APPENDICE

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APPRENSIONI PER LA GUERRA E LETTERA AL PAPA

Siamo nel 1943, in pieno svolgimento della seconda guerra mondiale. Alexandrina sente Gesù affermarle che il Portogallo non sarà coinvolto e ne ha fiducia, però soffre molto ed è anche turbata dalle voci allarmistiche: Mi giunse persino alle orecchie che il Santo Padre era stato fatto prigioniero; ma io non vi credetti, considerando tale notizia confusione del popolo... Passarono tanti giorni in questa lotta continua e io non mi stancavo di offrire a Gesù tutte le mie sofferenze e, in grazia di esse, chiedevo la pace. Volevo alleviare e confortare il Papa, liberarlo da ogni sua sofferenza e non sapevo come. Un giorno, dopo la Comunione, sentii un grande desiderio di scrivere al Papa. Non potendo più resistere a questo desiderio, dissi a mia sorella: - Voglio scrivere al Papa: dammi penna e carta. - Feci lo sforzo di scrivere offrendo il sacrificio che mi costava e chiedendo a Nostro Signore tutta la luce e la forza. Scrissi quanto segue: Beatissimo Padre, so che in queste ore tragiche per l'umanità il cuore che più soffre, dopo quello di Gesù, è quello di Vostra Santità. Gesù soffre perché è offeso e Vostra Santità soffre nel vedere il mondo in guerra, nell'odio, nei crimini. Oh, quanto soffre anche il cuore della più povera, della più miserabile e indegna delle vostre figlie, per non poter difendere il Cuore divino di Gesù dai delitti dell'umanità affinché non sia più ferito e per non poter alleviare il dolore tanto doloroso e profondo che schiaccia e trafigge il cuore Vostro, Padre mio amato e Padre di tutto il mondo! O mio caro Padre, io non valgo nulla, non posso nulla, sono povertà e miseria; ma Gesù può farmi forte e potente; ed è con Gesù e con la Mamma del Cielo che mi sento al fianco di Vostra Santità per aiutarvi, con le mie molte sofferenze, a portare tanto pesante croce. Vorrei baciare la terra ove Vostra Santità posa i piedi; vorrei andare bocconi ovunque potreste essere costretto a passare: ciò come prova del mio dolore nel vedervi soffrire, mio amato Padre, e del mio profondo rispetto per Voi. Coraggio, coraggio, Beatissimo Padre! Gesù non viene meno: la forza viene dall'Alto. La guerra termina; la pace regnerà tra gli uomini, ma sempre nel dolore e sacrificio; il regno di Vostra Santità continuerà sempre tra le spine, ma Gesù non Vi mancherà mai con tutta la sua grazia e tutto il suo amore affinché Voi, mio amato Padre, possiate salire sereno il vostro così doloroso calvario. Fu Lui a scegliere tanto amabile figlio quale Padre di tutti noi, per darci le sante luci del Divino Spirito. È triste il vostro regno sulla Terra, per la malizia degli uomini, ma sarà lieto e glorioso il Cielo, quale premio per tanto dolore e per tanto amore a Gesù. Beatissimo Padre, sono una vostra figlia, ammalata da 26 anni e paralitica da quasi 19. Questa mia lettera mi costa un enorme sacrificio, poiché sono stesa in un letto con il mio povero corpo trapassato da acutissimi dolori; ma è una prova di amore, di santo amore verso il mio caro Santo Padre. Ah, Padre mio, se mi fosse possibile dire quanto soffro nel corpo e nell'anima! Quanto triste e dolorosa è stata la mia vita! Si allieta solo quando fisso gli occhi in Gesù. Padre, Padre mio, datemi la vostra apostolica benedizione, per rendere più soave il mio dolore; abbiate compassione di me e perdonate il mio ardire. Io non chiesi consiglio a nessuno perché da due anni non ho direttore: comanda chi può, obbedisce chi deve. La benedizione, la benedizione, Padre mio, ed il perdono per il mio mal scritto, ma non so scrivere meglio. Non dimenticherò mai Vostra Santità nè sulla Terra nè tanto meno in Cielo. Non so trovare parole adatte per il mio amato Santo Padre: perdono, perdono!

