CAPITOLO 10
(1938 - 1942)

LE ESTASI DI PASSIONE NELIA PRIMA FORMA

Il pensiero dei venerdi mi atterrisce tanto! E' come un lenzuolo avvolto attorno a me, che non mi lascia respirare: mi toglie la vita al corpo e all'anima. il Signore, prima che cominciasse la Passione, mi parlò cosi: - O mia sposa, mia crocifissa, dai l'elemosina al tuo Gesu? E’ oggi il giorno in cui ti chiedo maggiore elemosina. - O mio Gesiì, io Vidò tutto... - Durante la Passione il Signore mi disse, - Coraggio: tutto il Cielo ti assiste e la tua cara Mamma celeste ti contempla con compassione e gioia: con compassione per vederti soffrire e con gioia per vedere la riparazione che mi dai.

Dopo quel 3 ottobre, Alexandrina rivivrà settimanalmente la Passione con manifestazioni esterne ogni venerdì, in stato di estasi (eccettuato il 30 dicembre 1938, come è stato detto nella nota al n. 18 del capitolo 9°) Qualche volta qualcuno prende anche appunti; l'estasi del 29 agosto 1941 viene addirittura filmata: la filmina è conservata nell'archivio di Balasar. Della stessa estasi viene fatta una verbalizzazione dettagliata dal p. Giuseppe Alves Terças dei Missionari dello Spirito Santo, che in sèguito la pubblicherà. Questo fenomeno mistico si ripeterà nella forma sopra detta fino al venerdì 27 marzo 1942 compreso. Da allora in poi continuerà a soffrire intimamente i patimenti della Passione, ma senza muoversi dal letto. (vedi avanti Capitolo 16°)

In attesa della crocifissione.

Nel paragrafo successivo riporteremo la descrizione di alcune di queste estasi di Passione. Per dare un'idea meno incompleta del dolore-amore di Alexandrina nel rivivere il patire di Gesù ci pare opportuno riportare prima alcuni stralci dei più significativi, relativi all'attesa della vera e propria Passione del venerdì, detta da lei anche "crocifissione". Le sofferenze in attesa della Passione del venerdì cominciano generalmente al giovedì, ma talvolta già al mercoledì, e occupano la notte dal giovedì al venerdì (l'agonia nell'Orto) e sono svariatissime: tentiamo di darne un'idea. Prima di tutto notiamo che Alexandrina ha una visione storica del grande avvenimento. Sta per rivivere un fatto avvenuto una sola volta nella storia: un deicidio! E in mezzo all'umanità in tenebre; ma che commenta sconvolta. Pare che stia per accadere un evento che mai accadde: tutto è nelle tenebre; ma ne fanno di commenti! È’ scomparsa completamente la luce per tutti. Ah, quanto disordine nel mondo! Già al giovedì Alexandrina sente avvicinarsi la morte: Sento approssimarsi a me il termine del cammino, che viene incontro al mio cuore per causarmi la morte: io lo aspetto si, lo aspetto atterrita, lo aspetto per amore al mio Gesù. Ah, il giorno di venerdì! Ah, che orrore! O sofferenza amata! Solo l'amore al mio Gesù mi dà coraggio per sopportarti. Mi pare di correre folle verso la morte. O mio Gesù, non corro verso la morte: corro verso il vostro amore, corro verso la salvezza delle anime. È nella crocifissione che io Vi amo, è nella crocifissione che Ve le salvo. Confido, poiché Voi me lo avete detto. Alexandrina sente l'odio di tutti i nemici che vogliono la morte di Cristo: sente proprio la lotta delle forze infernali. (nella notte dal giovedì al venerdi)... Mi pareva di correre verso la morte e tutto il mondo mi spintonava verso il supplizio... Nel corso della mattinata (del venerdì) continuava tutto il mondo a spintonarmi diabolicamente verso la morte... Io sono uno strumento di vendetta: tutti vengono a battere a questo strumento, tutti vogliono vendicarsi maltrattandolo. La rabbia del peccato ed il furore delle passioni tentano di distruggermi. È una guerra infernale, il combattimento più tremendo, la tempesta più furiosa e distruttrice. Io sono lo scandalo e la nausea di tutta la moltitudine. Alexandrina, come Gesù, prevede e sente anticipatamente tutte le sofferenze del venerdì: invoca aiuto al Cielo. È già giovedì: vedo davanti a me la grande montagna del Calvario! Siccome non ho altro sollievo, spicco il volo al Cielo come una colomba indebolita e vado presso Gesù a prendere una goccia di balsamo per un mare immenso di dolore. Dà poco refrigerio alla sete che ho di Gesù; sento poco sollievo nel mio soffrire. Subito perdo il volo cadendo a terra. Cammino, e la ferita del mio cuore mi pare lasci la terra macchiata di sangue. La mia anima è