mia, perché molto ho amato. E’ stato l’amore che mi ha portato a soffrire.

Ho sofferto come nessun’altra creatura. Ho amato, ho amato come nessuno mai amerà.(...)

Io ho fatto, figlia mia cara, in modo che tu comprendes-

si i miei segreti: il dolore e l’amore. Ho fatto e faccio che col dolore tu ti purifichi e con l’amore mi salvi le anime”. S (26-12-52)


[1] 1.  Vd. Imitazione di Cristo, II, c.12,3: “Neppure Gesù Cristo, nostro Signore, durante la sua vita passò una sola ora senza il dolore della Passione

[2] Ex capo del Sinedrio, veniva ancora consultato come anziano di prestigio.

[3] Prima di sottoporlo al processo legale, nell’attesa che venga l’ora adatta, lo rinchiusero in un locale che Alexandrina chiama carcere.

Anche S. Faustina  Kowalska accenna al carcere dove fu rinchiuso nella notte dal giovedì al venerdì.

   

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