Sono la povera Alexandrina Maria da Costa.

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DUE LETTERE AD AUTORITA’

Il lunedì 2 settembre 1940 viene celebrata una S. Messa nella sua cameretta. Subito all'inizio Alexandrina si sente liberata dai dubbi, dalle tenebre che la torturavano; al momento della S. Comunione sente poi una forza che la fa inginocchiare; così in ginocchio riceve Gesù e... «rimasi per tanto tempo in un rapimento molto unita a Gesù, in una regione che non era questa.» In ansie dolorose di amare Gesù, Lo sente lamentarsi di non essere amato da molti cuori. Chiede come può riparare e si sente rispondere di porre termine alla immoralità sulle spiagge! Stupita, scossa, chiede cosa possa mai fare lei per questo. Gesù le chiede il sacrificio di scrivere a Salazar (capo del Governo) che, insieme al cardinale Patriarca (Cerejeira) può intervenire efficacemente. Alexandrina comprende che deve scrivere ad entrambi. Ecco le due lettere, le cui fotocopie ottenne d. Umberto Pasquale dal cardinale stesso e le allegò al volume «Lettere a diversi».

Lettera al Patriarca

Balasar, 5 settembre 1940

Eminentissimo signor Cardinale Patriarca. Baciando umilmente l'anello di Vostra Eminenza, chiedo il permesso di indirizzarle questa lettera. Mi confesso indegna di farlo, ma mi obbligano a questo l'obbedienza e il compiere la volontà di Nostro Signore. So che Vostra Eminenza mi conosce già, poiché il mio Direttore spirituale, signor dott. Mariano Pinho, le ha già parlato a nome mio quando si trattò di chiedere al Santo Padre la consacrazione del mondo alla Madonna. Siccome è secondo la volontà di Nostro Signore, il mio Direttore spirituale mi obbligò in confessione a rivelare a Vostra Eminenza ciò che Nostro Signore mi chiese; confido che Vostra Eminenza manterrà la segretezza in questo, come se l'avesse udito in confessione. Fu nella mattina del giorno 2 del corrente mese: quando nella mia umile cameretta si celebrava il S. Sacrificio della Messa, sentii subito fin dal principio una grande trasformazione nella mia anima, che era in tenebre e grandi agonie. Rimase in luce, pace e soavità e così continuò sino al momento della santa Comunione. Appena Gesù scese al mio cuore, la mia anima rimase come sciolta in Lui e godette per un po' di tempo in grande rapimento e dolcezza. Mi pareva di non vivere già più sulla Terra. Nostro Signore cominciò a parlarmi così: - Sulla Terra non esiste quasi affatto amore nei cuori. Ecco il motivo del dolore di Gesù. Non vi è amore che ripari per i peccati dell'umanità. Viene continuamente dilacerato il mio divino Cuore. - Gesù, che posso fare io per questo? - Porrai termine a tanto dolore non rifiutando al tuo Sposo il più piccolo sacrificio. - Gesù, io non rifiuto, no. Io accetto tutto, ma non voglio vedervi soffrire. Non permettete che questa lancia trafigga il vostro Cuore da una parte all'altra. No, Gesù, no! Ahi, accetto, ma non Vi voglio vedere ferito. - - Allora và presto, come una mendicante, a chiedere l'elemosina per Gesù. Và a porre termine presto, molto presto, alla immoralità sulle spiagge. - E cosa posso fare io, mio Gesù? - Vediamo ora se mi neghi ciò che ti chiedo. Scrivi a Salazar. È lui, solo lui più di tutti i sacerdoti, che può porre termine a tanto peccato. Rispondi al tuo Gesù. - Ho promesso tutto, mio Gesù, ho promesso ogni sacrificio, ma non ho risposta da darvi. - Allora vuoi lasciare il mio divino Cuore in continuo dolore e agonia? - No, Gesù. Io faccio ciò che sarà la Vostra divina volontà. Faccio ciò che il mio Padre (spirituale) mi lascierà fare. - Egli, che è il mio discepolo amato, non va contro i desiderii di Gesù. - O Gesù, che cosa devo dirgli? - Scenderà in te, come sempre, il Divino Spirito Santo. Gli chiederai (a Salazar) con insistenza che faccia anche questo per la Causa di Dio e per il Portogallo. Gli prometto aiuto e conforto in tutti i pericoli e le necessità. Gli prometto il Cielo. Effettivamente lui, con la sua autorità, può porre termine al peccato della carne proibendo e castigando.- Gli dico tutto questo, Gesù? - Che il mio caro Cardinale Patriarca (Cerejeira) sia aiuto e forza. I due uniti saranno il mezzo per salvare il Portogallo. Saranno il mezzo perché il mio Santissimo Cuore non sia più ferito con questa crudeltà. - Gesù, non voglio che si sappia. - Riposa ora nel mio divino Cuore: non si saprà nulla. - Unita a questa lettera invio una lettera per il signor dott. Oliveira Salazar, che Vostra Eminenza avrà la gentilezza di leggere e di farla pervenire, se così riterrà opportuno. Chiedo per carità ancora una volta che mantenga assoluta segretezza. Chiedo perdono per la libertà che mi sono presa, perdòno per tutte le mie mancanze, come chiedo la benedizione di Vostra Eminenza per la povera e indegna Alexandrina Maria da Costa.