piena di maltrattamenti: riceve i colpi di flagello oggi (giovedì), come al venerdì li riceve il mio corpo. È uno straccio in mani rabbiose e senza pietà. Il mio capo riceve alle volte un grande casco di acute e penetranti spine. O martirio, o duro martirio! O abbandono, o spaventoso abbandono! Tutto in me è morte e tutta l'immensità morte è. Naturalmente, tra tutti i patimenti di Gesù, c'è anche quello del sentire il dolore della Madre: anche questo Alexandrina sente. Vedevo davanti a me tutta la sofferenza della Passione e sentivo in me la Madre folle di dolore. Il culmine del patire, la situazione più tragica sta nel fatto che l'Eterno Padre pare occultarsi, pare non avere pietà di suo Figlio, il quale si sente così abbandonato anche dal Cielo e soffre sotto il peso della più tremenda umiliaziòne, essendosi, come vittima espiatrice, coperto di tutte le miserie dell'umanità; e appunto come vittima espiatrice è oggetto della giustizia divina che vuoI castigare. Il Ieri (giovedì) nel corso del pomeriggio ero tormentatissima: sentivo molto, molto l'ira del Signore. Egli aveva bisogno di punire, di castigare e tutto questo castigo cadeva su di me. Quanto più io sentivo l'ira di Dio castigare per i peccati della triste umanità, tanto più mi sentivo sfinita e abbattuta. Mio Dio, posso respirare a stento. Mi pare che tutto il Cielo sia in rivolta contro di me. Mi pare che non vi sia là chi si prostri davanti al trono divino a chiedere compassione per me. Il peso della giustizia divina si scarica sopra il mio povero corpo. Che rivolta del Cielo contro la Terra e che malizia della Terra contro il Cielo! L' Eterno Padre vuole castigare... Continuo ad essere spremuta in un torchio: sotto di me, il mondo con tutte le iniquità e i crimini; sopra di me, la giustizia dell'Eterno Padre per punirmi, per castigarmi. Mio Dio, il torchio mi stringe al punto di farmi quasi perdere la vita... I patimenti che torturano Alexandrina sono tanti e tali da farle esclamare: O terminano i venerdì e le mie crocifissioni, o termino io! Il pensiero dei venerdì mi atterrisce tanto! È come un lenzuolo avvolto attorno a me, che non mi lascia respirare: mi toglie la vita al corpo e all'anima. Tutti i giorni, tutte le ore, notte e giorno sono un venerdì continuo! Gesù si affretti a venire a prendermi per il Cielo! Temo la mia caduta e di non poter più rialzarmi. Ma Gesù la invita con tutti i mezzi a proseguire la sua opera di vittima di riparazione e di espiazione. Per esempio, facendole presente che Lui stesso ha già fatto quel cammino: O mio Dio, o mio Dio, corro in una corsa pazza; verso il venerdì. Che tremende ore mi aspettano! Il Calvario è in alto, tanto in alto che arriva quasi al firmamento. Io devo salirlo sfinita e nella più tremenda desolazione. Mi pare che dalla cima di esso mi stiano gridando: - Cammina con fiducia! Io pure lo salii già. Ti aspetto qui. - Ma il cammino è molto doloroso e io sono tanto esausta di forze; cado, rotolo indietro per un pezzo. Vado tanto sovraccarica! Con tutto lo sforzo mi rialzo con il peso. Mio Dio, non ci vedo, povera cieca! O mio Gesù, venite a darmi la mano! È l'amore che mi obbliga a camminare, è l'amore che vince il dolore, è l'amore che mi avvicina a Voi... È proprio così: in Alexandrina vince sempre l'amore. Ecco come concludiamo questo paragrafo: È già quasi mezzanotte e io sento già da alcune ore Gesù appoggiato al mio petto, come al Suo stava appoggiato S. Giovanni. È tanto triste, povero Gesù! Sta a contemplare tutti i tormenti che Lo aspettano e io Gli dico: -Gesù, io non sono più la stessa: Ti ricordi, del molto che Ti ho offeso? Ora voglio soltanto amarti, voglio soltanto accompagnarti lungo il cammino doloroso della tua santa Passione. - Anche la Mamma celeste sta nel mio cuore piena di dolore: sta ccme ad invitarmi ad andare con lei alla ricerca di Gesù. Ella piange e si disfa in dolore e io Le dico: - Mamma, portami ad incontrare Gesù: voglio trovarlo e seguirlo per sempre! Io, Mamma, non Ti lascio: voglio accompagnarti nel tuo dolore; voglio andare con Te per seguire e accompagnare Gesù al Calvario: voglio essere crocifissa con Lui, voglio partecipare al Tuo dolore; voglio lasciare le mie carni a pezzi tra le spine del Calvario, voglio che il mio sangue scorra su di esso per salvare le anime. -

Descrizione di alcune estasi di Passione.