Lettera a Salazar, capo del governo

Eccellentissimo signor dignissimo Presidente del Consiglio. Molto piena di vergogna e di confusione vengo a scrivere a Vostra Eccellenza per compiere un dovere di coscienza. Se non fosse questa la volontà di Nostro Signore, preferirei non farlo, poiché sono una semplice ragazza di campagna e mi confesso indegna di scrivere a Vostra Eccellenza. Soffro da quando avevo 14 anni e quindi sono 22 anni che non so cosa sia vivere senza dolore. Sono 15 anni e mezzo che sto nel letto senza mai potermi alzare. Nostro Signore non guardò alla mia indegnità, nè alla mia grande miseria. Mi scelse come vittima. Sono vissuta e ancora vivo, grazie a Dio, molto nascosta, facendo conoscere la mia vita solo al mio Direttore Spirituale; ne sa qualcosa qualcun altro; a questo mi obbliga la necessità, poiché io non ho forze per scrivere, come desidererei: detto appena e con grande sacrificio. Ora Nostro Signore è venuto a chiedermi in più questo sacrificio. Per amore a Lui lo accettai con la fiducia che sarà di molto profitto per le anime. È questa la ragione per cui mi rivolgo in questo modo a lei, signor dott. Oliveira Salazar. Fu nel giorno 2 del corrente mese che Nostro Signore mi disse tra le altre cose, queste: - Và presto come un mendicante a chiedere l'elemosina per Gesù. Và a porre termine presto, molto presto alla immoralità delle spiagge. Scrivi a Salazar. È lui, solo lui più di tutti i sacerdoti a far cessare tanto peccato. Chiedigli con insistenza che faccia anche questo per la Causa di Gesù e per il Portogallo. Gli prometto aiuti e conforto in tutti i pericoli e necessità. Gli prometto il Cielo. Effettivamente lui, con la sua autorità, può porre termine al peccato della carne proibendo e castigando. - A me spetta solo dire i desiderii di Nostro Signore. Vostra Eccellenza farà ora ciò che vuole, ciò che crede meglio. Nelle mie povere preghiere e sofferenze non mi dimentico di Vostra Eccellenza, implorando le benedizioni e le grazie del Cielo così come la luce del divino Spirito Santo affinché possa continuare ad essere la luce e la salvezza del nostro caro Portogallo; per questo non rifiuto a nostro Signore nessun sacrificio nè sofferenza. Chiedo la grande carità di mantenere assoluta segretezza, come se fosse una cosa rivelata in confessione: per amore di Gesù e di Maria, affinché il mio nome sia dimenticato, come se non se ne fosse mai udito parlare. So che è questa la volontà di Nostro Signore, e pertanto anche la mia: vivere nascosta agli occhi del mondo. Con la massima considerazione e rispetto si firma

la povera Alexandrina Maria da Costa

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AUTENTICITA’ DELL’ESPERIENZA MISTICA