Cominciamo con la descrizione fatta da Deolinda al Processo Informativo Diocesano. Deolinda inizia descrivendo l'estasi del 3 ottobre 1938; poi prosegue con descrizione più generale, che si riferisce ad uno schema press'a poco ripetutosi nelle varie estasi successive, sempre nella prima forma. Ecco una parte della deposizione di Deolinda: «Arrivò il mezzogiorno. Si tirò fuori dal letto, senza che si sapesse come, perché rimase prostrata bocconi sul pavimento completamente composta e con le braccia stese un poco di fianco. Si alzò e, inginocchiata, alzò gli occhi in alto, abbassò la testa ed aprì le mani in segno di accettazione. Tornò a prostrarsi, facendo la stessa cerimonia per tre volte. Era una scena assai commovente. Vidi in quel momento piangere la gente ed anch'io piansi. Dopo, veniva la scena della cattura. Non so se inginocchiata o in piedi, disse: - Sono io. - Da ciò capimmo che era la rappresentazione della cattura del Signore. Dopo, con le mani una sull'altra, faceva alcuni passi per la camera, mi pare, per lo meno alcune volte, ginocchioni: si spostava da un lato all'altro. Pronunciava le frasi che il Signore proferì davanti ai tribunali di Anna, Caifa e Pilato. Dopo, ferma, con le mani come fossero legate, ebbe contrazioni per varie volte, come se reagisse ad una staffilata, in ciascuna contrazione. Da qui capimmo che si trattava della scena della flagellazione. Dopo, veniva la incoronazione di spine. Faceva delle inclinazioni violente con la testa in avanti, le vene e i muscoli del collo contratti, come se qualcuno stesse a battarle in testa. Dopo, prendeva la croce; deducemmo questo dalla posizione che assumeva e dal rumore che faceva con i passi sul pavimento. Mi dimenticavo di dire che prima della flagellazione si sentiva bene lo schiaffo: essa stessa se lo dava con la mano. Continuando, la posizione era curvata in avanti, come chi porta la croce sul dorso; e i passi erano lenti. Più tardi ci furono delle persone che tentarono di sollevarla, quando il fenomeno si ripeteva, e non ci riuscirono, sebbene essa pesasse soltanto 33 o 34 chili. Cadde tre volte sul pavimento. Cadde con violenza. Poi notammo che, quando terminava la Passione, rimaneva bluastra sopratutto sulle ginocchia e sulle sporgenze ossee, dico, delle ossa. Restava stesa sul pavimento con le braccia aperte e con i piedi uniti, come chi sta per essere inchiodato. Aveva aperto successivamente ciascun braccio facendo un gesto verso il basso con la mano, come se venisse inchiodata. Dopo, le gambe: prima una e poi l'altra. I piedi stavano uno accanto all'altro. Poi si alzava con le braccia aperte, senza flettere nè il corpo nè le gambe, ma eretta, appoggiata soltanto sulle calcagna e si notava un gesto, come se la croce fosse fissa sul pavimento. Restava in questa posizione per alcuni minuti. Dopo, stava là con la respirazione ansante. Passati alcuni minuti, alzava gli occhi al Cielo; dava un grido di dolore. Diceva delle frasi; ricordo che l'ultima era: - Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. - iclinava la testa. Fu a questo punto della Passione che, una volta, tentai di sollevarle la testa senza riuscirvi. Passati alcuni momenti, incominciava a modificarsi la sua fisionomia, ricuperava il colore. Voglio spiegare che, dopo alzatasi per la collocazione della croce, ritornava a distendersi; è sul pavimento che avveniva la scena della morte e della fase che ho incominciato a descrivere e continuo. Ricuperava il colore, come ho detto, e in estasi aveva colloqui col Signore. A volte si girava in ginocchio verso il tabernacolo della chiesa parrocchiale (ricordiamo che dalla finestra si vedeva il campanile, ora occultato da costruzioni). Altre volte poi cantava e faceva la Comunione spirituale; questa la faceva sempre. Dopo