Pensiamo che, arrivato a questo punto, il lettore non possa più dubitare dell'autenticità della esperienza mistica di Alexandrina. Tuttavia ci sembra interessante raccogliere in questo capitolo alcune considerazioni, con brani dei suoi scritti a riprova di questa autenticità. Riferendoci in modo particolare al fenomeno mistico del rivivere la Passione di Cristo, che abbiamo trattato già ampiamente nella Parte I, qui vogliamo mettere in evidenza il fatto che quel « rivivere in sé la Passione» non è frutto della sua fantasia o sensibilità, ma ha una origine veramente soprannaturale. Chiudiamo il capitolo con alcuni frammenti dei «giudizi» dei due censori che hanno studiato gli scritti per la Introduzione della Causa di beatificazione.

Anzitutto richiamiamo tre particolari esposti nella Parte I al capitolo 10° n. 17, in cui Deolinda descrive un'estasi di Passione. Ricorda che alcune persone tentarono di sollevare la sorella che giaceva sotto il peso della croce e non riuscirono, sebbene Alexandrina pesasse solo dai 33 ai 34 chili, evidentemente c'era la presenza di una croce pesante, anche se gli spettatori non la vedevano. Nella stessa descrizione Deolinda dice che, si alzava con te braccia aperte, senza flettere né il corpo né le gambe»: cosa impossibile senza una forza esterna! E infine Deolinda parla della esperienza della punzecchiatura fatta dal medico durante l'estasi: esperienza che rivela autentico lo stato di estasi.

Riportiamo ora alcuni stralci di scritti di Alexandrina che parlano in modo molto chiaro del suo timore di ingannarsi circa il fenomeno della «crocifissione», ossia il timore che sia frutto della sua fantasia ed espongono anche l'intervento di Gesù nel rassicurarla che é opera divina. Tutto questo (il rivivere la Passione) è un libro a caratteri ben chiari che tengo stampato nella mia anima. Non sono cose di immaginazione. Oh, quante volte mi sforzo di distrarmi per vedere se scompare questa sofferenza dell' anima! Che grande illusione! E' ferita profonda, è dolore vivissimo che solo Gesù o la Mamma celeste me lo possono soavizzare. Và, staccati da me: la croce ti attende; sorridile, và ad essa. - Non posso, mio Gesù: so che siete Voi per la luce che mi date, ma non so ciò che mi lega: non posso separarmi. - E' perché tu veda che sono io e non tu (a fare questo), figlia mia. Non vivi di illusioni, non ti inganni: è la mia vita divina nelle anime. Non ti dò subito luce quando ti parlo, perché tu soffra di più: sono estasi dolorose. Và, và a diffondere il bene, và a salvare le anime.

Il brano che segue è impressionante per il tormento vissuto da Alexandrina divisa tra l'obbedienza al direttore spirituale (che ora è d. Umberto Pasquale) e il timore di offendere Gesù, la cui presenza è da lei sentita realmente. D. Umberto le aveva ordinato di escacciare Gesù», qualora tornasse a parlarle, questo ordine aveva lo scopo di mettere in evidenza che quanto Alexandrina sentiva nell' anima circa le visioni celesti non era frutto di sua autosuggestione. Il dialogo che si svolge tra lei e Gesù, con i sentimenti che la fanno soffrire, mette in risalto anche la sua docile ubbidienza al direttore e il suo amore a Gesù. Ecco quanto detta nel Diario del 21 giugno 1946.