l'estasi, quando ritornava in sé, dovevamo riportarla a letto. Ricordo che uno dei suoi medici, il dott. Garcia de Carvalho, defunto, fu invitato ad assistere ad una delle estasi di Passione. Durante questa, il medico punzecchiò Alexandrina con uno stiletto, senza che lei reagisse. Alla fine, nel prendere congedo da lei, con una stretta di mano e, quando già era ritornata in sé, ripeté la punzecchiatura. Alexandrina disse: - Il signor dottore mi punge: allora vuole salutarmi per pungermi? – Il medico sorrise. La descrizione che ho fatto della Passione corrisponde a quello che più o meno succedeva tutti i venerdì e non solo la prima volta, i cui particolari, a causa della distanza nel tempo, ormai non ho più completamente presenti. Queste estasi ebbero inizio il 3 ottobre 1938 e terminarono il 27 marzo 1942, se non mi sbaglio. Si verificarono durante tale tempo in tutti i venerdì dell'anno.. Un'altra descrizione, abbastanza completa, si trova nella Lettera a p. Pinho del 7 aprile 1939, venerdì santo. In essa si susseguono due parti dettate da Alexandrina: una relativa ai suoi sentimenti prima dell'estasi di Passione, l'altra dettata dopo aver rivissuto la Passione; tra le due parti riportiamo un inserto scritto da Deolinda, che descrive lo svolgersi di quella stessa estasi. Riportiamo come un esempio abbastanza completo. Padre mio, cerco un po' di sollievo per il mio soffrire. Aspetto l'ora della mia crocifissione. Non posso neppure parlare. Il cuore è in marcia affrettata. Vi è una rivolta, vi è una baraonda nella mia anima. Il peso mi schiaccia. Tenebre, notte paurosa e triste: io sono in un abbandono tremendo. Mi pare di andare in mezzo a tutto l'odio, di tribunale in tribunale. Povera me! E non ho ricevuto Gesù, ma confido che Egli supplirà alla mancanza con le Comunioni spirituali, nonostante la nausea che ho di me stessa e l'orrore per la mia enorme miseria... La notte (dal giovedì al venerdì) la passai, posso dirlo, quasi tutta a fare compagnia al Signore Sacramentato e a concentrarmi un po' su tutta la tragedia di quella notte. Mi pareva che Gesù mi invitasse all'Orto. Ah, padre mio, mi pare che tutto questo che sto dettando per lei sia menzogna. Ah, tanti dubbi! Ah, ah, le paure per tutta la Passione! Già dissi a Deolinda: - Per le condizioni in cui sento il cuore, è necessario un miracolo perché io resista. Gesù sia con me! - Non dico null'altro, perché non posso. A questo punto viene interrotto il dettato di Alexandrina perché comincia a rivivere la Passione. Riportiamo l'inserto scritto da Deolinda. «Ah, padre mio, cosa fu mai il venerdì santo! Fu proprio venerdì di Passione. Prima di iniziare, oh, come si vedeva in lei un volto di dolore! Temeva il trascorrere di quel giorno e mi diceva: - Ah, se riesco a vedere finito questo giorno! - La predisponevo quanto potevo e l'accarezzavo, nonostante che io pure fossi piena di paura e molto addolorata. Durante la Passione non potei fare a meno di piangere e vidi scorrere lacrime sulle guance di quasi tutti i presenti. Che spettacolo tanto commovente! L'agonia nell'Orto fu lunga ed afflittiva. Si udivano gemiti molto profondi e talora la si vedeva singhiozzare. Ma la flagellazione e la coronazione di spine, questo, che cosa fu mai! I colpi di flagello li prese in ginocchio e come se avesse le mani legate. Le avvicinai un cuscino alle ginocchia, ma se ne ritrasse, non lo volle. Ha le ginocchia in misero stato. I colpi di flagello furono per lo meno 5311: durarono molto tempo! La si vedeva svenire. I colpi di canna sulla testa coronata di spine furono 2391. Durante la Passione vomitò due volte: soltanto acqua perché null'altro aveva nello stomaco da vomitare. Il sudore era tanto che i capelli ne erano impastati: le passai la mano su tutta la veste e