Mi fu dato l'ordine di dire a Gesù di andare via e di non tornare a parlarmi. Non ho inteso bene: non so se doveva essere per sempre o solo per i venerdì. Questo ordine diede luogo a dubbi e a maggiori sofferenze. Obbedii con prontezza, poiché, se io avessi volontà e dipendesse da me, già da molto tempo non avrei colloqui con Gesù, o addirittura non li avrei mai avuti. Gli chiesi (di non venire) subito mercoledì e glielo chiesi ieri, giorno del Corpus Domini, più di una volta: - Mio Gesù, mi ordinarono di dirvi di andarvene via per non tornare più a parlarmi, non so se solo al venerdì o sempre. Ma Voi, che tutto sapete, accettate come mi comandarono di fare. Obbedite, mio Gesù, obbedite! Io sono sempre la vostra vittima. - Per quanto mi sforzassi di distruggere e dimenticare ciò che l'anima sente nell'Orto, non fui capace. Parevo un vimine, un ramo verde che si torceva da una parte e dall'altra: erano le sofferenze dell'agonia dell'anima che lo facevano torcere cosi. L'anima piangeva e gridava sempre al Padre (Eterno). Questo grido e queste lacrime continuarono oggi (venerdì) sul cammino al Calvario; e che tormento, il mio! Volevo espellere tutti i sentimenti dell'anima, non volevo pensare alla croce né al Calvario ed era tale lo sforzo che facevo che mi pareva di camminare verso terre lontane. - Gesù, non voglio questi sentimenti; vedete di ricordarvi di quanto mi ordinarono di dirvi! - Quanto più cercavo di dissimulare e dimenticare, più vivi erano i sentimenti. Nell'intimo del cuore una voce molto addolorata mi diceva: - Non vi è dolore uguale al mio dolore. - Se da una parte sentivo sollievo nel pensare che Gesù non sarebbe tornato a parlarmi, dall'altra mi tormentava il timore che ritornasse ancora. Mio Dio, se io potessi sfuggire a Gesù e nascondermi a Lui! Ma oh, che triste agonia! E di nuovo i sentimenti dell'anima: il capo sacrosanto di Gesù reclinato sul mio petto, come se fosse la croce; da tutti i suoi capelli scorrevano copiose gocce di sangue: era un bagno di sangue per la Terra. Udii Gesù chiamarmi; Lo sentii girarmi attorno. Mi sforzai come chi vuol fuggire e mi feci sorda alla sua voce divina. Bussò, bussò al mio cuore e chiamò: - Figlia mia, figlia mia, vieni qui, vieni qui: sono il tuo Gesù! - Gesù, Gesù, non vengo! Andate via! Lasciatemi in pace; ricordatevi di ciò che Vi dissi. Voglio obbedire. Vedete quanto soffro, vedete l'agonia e il dolore del mio cuore! -Ma subito un forte rimorso si impossessò di me, per avere detto a Gesù che mi lasciasse in pace. La colomba del mio cuore11 che di tanto in tanto si faceva sentire, distese molto molto le sue ali coprendomi il cuore e anche trasbordando e con molti lacci dorati che da essa pendevano mi legò e mi trascinò verso Gesù, poiché io andavo come fuggendo via da Lui. - Figlia mia, figlia mia, vieni qui e ascolta ciò che ti dico. Il tuo dolore è per salvare le anime. E' il divino Spirito Santo che ti lega a me con i suoi raggi d'amore e che con lo stesso amore mi attira a te. Riempiti di Lui, del suo fuoco e amore divino perché tu possa darmi le anime. Ascolta, figlia mia: tu hai già obbedito; la tua obbedienza ti ha fatto crescere molto molto nella virtù ed ha aumentato di più, molto di più la mia gloria. Io obbedisco, ma non obbedisco ora: nella mia sapienza infinita vedo che non devo obbedire ora; obbedirò, tralascerò di parlar Il sabato 8 giugno, vigilia di Pentecoste, Mexandrina aveva sentito lo Spirito Santo sotto forma di colomba bianca svolazzarle attorno e posarsi sul capo. Il giorno dopo, festa dello Spirito Santo, aveva sentito la stessa colomba ti come già ti ho promesso; ma quando questo avverrà ti preavviserò. Ciò che faccio è di diminuire sempre la durata e il numero dei miei colloqui. - Il cuore mi ardeva come se avesse vive fiamme di fuoco; ma non ero tranquilla per il mio ardire verso Gesù. - Perdonatemi, Gesù! Siete triste per avervi io detto di lasciarmi in pace? Non pensavo a quello che dicevo; perdonatemi, perdonatemi! - Gesù sorrideva amorosamente e, stringendomi a Sé, continuò: - Ne ebbi gioia anziché tristezza: mi diede consolazione la tua semplicità, figlia mia, angelo di purezza, angelo di luce, luce che illumina il mondo e gli mostra il Cielo.