la ritrassi bagnata. Quando terminò la coronazione di spine, pareva un perfetto cadavere...» A questo punto riprendiamo il dettato di Alexandrina, fatto a notte già avanzata quando cominciava a riprendere un po' di forza per poterlo fare. Mio buon padre, la notte è già avanzata e io sono tanto malata; ma ho tanti desiderii di dirle alcune parole! Con molto sacrificio, ma sto a vedere se riesco a farlo. Lo sgomento di oggi è già passato. Ah, padre mio, come mi sentii svenire tante volte! Il Signore, prima che cominciasse la Passione, mi parlò così: - O mia sposa, mia crocifissa, dài l'elemosina al tuo Gesù? È oggi il giorno in cui ti chiedo maggiore elemosina. Fu in questi giorni (settimana santa) che io mostrai al mondo quanto lo amavo: e la ricompensa è ingratitudine. Dammi, dammi l'elemosina per ripararmi per tanti crimini! - O mio Gesù, io Vi dò tutto. Guardate se trovate in me qualche altra cosa che io possa darvi. - Molte grazie, sposa mia. Hai coraggio? Cosa hai da temere tu, se hai il tuo Gesù al tuo fianco, col tuo padre spirituale, tuo Cireneo? Alcune volte durante la Passione il mio Gesù mi confortava e mi diceva: - Coraggio! Hai il tuo padre spirituale, hai il tuo Gesù. - Durante la flagellazione svenni molte volte. Una volta, alla fine, dissi: - Gesù, aiutatemi! Se non fosse per amore a Voi, Vi direi: non ne posso più. - Lei, padre mio, sa bene chi io sono? A me pare che non vi sia nessuna persona tanto cattiva né tanto piena di miserie quanto me. Io oggi mi sentii tanto in vergogna e confusione nel vedermi circondata da persone che mi parevano tanto sante; e io, padre mio, chi sono io? Ahi, la mia miseria, ahi, il mio nulla! Mi pare di avere una responsabilità tanto grande: che tutto vada ad essere ingannato da me! Abbia compassione di me, padre mio, e invochi Gesù per la povera figliolina. Il perdòno e la benedizione per quella cattiva, tanto cattiva di Alexandrina. A questa Lettera Alexandrina aggiunge il seguente P. 5. Mi dimenticai di dire che durante la Passione il Signore mi disse: - Coraggio: tutto il Cielo ti assiste e la tua cara Mamma celeste ti contempla con compassione e con gioia: con compassione per vederti soffrire e con gioia per vedere la riparazione che mi dài - Il finale di questa Lettera prima del P. 5. ci fa riflettere sulla meravigliosa umiltà di Alexandrina: le grazie mistiche di cui è oggetto, anzichè inorgoglirla, la rendono sempre più umile, con sempre più chiara consapevolezza del suo nulla rispetto al Tutto. E veniamo all'ultima estasi di Passione con movimenti, del 27 marzo 1942. Dobbiamo tener presente che agli inizi del 1942 Alexandrina viene privata del suo direttore p. Pinho (vedi avanti Capitolo 13°) che le fa la visita di congedo precisamente il 7 gennaio 1942. È quindi interrotta anche la corrispondenza con p. Pinho. Alexandrina si sente spiritualmente abbandonata in modo totale. I suoi sfoghi sono soltanto con Gesù e Maria. Però sente il bisogno di dettare a Deolinda qualcosa della piena dei suoi sentimenti. Ecco che nel 1942 comincia il suo Diario, intitolato «Sentimentos da alma», dal quale riportiamo l'estasi del 27 marzo 1942, che è il venerdì dell'Addolorata, ossia quello che precede la settimana santa. Mio buon Gesù, mio dolce Amore, ho pianto per la paura della mia crocifissione. Ahimé e povera me, senza di Voi! Non venitemi meno, per chi siete, con la vostra forza divina: io non ho forza, la mia vita è perduta. Durante la notte e nella mattinata di oggi mi diede animo la vostra divina presenza. Vi presentaste davanti a me con la croce sulle spalle, curvo verso terra, sfinito e senza vita, circondato da vile canaglia. Al vedere un Dio soffrire così per amore a me, non posso ricusarvi la mia crocifissione: accetto per amore a Voi, accetto per le