Cinque mesi dopo, sempre a proposito delle estasi di Passione e dei colloqui con Gesù, Alexandrina sente Gesù dirle:

Se non fosse per il bene delle anime, avrei ceduto all'obbedienza di non venire a parlarti il venerdì. Questo sarebbe stato di grande danno per le anime e io stesso avrei dato vigore alla falsa opinione degli uomini, ai cuori duri, a coloro che lasciarono passare l'ora della grazia, a coloro che non si lasciarono illuminare dalla luce divina. Coraggio! ...

Concludiamo con stralci dei «giudizi» dei due Censori.

(Primo Censore)

"Ci sono molti elementi in questi scritti che parlano a favore dell'autenticità dell'esperienza religiosa di Alexandrina: - innanzitutto la sua vita virtuosa, il suo tendere soltanto verso il Signore e vivere per la salvezza delle anime, il giudizio umile di sé, la volontà di nascondimento, la sua pazienza eroica e la sua ubbidienza;

in secondo luogo, la purezza della sua dottrina, di cui alcuni aspetti, come quelli della Comunione con il Cristo Redentore nella vocazione vittimale, non ci si aspetterebbe di trovarli negli scritti di una donna del popolo che ha fatto solo alcuni mesi di elementari;

il grande bene che sembra abbia fatto a non pochi;

potremmo forse aggiungere alcuni annunci profetici che si sono avverati: quello della guerra mondiale, o quell'altro secondo il quale nessuno nella guerra avrebbe osato toccare il Papa.

A questi elementi tratti dagli scritti, potrebbe essere aggiunto il fatto del digiuno totale, inspiegabile per i medici. Fondati sui motivi elencati, ci sembra di dover concludere che l'esperienza spirituale di Alexandrina è sostanzialmente autentica. E' chiaro però che con questo non si attribuisce ad origine soprannaturale ognuno dei fenomeni da lei descritti..

Iudicium prioris Theologi Censoris Roma, 26-3-1974

(Secondo Censore)

Alcuni stralci dalle sue «Conclusioni»:

La Serva di Dio non pare affetta da una malattia mentale a cui attribuire le manifestazioni straordinarie che si riscontrano nella sua vita.

Le manifestazioni straordinarie riscontrate attraverso la lettura degli scritti sono fondamentalmente delle visioni e dei susseguenti messaggi e locuzioni di possibile origine divina. Questi messaggi e visioni sono state per lo più a carattere immaginativo, e non intellettuale.

I segni e gli effetti di queste manifestazioni non parlano contro la loro autenticità soprannaturale. Il contrario avviene talvolta per ciò che riguarda l'oggetto delle visioni e delle manifestazioni in parola, e il loro reale adempimento.

Tenuto conto del temperamento della Serva di Dio e della natura immaginativa di quei fenomeni, pare di potersi affermare che la Serva di Dio è stata spesso, ma non sempre, vittima di un errore nell'attribuire ad una rivelazione divina ciò che in realtà è stato verosimilmente frutto della sua fantasia, arricchita e spinta dal particolare clima di religiosità in cui è vissuta.

Mai si riscontra il più piccolo segno di simulazione o di inganno volontario nella Serva di Dio, a questo o a qualsiasi proposito; e neanche dai volumi esaminati traspaiono segni di azioni o di modi di condotta riprovevoli moralmente.

Anzi, gli scritti della Serva di Dio risultano nel.loro complesso dimostrativi di una virtù non comune e di un impegno spesso eroico nella fedeltà e nell'amore di Dio.

Iudicium alterius Theologi Censoris Roma, 30-11-1976

 

   

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