anime. Rivestitevi di me, vivete in me, muovete Voi il mio corpo senza vita. È prossima la crocifissione: non venitemi meno, mio Gesù! Datemi grazia, forza e amore. (dopo la crocifissione) Gesù, non venitemi meno con le vostre forze affinchè io possa descrivere il meglio possibile quanto Voi soffriste nella vostra santa Passione e descrivere la vostra protezione e amore verso questa poveretta. È per vostra maggior gloria e per profitto di tutte le anime. Gli occhi del mio corpo parevano quasi non vederci, all'approssimarsi dei momenti della crocifissione. Mi sgomentava il mio sfinimento; l'abbandono in cui mi trovavo A. mi portava alla sepoltura. Che tormento: non avere vita e dover lottare contro il mondo! Scese su di me la vostra vita col vostro amore; udii la vostra dolce e tenera voce: - Figlia mia, o amore di Gesù, coraggio: non temere, non temere! Il cammino del Calvario sta per terminare: vieni a calcare le ultime spine. Dalle ferite fatte da esse nascono fonti di salvezza. Le anime necessitano di tutto. Gesù trova consolazione nella tua crocifissione: trova in te tutta la riparazione che si può trovare sulla Terra. Coraggio! Gesù non ti viene meno, insieme a sua Madre benedetta. Il tuo padre spirituale ti accompagna in ispirito, con la mia grazia: ti aiuta in unione con noi. -Andai all'Orto: in mezzo all'abbandono ricordavo le vostre dolci parole che per un po' di tempo rimasero impresse nel mio cuore. Poi, per i colpi che in esso sentii, per i maltrattamenti che mi furono dati dall'umanità, tutto scomparve. E in quel momento, tutta sola in profondo silenzio, nella più grande oscurità, quasi nella morte, cercavo di nascondermi per sempre, essendo la terra il mio nascondiglio, all'ùdire le minacce dell'Eterno Padre. Mio Dio, mio Dio! E io tutta sola! Non correva un soffio di aria, nè le foglie degli ulivi si muovevano, se non per il curvarsi a terra dei loro rami, in segno di adorazione. O dolore, o agonia di Gesù! O follia d'amore di Gesù per le anime! Non erano mie quelle sofferenze, ma vostre, solo vostre, mio Gesù. Proseguii nelle fasi della Passione: qui e là cadevo soccombendo, schiacciata dal dolore. Più volte invocai i nomi di Gesù e di Maria; chiesi le vostre forze, perché tutte le mie erano perdute. Grazie, mio Gesù: con Voi andai resistendo. Alla flagellazione, mentre ero custodita nel vostro Cuore divino, vedevo di fronte a me gli aguzzini pronti con i flagelli per punire di più il mio corpo. Io, avvolta nel vostro divino amore, non li temevo. Alla coronazione di spine, mentre stavo tra le braccia della Mamma celeste, vedevo pure davanti a me intrecciare acute spine per preparare un casco di nuovo tipo da configgermi sul capo. Le carezze della Mamma celeste mi fecero dimenticare che le spine venivano preparate per me. Oh, quanto è grande il vostro potere, grande il vostro amore, o Gesù! Andai al Calvario, senza vita per giungere alla fine: non potevo camminare, mi scarseggiavano le forze. Nella seconda caduta l'obbedienza mi obbligò ad entrare di nuovo nel vostro Cuore divino: udii che Voi mi dicevate: - Figlia mia, tutte le mie grazie e tutto il mio amore si estendono sul Cireneo che ti aiuta e su tutti i suoi discendenti sino alla fine, e sul tuo padre spirituale qui presente (in spirito) al tuo fianco e sulle anime che più da vicino si prendono cura di te e con il mio amore ti accarezzano, soavizzando il tuo dolore. Questo non si chiama amore terreno. - Fui inchiodata sulla croce. Ad ogni colpo che davano per inchiodarmi, mi sentivo svenire. Tutto il Calvario era oscurato. A stento si udivano i sospiri della Madre: erano soffocati dalle bestemmie; li sentivo di più nel mio cuore. Mi pareva che entro poco sarei spirata in Voi...

 

   

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